Continuando a ringraziare
@mantegna
Quest'ultimo episodio di Boberg mi ha riproposto una riflessione. Il collezionista tipico cerca quasi solo opere di "quel" tipo, di "quegli" autori, ed è disposto a pagarli "il giusto". Purtroppo nell'attuale sistema non credo che il cosiddetto giusto lo sia davvero, troppi costi impropri gravano sul passaggio delle opere

. Naturalmente si può pensare di pagare e basta, e non è neanche sbagliato. Però l'alternativa , oggi possibilissima, al possesso geloso, è la frequentazione

di mostre ed eventi dove i propri beniamini abbondino (per mia fortuna, e soltanto come esempio, ultimamente non è difficile trovarsi di fronte a valide opere tra 800 e 900

). L'alternativa si estende se, con il gusto della scoperta, cioè dell'ampliamento delle proprie conoscenze, della cultura,
e quindi anche dei piaceri, ci si apre a ciò che il mondo stesso ci pone vicino, spesso a prezzo possibilissimo, talvolta a un po' di più, mai a costi da "collezionista pseudo investitore".
Se ci guardiamo intorno, questo è anche un messaggio dell'epoca. Solo ieri, in un piccolo supermercato, la metà dei clienti consisteva in sorridenti

coppie di uomo bianco con donna nera o mulatta, una coppia di trentenni e una di cinquanta-sessantenni

. E' carino immaginare che questi due italiani abbiano "trovato" la loro compagna

un po' come noi troviamo al mercatino lo svedese di turno o la raccolta di operine liberty, cioè occasioni date dal destino, oggi, almeno nell'interrazzialità, assai più frequenti che un tempo. E magari il collezionista duro e puro si sta invece sorbendo l'italiana dei suoi sogni

divenuta in breve tempo una megera

arcigna fredda e intollerante

come, a giudicare dalla nascita del (ridicolo) termine femminicidio

, ce ne devono essere in giro tante.

Solo per ricordare che la vita è ideali, ma anche flessibilità, e che "cedere" al mondo è la prima delle vittorie

. Quando dico che non siamo noi a cercare ma le opere stesse a chiamarci

, dico sul serio.