2016

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Focus: dividendi svizzeri al massimo storico
In Svizzera è cominciata la stagione del pagamento dei dividendi.
Con Novartis e Roche i primi titoli dello SMI hanno cominciato
con le distribuzioni.
I dividendi sono un'importante fonte di rendimento. A lungo
termine rappresentano una buona parte del rendimento complessivo.
Lo SMI, che non tiene conto dei dividendi (ossia non
reinveste) è aumentato di oltre il 220% negli ultimi 20 anni. La
variante dell'indice, che tiene conto completamente dei dividendi
(in contanti e rimborsi di capitale), è invece aumentata
di oltre il 350%. E nell'attuale contesto di tassi bassi e tassi
negativi i dividendi sono particolarmente importanti.
Nel 2016, i rendimenti dei dividendi dello SMI sono mediamente
del 3.7% (sulla base dei corsi azionari del 10 marzo).
All'interno dell'indice, il rendimento varia tra lo 0% di Transocean
(viene sostituito da Swiss Life al 21 marzo) e oltre il 7%
di Zurich .
Dividendi delle aziende dello SMI variano notevolmente
Rendimento dei dividendi, in %
Ancora nessuna informazione per il 2016 per Lafarge Holcim, Geberit, Richemont.

Le aziende riducono o cancellano solo controvoglia i dividendi.
Questo si vede dal fatto che sebbene le entrate per il periodo
commerciale 2015 per le azioni dello SMI fossero le peggiori
dal 2009, i dividendi registrano comunque un massimo storico.
Questo è vero anche per il più generale Swiss Performance Index
(SPI).
In genere, la continuità dei pagamenti dei dividendi è un buon
indicatore per sapere se un'azienda distribuirà anche in futuro.
Infatti, l'azione dello SMI con il maggiore rendimento dei dividendi,
Zurich, dal 2011 ha pagato un dividendo invariato di
CHF 17. Anche Swisscom ha distribuito ai suoi azionisti ininterrottamente
dallo stesso anno CHF 22.
I tre pesi massimi dello SMI, Nestlé, Novartis e Roche, non
fanno parte dei tre primi titoli con il maggiore rendimento dei
dividendi, ma rimangono fedeli alla loro politica dell'aumento
continuo dei dividendi. Roche, per esempio, ha aumentato il
suo dividendo 29 volte consecutive: nel 1987 sono stati pagati
13 centesimi per ogni azione (allineati all'attuale struttura
dell'azienda). Questa settimana, l'azienda ha distribuito CHF
8.10 per azione. Anche Nestlé ha aumentato dal 1997 ininterrottamente
il dividendo, così come Novartis dalla sua fondazione
nel dicembre 1996.
Una riduzione o addirittura una cancellazione dei dividendi può
verificarsi però perfino nel caso di aziende storicamente regolari
nella distribuzione dei dividendi. Ciò avviene soprattutto
nel caso di aziende in una difficile situazione finanziaria. Conviene
pertanto analizzare non solo i dividendi attuali o storici,
ma anche la stabilità finanziaria delle aziende. Si guarda in questo
caso al modello aziendale, al bilancio e alla stabilità e alla
qualità delle entrate.
Va inoltre considerato anche il prezzo d'ingresso. Le distribuzioni
possono essere interessanti, ma solo chi non acquista a
un prezzo troppo elevato, ottiene alla fine buoni rendimenti
 
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Dopo la valutazione della situazione delle Banche centrali, il calendario dei dati nella settimana prima e dopo Pasqua è relativamente scarno. In Cina, per esempio, non viene pubblicato praticamente alcun indicatore congiunturale. Al centro dell'attenzione del mercato dovrebbe esserci principalmente l'indice Composite dei responsabili degli acquisti per l'Eurozona. Il calo più forte del previsto a febbraio ha sollevato domande e ha indotto alcuni analisti ad abbassare leggermente la loro previsione sul PIL. Tuttavia, la fiducia delle imprese dovrebbe probabilmente essere stata peggiorata anche dalle turbolenze sui mercati finanziari. Nel complesso, i dati congiunturali europei non indicano alcun rallentamento del moderato corso della ripresa
 
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Per il momento, con le sue affermazioni prudenti su possibili aumenti dei tassi, la presidente della Fed, Janet Yellen, ha spinto al rialzo i mercati e indebolito il dollaro statunitense. Il motivo della prudenza non è però positivo. Secondo Yellen, la congiuntura globale e i mercati finanziari devono stabilizzarsi, affinché il ciclo di aumenti dei tassi statunitense possa continuare. Inoltre vuole vedere se l'aumento dell'inflazione di base è duraturo. Quest'ultima è superiore al 2% dalla fine del 2015. In precedenza alcuni membri della Fed, tra cui l'avente diritto di voto per la decisione sui tassi, James Bullard, avevano di nuovo riproposto un possibile aumento dei tassi in aprile. Ai mercati continuano quindi a mancare chiari segnali per il futuro andamento dei tassi. Anche il verbale della riunione della Fed di metà marzo, previsto per la prossima settimana, mostrerà il dissenso dei membri della Fed. In ogni caso, i future su tassi d'interesse scontano attualmente solo una bassissima probabilità di un aumento dei tassi nel corso dell'anno. Un'importante base decisionale per la politica dei tassi USA sarà pubblicata oggi pomeriggio con il rapporto sul mercato del lavoro statunitense per marzo. Negli ultimi mesi, il numero dei nuovi posti di lavoro ha riflesso il solido andamento economico. L'attenzione è ora rivolta ai costi salariali, che in caso di un ulteriore incremento sarebbero un segnale dell'aumento dell'inflazione. A differenza degli Stati Uniti, nell'Eurozona non si riscontra alcuna pressione inflazionistica. A marzo, i prezzi al consumo registrano un calo di -0.1% rispetto all'anno precedente. Finora la BCE non è riuscita a generare inflazione. Dall'inizio di aprile, con questo obiettivo il programma di acquisti di obbligazioni viene incrementato di EUR 20 miliardi al mese. La ripresa congiunturale nell'Eurozona continua ancora secondo il risultato provvisorio del sondaggio dei responsabili degli acquisti. A marzo, nell'industria manifatturiera è stato registrato un leggero incremento e l'indice per il settore dei servizi rimane sempre solo di poco sotto i 55 punti da oltre un anno. Inoltre, l'indice tedesco Ifo sulla fiducia delle imprese per la più grande economia dell'Eurozona mostra di nuovo una tendenza rialzista dopo una debolezza all'inizio dell'anno. Nel frattempo, i mercati si sono abituati al controllato indebolimento della crescita in Cina. L'indice Caixin per l'industria manifatturiera mostra anche a marzo un valore inferiore alla soglia di espansione di 50 punti. Il rispettivo indicatore per il settore dei servizi sarà pubblicato mercoledì prossimo e dovrebbe confermare che anche il settore dei servizi cinese sta perdendo un po' di slancio rispetto al 2015. Nella settimana uscente, l'agenzia di rating Standard & Poor's ha abbassato ad AA- con outlook negativo (da AA- stabile) il rating del credito per la Cina, senza comunque impressionare i mercati.
 
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Tutti sanno che è meglio andare «piano, ma sicuri». La maggior parte di noi utilizza questo modo di dire senza pensarci troppo. Tuttavia, questa saggezza di vita, come molte altre, nasconde in sé una verità molto più ampia, come ce lo dimostra molto bene ad esempio il traffico stradale. Chi va piano, provoca meno incidenti: questa è una legge. Un detto un po' più recente, di origine inglese, nasconde una quantità simile di verità e sembra molto più moderno: «quick and dirty». Non si inneggia a una filosofia di vita, anche se oggi la velocità è sempre richiesta. Si pensi solo a Internet, che per tutti noi non è mai abbastanza veloce. E la «sporcizia», poi, non va assolutamente di moda. Anche quando ogni tanto si spinge l'acceleratore, non si vuole far la parte di chi corre troppo. Dall'altra parte c'è però il rischio di passare per un lumacone, solo perché ci si muove (più) lentamente, o ancor peggio, di far la parte dell'outsider nel mondo di oggi, che viaggia a una velocità elevata. Ma allora cos'è veramente meglio? La risposta sincera è «né l'uno né l'altro» oppure «tutto a suo tempo». Non c'è nulla di male nell'essere lenti o veloci. Entrambi questi aggettivi in fondo non esprimono un giudizio di valore. Tuttavia, si dovrebbe evitare di cadere negli estremi, ovvero non si dovrebbe né sfrecciare né procedere troppo lentamente, perché così facendo si rischia che si tenga effettivamente conto della velocità. Naturalmente esiste anche una certa capacità di sostenere la velocità. Un pilota di Formula 1 in genere guida il proprio Bolide con una notevole sicurezza in pista. In primo luogo è in grado di farlo, in secondo luogo, e soprattutto, le condizioni presenti sono adeguate, perché è in gara e per natura egli deve andare veloce. L'automobilista normale in questo contesto non ha alcuna possibilità di tenere il ritmo oppure la sua smania di velocità lo porta a ritrovarsi fuori dalla pista, nella sporcizia. La velocità è controllabile – ce lo ho dimostrato l'evoluzione dei motori – ma solo se anche le misure preventive in materia di sicurezza sono adeguate. Se non c'è qualcosa che all'improvviso attraversa la strada, come il cigno nero. Un tale evento, che nessuno mette in conto, e che pertanto si presuppone di poter escludere, in caso di velocità elevata, può portare a danni gravissimi. Dov'è rimasto il tempo? Oggi sembra, per lo meno nei paesi altamente industrializzati, che il tempo sia diventato uno dei beni in assoluto più scarsi. Sorprendente, se si pensa a quanto tempo impiegavano i nostri antenati per saziarsi ogni giorno o a quante più ore alla settimana lavoravano i nostri nonni rispetto a noi oggi. Quindi, che fine ha fatto il tempo guadagnato? In fondo lo sappiamo: esso serve al nostro divertimento, ai nostri hobby e alla soddisfazione di esigenze, che i nostri antenati non sapevano nemmeno esistessero. È un dato di fatto: in tutta la sua storia, l'umanità non ha mai avuto tanto tempo da passare davanti allo specchio quanto noi oggi. Ciononostante la parola «stress», che è così strettamente correlata con il concetto di mancanza di tempo, è sulla bocca di tutti. Operatori finanziari: persone dal pensiero veloce Il senso di affanno che a volte proviamo oggi è, in realtà, connesso con il timore di perdere qualcosa. Termini che scadono, promozioni che valgono solo oggi, e-mail e SMS da elaborare, e poi fare ancora qualcosa velocemente, qualsiasi cosa essa sia, e se possibile tutto allo stesso tempo. Alla lunga non può andare bene. Fintanto che si tratta di routine, questo non è un problema: in questi casi si può senz'altro andare veloci. Ce lo ha dimostrato l'industria con la sua produzione di massa. La situazione si fa critica solamente quando anche i sistemi veramentecomplessi o presunti tali soccombono alla pressione del tempo e si tratta di eseguire in velocità compiti impegnativi. Purtroppo, è proprio ciò che accade di solito sul mercato finanziario. Ieri è stata di nuovo una giornata del genere, che conferma questa situazione alla perfezione. Al mattino presto i future dei mercati azionari europei registravano una tendenza fortemente negativa. A intervalli di secondi venivano visualizzati messaggi con i possibili motivi sul ticker, a un ritmo eccessivo anche per i lettori più superficiali. Bisogna quasi dire «per fortuna», perché così ci si è potuti risparmiare una gran dose di sciocchezze. È infatti evidente che molti giocatori sui mercati finanziari non sono interessati a piazzare affermazioni (sarebbero meglio analisi) opportune e ponderate, tanto più che nemmeno i media sembrano interessarvisi. Piuttosto che nuotare nell'incertezza, tutti preferiscono avere subito una spiegazione per un evento, sia anche campata in aria. La massa delle spiegazioni, tuttavia, non solo ne riduce il valore contenutistico, ma aumenta anche il rispettivo tempo di dimezzamento. Nella giornata di ieri ci sono state molte rapide spiegazioni, relativizzate poi, a ritmo di secondi, da altre spiegazioni ancora più rapide. Ognuno ha dovuto quindi farsi una propria immagine su quali potevano essere state le cause (timori per i tassi, prezzo del petrolio, dati congiunturali e così via) del calo dei corsi. Ma nessuna di queste motivazioni durerà nel tempo, perché oggi ce ne sono già di nuove. Ciononostante esse sono rilevanti per i corsi, anche se a volte solo per cinque minuti.
 
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Di recente i mercati sono stati fortemente nelle mani della politica economica e dei tassi negli Stati Uniti. La grande fusione tra Pfizer e Allergan è stata annullata dalle due società, dopo che a causa di una nuova regolamentazione non potrebbero più beneficiare di enormi vantaggi fiscali. Le attività di fusione e di acquisizione dovrebbero essere un po' frenate da questa decisione . Anche la politica della Banca centrale statunitense è sempre determinante per i mercati. Di recente, i membri della Fed hanno mostrato forti differenze nella valutazione dei dati economici. Le dichiarazioni contraddittorie riguardo al possibile percorso dei tassi USA ha portato ulteriore incertezza sui mercati azionari. Il verbale sulla decisione sui tassi di metà marzo mostra una forte attenzione del comitato verso i rischi globali. Il verbale afferma inoltre che un aumento dei tassi ad aprile segnalerebbe un'urgenza inopportuna. Un aumento dei tassi ad aprile viene comunque escluso dai mercati. I future su tassi d'interesse scontano un aumento dei tassi solo per dicembre. Questa stima potrebbe però essere troppo ottimista nel contesto delle discussioni della Fed concernenti inflazione e salari. I prezzi al consumo di marzo, che saranno pubblicati la prossima settimana, dovrebbero aumentare di nuovo dopo il leggero calo nel mese precedente e portare l'inflazione all'1.1%, dopo che solo sei mesi fa era ancora sullo 0%. Per contro, la produzione industriale USA non ha registrato probabilmente alcuna accelerazione neppure a marzo. Ultimamente, l'indebolimento della crescita in Cina è diventato un po' meno minaccioso. A marzo, l'indice dei responsabili degli acquisti è aumentato a quasi 50 punti e quindi al livello più elevato da un anno. Anche nel settore dei servizi la tendenza è leggermente rialzista. La prossima settimana, i dati relativi alla crescita economica nel T1 2016 dovrebbero tuttavia confermare un ulteriore indebolimento dal 6.8% nel trimestre precedente al 6.7%. Il rischio di un improvviso indebolimento della crescita è basso, in considerazione dei dati già disponibili. I dettagli sul PIL cinese dovrebbero però mostrare anche che la dipendenza dagli investimenti e dal mercato immobiliare non diminuisce nella misura desiderata. Continua la forte attenzione verso il prezzo del petrolio. Finora, il prezzo del tipo Brent ha oscillato ad aprile per lo più nella fascia da noi prevista di USD 35 – 40. Secondo noi, i recenti aumenti fino alla parte superiore di questa fascia dovrebbero essere temporanei. Prima della riunione degli stati arabi OPEC con la Russia corrono di nuovo voci su una riduzione delle quantità di estrazione. L'offerta continuerà comunque a superare la domanda. La Russia e l'Arabia Saudita producono al limite della capacità e l'Iran ha aumentato ancora la produzione. Nella settimana uscente le scorte di petrolio negli Stati Uniti sono tuttavia sorprendentemente diminuite e hanno supportato ulteriormente il temporaneo rialzo del petrolio. In seguito alla provvisoria prudenza della Fed, gli andamenti sui mercati delle divise sono contrassegnati dal debole USD. In aprile l'USD/CHF è sceso sotto 0.96 e l'EUR/USD è di nuovo salito a 1.14. Prevediamo che l'USD si trovi davanti a una normalizzazione, poiché l'atteggiamento attendista della Fed è riflesso nel corso attuale. Più difficile dovrebbe essere una normalizzazione della sterlina britannica. Con il voto negativo sull'UE degli olandesi, gli scettici verso l'UE in Gran Bretagna ricevono un sostegno. L'incertezza sulla permanenza della Gran Bretagna nell'UE dovrebbe penalizzare costantemente il GBP fino al referendum sulla Brexit. La prossima settimana, oltre alle previsioni sui tassi e ai dati macroeconomici saranno di nuovo maggiormente in primo piano anche i risultati societari. Per tradizione, con il produttore di alluminio Alcoa inizia la stagione delle comunicazioni relative al primo trimestre 2016. Dopo Alcoa lunedì, da metà settimana seguirà il settore bancario con JPMorgan, Bank of America e Wells Fargo. Quanto al mercato complessivo, per il T1 si prevede solo un leggero calo degli utili rispetto al trimestre dell'esercizio precedente. Ciò potrebbe però rivelarsi un po' troppo ottimistico a causa della debolezza della crescita globale e dell'avanzato ciclo congiunturale negli Stati Uniti. In Svizzera, la stagione delle comunicazioni inizia come sempre un po' più tardi e viene aperta da ABB il 20 aprile, seguita da novartis

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 Il PIL della Cina continua a registrare un forte rialzo


Le preoccupazioni congiunturali sui mercati azionari sono attualmente meno acute rispetto ai mesi precedenti. Soprattutto i timori per la crescita della Cina sono diminuiti. Dopo un debole inizio d'anno, ultimamente i dati delle esportazioni e dell'industria cinesi non hanno mostrato alcun ulteriore indebolimento. Nel complesso il rallentamento della crescita dell'economia è rimasto quindi sotto controllo anche nel T1. La crescita del PIL rispetto all'anno precedente è diminuita solo dal 6.8% al 6.7%. Oltre al robusto consumo privato, soprattutto le spese statali per progetti infrastrutturali stabilizzano la congiuntura. Ciò dovrebbe sostenere la crescita anche nei prossimi mesi. Ciononostante, l'economia della Cina si trova sempre di fronte a grandi sfide. Questo è evidente per esempio nel mercato immobiliare, dove la prossima settimana saranno pubblicati i prezzi delle abitazione per marzo. Negli ultimi mesi, le riduzioni dei tassi della Banca centrale e l'allentamento dei criteri per la concessione di ipoteche hanno determinato improvvisi aumenti dei prezzi dai livelli già elevati nelle più grandi metropoli del paese. Nel frattempo, l'eccedenza di offerta degli immobili è sempre elevata e, secondo il Fondo Monetario Internazionale, dovrebbe penalizzare ancora per molti anni l'attività edilizia cinese. Anche negli Stati Uniti le preoccupazioni per la crescita non sono più così forti come all'inizio dell'anno. La fiducia delle imprese nell'industria è migliorata grazie al calo dell'USD e all'aumento del prezzo del petrolio. Questo viene confermato anche dall'attuale Beige Book, ossia la stima dei contatti economici regionali della Fed. Secondo la relativa stima, la crescita economica è stabile e grazie al robusto mercato del lavoro in diverse parti del paese si riscontra un'accelerazione degli aumenti salariali. Gli ultimi dati sulla congiuntura USA sono stati tuttavia disomogenei. A marzo, i fatturati nominali della vendita al dettaglio sono diminuiti e si trovano quindi sotto il livello della fine del 2015, il che segnala un deludente andamento del PIL nel T1. Il consumo privato mostra poco slancio già dall'ultimo autunno. Poiché l'occupazione continua ad aumentare, così come i redditi delle famiglie, prevediamo sempre una ripresa del consumo. Oltre ai rischi economici mondiali, il debole inizio d'anno del commercio al dettaglio rende tuttavia improbabile un imminente aumento dei tassi da parte della Banca centrale USA. Nel frattempo, la bassa pressione inflazionistica non mette fretta alla Fed. A marzo, l'ultimo aumento sorprendentemente forte su base mensile dell'inflazione di base non è proseguito e il tasso d'inflazione complessivo è sceso dall'1.0% allo 0.9%. Mentre nell'Eurozona, a marzo anche le aspettative economiche delle aziende sono migliorate. Il calo della fiducia delle imprese all'inizio dell'anno era probabilmente da attribuire in gran parte alle turbolenze sui mercati finanziari. Dalla domanda interna continuano a mancare segnali di un calo della dinamica. La prossima settimana, l'indice composite dei responsabili degli acquisti per l'Eurozona in aprile dovrebbe rimanere in linea con quello del mese precedente e quindi indicare ancora una moderata crescita economica. La concessione di crediti nell'Eurozona tuttavia non accelera ancora nonostante i bassi interessi creditizi . Alla riunione del Consiglio della BCE di giovedì prossimo non sono ancora collegate tuttavia grandi aspettative, poiché già a marzo sono state decise ampie misure, che saranno attuate solo a poco a poco. Nel complesso, la prossima settimana, come ogni metà mese, saranno pubblicati relativamente pochi dati congiunturali. Gli impulsi al mercato dovrebbero venire quindi soprattutto dall'avviata stagione delle comunicazioni statunitensi. I pochi risultati societari finora disponibili mostrano un quadro disomogeneo e confermano quindi che le previsioni di un legggero calo degli utili del mercato generale potrebbero rivelarsi troppo ottimistiche.
 
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Investimenti petroliferi frenano il PIL USA
Negli ultimi sei mesi la congiuntura statunitense ha registrato un rallentamento. Dopo la debole fine d'anno con una crescita trimestrale dell'1.4%, nel T1 la crescita del PIL dovrebbe essere ancora inferiore. Si prevede solo un aumento dello 0.7% annualizzato rispetto al trimestre precedente. I dati pubblicati finora indicano un negativo contributo alla crescita delle componenti scorte ed esportazioni nette. Ma anche le previsioni per il consumo privato e gli investimenti sono moderate. Ciò dipende da un lato dal fatto che la scorsa estate entrambe le componenti hanno avuto un andamento molto forte e ora ha luogo una normalizzazione. Dall'altro lato, nel caso degli investimenti il basso prezzo del petrolio ha ancora un effetto negativo. Diversamente dagli investimenti nell'edilizia residenziale, che grazie all'aumento dell'occupazione e ai tassi ipotecari sempre bassi aumentano continuamente, nell'ultimo trimestre 2015 gli investimenti per impianti e attrezzature sono stati in calo. La forte rivalutazione del dollaro l'anno scorso e l'andamento poco dinamico dell'economia mondiale hanno determinato nell'industria manifatturiera negli ultimi trimestri un calo dei dati sulla produzione. Si è quindi ridotto l'utilizzo delle capacità, il che a sua volta ha diminuito il fabbisogno di investimento. Tuttavia, un effetto negativo sul volume d'investimento complessivo l'ha soprattutto anche il basso prezzo del petrolio. Nel 2015, gli investimenti negli impianti di estrazione del petrolio e nelle relative attrezzature si sono dimezzati da USD 160 miliardi a circa USD 80 miliardi. Il calo corrisponde allo 0.5% del prodotto interno lordo e ha penalizzato la crescita del PIL annualizzato negli ultimi quattro trimestri di 0.2- 0.6 punti percentuali ciascuno. Senza il calo degli investimenti petroliferi, l'anno scorso l'economia USA sarebbe aumentata di quasi il 3% invece del 2.4%. A ciò si aggiungono ancora gli effetti negativi, che i minori investimenti nel settore petrolifero hanno indirettamente sui settori economici collaterali. Il prezzo del petrolio del tipo WTI è aumentato da un prezzo inferiore a USD 30 al barile di inizio anno agli attuali oltre USD 40. Questo non ha però determinato un'inversione di tendenza dell'attività di trivellazione. Anzi, gli investimenti nell'estrazione di petrolio nel T1 sono stati di nuovo deboli. Questo lo fa supporre il forte calo del numero dei pozzi petroliferi attivi. La statistica settimanale è il più importante fattore di input, cui ricorre l'Ufficio statunitense di analisi economiche (Bureau of Economic Analysis) per il calcolo degli investimenti energetici. Negli ultimi tre mesi, il numero dei pozzi petroliferi è diminuito del 25%. Pertanto, gli investimenti petroliferi dovrebbero aver penalizzato la crescita del PIL nel T1 in modo simile all'inizio 2015. Nei prossimi mesi, la ripresa del prezzo del petrolio dovrebbe però consentire una stabilizzazione dell'attività di trivellazione. Attualmente vi sono i primi segnali di questo. Infatti, ultimamente il numero dei pozzi petroliferi attivi nel segmento fracking non era quasi più in calo. La prospettiva per il resto dell'anno non è entusiasmante, poiché a causa della persistente eccedenza dell'offerta di petrolio il potenziale per ulteriori aumenti dei prezzi è limitato. Prevediamo che il prezzo del petrolio sarà scambiato ancora in una fascia di negoziazione relativamente stretta e rimarrà leggermente sopra il livello dell'inizio dell'anno. Tuttavia, nel resto dell'anno gli investimenti energetici dovrebbero quindi frenare la congiuntura molto meno rispetto al 2015. Ciò dovrebbe supportare anche gli investimenti per impianti e attrezzature al di fuori del settore dell'energia. Di conseguenza, la leggera ripresa del prezzo del petrolio ha contribuito al miglioramento della fiducia delle imprese nell'industria manifatturiera. Anche l'USD, ponderato su base commerciale, molto più debole rispetto all'inizio dell'anno dovrebbe avere un effetto positivo. Tuttavia, le imprese si mostrano prudenti. I sondaggi regionali sulla fiducia segnalano una situazione degli ordinativi molto migliore, ma secondo le proprie dichiarazioni le imprese non hanno ancora quasi aumentato i loro piani d'investimento. Un importante motivo dovrebbero essere i rischi di crescita sempre elevati. Di recente si parlava ancora di una possibile recessione. Ciò frena la propensione a investire. Vediamo però buone possibilità che le preoccupazioni per la crescita diminuiscano di nuovo. Con l'aumento dell'occupazione le prospettive per il consumo privato sono sempre positive, il che dovrebbe portare un miglioramento dei dati sui consumi. Inoltre la Fed rimane molto prudente, il che rende improbabile una nuova forte rivalutazione del dollaro e dovrebbe supportare il settore delle esportazioni e industriale
 
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La stagione delle comunicazioni è in corso. Negli USA, la metà delle imprese dello S&P 500 ha già comunicato l'andamento degli affari nell'ultimo trimestre. In Svizzera solo 11 dei 20 titoli dello SMI pubblicano completi rapporti finanziari trimestrali. Anche per quanto riguarda i profitti aziendali, agli investitori interessano prevalentemente gli USA, il più importante mercato azionario. Finora, le previsioni sugli utili statunitensi sono state superate. Tuttavia sono state anche modeste, poiché le turbolenze sui mercati all'inizio dell'anno hanno fatto rivedere le stime sugli utili più volte al ribasso dagli analisti. Di conseguenza, rispetto alla media storica più titoli dello S&P 500 hanno superato le aspettative. L'effettiva crescita degli utili rimane però deludente. Gli utili finora pubblicati dello S&P 500 sono scesi di oltre il 5% rispetto al trimestre dell'anno precedente. Pertanto, per la quarta volta consecutiva la crescita dovrebbe essere negativa. Mercati azionari non valutati convenientemente A lungo termine i profitti aziendali sono un fattore determinante per i corsi delle società quotate in borsa. L'aumento dei corsi degli ultimi anni non ha però coinciso con l'andamento degli utili delle aziende. L'aumento dei corsi azionari a fronte di profitti aziendali stagnanti – attualmente addirittura in calo – fanno sì che le azioni non siano valutate in modo conveniente . Una valutazione a un livello del genere implica ottimismo sull'andamento futuro dei profitti aziendali. Poiché questi però sono stagnanti, le elevate valutazioni sono piuttosto un riflesso della forte domanda di azioni, che fa aumentare i corsi e che si basa non da ultimo su rendimenti obbligazionari
 
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In aprile, la robusta crescita dell'occupazione sul mercato del lavoro statunitense si è raffreddata. L'aumento dei posti di lavoro (+160'000) è rimasto nettamente inferiore alle aspettative. Con l'indebolimento, le previsioni sui tassi sono ancora diminuite. La probabilità di un aumento dei tassi durante la prossima riunione della Fed a giugno è praticamente nulla secondo i contratti a termine, quella per settembre del 30% circa. Questa stima dovrebbe essere poco influenzata dal verbale del FOMC della prossima settimana sulla valutazione della situazione in aprile e dal previsto leggero aumento dei prezzi al consumo. Attualmente, la congiuntura ha un andamento misto, il che si manifesta per esempio nella produzione industriale, che si sta riprendendo solo lentamente dal rallentamento della crescita. Inoltre, la maggior parte dei membri del FOMC non temono alcuna forte accelerazione dei prezzi, poiché i salari continuano a salire solo moderatamente. Un aumento dei tassi quest'anno rimane pertanto improbabile, anche se la Fed lascia sempre tutte le opzioni aperte.
 
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Ciao Mario... ordine RIEMPIRSI DI EURO per chi ha CHF... nuova banconota da 50chf è bella di carta ma brutta in termini di dimensioni... in più si aggiunge alla mole di 50 circolanti... significa SVALUTAZIONE del CHF... bid-ask uffici cambio favorevole se consegni EURO e compri CHF... quindi CHF destinato a svalutarsi su EURO...!!!

Nuova bankuitz da 50 veramente lillipuziana... sembra i monopoli...!!!
 

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