pio99
Forumer attivo
curfr@ ha scritto:Buon lavoro pio...tuttoben congegnato!
Tuttavia, se posso, ci sarebbero da fare delle considerazioni: tu hai approssimato le frequenze normalizzate con una distribuzione "normale"...ossia di Gauss: è evidente che l'appiattimento prodotto dalla distribuzione porti alcuni valori estremanti della frequenza a fuoriuscire dal fitting effetuato con N!
Tuttavia non mi sembra evidente una leptocurtosi, che andrebbe stimata secondo i parametri che ho postato per essere definita numericamnte: io non l'ho fatto...ma ad occhio e croce non noto grosse asimmetrie destre o sinistre tali da indurre considerazioni su curtosi paricilari rispetto alla normale: NON SO SE SONO STATO CHIARO!
E' mevidente che la presenza di code..."grasse" sia sintomo di una tendenza generalizzata delle frequenze a spostarsi su rendimenti particolari: diciamo che però si tratta di una evidenza statistica del trend...non dalla presenza di "memory effect"...nella serie considerata!
La stima effetuata da Hurst per misurare l'esponete H con il modello di regressione per una certa manipolazione del dato...dimostra che la misurazione non puo essere "puntuale" ma deve essere fatta in media e stimata con un dato oggettivo che abbia estremi definiti di valutazione: ma non ritenere che il modello di Hurst abbia una precisione assoluta!
Ci sono altri modelli per l'analisi multivariata che consentono stime dell'effetto memoria molto ma molto piu preciso: ad Hurst si deve il merito di avere alaborato un concetto molto semplice per effettuare la misurazione e per STIMARE un parametro...sulla cui stabilità nel tempo c'è da fare una grossa NOTAZIONE!
Non appena ho il tempo (devo cambiare pc...fare una jpeg...portarla qui...ecc ecc...) ti mostro come l'Hurst sia variabile e come sia necessario ancora un detrend dello stesso affinche il dato sia leggibile correttamente ai fini di una analisi corretto della persistenza statistica di una serie di log rendimenti...che indice altro non è di quella che da tempo io chiamo "logica dominate di trading"....
Ciao Curfr@,
Incuriosito dalla tua affermazione ho messo in piedi il calcolo dell’ esponente H cosi’ come suggerito da Hurst. Ho chiaramente considerato il logaritmo dei rendimenti giornalieri..
Ho preso in considerazione gli ultimi 1000 giorni di borsa e i seguenti sotto-intervalli :
4 – 5 – 10 – 20 – 50 – 100 – 200.
Forse 1000 giorni sono pochi pero’ i risultati sono interessanti.
Ho verificato come traslando la finestra temporale il valore di H cambi.
Ho cercato titoli piu’ o meno “persistenti” sia nel mib30 ( ST e BFI incluse ) che tra le small cap ed e’ venuta fuori la seguente tabellina.
Titolo dal al H
STM 19/10/2000 4/10/2004 0.628333
STM 3/1/2000 12/12/2003 0.630175
BFI 19/10/2000 4/10/2004 0.642868
ENI 19/10/2000 4/10/2004 0.583353
PEL 19/10/2000 4/10/2004 0.627012
CLT 19/10/2000 4/10/2004 0.582205
STM , BFI e PEL sembrano abbastanza “persistenti” mentre i rendimenti di ENI e CLT sembrano piu’ prossimi alla distribuzione normale.
Non sono sicuro al 100% dei calcoli ma i valori mi sembrano in linea con quelli che si trovano sul testo di Peters.
So che questi risultati precorrono il discorso generale ma non posso non raccogliere gli input che “lanci”.

Con stima.
Pio