Analisi fondamentale Forex

Nelle ultime 24 ore, il greggio è cresciuto del 3,55% chiudendo a 47,83 dollari al barile. I mercati puntano su una reazione del cartello dell'Opec e dell'alleato russo con nuovi tagli coordinati della produzione a supporto dei prezzi che potrebbero giungere alla fine di questa settimana, in occasione del meeting di Vienna in calendario il 5 e il 6 marzo prossimi. Circolano ipotesi su un taglio da un milione di barili di petrolio al giorno, un intervento in gran parte sostenuto dall'Arabia Saudita, ma che dovrebbe trovare l'appoggio anche degli altri membri del cartello e di Mosca. Ci sono però analisti che temono che un simile intervento possa, anche non bastare. Fondamentale per le quotazioni del greggio anche l'ipotesi di prossimi interventi emergenziali delle banche centrali e della Fed in particolare, che con nuova liquidità potrebbero sostenere i mercati globali.

Nelle ultime sessioni i prezzi del petrolio WTI e Brent hanno recuperato terreno, dopo essere capitolati di oltre il 20% dai record del 2020, a causa dei timori su un forte rallentamento dell'economia a livello globale provocato dagli effetti negativi del coronavirus. Dallo scorso venerdì, il WTI è balzato del 7,2%, mentre il Brent è salito del 7%. Si tratta del rialzo in due giorni, su base percentuale, più forte per entrambi i contratti dal rally successivo agli attacchi missilistici contro gli impianti sauditi, avvenuti nel settembre del 2019.

Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 48.08$, in aumento dello 0,52% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 45,77$ seguito da 43,46$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 49,47$ seguito da 50,86$.
 
Nelle ultime 24 ore, l'USD è diminuito dell'1,69% rispetto allo JPY giapponese, chiudendo a 108,29 dollari. Sul fronte dei dati macro, secondo quanto comunicato dall'Ufficio di Gabinetto nipponico, in febbraio la fiducia dei consumatori è scesa in Giappone a 38,4 punti dai 39,1 punti registrati in dicembre e gennaio (38,7 punti in novembre). L'indice, sotto la soglia di 50 punti che separa fiducia da pessimismo ormai dal marzo 2006, si confronta con attese degli economisti per un ribasso 38,3 punti.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute USD/JPY è stata quotata di 107,98$, in diminuzione dello 0,29% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 107.39$ seguito da 106,81$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 108,57$ seguito da 109,17$.

Nelle ultime 24 ore, l'AUD è diminuito del 5,24% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 0,6542 dollari. Sul fronte dei dati macro, la Reserve Bank of Australia (Rba) ha tagliato i tassi d'interesse di 25 punti base portandoli sui nuovi minimi storici dello 0,50% dopo averli ridotti dello stesso ammontare nel meeting dello scorso ottobre (e avere fatto altrettanto in giugno e luglio). "L'epidemia di coronavirus all'estero sta attualmente avendo un effetto significativo sull'economia australiana, in particolare nei settori dell'istruzione e dei viaggi", ha dichiarato il governatore Philip Lowe. "Il board continuerà a monitorare attentamente gli sviluppi, anche nel mercato del lavoro, restando pronto a facilitare ulteriormente la politica monetaria, se necessario, per supportare la crescita sostenibile nell'economia", ha aggiunto. "Nel breve periodo, gli incendi boschivi e l'epidemia di coronavirus peseranno sulla crescita interna", ha ammesso. "E l'incertezza che si sta creando potrebbe anche incidere sulla spesa interna. Di conseguenza, la crescita del Pil nel trimestre di marzo sarà probabilmente notevolmente più debole di quanto previsto in precedenza", ha concluso Lowe.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute AUD/USD è stata quotata di 0,6548$, in aumento dello 0,09% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 0.6516$ seguito da 0.6484$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 0,6574$ seguito da 0,6600$.
 
Nelle ultime 24 ore, il greggio è diminuito dell'1,80% chiudendo a 46,97 dollari al barile. Rimbalzano i prezzi del petrolio dalla caduta peggiore dal 2008 registrata la scorsa settimana. A fare da assist agli scambi contribuiscono le aspettative di nuove mosse da parte delle banche centrali mondiali per stabilizzare i mercati finanziari, mentre cresce la speranza che l'Opec+ decida di aumentare ulteriormente i tagli alla produzione di greggio, nella riunione in calendario il prossimo 5 e 6 marzo, in scia al continuo diffondersi del coronavirus al di fuori dei confini cinesi.

Il petrolio rimbalza sui livelli precedenti all'intervento d'emergenza annunciato ieri dalla Federal Reserve, dopo aver reagito con uno scivolone che aveva portato il Wti sotto i 47 dollari.Il benchmark americano sui mercati asiatici guadagna 74 centesimi a 47,92 dollari al barile mentre il greggio di riferimento europeo Brent sale di 73 centesimi a 52,59 dollari al barile. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 46.69$ seguito da 45.49$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 48,88$ seguito da 49,87$.

Nello stesso tempo, l'XAU/USD è aumentato del 3,15% chiudendo a 1641,60 dollari l'oncia. Nella sessione asiatica, la quotazione dell'oro è stata di 1643,70$, in aumento dello 0,13% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di discesa, la quotazione dell'oro potrebbe trovare un supporto a 1607.17$ seguito da 1570,63$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1667,27$ seguito da 1690,83$.
 
Nelle ultime 24 ore, l'EUR è aumentato dello 0,28% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,1174 dollari. Sul fronte dei dati macro, ieri la Federal Reserve ha comunicato di aver abbassato il tasso di interesse sui fed funds dello 0,50%, portando il tasso obiettivo a 1,00-1,25 per cento. Nonostante i fondamentali dell'economia USA ancora solidi, il coronavirus mette a rischio l'attività economica: questa la motivazione della mossa a sorpresa e prima della prossima riunione del FOMC, il braccio operativo della Fed, in programma il prossimo 17-18 marzo. Invece, l'Institute for Supply Management di New York ha reso noto che nel mese di febbraio l'Indice ISM New York è salito al 51,9% da 45,8% di gennaio, attestandosi a 867,9 punti, in crescita da 866,9 punti della rilevazione precedente.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute EUR/USD è stata quotata di 1.1162$, in diminuzione dello 0.11% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.1101$ seguito da 1.1039$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,1218$ seguito da 1,1273$.

Nelle ultime 24 ore, l'USD è diminuito del 2,81% rispetto allo JPY, chiudendo a 107,06 dollari. Sul fronte dei dati macro, nel mese di febbraio l'indice PMI servizi stilato da Jibun Bank/Markit del Giappone si è attestato a 46,8 punti, rispetto ai precedenti 51 punti. Il dato è scivolato così in fase di contrazione, in quanto inferiore alla soglia dei 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e fase di espansione (valori al di sopra) dell'economia. In contrazione anche l'indice PMI Composite, sceso a febbraio a 47 punti, rispetto ai 50,1 punti precedenti. Rispetto agli indici Pmi di Cina e Hong Kong, praticamente dimezzati a causa del coronavirus, l'attività del Giappone ha in qualche modo tenuto. L'ottimismo delle aziende, inoltre, è crollato al minimo in quasi quattro anni.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute USD/JPY è stata quotata di 107,40$, in aumento dello 0,32% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 106.79$ seguito da 106.17$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 108.08$, seguito da 108,75$.
 
Nelle ultime 24 ore, il greggio è cresciuto dello 0,64% chiudendo a 47,27 dollari al barile. Sul fronte dei dati macro, EIA (Energy Information Administration) ha comunicato che negli USA alla fine della scorsa settimana le scorte di petrolio hanno fatto segnare un incremento di 0,785 milioni di barili, a fronte di un aumento di 2,644 milioni atteso dagli analisti (settimana precedente: +0,452 milioni).

Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 47.36, in aumento dello 0,19% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 46,54$ seguito da 45,71$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 48.30$ seguito da 49.23$.

Nello stesso tempo, l'XAU/USD è diminuito dello 0,53% chiudendo a 1637,70 dollari l'oncia. Nella sessione asiatica, la quotazione dell'oro è stata di 1639,70$, in aumento dello 0,12% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di discesa, la quotazione dell'oro potrebbe trovare un supporto a 1631.33$ seguito da 1622,97$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1649,33$ seguito da 1658,97$.
 
Nelle ultime 24 ore, l'AUD è diminuito del 4,10% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 0,6621 dollari. Sul fronte dei dati macro, secondo quanto reso noto dal Bureau of Statistics di Canberra, in gennaio la bilancia commerciale dell'Australia si è attestata su base rettificata stagionalmente su un surplus di 5,21 miliardi di dollari australiani, in declino rispetto ai 5,37 miliardi della lettura finale di dicembre (5,52 miliardi in novembre) e contro i 4,80 miliardi del consensus. In gennaio le esportazioni dall'Australia sono calate del 3% sequenziale, contro il progresso dell'1% di dicembre (2% in novembre). Le importazioni sono parimenti scese del 3% contro la precedente crescita del 2% (3% la flessione di novembre).

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute AUD/USD è stata quotata di 0,662$, in leggera diminuzione rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 0.6597$ seguito da 0.6575$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 0,6636$ seguito da 0,6653$.
 
Nelle ultime 24 ore, il greggio è diminuito del 2,50% chiudendo a 46,09 dollari al barile. Prezzi del petrolio ancora in ribasso, nonostante le attese di nuovi tagli all'offerta da parte dei Paesi esportatori, nel tentativo di arginare i cali delle quotazioni dovuti alle ripercussioni sulla domanda della crisi sul coronavirus. Il barile di Brent, il greggio del mare del Nord perde 88 cents a 49,11 dollari. Il West Texas Intermediate cala di 68 cents a 45,22 dollari. Oggi l'Opec "Plus", l cartello degli esportatori nella configurazione allagata a altri grandi produtori, in rimi la Russia, dovrebbe decidere sui nuovi tagli. Ieri il vertice Opec si è chiuso con la raccomandazione di nuovi tagli da 1,5 milioni di barili.

In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 44.68$ seguito da 43.92$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 46,87$ seguito da 48,31$.

Nello stesso tempo, l'XAU/USD è cresciuto del 2,07% chiudendo a 1672,90 dollari l'oncia. Il mercato ha recuperato oltre il 62% del forte calo della scorsa settimana, indicando che gli acquisti si stanno rafforzando. Gli acquirenti sono spinti dalle preoccupazioni sulla diffusione del coronavirus e il suo impatto sull’economia che sta peggiorando, il che potrebbe portare a una recessione globale. Ciò sta spingendo gli investitori in oro a fissare ulteriori tagli dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali e stimoli fiscali da parte dei loro governi.
 
Nelle ultime 24 ore, la GBP è scesa dello 0,57% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,2954 dollari. Sul fronte dei dati macro, nel Regno Unito, l'Indice Halifax dei Prezzi Immobiliari ha registrato a febbraio un incremento dello 0,3% su base mensile superiore alle attese fissate al +0,2% e dal +0,4% della rilevazione precedente. Rispetto a febbraio 2019 l'indice e' cresciuto del 2,8% dal +4,1% della rilevazione precedente.

Partenza in deciso ribasso per le Borse europee, sui timori crescenti per il coronavirus. In avvio l'indice Eurostoxx 50 cede l'1,91%. A Francoforte il Dax perde l'1,88%, a Parigi il Cac40 segna una flessione dell'1,77% e a Londra l'indice Ftse100 cala dell'1,57%. Nuovi minimi storici per i rendimenti del Treasury decennale statunitense che si pongono in queste ore allo 0,781% scontando dunque un aumento dei prezzi di 13/32esimi. I titoli di Stato americani scontano le attese di nuovi interventi sui tassi della Fed, la crescente emergenza anche economica e finanziaria dettata dalla crisi del coronavirus e la fuga dal rischio degli investitori. Il rendimento del decennale USA ha aggiornato i minimi storici in particolare allo 0,764% mentre il Dollar index segna adesso un pesante calo dello 0,57% a quota 96,26 e il biglietto verde cede lo 0,34% sull'euro e lo 0,42% sullo yen.

Nel primo pomeriggio verranno diffusi il tasso di disoccupazione, la variazione degli occupati nei settori non agricoli (le cosiddette non farm payrolls) e l'andamento dei salari a febbraio. In uscita sempre dagli Stati Uniti anche la bilancia commerciale. Si segnala inoltre il vertice Opec+ a Vienna.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute GBP/USD è stata quotata di 1,2963, in aumento dello 0,07% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.2897 seguito da 1.2831, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,2999, seguito da 1,3035.
 
Nelle ultime 24 ore, il greggio è aumentato del 4,93% chiudendo a 31,91 dollari al barile. Il primo indiziato per la debacle è la Russia che come noto la scorsa settimana ha rifiutato di partecipare al nuovo e ulteriore taglio coordinato della produzione promosso dall'Opec. A fronte dello shock sulla domanda inferto dal coronavirus non si è dunque strutturata una nuova barriera al calo dei prezzi sul fronte della produzione. E' da notare che il Dollar Index segna in queste ore un pesante ripiegamento dell'1,01% che probabilmente sconta l'allarme coronavirus e la probabilità di nuovi interventi espansivi della Fed, tuttavia va ricordato che il contemporaneo calo dei prezzi del greggio e del dollaro, che normalmente si muovono in direzione opposta, conferma l'anomalia della situazione attuale e conferma la fuga degli investitori dai mercati. Su queste quotazioni del greggio diversi operatori di peso statunitensi potrebbero inoltre essere portati fuori mercato.

Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 33.27$, in aumento del 4,26% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 28.78$ seguito da 24.29$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 36,32$ seguito da 39,37$.

Nello stesso tempo, l'XAU/USD è diminuito dell'1,11% chiudendo a 1677,10$ dollari l'oncia. Nella sessione asiatica, la quotazione dell'oro è stata di 1666,50, in diminuzione dello 0,63% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di discesa, la quotazione dell'oro potrebbe trovare un supporto a 1651,00$ seguito da 1635,50$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1689,00$ seguito da 1711,50$.
 
Nelle ultime 24 ore, l'EUR è aumentato dello 0,26% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,1427 dollari. L'euro si modera a 1,1315 dollari negli scambi del primo mattino in Europa, dopo l'impennata di ieri che specularmente ai crolli a catena delle Borse aveva visto marcati deprezzamenti del biglietto verde, con la valuta condivisa salita fino a quota 1,15 sui massimi da oltre un anno. Oggi si spera in rimbalzo stabilizzazione delle Borse, anche grazie alle attese di nuovi stimoli in risposta al coronavirus. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.1346$ seguito da 1.1296$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,1466$, seguito da 1,1536$.

Sul fronte dei dati macro, in Francia L'Insee ha reso noto che l'Indice dei Salari non agricoli, che misura la variazione del numero di posti di lavoro nel corso in tutte le attivita' non agricole, e' cresciuto dello 0,4% nel quarto trimestre dopo essere cresciuto dello 0,2% nel terzo trimestre. Nel complesso la creazione di posti di lavoro netti ha raggiunto le 88.800 unità. Rispetto al un anno fa l'occupazione è aumentata dell'1,1%.

Nelle ultime 24 ore, la GBP è aumentata dello 0,48% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,3091 dollari. Sul fronte dei dati macro, secondo quanto comunicato dal British Retail Consortium (Brc), in Gran Bretagna le vendite al dettaglio a perimetro costante sono calate dello 0,4% annuo in febbraio, dopo la lettura invariata di gennaio (1,7% il progresso di dicembre). Le vendite totali sono invece salite dello 0,1% annuo, contro il precedente incremento dello 0,4% (2,2% in dicembre).

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute GBP/USD è stata quotata di 1,3064$, in diminuzione dello 0,21% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.2999$ seguito da 1.2935$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1.3164$, seguito da 1.3265$.
 

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