Alla cortese attenzione di Tashtego

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Che ironia, parte 2: è defunta Paula Cooper, passata alla storia per essere stata la più giovane condannata a morte d'America. A.D. 1985: la quindicenne Paola Cooper e alcune sue coetanee avevano fatto zumpo a scuola e, dopo una mattinata passata a bere alcol e fumare erba, decisero di andare in sala giochi. Ma in scena non ci vai se la grana non ce l'hai, per cui il gruppetto pensarono di rapinare un'anziana biblista vicina di casa che dava lezioni gratuite ai giovani del quartiere. Con la scusa delle lezioni sulla Bibbia entrarono in casa della vecchia e l'accopparono: fu Paola Cooper a compiere materialmente il gesto, pugnalando la 78enne ben 33 volte con un coltello da macellaio. In seguito recuperarono i pochi soldi che la vittima teneva in casa (10 dollari) e fuggirono con la sua auto. Nonostante l'età, la Cooper fu condannata alla sedia elettrica, cosa che provocò un'ondata di sdegno nel mondo, soprattutto in Europa; contro la sentenza si schierarono un po' tutti: GP2, Nessuno tocchi Caino, Amnesty International, etc. Solo dall'Italia partì una petizione, poi presentata all'ONU, di ben 2 milioni di firme.

Alla fine cotanta mobilitazione diede i suoi frutti: la pena fu dapprima commutata in ergastolo, poi di nuovo in 60 anni di carcere, dei quali ne scontò 26 per buona condotta; così, a 43 anni, Paula Cooper tornò finalmente in libertà, pronta a vivere una nuova vita. Beh, mica tanto, visto che l'altro ieri, ad appena due anni dalla scarcerazione, s'è sparata un colpo in testa. Tutto 'sto casino per niente.
 
ricordo benissimo Paula Cooper , tanti anni fa a Pisa un banchetto di radicali
e una bellissima signora in jeans che mi invitava a firmare contro la pena di morte comminata alla cooper allora 15 enne mi pare , le chiesi cosa avesse mai fatto per meritare la pena di morte ma non mi rispose , non firmai e feci benissimo ...
 
Giordano Tedoldi per “Libero Quotidiano

Mattarella Regina
Ma quale West Wing, House of Cards e tutte le altre serie politiche, il loro tempo è finito, ieri abbiamo tutti visto la prima puntata di “The Queen and the President”, protagonisti la regina Elisabetta d'Inghilterra e il presidente Mattarella, e anche se è durata solo 55 secondi abbiamo capito di essere di fronte al capolavoro che aspettavamo.

Il set, come nella migliore tradizione del cinema verità, è preso dal vero: dall'incontro tra il nostro Presidente e la Regina nell'appartamento privato di quest'ultima a Buckingham Palace, 45 minuti di colloquio in cui scenografia e costumi erano perfetti: verde acqua le pareti, verde acqua il tailleur di Her Majesty. Una roba che sapevano fare solo Antonioni e Visconti. Ma non possiamo limitarci a godere di scene e costumi - anche il nostro presidente, nel suo completo molto di moda ai tempi di Cary Grant, era perfetto - ma la sapienza psicologica della scrittura è stata ciò che ci ha colpito di più.

MATTARELLA REGINA
Ripercorriamo questo momento di grande spettacolo. Interno, appartamento privato della Regina. La porta si apre e con assordante sbatter di tacchi entra un pezzo d'uomo in divisa con cinturone banda laterale sui pantaloni e cordoncini dorati che annuncia il Presidente della Repubblica Italiana a Sua Maestà, il quale Presidente è alle sue spalle, in composta e trepidante attesa, e alle sue spalle, pure lei in composta e trepidante attesa, c'è la mitica Olga Fernando, la traduttrice simultanea che ricordiamo dai tempi delle prime edizioni del Maurizio Costanzo Show.

Vabbè, fin qui siamo ancora ai formalismi del cerimoniale. Finito l'annuncio del pezzo d'uomo coi cordoncini, si entra nel vivo, e qui si potrebbe pensare che il regista abbia fatto pasticci, se non fosse, come pensiamo, che è tutto voluto. Mattarella si fa sotto con passo virile e deciso. La Regina, incurante del suo farsi sotto virile e deciso, lo esorta: «Venga, venga» (consigliamo nella traduzione italiana di usare il congiuntivo fantozziano: «Venghi Presidente, venghi!») e gli dice che è molto lieta di vederlo quell'oggi.
MATTARELLA REGINA

Tragico silenzio di Mattarella. Panico. Un uomo in mezzo al mar. Un palombaro nell'ombra, come canta Paolo Conte. Che è successo? È successo che per complicate ragioni storico-culturali che ora non staremo a ripercorrere, la Regina parla inglese, e Mattarella italiano, anzi, la Regina solo inglese, e Mattarella solo italiano. Per questo entrambi sono spalleggiati dai traduttori che, però, forse intimiditi, li hanno lasciati soli, con la Regina che per dovere d'ospitalità continua a rivolgersi a Mattarella nel suo incomprensibile idioma.

«È la sua prima visita a Londra? » chiede poi Sua Maestà e Mattarella cambia strategia: invece di fingere di capire accennando vagamente come aveva fatto prima, finge di non aver ascoltato e distoglie lo sguardo; una soluzione veramente ingegnosa, e del resto di fronte alla magnificenza della sala una distrazione è più che giustificabile.

MATTARELLA REGINA
Finalmente arriva l'interprete che traduce la domanda della Regina, ma è troppo tardi, il Presidente, fingendo di distrarsi, si era veramente distratto. È il metodo Stanislavskij, quello di Marlon Brando e Al Pacino. In un imbarazzo pietoso, per sé e per il suo ospite, la Regina balbetta: «C'è... c'è già stato, prima? ». E il Presidente, gettando il cuore oltre l'ostacolo, annuisce vigorosamente. La fortuna premia gli audaci: la risposta è giusta.

L'interprete s'infila nel pertugio e traduce la domanda, al che, balbettando dolcemente, il Presidente azzarda l'articolazione fonetica completa:«Sì,diverse volte» e, di fronte alla replica confortante della Regina che ripete le sue parole con un tono «lo vedi che la sapevi!», Mattarella strafà: «Ta-tante volte!». E qui avremmo voluto essere lì, nell'appartamento privato regale, per assaporare il sollievo di fronte al miracolo della comunicazione umana che sempre si ripete.
mattarella renzi

A quel punto, è tutta una strada in discesa: The Queen and the President sembrano due amiconi che se la spassano: «Da quanto tempo sei Presidente?» «Mah, quasi quattro mesi», «Ah, piuttosto nuovo eh?» scherza la magnifica maestà britannica, dall'alto dei suoi 63 anni di regno. Impagabile, veramente impagabile.


 
Giancarlo Ratti · Segui · Top Commentator · RomaIo non capisco più gli Italiani.
Questo è il miglior governo dall'unità d'Italia in poi.
Renzi ha abbassato le tasse,diminuito la disoccupazione,ha fatto una lotta senza quartiere alla delinquenza,all'evasione fiscale,ha contribuito sostanzialmente a migliorare il paese dando ascolto a tutti e prendendo poi le idee migliori dell'opposizione
Attraverso il dialogo ha sanato tutte le divergenze che c'erano nella sinistra e le liti nella destra e invece di continuare a finanziare le spese militari ha preferito puntare sull sociale,le scuole in primis,i pensionati e tutto il mondo del lavoro,creando nuove regole
che porteranno il nostro paese ad essere uno dei primi nel mondo.
Da quando c'e Renzi il nostro paese è diventato più ricco ,meno litigioso ,più unito e più onesto.
Renzi è una benedizione e questi sono fatti.Provate a smentirli se potete.
INGRATI.
 
. La vera vita di Volpi è protetta dalla discrezione. O dal mistero, se preferite. Un Berlusconi in salsa ligure, tra grandi progetti per reinvestire i soldi guadagnati all’estero, squadre per sfogare la sua passione. Per cementare il potere con consenso e gol.
Volpi comincia dal nulla, è operaio nelle Industrie Meccaniche Liguri. Gioca a pallanuoto, incrocia i calciatori della Sampdoria, ne diventa super tifoso. Poi gli anni a Lodi, dove diventa amico di Gianpiero Fiorani, il Furbetto del quartierino. Infine la Nigeria. Fornisce servizi alle multinazionali del petrolio. Accumula una fortuna colossale. In Italia pochi hanno chiesto informazioni a Volpi. Ci ha pensato il Comitato Permanente per le Investigazioni del Senato americano che ha dedicato un dossier a un amico di Volpi: l’ex vicepresidente nigeriano Atiku Abubakar, escluso nel 2007 dalla corsa alla presidenza perché accusato di corruzione. Il documento si intitola: “Tenere la corruzione fuori dagli Stati Uniti”. Il capitolo su Abubakar esordisce: “Usare società offshore per portare fondi sospetti negli Usa”. Si legge: “La moglie di Abubakar ha aiutato il marito a portare in America 40 milioni di dollari di fondi sospetti”.
Volpi è definito “amico fidato e socio di Abubakar”. Secondo gli statunitensi, società riferibili a Volpi e ai suoi familiari hanno trasferito in America 37 milioni di dollari su conti della moglie del leader africano e dell’università da lui fondata. Volpi è stato sentito dal Senato: “Ha risposto – annota il dossier – che i milioni alla moglie di Abubakar sono legati agli interessi legittimi nelle società e a una linea di credito con il blind trust” del politico africano. Ora Volpi guarda di nuovo alla sua Liguria. Emigrante di successo, vuole reinvestire le fortune accumulate all’estero. Prima lo sbarco nel mondo dello sport: con lo Spezia calcio dove siedono figure – come Andrea Corradino – vicine all’onorevole Luigi Grillo (Pdl, arrestato lo scorso anno). Con la Pro Recco di pallanuoto, squadra monstre. Ma c’è soprattutto il cemento. Con alleanze a tutto campo politiche e finanziarie. L’ultimo capitolo a Rapallo. Si parla di una mega-piscina per la pallanuoto, di un locale supervip nella Villa Porticciolo, parcheggi e infrastrutture. Chi sarebbe il socio? Flavio Briatore. A Santa Margherita è di scena un progetto da 70 milioni per ampliare il porticciolo. Un’idea contrastata, anche da Renzo Piano.
 

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