mariougo
Forumer storico
....................copiato da .....ma ne vale la pena....
.......veramente grande........
un analisi su eu/us
Domenica scorsa parlavo di decantazione in attesa di importanti indicazioni ‘fondamentali’; e così dopo la quiete è arrivata la tempesta con un considerevole aumento di volatilità : l’ottava che si chiude ha avuto per eurusd, tra minimo e massimo , un range di circa 500 pip contro i 180 della settimana precedente.
Lo dico qui in incipit ma lo ripeterò nella parte tecnica: considerato l’incremento di volatilità di eurusd ( a dire il vero ricorrente da almeno cinque mesi sia pure con alti e bassi) bisogna calibrare adeguatamente le size specie in caso di operazioni multiday.
Molteplici le cause di questo picco di volatilità: i dati USA ( ISM e NFP), l’andamento dell’inflazione nell’Eurozona, la riunione della BCE, il nodo Grecia.
Lunedì il buon ISM manifatturiero , specie nella componente prezzi, determina un affondo verso area 1.0880, ma la tenuta dell’area supportiva ( comunque lontana dal minimo assoluto della settimana precedente, 1.0820, e varie volte testata anche nella giornata di lunedì) indica come obbligata la via dei rialzi.
Alle motivazioni tecniche, già nella tarda serata di lunedì e poi martedì, si somma un clima di ottimismo sulla questione greca, considerato il dinamismo di Merkel e Hollande ( le banche tedesche e francesi sono tra le principali creditrici della Grecia), riuniti in conclave con Juncker (UE) Draghi (BCE) e Lagarde (FMI)… cioè la vecchia troika.
Clima di ottimismo che vede il solito alternarsi di rumor e dichiarazioni che contribuisce a rendere la moneta unica estremamente volatile.
Ma già nel corso della settimana l’ottimismo va scemando: la Grecia si avvale della possibilità di pagare al FMI le rate di debito in scadenza a giugno in un’unica soluzione a fine mese ma soprattutto Tsipras, davanti al Parlamento greco, giudica irricevibili le proposte dei creditori ( il gruppo di cui sopra) che richiedono profonde riforme strutturali ( contrarie al programma elettorale di Syriza). Tuttavia Tsipras continua a ritenere l’accordo molto vicino… di queste ore le dichiarazioni non proprio concilianti di Juncker che prima di incontrare Tsipras vorrebbe la formalizzazione delle contro- proposte del governo greco ( si vocifera di un primo incontro saltato proprio per i toni di Tsipras davanti al Parlamento). Si parla anche di un possibile incontro tra Tsipras Merkel e Hollande per mercoledì prossimo.
Inoltre sia oggi che domani la questione Grecia sarà certamente affrontata dai leader del G7 riuniti in Germania. Soprattutto gli Stati Uniti premono per una soluzione compromissoria, sia per ragioni economiche ( il default greco potrebbe avere pesanti effetti sui listini mondiali e quindi sulla debole ripresa globale, anche se sarebbe solo il casus belli di cui si servirebbe la ‘speculazione’) sia per ragione geopolitiche. Sembra infatti crescere la tensione con Putin ( per l’Ucraina ) che potrebbe giovarsi della strisciante conflittualità tra Grecia e Ue ( la posizione della Grecia nel Mediterraneo è importante in un clima di semi guerra fredda).
Una situazione quindi in continuo divenire che nei prossimi giorni ( ore) potrebbe continuare a incidere sui corsi dell’euro.
Comunque martedì a determinare i rialzi più consistenti di eurusd è stato l’andamento dell’inflazione nell'Eurozona , inflazione che, in entrambe le componenti ( generale e core) è risultata superiore al consensus ( il giorno prima anche i dati tedeschi avevano evidenziato una qualche ripresa della dinamica dei prezzi).
Il mercato obbligazionario si è subito adeguato al dato, decretando il calo dei corsi del bund con conseguente aumento dei rendimenti ( prezzo e rendimento di un titolo obbligazionario sono inversamente correlati).
A dire il vero i cali nel comparto obbligazionario ( soprattutto sui treasuries americani) erano iniziati il giorno prima ( lunedì) in scia all’ISM che nella componente prezzi era risultato di molto superiore al consensus. Quindi sia negli Stati Uniti che in Europa si intravede la possibilità di una ripresa della dinamica dei prezzi con conseguente calo del mercato obbligazionario per il timore di un aumento anticipato dei tassi negli USA e per il timore di una fine anticipata del QE europeo o diciamo meglio per il timore che il QE europeo duri solo fino alla scadenza prevista, settembre 2016, senza proroghe.
I movimenti dell’obbligazionario sono quindi ‘globali’ ( e questo rende difficile distinguere la causa genetica prevalente) e con una forte componente ‘speculativa’ . Insisto sul calo dei bund perché , specie giovedì, a quel calo ha fatto seguito il consistente rialzo di eurusd: in settimana ho fatto notare l’andamento speculare dei due grafici anche al momento dei ritracci.
Ma il QE europeo ha realmente già determinato un aumento dell’inflazione? A mio avviso ancora è presto per fare una simile affermazione, sono infatti convinto che questo primo rialzo si debba imputare soprattutto al calo di eurusd ( che è iniziato ben prima del varo del QE) .
Resto scettico sull’efficacia del QE in sé e per sé considerato: l’esperienza statunitense e nipponica mi induce allo scetticismo. L’ho ripetuto tante volte: l’aumento della massa monetaria non basta, per avere aumento dell’inflazione dobbiamo avere anche un aumento della velocità di circolazione della moneta conseguente ad un aumento della spesa per consumi e per investimenti. Dobbiamo quindi attendere altri dati; considerata la stabilizzazione del cambio sarà difficile avere, solo per questa via, altri effetti inflattivi ; se non aumenterà la velocità di circolazione della moneta di cui sopra , la BCE potrà fare affidamento solo su un ulteriore calo dell’euro ( con ulteriori effetti reflattivi) magari a seguito dell’avvio della normalizzazione della politica monetaria della FED ( leggasi: primo rialzo dei tassi).
Ma è come contare sulla resa del nemico … anche se a volte le apparenze ingannano ( più avanti riprenderò il concetto).
Lo stesso Draghi, mercoledì nella conferenza stampa post meeting, ha annunziato che l’ufficio studi della BCE ha rivisto al rialzo le stime d’inflazione per il 2015 ( rialzo dello 0.10) ma le stime sono rimaste invariate per il 2016 e il 2017 ( la non variazione nel lungo periodo è molto significativa alla luce di quanto dicevo poc’anzi sulle cause del rialzo dei prezzi).
Per quanto riguarda le stime di crescita, rispondendo ad una domanda, Draghi ha affermato che l’ultimo statement ha toni maggiormente ottimistici rispetto a quelli precedenti ( si vedono miglioramenti nella domanda interna e crescita dell’export grazie all’euro debole).
Quanto alla questione greca non è voluto entrare nel merito considerati i colloqui in corso , dicendo semplicemente di auspicare un ‘accordo forte’, traduco: accordo che implichi l’adozione da parte del governo di Atene di riforme strutturali.
Su un punto è stato deludente ( e la delusione è stata subito sanzionata mercoledì stesso e poi giovedì dal calo del bund con conseguente rialzo dell’euro):
ad una precisa domanda sull’aumento di volatilità del mercato obbligazionario ( soprattutto del bund) ha risposto sic et simpliciter spiegandone la possibile genesi senza affermare la volontà di contrastare e limitare quella volatilità ( ad esempio incrementando gli acquisti della BCE). Cause genetiche da rinvenire nelle maggiori aspettative inflattive e di crescita, ma anche in fattori tecnici , tra i quali l’unidirezionalità dei mesi precedenti ( leggasi ipercomprato) , l’aumento dell’offerta, il fatto che ‘volatilità genera volatilità’ sic…
Prima di passare all’ultimo grande evento fondamentale della settimana , una notazione: domenica scorsa avvisai di tenere conto , come campanello d’allarme, dell’andamento di eurchf, considerata la ribadita volontà della SNB di contrastare il franco forte. L’andamento grafico del ‘toblerino’ , a mio parere, testimonia che , almeno fino a giovedì, la SNB ha avuto gioco facile a dare forza all’up trend dell’euro. Continuiamo a monitorare quindi , oltre al bund, l’eurchf.
Ed eccoci ai NFP, preceduti mercoledì dall’ADP , leggermente superiore al consensus. La variazione assoluta degli occupati ha segnato nel mese di maggio un importante balzo in avanti molto superiore al consensus, il tasso percentuale di disoccupazione invece è aumentato dal 5.4% al 5.5%: ma strano a dirlo è un fatto positivo. E’ stato infatti evidenziato anche un sostanziale aumento di coloro che sono in cerca di occupazione , si tratta di un indice di fiducia quindi la variazione ( che impatta sul tasso di disoccupazione) è giudicata positivamente. Come se non bastasse crescono più del consensus anche le retribuzioni orarie , segnando un +0.3 su base mensile contro lo 0.2 previsto. Quest’ultimo è un indice molto importante perché è una delle condizioni per avere un aumento dei consumi e quindi dei prezzi. Giovedì prossimo avremo dalle vendite al dettaglio più precise indicazioni ( sarà il dato più importante della settimana).
A seguito degli ottimi NFP il dollaro si è rafforzato contro tutte le controparti, si è quindi ridotto quel disallineamento che avevamo osservato per tutta la settimana tra le varie major: dollaro forte contro yen e sterlina e debole contro euro ( i grafici dei cross eurjpy e eurgbp testimoniano la discrasia delle forze). USD in chiusura di settimana forte contro tutti.
E proprio la forza del dollaro , giudicato ‘moderatamente sopravvalutato’ , induce il FMI a rivolgere un appello alla FED affinché rinvii al 2016 il primo aumento dei tassi . Il FMI ritiene necessarie altre conferme , in particolare sul versante inflazione, e ritiene che la crescita degli Stati Uniti risente appunto della forza del dollaro.
La FED seguirà i consigli del FMI? Mercoledì 17 il meeting del FOMC darà importanti indicazioni, vi sarà sia la conferenza stampa della Yellen sia il c.d. dot plot, il documento allegato allo statement in cui sono contenute le previsioni di tutti i componenti della FED. Di certo a giugno la FED non dovrebbe procedere ad alcun rialzo, qualche analista sulla base dei NFP ha ipotizzato come data utile la riunione di fine luglio ( inverosimile: non vi è la conferenza stampa della Yellen), continuo a considerare più probabile settembre.
E l’invito del FMI?
Come risulta dall’excursus storico contenuto nel blog, la FED ha sempre valutato la forza del dollaro ( e adottato le decisioni di politica monetaria) solo ed esclusivamente alla luce dell’interesse nazionale.
Quest’interesse nazionale è composito, a seconda del contesto sono prevalse istanze contrapposte; vi è certo una componente mercantilistica che vorrebbe un dollaro meno forte ( per agevolare l’export) ma vi è anche una componente che invece punta a difendere il ruolo di valuta di scambio e di riserva. E per difendere questo ruolo in questo contesto storico bisogna forse ‘accettare’ ( se non incrementare) la forza del dollaro. Il clima di tensione geopolitica Obama-Putin converge in questa direzione di affermazione di supremazia anche valutaria. E l’altro grande paese dei BRICS, la Cina, ha una moneta, lo yuan, che sta per entrare nel paniere delle valute di riserva del FMI. Nel medio periodo ( non sto parlando del domani immediato) potrebbero esserci degli ‘spostamenti’ nelle riserve valutarie delle banche centrali mondiali per far posto allo yuan. In quest’ottica un dollaro forte verrebbe sacrificato meno nella ponderazione, e il dollaro forte resta la principale garanzia per la collocazione del debito pubblico americano ( anche su questo non si può generalizzare , vedremo come a volte la semplice minaccia di un dollaro debole abbia indotto il ‘ resto del mondo’ ad acquistare treasuries).
Grecia, alcuni dati USA e posizionamenti delle mani forti in attesa della riunione FED del 17 giugno continueranno a rendere le prossime sedute particolarmente tese.
In considerazione di tutto ciò che precede: attenzione alle size e alla leva utilizzata.
Tecnicamente infatti riusciamo sì a individuare dei trend secondari nel più ampio trend short primario ( di lungo periodo) ma sono trend che nelle ultime settimane cambiano rapidamente direzione ( per ragioni fondamentali ma anche tecniche).
Indubbiamente long il trend secondario dal doppio minimo sporco in area 1.0520 sino a 1.1470, indubbiamente short il trend secondario da questo massimo sino a 1.0820, indubbiamente long il trend secondario dell’ultima ottava ma a rischio inversione.
La difficile lettura del trend di volta in volta in atto deriva da ciò: dopo il minimo assoluto a quota 1.0460 abbiamo avuto un andamento laterale, sembra strano dirlo perché il raggio d’azione della ‘lateralità’ è amplissimo, prima circa 500 pip ( box di marzo e aprile da 1.05 a 1.1050) poi ancora più ampio fino a ricomprendere la congestione di febbraio col massimo in area 1.15.
E da questa lateralità nuova, esasperata direi, discendono candele daily che non poche volte superano range di 100 pip ( ecco quindi l’attenzione alla size utilizzata).
Come orientarsi entro tale ampiezza di movimenti? Ho consigliato di stendere dei fibo sui due principali movimenti entro il mega box, questi fibo hanno rappresentato dei buoni punti di riferimento. Sul weekly il fibo sul movimento ascendente, su h4 il fibo sul movimento discendente: il livello 50 tra le altre cose è da tenere in considerazione come spartiacque tra ritraccio e inversione di trend.
Di notevole aiuto è risultata anche la mappa daily che seguiamo da settimane con la zonizzazione entro il mega box: notate come giovedì sia stata interamente percorsa la zona UP senza sforamenti, mentre venerdì ( sempre senza sforamenti ) è stata interamente percorsa la zona TRANSITO.
Una notazione : quest’ultima zona nella discesa verso il minimo assoluto è stata rapidamente attraversata, la scarsa ‘lavorazione’ è stata compensata nelle ultime settimane.
Ricordo infine di fare attenzione , come indicatore contrarian, al posizionamento dei retail, anche se quando lo squilibrio supera certe percentuali ( se non ricordo male il collega Vipers parlava del 65 /70%) l’indicatore contrarian diventa inefficace specie dopo un lungo movimento direzionale. Traduco: alla fine i retail , che tendono spesso ad anticipare l’inversione dei trend, potrebbero avere ragione.
Su grafico orario molti colleghi hanno individuato un testa spalle ribassista. Posta la linea delle spalle a quota 1.1190 ( con la testa in area 1.1380) , il testa spalle si sarebbe attivato venerdì alla rottura della linea delle spalle. Target: proiezione down dal punto di rottura della distanza tra la testa e le spalle: area 1.1, fondamentale supporto.
Come principali supporti: area 1.1050, 1.1, 1.0880. Principali resistenze: 1.1140 ( in quest’area continuiamo ad avere picchi di volume), 1.1190/1.2,1.1270.
.......veramente grande........
un analisi su eu/us
Domenica scorsa parlavo di decantazione in attesa di importanti indicazioni ‘fondamentali’; e così dopo la quiete è arrivata la tempesta con un considerevole aumento di volatilità : l’ottava che si chiude ha avuto per eurusd, tra minimo e massimo , un range di circa 500 pip contro i 180 della settimana precedente.
Lo dico qui in incipit ma lo ripeterò nella parte tecnica: considerato l’incremento di volatilità di eurusd ( a dire il vero ricorrente da almeno cinque mesi sia pure con alti e bassi) bisogna calibrare adeguatamente le size specie in caso di operazioni multiday.
Molteplici le cause di questo picco di volatilità: i dati USA ( ISM e NFP), l’andamento dell’inflazione nell’Eurozona, la riunione della BCE, il nodo Grecia.
Lunedì il buon ISM manifatturiero , specie nella componente prezzi, determina un affondo verso area 1.0880, ma la tenuta dell’area supportiva ( comunque lontana dal minimo assoluto della settimana precedente, 1.0820, e varie volte testata anche nella giornata di lunedì) indica come obbligata la via dei rialzi.
Alle motivazioni tecniche, già nella tarda serata di lunedì e poi martedì, si somma un clima di ottimismo sulla questione greca, considerato il dinamismo di Merkel e Hollande ( le banche tedesche e francesi sono tra le principali creditrici della Grecia), riuniti in conclave con Juncker (UE) Draghi (BCE) e Lagarde (FMI)… cioè la vecchia troika.
Clima di ottimismo che vede il solito alternarsi di rumor e dichiarazioni che contribuisce a rendere la moneta unica estremamente volatile.
Ma già nel corso della settimana l’ottimismo va scemando: la Grecia si avvale della possibilità di pagare al FMI le rate di debito in scadenza a giugno in un’unica soluzione a fine mese ma soprattutto Tsipras, davanti al Parlamento greco, giudica irricevibili le proposte dei creditori ( il gruppo di cui sopra) che richiedono profonde riforme strutturali ( contrarie al programma elettorale di Syriza). Tuttavia Tsipras continua a ritenere l’accordo molto vicino… di queste ore le dichiarazioni non proprio concilianti di Juncker che prima di incontrare Tsipras vorrebbe la formalizzazione delle contro- proposte del governo greco ( si vocifera di un primo incontro saltato proprio per i toni di Tsipras davanti al Parlamento). Si parla anche di un possibile incontro tra Tsipras Merkel e Hollande per mercoledì prossimo.
Inoltre sia oggi che domani la questione Grecia sarà certamente affrontata dai leader del G7 riuniti in Germania. Soprattutto gli Stati Uniti premono per una soluzione compromissoria, sia per ragioni economiche ( il default greco potrebbe avere pesanti effetti sui listini mondiali e quindi sulla debole ripresa globale, anche se sarebbe solo il casus belli di cui si servirebbe la ‘speculazione’) sia per ragione geopolitiche. Sembra infatti crescere la tensione con Putin ( per l’Ucraina ) che potrebbe giovarsi della strisciante conflittualità tra Grecia e Ue ( la posizione della Grecia nel Mediterraneo è importante in un clima di semi guerra fredda).
Una situazione quindi in continuo divenire che nei prossimi giorni ( ore) potrebbe continuare a incidere sui corsi dell’euro.
Comunque martedì a determinare i rialzi più consistenti di eurusd è stato l’andamento dell’inflazione nell'Eurozona , inflazione che, in entrambe le componenti ( generale e core) è risultata superiore al consensus ( il giorno prima anche i dati tedeschi avevano evidenziato una qualche ripresa della dinamica dei prezzi).
Il mercato obbligazionario si è subito adeguato al dato, decretando il calo dei corsi del bund con conseguente aumento dei rendimenti ( prezzo e rendimento di un titolo obbligazionario sono inversamente correlati).
A dire il vero i cali nel comparto obbligazionario ( soprattutto sui treasuries americani) erano iniziati il giorno prima ( lunedì) in scia all’ISM che nella componente prezzi era risultato di molto superiore al consensus. Quindi sia negli Stati Uniti che in Europa si intravede la possibilità di una ripresa della dinamica dei prezzi con conseguente calo del mercato obbligazionario per il timore di un aumento anticipato dei tassi negli USA e per il timore di una fine anticipata del QE europeo o diciamo meglio per il timore che il QE europeo duri solo fino alla scadenza prevista, settembre 2016, senza proroghe.
I movimenti dell’obbligazionario sono quindi ‘globali’ ( e questo rende difficile distinguere la causa genetica prevalente) e con una forte componente ‘speculativa’ . Insisto sul calo dei bund perché , specie giovedì, a quel calo ha fatto seguito il consistente rialzo di eurusd: in settimana ho fatto notare l’andamento speculare dei due grafici anche al momento dei ritracci.
Ma il QE europeo ha realmente già determinato un aumento dell’inflazione? A mio avviso ancora è presto per fare una simile affermazione, sono infatti convinto che questo primo rialzo si debba imputare soprattutto al calo di eurusd ( che è iniziato ben prima del varo del QE) .
Resto scettico sull’efficacia del QE in sé e per sé considerato: l’esperienza statunitense e nipponica mi induce allo scetticismo. L’ho ripetuto tante volte: l’aumento della massa monetaria non basta, per avere aumento dell’inflazione dobbiamo avere anche un aumento della velocità di circolazione della moneta conseguente ad un aumento della spesa per consumi e per investimenti. Dobbiamo quindi attendere altri dati; considerata la stabilizzazione del cambio sarà difficile avere, solo per questa via, altri effetti inflattivi ; se non aumenterà la velocità di circolazione della moneta di cui sopra , la BCE potrà fare affidamento solo su un ulteriore calo dell’euro ( con ulteriori effetti reflattivi) magari a seguito dell’avvio della normalizzazione della politica monetaria della FED ( leggasi: primo rialzo dei tassi).
Ma è come contare sulla resa del nemico … anche se a volte le apparenze ingannano ( più avanti riprenderò il concetto).
Lo stesso Draghi, mercoledì nella conferenza stampa post meeting, ha annunziato che l’ufficio studi della BCE ha rivisto al rialzo le stime d’inflazione per il 2015 ( rialzo dello 0.10) ma le stime sono rimaste invariate per il 2016 e il 2017 ( la non variazione nel lungo periodo è molto significativa alla luce di quanto dicevo poc’anzi sulle cause del rialzo dei prezzi).
Per quanto riguarda le stime di crescita, rispondendo ad una domanda, Draghi ha affermato che l’ultimo statement ha toni maggiormente ottimistici rispetto a quelli precedenti ( si vedono miglioramenti nella domanda interna e crescita dell’export grazie all’euro debole).
Quanto alla questione greca non è voluto entrare nel merito considerati i colloqui in corso , dicendo semplicemente di auspicare un ‘accordo forte’, traduco: accordo che implichi l’adozione da parte del governo di Atene di riforme strutturali.
Su un punto è stato deludente ( e la delusione è stata subito sanzionata mercoledì stesso e poi giovedì dal calo del bund con conseguente rialzo dell’euro):
ad una precisa domanda sull’aumento di volatilità del mercato obbligazionario ( soprattutto del bund) ha risposto sic et simpliciter spiegandone la possibile genesi senza affermare la volontà di contrastare e limitare quella volatilità ( ad esempio incrementando gli acquisti della BCE). Cause genetiche da rinvenire nelle maggiori aspettative inflattive e di crescita, ma anche in fattori tecnici , tra i quali l’unidirezionalità dei mesi precedenti ( leggasi ipercomprato) , l’aumento dell’offerta, il fatto che ‘volatilità genera volatilità’ sic…
Prima di passare all’ultimo grande evento fondamentale della settimana , una notazione: domenica scorsa avvisai di tenere conto , come campanello d’allarme, dell’andamento di eurchf, considerata la ribadita volontà della SNB di contrastare il franco forte. L’andamento grafico del ‘toblerino’ , a mio parere, testimonia che , almeno fino a giovedì, la SNB ha avuto gioco facile a dare forza all’up trend dell’euro. Continuiamo a monitorare quindi , oltre al bund, l’eurchf.
Ed eccoci ai NFP, preceduti mercoledì dall’ADP , leggermente superiore al consensus. La variazione assoluta degli occupati ha segnato nel mese di maggio un importante balzo in avanti molto superiore al consensus, il tasso percentuale di disoccupazione invece è aumentato dal 5.4% al 5.5%: ma strano a dirlo è un fatto positivo. E’ stato infatti evidenziato anche un sostanziale aumento di coloro che sono in cerca di occupazione , si tratta di un indice di fiducia quindi la variazione ( che impatta sul tasso di disoccupazione) è giudicata positivamente. Come se non bastasse crescono più del consensus anche le retribuzioni orarie , segnando un +0.3 su base mensile contro lo 0.2 previsto. Quest’ultimo è un indice molto importante perché è una delle condizioni per avere un aumento dei consumi e quindi dei prezzi. Giovedì prossimo avremo dalle vendite al dettaglio più precise indicazioni ( sarà il dato più importante della settimana).
A seguito degli ottimi NFP il dollaro si è rafforzato contro tutte le controparti, si è quindi ridotto quel disallineamento che avevamo osservato per tutta la settimana tra le varie major: dollaro forte contro yen e sterlina e debole contro euro ( i grafici dei cross eurjpy e eurgbp testimoniano la discrasia delle forze). USD in chiusura di settimana forte contro tutti.
E proprio la forza del dollaro , giudicato ‘moderatamente sopravvalutato’ , induce il FMI a rivolgere un appello alla FED affinché rinvii al 2016 il primo aumento dei tassi . Il FMI ritiene necessarie altre conferme , in particolare sul versante inflazione, e ritiene che la crescita degli Stati Uniti risente appunto della forza del dollaro.
La FED seguirà i consigli del FMI? Mercoledì 17 il meeting del FOMC darà importanti indicazioni, vi sarà sia la conferenza stampa della Yellen sia il c.d. dot plot, il documento allegato allo statement in cui sono contenute le previsioni di tutti i componenti della FED. Di certo a giugno la FED non dovrebbe procedere ad alcun rialzo, qualche analista sulla base dei NFP ha ipotizzato come data utile la riunione di fine luglio ( inverosimile: non vi è la conferenza stampa della Yellen), continuo a considerare più probabile settembre.
E l’invito del FMI?
Come risulta dall’excursus storico contenuto nel blog, la FED ha sempre valutato la forza del dollaro ( e adottato le decisioni di politica monetaria) solo ed esclusivamente alla luce dell’interesse nazionale.
Quest’interesse nazionale è composito, a seconda del contesto sono prevalse istanze contrapposte; vi è certo una componente mercantilistica che vorrebbe un dollaro meno forte ( per agevolare l’export) ma vi è anche una componente che invece punta a difendere il ruolo di valuta di scambio e di riserva. E per difendere questo ruolo in questo contesto storico bisogna forse ‘accettare’ ( se non incrementare) la forza del dollaro. Il clima di tensione geopolitica Obama-Putin converge in questa direzione di affermazione di supremazia anche valutaria. E l’altro grande paese dei BRICS, la Cina, ha una moneta, lo yuan, che sta per entrare nel paniere delle valute di riserva del FMI. Nel medio periodo ( non sto parlando del domani immediato) potrebbero esserci degli ‘spostamenti’ nelle riserve valutarie delle banche centrali mondiali per far posto allo yuan. In quest’ottica un dollaro forte verrebbe sacrificato meno nella ponderazione, e il dollaro forte resta la principale garanzia per la collocazione del debito pubblico americano ( anche su questo non si può generalizzare , vedremo come a volte la semplice minaccia di un dollaro debole abbia indotto il ‘ resto del mondo’ ad acquistare treasuries).
Grecia, alcuni dati USA e posizionamenti delle mani forti in attesa della riunione FED del 17 giugno continueranno a rendere le prossime sedute particolarmente tese.
In considerazione di tutto ciò che precede: attenzione alle size e alla leva utilizzata.
Tecnicamente infatti riusciamo sì a individuare dei trend secondari nel più ampio trend short primario ( di lungo periodo) ma sono trend che nelle ultime settimane cambiano rapidamente direzione ( per ragioni fondamentali ma anche tecniche).
Indubbiamente long il trend secondario dal doppio minimo sporco in area 1.0520 sino a 1.1470, indubbiamente short il trend secondario da questo massimo sino a 1.0820, indubbiamente long il trend secondario dell’ultima ottava ma a rischio inversione.
La difficile lettura del trend di volta in volta in atto deriva da ciò: dopo il minimo assoluto a quota 1.0460 abbiamo avuto un andamento laterale, sembra strano dirlo perché il raggio d’azione della ‘lateralità’ è amplissimo, prima circa 500 pip ( box di marzo e aprile da 1.05 a 1.1050) poi ancora più ampio fino a ricomprendere la congestione di febbraio col massimo in area 1.15.
E da questa lateralità nuova, esasperata direi, discendono candele daily che non poche volte superano range di 100 pip ( ecco quindi l’attenzione alla size utilizzata).
Come orientarsi entro tale ampiezza di movimenti? Ho consigliato di stendere dei fibo sui due principali movimenti entro il mega box, questi fibo hanno rappresentato dei buoni punti di riferimento. Sul weekly il fibo sul movimento ascendente, su h4 il fibo sul movimento discendente: il livello 50 tra le altre cose è da tenere in considerazione come spartiacque tra ritraccio e inversione di trend.
Di notevole aiuto è risultata anche la mappa daily che seguiamo da settimane con la zonizzazione entro il mega box: notate come giovedì sia stata interamente percorsa la zona UP senza sforamenti, mentre venerdì ( sempre senza sforamenti ) è stata interamente percorsa la zona TRANSITO.
Una notazione : quest’ultima zona nella discesa verso il minimo assoluto è stata rapidamente attraversata, la scarsa ‘lavorazione’ è stata compensata nelle ultime settimane.
Ricordo infine di fare attenzione , come indicatore contrarian, al posizionamento dei retail, anche se quando lo squilibrio supera certe percentuali ( se non ricordo male il collega Vipers parlava del 65 /70%) l’indicatore contrarian diventa inefficace specie dopo un lungo movimento direzionale. Traduco: alla fine i retail , che tendono spesso ad anticipare l’inversione dei trend, potrebbero avere ragione.
Su grafico orario molti colleghi hanno individuato un testa spalle ribassista. Posta la linea delle spalle a quota 1.1190 ( con la testa in area 1.1380) , il testa spalle si sarebbe attivato venerdì alla rottura della linea delle spalle. Target: proiezione down dal punto di rottura della distanza tra la testa e le spalle: area 1.1, fondamentale supporto.
Come principali supporti: area 1.1050, 1.1, 1.0880. Principali resistenze: 1.1140 ( in quest’area continuiamo ad avere picchi di volume), 1.1190/1.2,1.1270.