Spontini il nome.
«Mi sento metà bottegaio e metà imprenditore». È la voce di Massimo Innocenti, la bella storia tutta milanese della pizza al trancio che testimonia con fierezza come si può rivestire entrambi i ruoli: fare la pizza per 30 anni e poi trasformarsi in manager che sa esportare il brand nel mondo. La ricetta è la stessa da sempre, di nuovo c’è che a breve aprirà il sesto negozio Spontini, in via San Raffaele: «La formula del successo non si cambia, ma nel nuovo punto vendita dietro alla Rinascente, la pizza sarà servita su un vassoietto e solo da asporto. Il segreto è che la nostra pizza ha il sapore della semplicità e da sessant’anni accontenta tutti perché è trasversale. Dopo questa apertura ci concentreremo sul mercato estero, il Giappone è già una realtà in divenire, l’obiettivo è aprire tre corner Spontini anche a Londra entro il 2014. La sfida è costruire una catena mantenendo la stessa qualità delle origini». Innocenti, uno dei nipoti della «Bice», cuoco dell’omonimo storico ristorante, ha un po’ di sangue toscano nelle vene e non ha paura di dare la sua ricetta, ben consapevole che quello che serve non è la lista degli ingredienti, ma l’alchimia che si crea tra tempi di lievitazione e proporzioni tra materie prime. Ecco qualche segreto di Spontini (porzione da 3 euro in su) che ha fatto lievitare di diversi milioni di euro il fatturato e radunare un centinaio di dipendenti: «La farina doppio zero viene da Pavia, i pomodori da Piacenza e la mozzarella da Varzi», dice il patron. Il tutto viene impastato e lasciato lievitare per un tempo segreto e poi cotto in una teglia in alluminio di 50 cm, unta con olio di (sorpresa) soia. Ma vien da precisare: molti sostengono che quello che conta è l’acqua? «L’acqua e quella di Milano», risponde con un sorriso.