STMicroelectronics (STM) Allora ... StMicroelectronics: Medium Term Analysis (9 lettori)

pio99

Forumer attivo
curfr@ ha scritto:
Buon lavoro pio...tuttoben congegnato!
Tuttavia, se posso, ci sarebbero da fare delle considerazioni: tu hai approssimato le frequenze normalizzate con una distribuzione "normale"...ossia di Gauss: è evidente che l'appiattimento prodotto dalla distribuzione porti alcuni valori estremanti della frequenza a fuoriuscire dal fitting effetuato con N!
Tuttavia non mi sembra evidente una leptocurtosi, che andrebbe stimata secondo i parametri che ho postato per essere definita numericamnte: io non l'ho fatto...ma ad occhio e croce non noto grosse asimmetrie destre o sinistre tali da indurre considerazioni su curtosi paricilari rispetto alla normale: NON SO SE SONO STATO CHIARO!
E' mevidente che la presenza di code..."grasse" sia sintomo di una tendenza generalizzata delle frequenze a spostarsi su rendimenti particolari: diciamo che però si tratta di una evidenza statistica del trend...non dalla presenza di "memory effect"...nella serie considerata!
La stima effetuata da Hurst per misurare l'esponete H con il modello di regressione per una certa manipolazione del dato...dimostra che la misurazione non puo essere "puntuale" ma deve essere fatta in media e stimata con un dato oggettivo che abbia estremi definiti di valutazione: ma non ritenere che il modello di Hurst abbia una precisione assoluta!
Ci sono altri modelli per l'analisi multivariata che consentono stime dell'effetto memoria molto ma molto piu preciso: ad Hurst si deve il merito di avere alaborato un concetto molto semplice per effettuare la misurazione e per STIMARE un parametro...sulla cui stabilità nel tempo c'è da fare una grossa NOTAZIONE!
Non appena ho il tempo (devo cambiare pc...fare una jpeg...portarla qui...ecc ecc...) ti mostro come l'Hurst sia variabile e come sia necessario ancora un detrend dello stesso affinche il dato sia leggibile correttamente ai fini di una analisi corretto della persistenza statistica di una serie di log rendimenti...che indice altro non è di quella che da tempo io chiamo "logica dominate di trading"....

Ciao Curfr@,

Incuriosito dalla tua affermazione ho messo in piedi il calcolo dell’ esponente H cosi’ come suggerito da Hurst. Ho chiaramente considerato il logaritmo dei rendimenti giornalieri..

Ho preso in considerazione gli ultimi 1000 giorni di borsa e i seguenti sotto-intervalli :
4 – 5 – 10 – 20 – 50 – 100 – 200.

Forse 1000 giorni sono pochi pero’ i risultati sono interessanti.

Ho verificato come traslando la finestra temporale il valore di H cambi.

Ho cercato titoli piu’ o meno “persistenti” sia nel mib30 ( ST e BFI incluse ) che tra le small cap ed e’ venuta fuori la seguente tabellina.

Titolo dal al H

STM 19/10/2000 4/10/2004 0.628333
STM 3/1/2000 12/12/2003 0.630175
BFI 19/10/2000 4/10/2004 0.642868
ENI 19/10/2000 4/10/2004 0.583353
PEL 19/10/2000 4/10/2004 0.627012
CLT 19/10/2000 4/10/2004 0.582205


STM , BFI e PEL sembrano abbastanza “persistenti” mentre i rendimenti di ENI e CLT sembrano piu’ prossimi alla distribuzione normale.
Non sono sicuro al 100% dei calcoli ma i valori mi sembrano in linea con quelli che si trovano sul testo di Peters.

So che questi risultati precorrono il discorso generale ma non posso non raccogliere gli input che “lanci”. :-D

Con stima.

Pio
 

Argema

Administrator
Membro dello Staff
Un saluto di passaggio :), in questi giorni ci sono poco :)
Cufra e magneto .. il prossimo pranzo vi recluto coatto :lol:
 

curfr@

Forumer storico
Argema ha scritto:
Un saluto di passaggio :), in questi giorni ci sono poco :)
Cufra e magneto .. il prossimo pranzo vi recluto coatto :lol:

Considerata l'ora in cui posti...dovresti passartela bene :-D !?!?
Comunque per il reclutamento coatto...io ci sto! Adesso vediamo Magneto... :-D
 

curfr@

Forumer storico
pio99 ha scritto:
curfr@ ha scritto:
Buon lavoro pio...tuttoben congegnato!
Tuttavia, se posso, ci sarebbero da fare delle considerazioni: tu hai approssimato le frequenze normalizzate con una distribuzione "normale"...ossia di Gauss: è evidente che l'appiattimento prodotto dalla distribuzione porti alcuni valori estremanti della frequenza a fuoriuscire dal fitting effetuato con N!
Tuttavia non mi sembra evidente una leptocurtosi, che andrebbe stimata secondo i parametri che ho postato per essere definita numericamnte: io non l'ho fatto...ma ad occhio e croce non noto grosse asimmetrie destre o sinistre tali da indurre considerazioni su curtosi paricilari rispetto alla normale: NON SO SE SONO STATO CHIARO!
E' mevidente che la presenza di code..."grasse" sia sintomo di una tendenza generalizzata delle frequenze a spostarsi su rendimenti particolari: diciamo che però si tratta di una evidenza statistica del trend...non dalla presenza di "memory effect"...nella serie considerata!
La stima effetuata da Hurst per misurare l'esponete H con il modello di regressione per una certa manipolazione del dato...dimostra che la misurazione non puo essere "puntuale" ma deve essere fatta in media e stimata con un dato oggettivo che abbia estremi definiti di valutazione: ma non ritenere che il modello di Hurst abbia una precisione assoluta!
Ci sono altri modelli per l'analisi multivariata che consentono stime dell'effetto memoria molto ma molto piu preciso: ad Hurst si deve il merito di avere alaborato un concetto molto semplice per effettuare la misurazione e per STIMARE un parametro...sulla cui stabilità nel tempo c'è da fare una grossa NOTAZIONE!
Non appena ho il tempo (devo cambiare pc...fare una jpeg...portarla qui...ecc ecc...) ti mostro come l'Hurst sia variabile e come sia necessario ancora un detrend dello stesso affinche il dato sia leggibile correttamente ai fini di una analisi corretto della persistenza statistica di una serie di log rendimenti...che indice altro non è di quella che da tempo io chiamo "logica dominate di trading"....

Ciao Curfr@,

Incuriosito dalla tua affermazione ho messo in piedi il calcolo dell’ esponente H cosi’ come suggerito da Hurst. Ho chiaramente considerato il logaritmo dei rendimenti giornalieri..

Ho preso in considerazione gli ultimi 1000 giorni di borsa e i seguenti sotto-intervalli :
4 – 5 – 10 – 20 – 50 – 100 – 200.

Forse 1000 giorni sono pochi pero’ i risultati sono interessanti.

Ho verificato come traslando la finestra temporale il valore di H cambi.

Ho cercato titoli piu’ o meno “persistenti” sia nel mib30 ( ST e BFI incluse ) che tra le small cap ed e’ venuta fuori la seguente tabellina.

Titolo dal al H

STM 19/10/2000 4/10/2004 0.628333
STM 3/1/2000 12/12/2003 0.630175
BFI 19/10/2000 4/10/2004 0.642868
ENI 19/10/2000 4/10/2004 0.583353
PEL 19/10/2000 4/10/2004 0.627012
CLT 19/10/2000 4/10/2004 0.582205


STM , BFI e PEL sembrano abbastanza “persistenti” mentre i rendimenti di ENI e CLT sembrano piu’ prossimi alla distribuzione normale.
Non sono sicuro al 100% dei calcoli ma i valori mi sembrano in linea con quelli che si trovano sul testo di Peters.

So che questi risultati precorrono il discorso generale ma non posso non raccogliere gli input che “lanci”. :-D

Con stima.

Pio


Non conosco la procedura con cui hai calcolato l'indice di Hurst: o meglio non so precisamente cosa hai regredito, e contro quale variabile lo hai fatto, per determinare lo slope della retta di regresssione (ossia il coefficiente di Hurst)alla serie di dati che hai trovato! Tuttavia i titoli che tu hai analizzato...sicuramente Stm, anche ai miei calcoli hanno mostrato persistenza statistica!
Tuttavia c'è una cosa da precisare: il concetto di persistenza!
Dire che una serie ha memoria, o che è persistente, vale ad affermare che ripeterà,probabilmente, in un intervallo di tempo dato, lo stesso comportamento che ha manifestato nello stesso lag temporale precedente: la persistenza in se altrimenti non ci dice nulla!
Allora STm è stata persistenze dall1/1/04 al31/03/04? Si!?....bene! il trend è stato rialzista? Si..? bene! allora nel successivo trimestre probabilmente fara lo stesso: dovremo monitorare allora l'andamento della persistenza attraverso l'H per valutare quanta di quella persistenza .....resta invariata! Senza questa analisi non ha senso valutare il coefficiente H: ricorda..la statistica di una variabile tende ad essere stabile...ma per intervalli abbastanza brevi...salvo che non ci sia una evidenza % del dato statistico su un periodo abbastanza lungo...da far ritenere la probabilità di un evento davvero molto elevata!
Ok?!
Ora se in quel primo trimestra l'H è stato,invece,minore di zero...significa che la serie storica...non ha presenta memory effect: la serie tenderà ad avere comportamento anti persistente ossia a comportarsi diversamente da come ha fatto!
Questo non significa che se il primo trim è stato long...l'altro sarà short...: significa solo che non avrà lo stesso comportamento...e questa è una grossa informazione per il trading!
Pensa ad un sistema di trading: l'antipersistenza non ti dovrebbe spingere a modificare le regole o quanto meno a rivederle!?!?
Ecco questo è un piccolo segreto delle mie tecniche: uso un system trading solo dopo averne verificato la validità in un periodo in cui il titolo di riferimento si è dimostrato persistente...presupponende di riuscire a mantenere quell'indice di profitto anche nel periodo successivo: l'hurst parla chiaro...ed e meglio avere un parametro oggettivo per valutare quando un trading system puo perdere o meno la sua efficacia!
 

Meres

Forumer attivo
curfr@ ha scritto:
pio99 ha scritto:
curfr@ ha scritto:
Buon lavoro pio...tuttoben congegnato!
Tuttavia, se posso, ci sarebbero da fare delle considerazioni: tu hai approssimato le frequenze normalizzate con una distribuzione "normale"...ossia di Gauss: è evidente che l'appiattimento prodotto dalla distribuzione porti alcuni valori estremanti della frequenza a fuoriuscire dal fitting effetuato con N!
Tuttavia non mi sembra evidente una leptocurtosi, che andrebbe stimata secondo i parametri che ho postato per essere definita numericamnte: io non l'ho fatto...ma ad occhio e croce non noto grosse asimmetrie destre o sinistre tali da indurre considerazioni su curtosi paricilari rispetto alla normale: NON SO SE SONO STATO CHIARO!
E' mevidente che la presenza di code..."grasse" sia sintomo di una tendenza generalizzata delle frequenze a spostarsi su rendimenti particolari: diciamo che però si tratta di una evidenza statistica del trend...non dalla presenza di "memory effect"...nella serie considerata!
La stima effetuata da Hurst per misurare l'esponete H con il modello di regressione per una certa manipolazione del dato...dimostra che la misurazione non puo essere "puntuale" ma deve essere fatta in media e stimata con un dato oggettivo che abbia estremi definiti di valutazione: ma non ritenere che il modello di Hurst abbia una precisione assoluta!
Ci sono altri modelli per l'analisi multivariata che consentono stime dell'effetto memoria molto ma molto piu preciso: ad Hurst si deve il merito di avere alaborato un concetto molto semplice per effettuare la misurazione e per STIMARE un parametro...sulla cui stabilità nel tempo c'è da fare una grossa NOTAZIONE!
Non appena ho il tempo (devo cambiare pc...fare una jpeg...portarla qui...ecc ecc...) ti mostro come l'Hurst sia variabile e come sia necessario ancora un detrend dello stesso affinche il dato sia leggibile correttamente ai fini di una analisi corretto della persistenza statistica di una serie di log rendimenti...che indice altro non è di quella che da tempo io chiamo "logica dominate di trading"....

Ciao Curfr@,

Incuriosito dalla tua affermazione ho messo in piedi il calcolo dell’ esponente H cosi’ come suggerito da Hurst. Ho chiaramente considerato il logaritmo dei rendimenti giornalieri..

Ho preso in considerazione gli ultimi 1000 giorni di borsa e i seguenti sotto-intervalli :
4 – 5 – 10 – 20 – 50 – 100 – 200.

Forse 1000 giorni sono pochi pero’ i risultati sono interessanti.

Ho verificato come traslando la finestra temporale il valore di H cambi.

Ho cercato titoli piu’ o meno “persistenti” sia nel mib30 ( ST e BFI incluse ) che tra le small cap ed e’ venuta fuori la seguente tabellina.

Titolo dal al H

STM 19/10/2000 4/10/2004 0.628333
STM 3/1/2000 12/12/2003 0.630175
BFI 19/10/2000 4/10/2004 0.642868
ENI 19/10/2000 4/10/2004 0.583353
PEL 19/10/2000 4/10/2004 0.627012
CLT 19/10/2000 4/10/2004 0.582205


STM , BFI e PEL sembrano abbastanza “persistenti” mentre i rendimenti di ENI e CLT sembrano piu’ prossimi alla distribuzione normale.
Non sono sicuro al 100% dei calcoli ma i valori mi sembrano in linea con quelli che si trovano sul testo di Peters.

So che questi risultati precorrono il discorso generale ma non posso non raccogliere gli input che “lanci”. :-D

Con stima.

Pio


Non conosco la procedura con cui hai calcolato l'indice di Hurst: o meglio non so precisamente cosa hai regredito, e contro quale variabile lo hai fatto, per determinare lo slope della retta di regresssione (ossia il coefficiente di Hurst)alla serie di dati che hai trovato! Tuttavia i titoli che tu hai analizzato...sicuramente Stm, anche ai miei calcoli hanno mostrato persistenza statistica!
Tuttavia c'è una cosa da precisare: il concetto di persistenza!
Dire che una serie ha memoria, o che è persistente, vale ad affermare che ripeterà,probabilmente, in un intervallo di tempo dato, lo stesso comportamento che ha manifestato nello stesso lag temporale precedente: la persistenza in se altrimenti non ci dice nulla!
Allora STm è stata persistenze dall1/1/04 al31/03/04? Si!?....bene! il trend è stato rialzista? Si..? bene! allora nel successivo trimestre probabilmente fara lo stesso: dovremo monitorare allora l'andamento della persistenza attraverso l'H per valutare quanta di quella persistenza .....resta invariata! Senza questa analisi non ha senso valutare il coefficiente H: ricorda..la statistica di una variabile tende ad essere stabile...ma per intervalli abbastanza brevi...salvo che non ci sia una evidenza % del dato statistico su un periodo abbastanza lungo...da far ritenere la probabilità di un evento davvero molto elevata!
Ok?!
Ora se in quel primo trimestra l'H è stato,invece,minore di zero...significa che la serie storica...non ha presenta memory effect: la serie tenderà ad avere comportamento anti persistente ossia a comportarsi diversamente da come ha fatto!
Questo non significa che se il primo trim è stato long...l'altro sarà short...: significa solo che non avrà lo stesso comportamento...e questa è una grossa informazione per il trading!
Pensa ad un sistema di trading: l'antipersistenza non ti dovrebbe spingere a modificare le regole o quanto meno a rivederle!?!?
Ecco questo è un piccolo segreto delle mie tecniche: uso un system trading solo dopo averne verificato la validità in un periodo in cui il titolo di riferimento si è dimostrato persistente...presupponende di riuscire a mantenere quell'indice di profitto anche nel periodo successivo: l'hurst parla chiaro...ed e meglio avere un parametro oggettivo per valutare quando un trading system puo perdere o meno la sua efficacia!


Ciao Curfr@,

questa è a mio avviso una delle poche vie realmente praticabili per un trading system che possa produrre forme di trading “robuste” e potenzialmente replicabili nel tempo.

Sono d’accordo con te su tutto: ma soprattutto su quel “probabilmente”.

Ovvero, probabilmente si ripeterà il memory effect su un determinato intervallo della serie storica; che si sia utilizzato Hurst, o meglio ancora – credo – il classico coefficiente di correlazione (di Pearson) tra rendimenti vicini (e magari lag diversi) di una medesima serie storica.

A mio modesto modo di vedere la cosa però, qualsiasi problematica di studio di un qualsiasi modello finanziario è sempre d’associare al solito dilemma che tormenta gli analisti ed i trader da sempre, e potenzialmente da sempre insolubile: ovvero, la storia si ripete ?

Se da un certo punto di vista, un’eventuale ricerca empirica su determinati mercati poco efficienti, potrebbe rispondere al quesito “in positivo”, confermando dunque l’ipotesi di persistenza (se pur per brevi intervalli di tempo… ma brevi quanto?); d’altro canto abbiamo pur sempre di fronte, e stavolta “in negativo”, l’ipotesi del random walk e dell’efficienza dei mercati (EMH), a cui inevitabilmente tendono potenzialmente tutti i titoli più liquidi e maturi.

Sempre a mio avviso, è molto più semplice vedere le cose in questo modo, almeno sul nostro mercato: vi sono sì presenti pattern di memoria (cosa usi per ricercarli ?) anche su titoli apparentemente navigati come l’STM in questione; ma questi pattern appaiono e scompaiono ciclicamente. Dipende ovviamente dalla matrice di stato in questione; ma, in ultima analisi, si potrebbe giungere ad un'ipotesi che ha del paradosso: ovvero, la memoria potenzialmente rilevata non sembra “mantenere memoria di se stessa” !

Tutto ciò è allora concretamente sfruttabile ? Come ? Sino a quando ? Basta davvero un semplice modello di regressione linerare ? O addirittura è più che sufficiente un semplice e banale indicatore di momentum ? Della serie: superato un dato yeld entro lungo su ACF positivo e viceversa ?

Mi pare di aver già messo troppa carne al fuoco… e forse sto correndo troppo, ma gradirei sapere come la pensi, e ovviamente cosa pensano gli altri che stanno seguendo questo thread.

A presto.


Meres
 

pio99

Forumer attivo
Non conosco la procedura con cui hai calcolato l'indice di Hurst: o meglio non so precisamente cosa hai regredito, e contro quale variabile lo hai fatto, per determinare lo slope della retta di regresssione (ossia il coefficiente di Hurst)alla serie di dati che hai trovato! Tuttavia i titoli che tu hai analizzato...sicuramente Stm, anche ai miei calcoli hanno mostrato persistenza statistica!
Tuttavia c'è una cosa da precisare: il concetto di persistenza!
Dire che una serie ha memoria, o che è persistente, vale ad affermare che ripeterà,probabilmente, in un intervallo di tempo dato, lo stesso comportamento che ha manifestato nello stesso lag temporale precedente: la persistenza in se altrimenti non ci dice nulla!
Allora STm è stata persistenze dall1/1/04 al31/03/04? Si!?....bene! il trend è stato rialzista? Si..? bene! allora nel successivo trimestre probabilmente fara lo stesso: dovremo monitorare allora l'andamento della persistenza attraverso l'H per valutare quanta di quella persistenza .....resta invariata! Senza questa analisi non ha senso valutare il coefficiente H: ricorda..la statistica di una variabile tende ad essere stabile...ma per intervalli abbastanza brevi...salvo che non ci sia una evidenza % del dato statistico su un periodo abbastanza lungo...da far ritenere la probabilità di un evento davvero molto elevata!
Ok?!
Ora se in quel primo trimestra l'H è stato,invece,minore di zero...significa che la serie storica...non ha presenta memory effect: la serie tenderà ad avere comportamento anti persistente ossia a comportarsi diversamente da come ha fatto!
Questo non significa che se il primo trim è stato long...l'altro sarà short...: significa solo che non avrà lo stesso comportamento...e questa è una grossa informazione per il trading!
Pensa ad un sistema di trading: l'antipersistenza non ti dovrebbe spingere a modificare le regole o quanto meno a rivederle!?!?
Ecco questo è un piccolo segreto delle mie tecniche: uso un system trading solo dopo averne verificato la validità in un periodo in cui il titolo di riferimento si è dimostrato persistente...presupponende di riuscire a mantenere quell'indice di profitto anche nel periodo successivo: l'hurst parla chiaro...ed e meglio avere un parametro oggettivo per valutare quando un trading system puo perdere o meno la sua efficacia![/quote]


OK, giusto per vedere se le due procedure di calcolo sono simili ti riporto brevemente il metodo usato.

Si prendono i log dei rendimenti giornalieri su un dato arco temporale “N” ( 1000 periodi nel caso in questione ) .
Si divide l’arco temporale in un certo numero di sottoperiodi contigui “A” composti da un numero di campioni “n” in modo che “ N = A * n “.
Per ogni sottoperiodo si calcola valor medio e deviazione standard.
Si calcolano inoltre “n” scostamenti accumulati.
Ogni scostamento accumulato e’ definito come somma delle differenze tra i campioni del sottoperiodo e il valor medio associato al sottoperiodo stesso.
Si prende il range come differenza tra max e min degli scostamenti accumulati.
In ciascun sottoperiodo si calcola il rapporto R/S come “range / standard deviation “ .
Alla fine si fa semplicemente una media dei rapporti R/S di tutti i sottoperiodi. Questo viene chiamato “Rescaled Range”.
Il valore ottenuto viene quindi associato al numero di campioni “n”.
L’analisi precedente si ripete cambiando sia il valore di A che il valore di n.
Si passa quindi ad A’ e ad n’ in modo che sia sempre
N = A’ * n’
Al numero n’ viene associato un ulteriore “Rescaled Range ‘ ”.
Si itera questo processo e si ottengono una serie di valori R/S a fronte di valori di n.
Si considera “log(n)” come variabile indipendente e “log( R/S )” come variabile dipendente.
A questo punto si fa la regressione “variabile dip. Vs variabile ind” e si trova lo slope che e’ il coefficiente H.
Nel caso specifico I valori dei sottoperiodi erano 4 , 5, 10, 20, 50, 100, 200 e la regressione e’ stata fatta usando log(4), log(5), log(10), log(20), log(50), log(100), log(200).

Mi hai suggerito un’idea su un TS per stm basato su una semplice EMA e sulla valutazione dell’ H su base trimestrale.
Appena ho un po’ di tempo provo a realizzarlo e poi posto i risultati, buoni o cattivi che siano .

Saluti a tutti .
 

magneto

Forumer attivo
curfr@ ha scritto:
Argema ha scritto:
Un saluto di passaggio :), in questi giorni ci sono poco :)
Cufra e magneto .. il prossimo pranzo vi recluto coatto :lol:

Considerata l'ora in cui posti...dovresti passartela bene :-D !?!?
Comunque per il reclutamento coatto...io ci sto! Adesso vediamo Magneto... :-D

ciao a tutti GRAZIE PER L INVITO :) ok io ci sto spero solo che il pranzo non sarà sotto le ferie di natale perche probabilmente in quel periodo sarò in SRYLANKA :D
 

curfr@

Forumer storico
Ciao Curfr@,

questa è a mio avviso una delle poche vie realmente praticabili per un trading system che possa produrre forme di trading “robuste” e potenzialmente replicabili nel tempo.

Sono d’accordo con te su tutto: ma soprattutto su quel “probabilmente”.

Ovvero, probabilmente si ripeterà il memory effect su un determinato intervallo della serie storica; che si sia utilizzato Hurst, o meglio ancora – credo – il classico coefficiente di correlazione (di Pearson) tra rendimenti vicini (e magari lag diversi) di una medesima serie storica.
A mio modesto modo di vedere la cosa però, qualsiasi problematica di studio di un qualsiasi modello finanziario è sempre d’associare al solito dilemma che tormenta gli analisti ed i trader da sempre, e potenzialmente da sempre insolubile: ovvero, la storia si ripete ?

Il coefficiente di Pearson presuppone un approccio statistica parametrico e pertanto i dati devono essere standardizzati e ricondotti ad una distribuzione normale per essere confrontati. questa è una ipotesi limitativa!
La distribuzione normale è valida per campioni numerosi, teoricamente infiniti! Nel settore dell'analisi finanziaria i campioni sono solitamente di dimensioni inferiori, e la numerosità gioca un ruolo importante nel determinare la forma della distribuzione! Essa...seppur standardizzata, non puo essere considerata normale o approssivamente tale...e se ne discosta tanto piu il campione è piccole! Inoltreil coefficiente di Pearson, per lo stesso modo con cui è definito analiticamente, si presta solo ad una esplicazione del fenomeno piu che avere funzioni predittive!
La R/S analisys...inoltre è solo un "metodo del pollice" per avere un rapido approccio al concetto di persistenza evitando di ricorre re a modelli di analisi multivariata i cui risultati divergono ( loro vantaggio...comunque), in efficacia, non molto dall'analisi condotta con l'H coefficient!



Se da un certo punto di vista, un’eventuale ricerca empirica su determinati mercati poco efficienti, potrebbe rispondere al quesito “in positivo”, confermando dunque l’ipotesi di persistenza (se pur per brevi intervalli di tempo… ma brevi quanto?); d’altro canto abbiamo pur sempre di fronte, e stavolta “in negativo”, l’ipotesi del random walk e dell’efficienza dei mercati (EMH), a cui inevitabilmente tendono potenzialmente tutti i titoli più liquidi e maturi.

La random walk Theory...anche qui...è vera per campioni lunghissimi di dati: il 20/30% del totale delle serie manifestano invece fenomeni non casuali che possono essere sfruttati! I fenomeni non casuali si manifestano su periodi di tempo molto brevi e pertanto ecco il motivo per cui l'analisi con l'indice Pearson non tiene!
Qui non si tratta di predire il futuro...ma di cercare convergenze statistiche che producano un movimento "lineare" e prevedibile della serie che, se conosciute, possano essere sfruttate con anticipo!


vi sono sì presenti pattern di memoria (cosa usi per ricercarli ?) anche su titoli apparentemente navigati come l’STM in questione; ma questi pattern appaiono e scompaiono ciclicamente. Dipende ovviamente dalla matrice di stato in questione; ma, in ultima analisi, si potrebbe giungere ad un'ipotesi che ha del paradosso: ovvero, la memoria potenzialmente rilevata non sembra “mantenere memoria di se stessa” !

Non ho fatto ricerche in merito: non credo che l'approccio sia quello del pattern search: piuttosto ritengo che l'analisi debba essere svolta sulla sequenza dei minimi e dei massimi a tot periodi! La generalità degli operatori monitora questi parametri perchè generalmete opera in break out: secondo te perchè avrebbero tanta l avlenza i gap...nell'analisi grafica! Perchè si monitorano sempre i max ed i min per per stabilire i trend!
Il close....? non serve a nulla! Per l'analisi non serve l'ultimo punto di equilibrio fra domanda ed offerta serve chiaramnete di sapere dove gli operatori hanno tentato di determinare un accordo che li ha tenuti in equilibrio.



Tutto ciò è allora concretamente sfruttabile ? Come ? Sino a quando ? Basta davvero un semplice modello di regressione linerare ? O addirittura è più che sufficiente un semplice e banale indicatore di momentum ? Della serie: superato un dato yeld entro lungo su ACF positivo e viceversa ?
Io ritengo di si... apatto che si individuino le modalità con cui gli operatori si accordano! Vedi..l'analisi grafica semplice non dice moltissimo secondo me: prezzo e tempo non possono essere prevedibili se non si riesce a misurare la ciclicità con cui si producono!
Se esiste, tale ciclicità, deve essere evidente...o quantomeno il piu possibile per essere sfruttata...quando sembra manifestarsi!
Per esempio la foto di un orologio:come potresti leggere il tempo se non sapessi in che senso girano le lancette!?!? E senza conoscere l'ordine con cui si segue la numerazione dei numeri come faresti ad indicarlo con precisione ?
Ecco cosa sto cercando di fare: sto cercando di trovare il modo di sapere come il tempo si scandisce e quando quell'orologio...si mette in moto!
Einstein scriveva che Dio non gioca a dadi: ma è anche vero che ci lascia all'oscuro dell'evidenza delle cose per spingerci ad approfondire il significato della vita cogliendola non come un quadro...ma come un processo!



Perdonatemi qualche divagazione eccessiva...
A presto.
 

curfr@

Forumer storico
OK, giusto per vedere se le due procedure di calcolo sono simili ti riporto brevemente il metodo usato.

Si prendono i log dei rendimenti giornalieri su un dato arco temporale “N” ( 1000 periodi nel caso in questione ) .
Si divide l’arco temporale in un certo numero di sottoperiodi contigui “A” composti da un numero di campioni “n” in modo che “ N = A * n “.
Per ogni sottoperiodo si calcola valor medio e deviazione standard.
Si calcolano inoltre “n” scostamenti accumulati.
Ogni scostamento accumulato e’ definito come somma delle differenze tra i campioni del sottoperiodo e il valor medio associato al sottoperiodo stesso.
Si prende il range come differenza tra max e min degli scostamenti accumulati.
In ciascun sottoperiodo si calcola il rapporto R/S come “range / standard deviation “ .
Alla fine si fa semplicemente una media dei rapporti R/S di tutti i sottoperiodi. Questo viene chiamato “Rescaled Range”.
Il valore ottenuto viene quindi associato al numero di campioni “n”.
L’analisi precedente si ripete cambiando sia il valore di A che il valore di n.
Si passa quindi ad A’ e ad n’ in modo che sia sempre
N = A’ * n’
Al numero n’ viene associato un ulteriore “Rescaled Range ‘ ”.
Si itera questo processo e si ottengono una serie di valori R/S a fronte di valori di n.
Si considera “log(n)” come variabile indipendente e “log( R/S )” come variabile dipendente.
A questo punto si fa la regressione “variabile dip. Vs variabile ind” e si trova lo slope che e’ il coefficiente H.
Nel caso specifico I valori dei sottoperiodi erano 4 , 5, 10, 20, 50, 100, 200 e la regressione e’ stata fatta usando log(4), log(5), log(10), log(20), log(50), log(100), log(200).

Mi hai suggerito un’idea su un TS per stm basato su una semplice EMA e sulla valutazione dell’ H su base trimestrale.
Appena ho un po’ di tempo provo a realizzarlo e poi posto i risultati, buoni o cattivi che siano .

Saluti a tutti .[/quote]


Diciamo che il procedimento va bene: personalmete uso dati settimanali (meno noise) ed effettuo l'R/S analisys con un approccio diverso quanto al campionamento dei rendimenti!
Ma va bene lo stesso....: in ogni caso devi trovare uno smoothing appropriato della serie Hurst per renderlo piu attendibile! prova con una media mobile lunga: io personalmente approssimo regredendo con una polinomiale...e poi uso lo slope della retta di regressione a quella funzione interpolatrice per valutare H!
 

Users who are viewing this thread

Alto