News, Dati, Eventi finanziari amico caro, te lo dico da amico, fatti li.... qui e' tutta malvivenza (2 lettori)

mototopo

Forumer storico
CONTI FATTI...FACCIAMO COME IL REGNO UNITO? "ESSI" E IL "PIANO" FUORI CONTROLLO.


a9qzls.jpg



1. L'accordo di salvataggio della Grecia risulta sempre più instabile e la reazione a catena della insostenibilità dell'euro non si arresta.
E questo non tanto per ciò che accade in Grecia, che pure è significativo della "non soluzione" attuale: si è dimessa la ministro(a) delle finanze Nadia Valavani, la presidente del parlamento, in veste di deputata di Tsipras, invita la camera a votare no all'accordo e il "comitato centrale" del partito ha molti mal di pancia. In compenso i "sondaggi", che avevano dato costantemente in vantaggio i "sì" nel referendum, ci dicono, con la stessa marmorea attendibilità, che non solo la maggioranza dei greci (70,1%!) ritiene l'accordo un male necessario ma che, addirittura, Tsipras avrebbe aumentato il suo consenso personale (e il tutto sa di bacio della morte da parte dell'ordoliberismo mediatico-collaborazionista ellenico...).


2. Il punto è ben altro: il FMI, ormai lanciato sulla tradizionale deferenza all'azionista di controllo (gli USA), e abbandonata la reticente linea Lagarde (accusata di essere ammiccante alle esigenze del sistema bancario francese...), si impunta.
Facendo eco ad un articolo del NYT (The I.M.F. Is Telling Europe the Euro Doesn’t Work), l'ANSA ci racconta (citando il FT):
"Il Fondo monetario internazionale (Fmi) potrebbe non aderire al nuovo piano di salvataggio della Grecia. E' quanto emerge da un memo di tre pagine - ottenuto dal Financial Times - inviato dall'Fmi alle autorita' della Ue. Memo in cui si parla di un debito greco alle stelle e che sale troppo velocemente, nonche' di obiettivi sul fronte dell'avanzo primario che Atene non potra' mai raggiungere.



Nel memo di tre pagine - spiega l'Ft - il Fondo spiega che le recenti turbolenze nell'economia greca porteranno il debito di Atene a sfiorare il 200% sul pil nell'arco dei prossimi due anni, mentre all'inizio della crisi dell'Eurozona era al 127%.
L'Fmi argomenta quindi che solo attraverso un vastissimo piano di aiuti, molto piu' ampio di quello proposto dall'Europa, il debito greco potrebbe scendere a livelli piu' sostenibili che permetterebbero ad Atene di tornare a finanziarsi sui mercati.
Dunque "attraverso misure - si legge - che vanno ben oltre quelle che l'Europa finora si e' detta disponibile a considerare". Del resto le regole del Fondo monetario gli impediscono di partecipare a salvataggi di paesi il cui debito e' giudicato insostenibile e senza alcuna prospettiva di tornare sul mercato.
Lo ha fatto in passato, ma non intenderebbe piu' farlo. Il Fondo - scriva ancora l'Ft - suggerisce quindi all'Europa diverse opzioni, tra cui una proroga eccezionale del piano di ripagamento dei debiti di Atene con un "periodo di grazia" di altri 30 anni sull'intero stock del debito greco, vale a dire fino al 2053. In alternativa i creditori dell'eurozona dovrebbero garantire trasferimenti annuali sul bilancio della Grecia o prevedere un profondo taglio del debito."


3. Insomma, gli USA fanno sapere, per interposto FMI, che:
a) o si taglia il debito greco (la "proroga eccezionale" ne è una sub-ipotesi), sapendo che è un "rimedio" che non c'è poi motivo di non applicare a qualsiasi altro euro-membro debitore che, da oggi in poi, si trovasse in difficoltà per la insostenibilità del debito determinata dalla impossibilità della crescita;
b) oppure si fa l'unione di trasferimenti, cioè l'OCA perfetta secondo...i manuali (peraltro, con riguardo all'euro, in pratica messi da parte dallo stesso Mundell...).


E tanto per cambiare, l'avevamo detto:
"...il problema, non spiegato da Tsipras e non risolto dal referendum, è che le cause della insolvenza accumulata dalla Grecia non sarebbero risolte, ma anzi aggravate, e dunque possono riprodursi all'infinito, durante i lunghi anni futuri di permanenza nel meraviglioso mondo dell'euro, a parole senza austerità. Ma solo a parole: mentre, nei fatti, si tratta di arrivare, ogni tot anni, a voler essere ottimisti, a una serie di haircuts controllati, sponsorizzati dagli USA, ma il cui peso finanziario sarebbe sostenuto non solo dagli Stati "cessionari di credito" (via ESFS e ESM) di appartenenza delle banche creditrici, ma anche dagli Stati assuntori di debito (per finanziare l'ESM e per rifinanziarne le perdite), e già debitori per conto proprio, tirati dentro questo disastro come l'Italia.
L'unico aspetto paradossalmente positivo, è che gli USA possono (potrebbero) rendersi conto che questa prospettiva, anche in termini di convenienza geo-politica, non è ancora a lungo praticabile.
Gli stessi creditori potrebbero rimetterci troppo, una volta che il rischio dell'insolvenza del debitore, fatto uscire dalla porta del salvataggio via trojke varie, rientrasse dalla finestra del principio della negoziabilità di possibili default parziali periodicamente in sospeso...
E, allora, gli USA potrebbero venire incontro a Germania e Francia, promuovendo una rottura "ordinata" dell'eurozona.
Ma solo se l'UE accettasse di legarsi, quanto prima, al neo-vincolo del TTIP. "


4. A questo punto vale la pena di rammentare, a proposito di come, in modo praticamente automatico, funzionerebbe l'aspetto valutario del TTIP , secondo la previsione di accordo conseguenziale, che abiliterebbe Commissione e Consiglio UE (senza alcun intervento dell'inutile parlamento UE e, più che altro, dei parlamenti nazionali!), a concludere, in forma semplificata, un accordo di cambio coi partner "transatlantici - cioè a fissare un peg sul dollaro -, in base all'art.219 del trattato sul funzionamento dell'Unione:
"In estrema sintesi, una volta che l'euro, - coi suoi enormi effetti di deindustrializzazione e di correzione di tipo "gold standard", cioè tesa a parificare i tassi di inflazione e gli squilibri commerciali agendo sul solo costo del lavoro-, ci ha posto nella condizione di "paese periferico" e strutturalmente indebolito, producendo gran parte dell'effetto Grecia di nostra rispettiva spettanza (a ognuno il suo, ma sempre con uno spettacolare rimodellamento verso il basso della forza economica e della coesione sociale), ci attende un quadro TTIP che, attuato in via di connesso accordo sui cambi, ci porrà in un peg col dollaro, ma sempre senza prevedere i famosi trasferimenti fiscali "federali" a correzione degli squilibri commerciali.
Il tutto, evidentemente, e dovremmo averlo ormai imparato, significa prosecuzione del mercato del lavoro deflazionista interno e precarizzato o, in alternativa...l'Argentina."



5. Analizzando il testo dell'art.219, ci si avvede che entrambe la possibilità sono aperte dalla stipula del TTIP e del corredato peg:
a) mantenimento della moneta unica, magari condita con un sistema di trasferimenti "federale" che sia più funzionale e stabile della soluzione degli "haircuts" periodici e diffusi, così come ormai suggerisce il FMI, e successivo peg;
b) riallineamento dei cambi all'interno dell'area euro (l'art.219 prevede che "Il Consiglio...può adottare, adeguare o abbandonare i tassi centrali dell'euro all'interno del sistema dei tassi di cambio...") e, egualmente, successivo peg sul dollaro (sempre in attuazione del TTIP).



Tutto questo può forse far capire l'atteggiamento del Regno Unito.
Poichè il peg sul dollaro si estenderebbe automaticamente a tutti i paesi aderenti all'UE, indipendentemente dalla precedente adesione alla moneta unica (e/o dal suo mantenimento), gli inglesi staranno pensando bene di tenersi un minimo di orgogliosa sovranità, provvedendo a regolare la propria alleanza commerciale con gli USA secondo la loro convenienza: cioè, sapendo bene che essere invasi di prodotti messicani o degli stessi USA, unitamente all'insediamento inarrestabile dei gruppi finanziari e bancari di Wall Street all'interno della City, non è esattamente un affare: alla loro autonomia e dignità i britannici ci tengono e anche ad uno Stato sociale che è sopravvissuto alla Thatcher molto più di quanto non sia sopravvissuto il nostro agli anni devastanti del vincolo esterno (anche se gli spaghetti neo-liberisti non si vogliono rendere conto di ciò).

6. Questo, tra l'altro, è uno dei motivi per cui ho ipotizzato una pronta uscita dell'Italia dall'UE (P.8, sub. e3)).
Non è che col TTIP, si morirebbe di OGM o di alleggerimento di standard ambientali (magari in tema di fracking); si fa molto prima a morire di tradizionale incuria delle malattie, comunque, dato che sarebbe obbligata l'adozione del (costosissimo...per gli utenti) sistema sanitario "modello USA", completando rapidamente ciò che, solo indirettamente e gradualmente, il trattato UE predica, attraverso la spinta degli obblighi di bilancio pubblico.

7. E dunque, il problema non sta nello scoppio di una presunta disputa tra USA e Germania, con una (a mio modesto parere) trascurabile volontà politica dei primi a voler "punire" la seconda a causa della sua, non più tollerata, intrasigenza nel voler conservare l'austerità come unico modo, ormai fallito, di correzione degli squilibri mercantilistici dell'attuale versione dell'euro.
Agli USA la parte in cui, attraverso l'austerità, si impone un certo modello del lavoro-merce, totalmente flessibile, e si costringono gli Stati a smantellare il welfare appare senz'altro un buon viatico per la futura operatività del TTIP:
"...Si arriverebbe così al mercato del lavoro ideale per gli Investimenti Diretti Esteri (IDE: in acquisizione), come sta imparando a sue spese la miracolosa Irlanda, paradiso distopico dell'(ex)mercantilismo UEM style. (Mentre gli iberici, altri additati come esempio di €-successo, se la passano altrettanto maluccio)


E questo perchè, in vista del Transatlantic Trade and Investment partnership, non aspettano altro per riversarsi sui pochi settori industriali ancora in vita e sul vecchio e, specialmente, nuovo settore dei servizi; quest'ultimo verrà creato privatizzando pensioni e sanità, da devolvere a soggetti finanziari stranieri cui si aprirebbe un ghiotto mercato in Europa. Infatti, nessun normale cittadino - o politico, italiano meno che mai- sa quali siano gli allegati attuali delle bozze e quali settori di servizi includano, necessariamente in estensione del novero dei servizi "liberalizzato" in UE dalla direttiva Bolkenstein.


E dunque l'euro tramonta sfiammeggiando, nell'attesa che il Ttip si abbatta su di noi, mediante diritto internazionale autoapplicativo, enforced da arbitri privati pagati dalle multinazionali, come ci avverte Stiglitz.
Questo diritto internazionale autoapplicativo e bypassing le corti nazionali "in nome del popolo", viene elaborato ed approvato secondo una sorta di rito esoterico, sul quale i parlamenti non possono e non potranno dire nulla.
In attesa del compimento del rito, dunque, l'euro, nel suo tramonto di rabbia (verso l'umanità), continuerà a costituire il mezzo di normalizzazione del lavoro-merce, divorando le Costituzioni democratiche."

8. Il problema, del tutto aggiuntivo a quelli finora segnalati, non è dunque una effettiva situazione conflittuale tra USA e Germania, (la quale, secondo il principio di specializzazione che regola irresistibilmente le aree di free-trade, rimarrebbe l'unico Stato europeo che si potrebbe avvantaggiare del nuovo assetto, divenendo il principale mono-oligopolista del manifatturiero pesante, ad alto valore aggiunto, sui due lati dell'Oceano).

Questa prospettiva di frizione politica sull'assetto €uropeo, in realtà, è destinata ad essere assorbita dalla realtà applicativa del TTIP, rifluendo nel peg col dollaro al quale i tedeschi sono gli unici ad essere veramente attrezzati; e la Germania non può non sapere già da adesso che questo è lo scenario reale a cui fare riferimento nel breve e nel lungo periodo.
I tedeschi sanno benissimo che la questione Grecia è una rogna senza soluzione, ma anche che, intanto, per qualche annetto, 1, 2, forse 3, possono proseguire a mostrare i muscoli, tenendo d'occhio questioni di portata molto più ampia, quale il possibile scoppio di bolle speculative sui mercati finanziari internazionali e l'esigenza di mettere in salvo il proprio pericolante sistema bancario (DB in testa).
Al più i tedeschi cercano di massimizzare il vantaggio acquisito (ovvero di minimizzare i costi del cambiamento), per attenuare l'impatto finanziario dell'alternativa tra un'UE di trasferimenti (ipotesi molto meno probabile e che viene data, diplomaticamente, in pasto agli italiani perchè sono quelli che avrebbero i maggiori motivi di protestare ma anche quelli più ottusamente creduloni della essenzialità dell'euro per la pace), e il un riallineamento dei cambi in sede di €urozona (transitorio e che serva da "ponte" al peg col dollaro).

9. Invece, esclusa una effettiva esplosività della questione tedesca, il problema è tutto interno agli USA. E lo è per via della serie di impressionanti dati, circa la loro debolezza strutturale da barca senza timoniere (che non sia la pressione lobbistica di Wall Street), mostrataci dalla serie di post "Flags of our Fathers".
In sintesi, cosa può porre gli USA al riparo dagli effetti di una nuova esplosione a Wall Street e dintorni?
Il fatto è che, come ci ha spiegato Cesare Pozzi:
"...gli americani hanno perso il controllo della situazione e, se pensiamo possano aiutare la nostra ripresa, i drivers che guidano moneta e relative politiche non sono più legati alle esigenze delle strutture sociali, ma sono determinati da motivazioni squisitamente speculative. Quando i mercati finanziari perdono il loro ruolo di strumentalità rispetto all'economia reale e si inverte il rapporto di potere prevalgono gli obiettivi della parte peggiore, che ci vede come carne da macello o tacchino da spennare."

10. Che è poi un altro modo di dire che:
"Il problema è che gli USA, non paiono coscienti di quanto in Europa l'operazione di distruzione del welfare, sociale e del lavoro, che pure continuano ad auspicare ("le irrinunciabili riforme strutturali"), conduca ad un assetto di forze che sono poi incontrollabili e, quindi, neppure correggibili con l'introduzione degli strumenti che essi stessi considerano come appropriati.
Cioè, in specie, un diverso modello di banca centrale capace di fare le politiche espansive che tutt'ora mettono al centro di ogni possibile soluzione della crisi da domanda.
Dimenticando, tra l'altro, la loro stessa propensione all'intervento pubblico sulla spesa, come attestano i ben diversi andamenti dei deficit pubblici tra bilancio federale e area UEM.
Non hanno capito che, una volta accettato di non contestare il legame tra limitazioni del deficit pubblico e auspicata destrutturazione definitiva del welfare, le riforme strutturali provocano un effetto politico di raffozamento delle tendenze mercantiliste che oggi vorrebbero combattere: si tratta sostanzialmente della sindrome "dell'apprendista stregone", (opposta a quella del "questa volta è diverso").
Una volta evocato il capitalismo sfrenato non si può poi fermarlo a piacimento: il "lavoro-merce" diviene un problema di arretramento oltre gli stessi desiderata dell'improvvido apprendista.
Riusciranno a fermare tutto questo, se veramente sono interessati a questo tipo di "recupero" delle potenzialità dei mercati UEM?

...Per farlo devono comprendere le ragioni profonde della loro stessa crisi sistemica: il neo-liberismo, non è buono se legato alle "nuove" politiche monetarie, mentre diviene "cattivo" se trasposto in Europa in forma di ordoliberismo a matrice mercantilista tedesca.
Il liberoscambismo è un blocco unico di tendenze politiche che in Europa poteva affermarsi solo nella forma attuale: diversamente non sarebbe stato possibile fronteggiare in modo vincente decenni di applicazione delle Costituzioni democratiche. Non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca.
Ma non è possibile ritenere che un ripensamento di questo genere avvenga, da parte loro, in tempi accettabilmente brevi e senza traumi al loro stesso interno."

11. E dunque, siamo in una sorta di corsa contro il tempo; il "piano" di chi comanda veramente, diciamo le oligarchie d'Occidente, riassumibili in ESSI, ha persino scontato e predisposto le "mosse" per il dopo "tramonto dell'euro".
E sarebbe pure un futuro tanto allucinante quanto inesorabile: l'unico inconveniente è che "hanno perso il controllo". Cioè i calcoli sono ad alto rischio di essere sbagliati...
Neppure ESSI, cioè, possono più riuscire a dominare la loro stessa traiettoria, abituati da troppi anni a fare calcoli sbagliati e disumani.
Molte cose sorprendenti possono ancora accadere: e non è detto che "ci" vada sempre per il peggio (che ESSI hanno disattentamente perseguito, con l'allegra e zelante complicità mediatico-culturale della classe dirigente italiana).





Pubblicato da Quarantotto a 17:48 4 commenti: Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest
 

mototopo

Forumer storico
Forum, blog, social e siti: sì al sequestro per diffamazione

Non si può oscurare il giornale online per diffamazione, ma il blog o il semplice sito internet sì: le Sezioni Unite della Cassazione equiparano alla stampa tradizionale non tutto il web ma solo chi fa giornalismo professionale.

ADVERTISEMENT

Un blog, un forum o un sito internet può essere tranquillamente oscurato (o meglio, per usare una terminologia giuridica, “soggetto a sequestro preventivo”) se vi è il fondato sospetto che, attraverso di esso, sia stato commesso un reato come, ad esempio, la diffamazione. Questo perché, a differenza delle testate giornalistiche vere e proprie, un comune sito non gode delle garanzie che la nostra legge e la Costituzione riconoscono alla stampa tradizionale. Il che equivale a dire che non si è giornalisti solo perché si è proprietari di un dominio web.

A mettere i paletti sui diritti e doveri dell’informazione online è un’importantissima sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione pubblicata venerdì scorso [1]. Una pronuncia storica, che vara un orientamento innovativo nell’ambito dei rapporti tra utenti e web. La suprema Corte, infatti, per la prima volta, distingue il mare di internet in due diverse categorie: chi fa informazione giornalistica vera e propria da tutti gli altri casi. Ebbene, solo nella prima ipotesi si applicano le norme a tutela della stampa che impediscono il sequestro preventivo del giornale; negli altri casi, invece, fermo restando il principio della libertà di espressione, la magistratura può decidere il sequestro preventivo a garanzia di eventuali interessi di terzi.

Dunque, solo la testata giornalistica online non può essere oscurata, il semplice sito internet sì. Ma come distinguere l’una dall’altro? Non sarà facile e qui – c’è da scommetterlo – pioveranno numerose sentenze. Intanto, per il momento, la Cassazione offre dei requisiti minimi per poter distinguere quando applicare il bavaglio alla pagina web e quando invece no. Per poter parlare, in particolare, di una testata giornalistica online si deve trattare di un prodotto editoriale vero e proprio ossia:
– deve essere registrato presso il Tribunale del luogo in cui ha sede la redazione;
– deve avere un direttore responsabile (iscritto all’Albo dei giornalisti);
– con una propria testata identificativa;
– deve essere diffuso con regolarità in rete e non saltuariamente;
– deve avere la finalità di raccogliere, commentare e criticare notizie di attualità dirette al pubblico; iscritto all’Albo dei giornalisti;
– deve avere ha un hosting provider (al posto del classico stampatore) e un editore registrato presso il registro degli operatori della comunicazione.

Non sono tali, invece, i blog, i forum, i social network e tutti gli altri siti che fanno informazione senza rispettare i predetti requisiti. Si tratta di forme di comunicazione che costituiscono certamente espressione del diritto di libera manifestazione del pensiero, ma non possono godere delle garanzie costituzionali in tema di sequestro della stampa. Essi rientrano quindi nella vasta area di prodotti privi delle tutele e obblighi previsti dalla normativa sull’informazione.

I commenti degli utenti
Stesso discorso viene fatto per i commenti postati da terzi. Il titolare del sito o del forum resta responsabile e ha l’obbligo di cancellazione di eventuali contenuti postati dagli utenti che siano lesivi dei diritti di terzi se vuole evitare l’oscuramento della pagina. Anche ai commenti, infatti, non si applicano le garanzie previste dalle leggi speciali per la stampa, anche se resta sempre garantita la libertà di espressione: libertà che, comunque, cessa laddove iniziano le libertà altrui.
 

mototopo

Forumer storico
http://www.ilgiornale.it/pagina/diretta-video-papa.html



Condividi:
http://www.facebook.com/sharer/shar...fece-morire-fame-milioni-ucraini-1150244.htmlhttps://twitter.com/intent/tweet?ur...e-milioni-ucraini-1150244.html&via=ilGiornale

Commenti:
1

Così Stalin fece morire di fame milioni di ucraini






Giampietro Berti - Ven, 10/07/2015 - 07:00









commenta




Tra l'autunno 1932 e la primavera 1933 circa 6 milioni di contadini nell'Urss furono volutamente condannati a morire di fame: quasi i due terzi delle vittime erano ucraini. Questa carestia indotta, di proporzioni inaudite, non fu dovuta ai capricci della natura, ma venne orchestrata da Stalin per punire i ribelli delle campagne che, in tutta l'Urss, si opponevano alla collettivizzazione. Si tratta di uno dei maggiori crimini del '900 che ora Ettore Cinnella, uno dei migliori sovietologi italiani, ricostruisce con acribia: Ucraina: il genocidio dimenticato 1932-1933 , Della Porta Editori (pagg. 302, euro 18). Ciò che conta sottolineare non è tanto il genocidio in sé, quanto spiegare perché sia avvenuto. L'attuazione delle direttive criminali impartite da Stalin per annientare ogni forma di opposizione sono la prova più evidente dell'avversione popolare al comunismo. Infatti perché usare il terrore, se la grande massa della popolazione lo avesse accettato? Alla fine degli anni Venti in Russia non esisteva più la borghesia, essendo già stata annientata. La figura del nemico di classe era ora rappresentata dai contadini e dal loro rifiuto di accettare le misure imposte dal regime attraverso il lavoro forzato. Siamo di fronte a una vera e propria criminale pianificazione demografica, che si esprime nella volontà di sradicare dalla società comunista tutti i suoi elementi contrari.
Tutto ciò è la logica conseguenza delle mancate previsioni «scientifiche» del marxismo. Il fatto, cioè, che il venir meno di un adeguato sviluppo storico - precisamente la condizione di arretratezza che caratterizzava allora la Russia - non abbia permesso che la transizione dittatoriale fosse breve, è infatti un'argomentazione priva di fondamento. La previsione marxiana, per la quale la rivoluzione socialista si sarebbe dovuta affermare nei Paesi ad alto sviluppo industriale, non solo ha dimostrato l'erroneità dei suoi assunti, anzi che essa si è realizzata proprio a causa dell'arretratezza. Per cui le successive misure dittatoriali attuate dai dirigenti comunisti per dar corso al loro totalitarismo vanno considerate non come fatti straordinari, ma come conseguenza dell'insufficienza scientifica dei presupposti iniziali. Come affermava giustamente Ignazio Silone «le rivoluzioni, al pari degli alberi, si riconoscono dai loro frutti». Il genocidio ucraino rappresenta una delle tante conferme del rapporto consequenziario tra gli errori del marxismo e gli orrori del comunismo.
 

mototopo

Forumer storico
da samir
Kir, nn so se sei ingenuo o superficiale

Nazismo è sinonimo di un modo di essere, che si identifica con l'assoluto e o il Superiore-

Tu mi confondi il nazionalsocialismo, quella prima fase populista che servì alla nasciata del Nazismo

Insomma quella fase che qui in italia per me , in epoca più recente, occupò Craxi per l'avvento del buon Berlusca:D
O in forma ironica il cosidetto Edonismo reganiano

inosomma quelle fasi dove gli idioti abbocano facilmente


:-o


Non me ne volere ti prendo in buonafede figliolo:-o

 

mototopo

Forumer storico
chiedo scusa se riporto il pezzo di samir,ma dal punto di vista massonico e' molto più complesso....e nn cosi sempliistico.. , riduttivo.banale o monodirezionale,(leggasi il pezzo sopra ,riguardo a stalin)se vogliamo aprire il libro in italia ,penso che in pochi si salvino,da tutte le parti la si voglia guardare, se vogliamo elencare i nomi a sinistraa del comunismo finanziario.................c'e' ne viene una gamba.......o anche del cattolicesimo finanziario
 
Ultima modifica:

mototopo

Forumer storico
POMPIERI CIECHI DELL'€UROPA E I NEO-LIBERISTI CAPACI "DI TUTTO".


POMPIERI_ALLO_SBARAGLIO_2_01.jpg



1. Una breve focalizzazione riassuntiva.
Al fondo dell'entusiasmo che aveva circondato l'idea grossolanamente errata - e altamente irresponsabile (come dimostrano i fatti attuali)- che l'austerità fosse separabile dall'euro, c'è un grosso equivoco politico, determinato da ignoranza economica e alimentato dalla propaganda mediatica (in ultima analisi la più, solo apparentemente, "incomprensibile").
L'equivoco è che l'austerità faccia "stare male" le classi più deboli (una sorta di "dato" a priori, avulso dal fuzionamento dell'UEM) quale strumento di risoluzione della crisi e di ritorno alla crescita: da ciò, l'idea altrettanto cialtronica, che la recessione esista di per sè, indipendentemente dall'euro e dalle sue politiche di correzione.


2. Sintesi dialettica: troviamo un altro modo per uscire da recessione e disoccupazione provocate dalla "finanza cattiva" che - e questo è il massimo livello "pikettiano" di sofisticazione dell'analisi- semmai (semplicemente) aggrava la crisi determinando (attenzione: dopo che comunque la recessione sia insorta a causa della finanza cattiva), una cattiva distribuzione del reddito e della ricchezza.
Ma l'accrescimento sistematico del novero delle classi deboli è un obiettivo preciso, semmai un segnale di successo, della costruzione €uropea, ossessionata dalla restaurazione del capitalismo anteriore alla crisi del '29, in omaggio alla ideologia strategica di Kalergy, e poi Hayek (comunque convinto sostenitore, come Roepke, della teoria quantitativa della moneta) e dell'allievo Friedman (continuatore di Hayek, al vertice del think tank "Mont Pelerin", dove ogni idea sulla costruzione europea ha trovato la sua attuale formulazione).




3. Una cosa deve essere chiara, invece: la recessione e la disoccupazione sono proprio la conseguenza dell'euro e delle politiche di correzione, neo-liberiste, degli squilibri che esso determina. Esattamente come accade ai tempi di Hoover, e del double-dip perseguito da Bruning, Laval e Mc Donald.
Ne abbiamo parlato tante volte, ma la "caduta dal pero" della indignazione un tanto al chilo di questi giorni rende utile ribadirlo.


Gli indignati attuali "prevalenti" (gli spaghetti tea-party che drenano le già scarse risorse culturali italiane per uscire mai dalla crisi), di tutte le salse e posizioni politiche, tendono addirittura ad attribuire a Tsipras la chiusura delle banche, come pure l'aggiuntiva recessione, che sarebbe stata provocata (!) dalla imprudenza di Tsipras nel voler mitigare tagli alla spesa pubblica e riforme deflazioniste del lavoro!...


Una recessione dilagante che, al contrario, verrà, come ha dimostrato agevolmente Krugman, dalle misure di austerità attualmente re-imposte e che, nelle forme del precedente memorandum, Tsipras non aveva voluto implementare, volendo però preservare l'adesione incondizionata all'euro. Dimenticando che, per Schauble, in una paradossale legittima posizione, derivante dalla rivendicazione monca di Tsipras sul piano costituzionale nazionale, quelle misure erano sempre valide, proprio perchè "giuridicamente" indifferenti all'arrivo di un nuovo governo regolamente eletto.


4. Il clou logico di questo diffuso atteggiamento, equivale a dire che la Resistenza dei popoli all'occupazione nazista sia stata essa responsabile, a titolo di colpa, della brutalità degli stessi occupanti, negando ogni legittimità alla "sovranità" democratica nazionale ed assolvendo gli occupanti in quanto legittimi creditori (non importa "come" lo siano divenuti), sempre da tutelare e a favore dei quali autorizzare a ogni forma ritenuta conveniente (per loro), di realizzazione del loro credito.
Questo perverso ribaltamento dei principi fondamentali condivisi dalle Nazioni civili, lo jus cogens che dovrebbe limitare gli eccessi brutali del diritto internazionale (dall'imperialismo e dal colonialismo, strettamente connessi nel '900), è divenuto il nuovo patrimonio comune della cultura €uropea.
Da ieri se ne stanno accorgendo anche i...sassi, ma tale ribaltamento era predisposto come un congegno inesorabile nelle mire dei costruttori dell'€uropa...


5. Diviene così fonte suprema di diritto (della forza) e di dominio legittimo, al posto della debellatio armata, il "credito" (predatorio) nascente, ieri, dalla forza incontestabile della "vittoria" con le armi, e oggi dalla vittoria nella competizione mercantilistica, autorizzata a tavolino dai trattati asimmetrici dell'€uropa della finanza.


Parrebbe incredibile che oggi, dopo fiumi di retorica, (sempre più strumentale e svuotata dall'incedere del sogno €uropeo), sulla reazione democratica al nazifascimo negli anni '40, si sia capaci di questa idea diffusa e mediaticamente dominante: la colpa delle aggressioni ostili, in forma di debellatio, ad interi popoli un tempo "sovrani", sarebbe delle vittime. Opporsi alla logica perversa del creditore, che si autoafferma irresponsabile (al moral hazard), grazie al funzionamento inevitabile di un trattato free-trade - come tale destinato a imporre e ad amplificare rapporti di forza ineguali -, diviene il metro della nuova colpa "collettiva" di popolo, in una reminiscenza che dovrebbe ritenersi agghiacciante, se non fosse convidisa dalla cultura politico-mediatica dominante.


6. Perfettamente su questa linea, abbiamo le parole di Giuliano Ferrara: si condanna chi resiste alla privazione della democrazia di fronte ai creditori stravincitori, e come tali incontestabili a prescindere dalla liceità degli strumenti di guerra utilizzati, mentre si elogia chi, come governo tecnico instaurato nell'interesse degli "occupanti", fa acquiescenza e si presta con zelo ad assecondarne ogni possibile pretesa; meglio se lo faccia dissolvendo, in Italia come in Grecia, il concetto stesso di legittimità costituzionale dell'interesse nazionale.
Parole esemplificative di un paradigma supercondiviso in Italia, solo appena più eloquenti e crude di quelle utilizzate da altri, sotto egide morali addirittura "di sinistra" che si richiamano alla priorità irrinunciabile di un valore come la "pace" (!) che sarebbe garantita dalla preservazione ad ogni costo della costruzione €uropea.


Una versione ideal-moralistica destinata, - in questa versione wishful thinking, e non si sa quanto frutto di incompetenza o di inconfessabile volontà di compiacere i potenti che legittimano dall'estero i governi in €uropa,- a correggere il rullo compressore delle pretese dei creditori, incontestabilmente legittimate dai trattati, si dice, attraverso l'approdo negli Stati Uniti d'€uropa: cioè, pensate un po', attraverso il cedimento di ulteriore sovranità a chi se ne è già appropriato, distruggendola in un buco nero. Cioè, in termini che sarebbe ormai irresponsabile negare, ai paesi inevitabilmente prevalenti nel gioco della specializzazione intrinseco a un trattato free-trade.


7. Sia chiaro, la responsabilità dell'attuale governo greco, come subito anticipammo, sta proprio nel non aver mai voluto contestare la "liceità", alla stregua dei canoni costituzionali nazionali inderogabili che deponevano manifestamente a suo favore, non solo dei mezzi "consentiti" dai trattati per vincere la guerra mercantilista in cui si è risolta l'unione monetaria di Maastricht, ma anche delle conseguenze inevitabili di questa stessa UEM.
Ma rimane il fatto che, per Syriza, come per coloro che in Italia gli sono andati dietro, non è ancora chiaro come disoccupazione e recessione (o al più stagnazione perenne, nel migliore dei casi) sono solo e sempre la conseguenza della moneta unica e non dell'austerità "avulsa", che ne è solo uno strumento di riequilibrio annunziato come "unico programmaticamente disponibile" fin dagli anni '70.


8. Rimane infine da segnalare un aspetto: l'accordo attuale è altamente instabile e questa instabilità dilagherà in tutte le forme possibili nei prossimi giorni, settimane e mesi.
Pikketty, persino lui, parla di "nazionalismo" tedesco ignorante della Storia, cercando pateticamente di ricondurre agli schemi consueti dell'internazionalismo neo-liberista della "pace" la presunta deviazione dell'€uropa dagli schemi alla Ventotene.
Preferisco Monti, che con maggior sincerità ribadisce che la Grecia è il maggior successo dell'euro, e che la crisi ha almeno dimostrato "l'amore dei greci per questa moneta".


Ma questo successo, tale solo in una rigida e raggelante visione del funzionamento inesorabile dello schema neo-liberista a cui si riduce l'€uropa, ha già portato agli inizi di una confusa e violenta ribellione in Grecia.
E dilagherà ovunque, alimentata da accuse verso i tedeschi, tanto più risibili quanto più, da parte di chi tardivamente le muove, li si è lasciati fare, assecondandoli con un trattato "su misura" ordoliberista: per "tenerli dentro l'€uropa"...e per poi accusarli di essere nazionalisti!
La incapacità di vedere la realtà, cioè di criticare l'evidenza che l'euro e i trattati - non l'austerità!- nella loro lettera e sistematica normativa, sono solo questo gigantesco tentativo di restaurazione neo-liberista in odio alla democrazia, porterà a conseguenze traumatiche per l'€uropa: i pompieri attuali appaiono così intossicati da non saper individuare l'epicentro del focolaio e non faranno in tempo ad evitare il dilagare dell'incendio.
Sarà un periodo turbolento e traumatico, reso tale da ritardi incolmabili nella difesa della democrazia sostanziale e nello scorgere le vere direzioni dell'attacco a cui è sottoposta: l'unico aspetto positivo è che, i neo-liberisti perderanno il controllo sociale proprio al culmine della loro apparente ascesa.
Ma, si sa, quando ciò accade, poi sono capaci di tutto...


Pubblicato da Quarantotto a 12:12 7 commenti:
 

mototopo

Forumer storico
Operation
<LI id=menu-item-11773 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11773">Difesa <LI id=menu-item-11772 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11772">Eurasia <LI id=menu-item-11770 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11770">Geopolitica <LI id=menu-item-11778 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11778">Giappone <LI id=menu-item-11769 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11769">Imperialismo <LI id=menu-item-11775 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11775">Storia <LI id=menu-item-11774 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11774">Tecnologia <LI id=menu-item-11777 class="menu-item menu-item-type-taxonomy menu-item-object-category menu-item-11777">Varie La Cina si sbarazza di 143 miliardi di dollari del Tesoro USA in tre mesi

luglio 19, 2015 Lascia un commento

Tyler Durden Zerohedge 17/07//2015 Quando gli ultimi dati di Capital Treasury International sono stati diffusi ieri, molti si sono affrettati a concludere che non solo la vendita della Cina di buoni del Tesoro USA è finita, ma con ulteriori 7 miliardi di titoli di Stato degli Stati Uniti, la partecipazione totale della Cina sia di 1270,3 miliardi, il massimo dal maggio 2014. E se si guardasse semplicemente alla voce “Cina” della tabella dei maggiori detentori di titoli esteri, sarebbe corretto. Tuttavia, come abbiamo mostrato in precedenza, se si considerano le partecipazioni del Tesoro della Cina, va anche aggiunto il tesoro “belga”, laddove la Cina era stata anonimamente impegnata in frenesie di acquisti registrate attraverso Euroclear dalla fine del 2013, che però si conclusero con il botto dei primi mesi del 2015. Ecco cosa avevamo detto il mese scorso:
• Il “Belgio” è, o meglio, era una facciata della Cina: di SAFE, CIC o PBOC.
• Le partecipazioni del Belgio, dopo l’impennata a 381 miliardi di dollari un anno fa, sono cadute mentre la Cina ha scaricato la maggior parte delle partecipazioni custodite da Euroclear, e una volta che tale cifra è tornata al livello storico di circa 170/180 miliardi, il “Belgio” tornava ad essere solo il Belgio.
• La Cina ha varie riserve estere sommerse contemporaneamente e questo è stato compensato dal maggiore calo trimestrale di titoli del tesoro detenuti pro-forma dai cinesi, scesi della cifra record di 72 miliardi a marzo, un record da 113 miliardi nel trimestre.
Non è proprio chiaro perché la Cina, che usa da sempre banche offshore nel Regno Unito per le transazioni di titoli degli Stati Uniti, abbia scelto il Belgio (e Euroclear) o di nascondere le proprie operazioni così rozzamente, tuttavia la recente accelerazione del deflusso di capitali dalla Cina si manifesta nel tuffo delle riserve forex cinesi, assieme al record della liquidazione mensile totale delle aziende cinesi, indicata proprio laddove la Cina li scambiava. Quindi, con il beneficio dei dati TIC sappiamo che la liquidazione del Tesoro della Cina non solo non s’è fermata, ma continua. Ancora una volta entra il Belgio, solo che questa volta non si tratta di un acquirente “misterioso” dietro le aziende del piccolo Paese europeo, ma di un venditore. Come mostra il grafico qui sotto, dopo un calo record di 92,5 miliardi a marzo, il “Belgio” ha venduto altri 24 miliardi ad aprile ed ancora 26 miliardi a maggio, portando la liquidazione totale all’enorme cifra di 142,5 miliardi per marzo, aprile e maggio. Ciò significa che, dopo l’incremento del tesoro della Cina di 7 miliardi di dollari a maggio, dopo l’aumento di 40 miliardi nei due mesi precedenti, al netto della liquidazione del Belgio, la Cina ha venduto la cifra record di 96 miliardi del Tesoro negli ultimi tre mesi. Giusto per confermare l’aggiunta dei drammatici cambiamenti delle partecipazioni del “Belgio” al Tesoro della Cina, ecco un grafico che confronta le riserve Forex della Cina che, come abbiamo saputo oggi, sono drammaticamente aumentate di 600 tonnellate di oro, ma soprattutto che le riserve forex si sono ridotte a 3693 miliardi di dollari dopo un calo di 17 miliardi dai 3711 miliardi del mese precedente, il minimo dal settembre 2013! Mettendo tutto questo insieme, si comprende che la Cina ha già scaricato la cifra record di 107 miliardi di dollari di buoni del Tesoro USA nel 2015, per compensare quello che oggi è l’evidente fuga di capitali dal continente e il più aggressivo tentativo di mantenere stabile il Renminbi
 

Users who are viewing this thread

Alto