Costui soleva noleggiare degli asini per trasportare carichi di grano. Un giorno che tornava stanco dal mercato montò sul migliore di questi asini, e quando fu presso a casa sua, e volle contare quanti ne aveva davanti, trovò con gran suo dispiacere che gliene mancava uno. Non contava infatti l'asino che aveva sotto. Lasciò gli asini alla moglie, che li restituisse ai padroni, e in grande affanno, sempre sull'asino, rifece tutta la via in cerca dell'asino smarrito, guardando per tutto e interrogando quanti incontrava. Naturalmente gli toccò alla fine di tornarsene senza aver trovato il suo asino, piangendo la sua cattiva sorte. E solo quando fu a casa, che era già notte, e la moglie lo confortò a smontare, s'accorse dell'asino che aveva con tanta pena cercato.
Chi, infatti, vede il male senza vedere il bene in cui quel male è vinto e annullato, vede gli asini che ha davanti, non quello su cui è montato: vede la volontà opposta alla sua, e che egli svaluta, non la propria con cui svaluta l'altra, e senza di cui l'altra, come svalutata, non ci sarebbe. In verità non è possibile accorgersi del male che c'è a questo mondo senza realizzare un atteggiamento spirituale moralmente superiore al male. [...] Sicchè il male non è, non può essere, male per se stesso. Quando il male è male è già morto nella coscienza purificatrice che lo giudica."
Giovanni Gentile, "I fondamenti della filosofia del diritto", p. 12