Analisi fondamentale Forex

Nelle ultime 24 ore, il greggio è sceso del 2,64% chiudendo a 45,03 dollari al barile di venerdì. Oggi i petroliferi sono in positivo grazie al greggio che rimbalza dai minimi toccati in fine settimana. Il future maggio sul Brent segna 51,80 $/barile (da 48,40 circa, minimo da luglio 2017), il future aprile sul WTI 46,60 $/barile (da 43,50 circa, minimo da fine 2018). Eni +1,3%, Saipem +0,7%, Tenaris +2,2%.

Secondo la maggior parte del mercato, nel meeting in arrivo i Paesi produttori interni ed esterni al Cartello concorderanno una nuova riduzione della produzione con l’obiettivo di bilanciare un mercato travolto dal coronavirus. L’Arabia Saudita, ad esempio, ha già fatto pressione per un taglio di 1 milione di barili al giorno mentre alcune banche centrali (come la Fed) hanno segnalato la loro intenzione di agire per tutelare l’economia e la stabilità finanziaria. Una mancata azione dell’OPEC+, invece, potrebbe scatenare una nuova ondata di vendite e dunque un nuovo affondo del prezzo del petrolio, che dall’inizio dell’anno ha già lasciato sul campo circa 20 punti percentuali.

Secondo gli esperti di Fitch Solution, comunque, qualsiasi taglio ulteriore sarà di breve durata, magari di 3 mesi, giusto il tempo di fronteggiare l’emergenza coronavirus. L’accordo attualmente in vigore (la cui scadenza è prevista per fine mese) ha imposto ai produttori di limitare l’output di 1,7 milioni di barili al giorno. Se ci sarà, la riduzione aggiuntiva verrà comunicata come anticipato nelle giornate del 5 e del 6 marzo, al termine del meeting OPEC+.

In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 44.57$ seguito da 42.93$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 47,14$ seguito da 48,07$.

Nello stesso tempo, l'XAU/USD è diminuito del 4,71% chiudendo a 1571,00 dollari l'oncia di venerdì. Nella sessione asiatica, la quotazione dell'oro è stata di 1600,00$, in aumento dell'1,85% rispetto alla chiusura di venerdì. In caso di discesa, la quotazione dell'oro potrebbe trovare un supporto a 1560.23$ seguito da 1520,47$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1643,53$ seguito da 1687,07$.
 
Nelle ultime 24 ore, l'EUR è aumentato dello 0,25% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,1029 dollari di venerdì. Sul fronte dei dati macro, secondo gli ultimi dati PMI di IHS Markit di febbraio, anche se solo leggermente e al tasso più debole in un anno, continuano a peggiorare a febbraio le condizioni operative del settore manifatturiero dell'eurozona. L'indice destagionalizzato IHS Markit PMI del Settore Manifatturiero dell'Eurozona ha registrato a febbraio 49,2, in salita da 47,9 di gennaio e leggermente al di sopra della precedente stima flash. Nonostante il PMI abbia ormai riportato un valore inferiore alla soglia di non cambiamento di 50,0 per 13 mesi consecutivi, l'indagine di febbraio ha segnato non solo il valore più alto in un anno ma anche il secondo mese consecutivo di aumento. Gli ultimi dati hanno indicato come due sottosettori hanno segnalato un peggioramento delle condizioni operative durante l'indagine di febbraio. Il sottosettore dei beni di investimento ha registrato la prestazione più debole, seguito da quello dei beni intermedi, mentre i produttori di beni di consumo hanno riportato una crescita modesta.

In Germania Markit Economics ha pubblicato i dati relativi all'Indice IHS PMI Manifatturiero. Nel mese di febbraio l'indice si è attestato a 48 punti in recupero dai 45,3 di gennaio risultando superiore al consensus pari a 47,8 punti e su livelli più alti da 13 mesi. La lettura odierna conferma che il settore manifatturiero resta in territorio di contrazione, con un tasso di declino della produzione, dei nuovi ordini e dell'occupazione più lento rispetto ai mesi precedenti.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute EUR/USD è stata quotata di 1,1049, in aumento dello 0,18% rispetto alla chiusura di venerdì. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.0975$ seguito da 1.0902$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,1098$, seguito da 1,1148$.
 
Nelle ultime 24 ore, il greggio è cresciuto del 3,55% chiudendo a 47,83 dollari al barile. I mercati puntano su una reazione del cartello dell'Opec e dell'alleato russo con nuovi tagli coordinati della produzione a supporto dei prezzi che potrebbero giungere alla fine di questa settimana, in occasione del meeting di Vienna in calendario il 5 e il 6 marzo prossimi. Circolano ipotesi su un taglio da un milione di barili di petrolio al giorno, un intervento in gran parte sostenuto dall'Arabia Saudita, ma che dovrebbe trovare l'appoggio anche degli altri membri del cartello e di Mosca. Ci sono però analisti che temono che un simile intervento possa, anche non bastare. Fondamentale per le quotazioni del greggio anche l'ipotesi di prossimi interventi emergenziali delle banche centrali e della Fed in particolare, che con nuova liquidità potrebbero sostenere i mercati globali.

Nelle ultime sessioni i prezzi del petrolio WTI e Brent hanno recuperato terreno, dopo essere capitolati di oltre il 20% dai record del 2020, a causa dei timori su un forte rallentamento dell'economia a livello globale provocato dagli effetti negativi del coronavirus. Dallo scorso venerdì, il WTI è balzato del 7,2%, mentre il Brent è salito del 7%. Si tratta del rialzo in due giorni, su base percentuale, più forte per entrambi i contratti dal rally successivo agli attacchi missilistici contro gli impianti sauditi, avvenuti nel settembre del 2019.

Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 48.08$, in aumento dello 0,52% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 45,77$ seguito da 43,46$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 49,47$ seguito da 50,86$.
 
Nelle ultime 24 ore, l'USD è diminuito dell'1,69% rispetto allo JPY giapponese, chiudendo a 108,29 dollari. Sul fronte dei dati macro, secondo quanto comunicato dall'Ufficio di Gabinetto nipponico, in febbraio la fiducia dei consumatori è scesa in Giappone a 38,4 punti dai 39,1 punti registrati in dicembre e gennaio (38,7 punti in novembre). L'indice, sotto la soglia di 50 punti che separa fiducia da pessimismo ormai dal marzo 2006, si confronta con attese degli economisti per un ribasso 38,3 punti.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute USD/JPY è stata quotata di 107,98$, in diminuzione dello 0,29% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 107.39$ seguito da 106,81$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 108,57$ seguito da 109,17$.

Nelle ultime 24 ore, l'AUD è diminuito del 5,24% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 0,6542 dollari. Sul fronte dei dati macro, la Reserve Bank of Australia (Rba) ha tagliato i tassi d'interesse di 25 punti base portandoli sui nuovi minimi storici dello 0,50% dopo averli ridotti dello stesso ammontare nel meeting dello scorso ottobre (e avere fatto altrettanto in giugno e luglio). "L'epidemia di coronavirus all'estero sta attualmente avendo un effetto significativo sull'economia australiana, in particolare nei settori dell'istruzione e dei viaggi", ha dichiarato il governatore Philip Lowe. "Il board continuerà a monitorare attentamente gli sviluppi, anche nel mercato del lavoro, restando pronto a facilitare ulteriormente la politica monetaria, se necessario, per supportare la crescita sostenibile nell'economia", ha aggiunto. "Nel breve periodo, gli incendi boschivi e l'epidemia di coronavirus peseranno sulla crescita interna", ha ammesso. "E l'incertezza che si sta creando potrebbe anche incidere sulla spesa interna. Di conseguenza, la crescita del Pil nel trimestre di marzo sarà probabilmente notevolmente più debole di quanto previsto in precedenza", ha concluso Lowe.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute AUD/USD è stata quotata di 0,6548$, in aumento dello 0,09% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 0.6516$ seguito da 0.6484$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 0,6574$ seguito da 0,6600$.
 
Nelle ultime 24 ore, il greggio è diminuito dell'1,80% chiudendo a 46,97 dollari al barile. Rimbalzano i prezzi del petrolio dalla caduta peggiore dal 2008 registrata la scorsa settimana. A fare da assist agli scambi contribuiscono le aspettative di nuove mosse da parte delle banche centrali mondiali per stabilizzare i mercati finanziari, mentre cresce la speranza che l'Opec+ decida di aumentare ulteriormente i tagli alla produzione di greggio, nella riunione in calendario il prossimo 5 e 6 marzo, in scia al continuo diffondersi del coronavirus al di fuori dei confini cinesi.

Il petrolio rimbalza sui livelli precedenti all'intervento d'emergenza annunciato ieri dalla Federal Reserve, dopo aver reagito con uno scivolone che aveva portato il Wti sotto i 47 dollari.Il benchmark americano sui mercati asiatici guadagna 74 centesimi a 47,92 dollari al barile mentre il greggio di riferimento europeo Brent sale di 73 centesimi a 52,59 dollari al barile. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 46.69$ seguito da 45.49$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 48,88$ seguito da 49,87$.

Nello stesso tempo, l'XAU/USD è aumentato del 3,15% chiudendo a 1641,60 dollari l'oncia. Nella sessione asiatica, la quotazione dell'oro è stata di 1643,70$, in aumento dello 0,13% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di discesa, la quotazione dell'oro potrebbe trovare un supporto a 1607.17$ seguito da 1570,63$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1667,27$ seguito da 1690,83$.
 
Nelle ultime 24 ore, l'EUR è aumentato dello 0,28% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,1174 dollari. Sul fronte dei dati macro, ieri la Federal Reserve ha comunicato di aver abbassato il tasso di interesse sui fed funds dello 0,50%, portando il tasso obiettivo a 1,00-1,25 per cento. Nonostante i fondamentali dell'economia USA ancora solidi, il coronavirus mette a rischio l'attività economica: questa la motivazione della mossa a sorpresa e prima della prossima riunione del FOMC, il braccio operativo della Fed, in programma il prossimo 17-18 marzo. Invece, l'Institute for Supply Management di New York ha reso noto che nel mese di febbraio l'Indice ISM New York è salito al 51,9% da 45,8% di gennaio, attestandosi a 867,9 punti, in crescita da 866,9 punti della rilevazione precedente.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute EUR/USD è stata quotata di 1.1162$, in diminuzione dello 0.11% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.1101$ seguito da 1.1039$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,1218$ seguito da 1,1273$.

Nelle ultime 24 ore, l'USD è diminuito del 2,81% rispetto allo JPY, chiudendo a 107,06 dollari. Sul fronte dei dati macro, nel mese di febbraio l'indice PMI servizi stilato da Jibun Bank/Markit del Giappone si è attestato a 46,8 punti, rispetto ai precedenti 51 punti. Il dato è scivolato così in fase di contrazione, in quanto inferiore alla soglia dei 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e fase di espansione (valori al di sopra) dell'economia. In contrazione anche l'indice PMI Composite, sceso a febbraio a 47 punti, rispetto ai 50,1 punti precedenti. Rispetto agli indici Pmi di Cina e Hong Kong, praticamente dimezzati a causa del coronavirus, l'attività del Giappone ha in qualche modo tenuto. L'ottimismo delle aziende, inoltre, è crollato al minimo in quasi quattro anni.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute USD/JPY è stata quotata di 107,40$, in aumento dello 0,32% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 106.79$ seguito da 106.17$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 108.08$, seguito da 108,75$.
 
Nelle ultime 24 ore, il greggio è cresciuto dello 0,64% chiudendo a 47,27 dollari al barile. Sul fronte dei dati macro, EIA (Energy Information Administration) ha comunicato che negli USA alla fine della scorsa settimana le scorte di petrolio hanno fatto segnare un incremento di 0,785 milioni di barili, a fronte di un aumento di 2,644 milioni atteso dagli analisti (settimana precedente: +0,452 milioni).

Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 47.36, in aumento dello 0,19% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 46,54$ seguito da 45,71$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 48.30$ seguito da 49.23$.

Nello stesso tempo, l'XAU/USD è diminuito dello 0,53% chiudendo a 1637,70 dollari l'oncia. Nella sessione asiatica, la quotazione dell'oro è stata di 1639,70$, in aumento dello 0,12% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di discesa, la quotazione dell'oro potrebbe trovare un supporto a 1631.33$ seguito da 1622,97$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1649,33$ seguito da 1658,97$.
 
Nelle ultime 24 ore, l'AUD è diminuito del 4,10% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 0,6621 dollari. Sul fronte dei dati macro, secondo quanto reso noto dal Bureau of Statistics di Canberra, in gennaio la bilancia commerciale dell'Australia si è attestata su base rettificata stagionalmente su un surplus di 5,21 miliardi di dollari australiani, in declino rispetto ai 5,37 miliardi della lettura finale di dicembre (5,52 miliardi in novembre) e contro i 4,80 miliardi del consensus. In gennaio le esportazioni dall'Australia sono calate del 3% sequenziale, contro il progresso dell'1% di dicembre (2% in novembre). Le importazioni sono parimenti scese del 3% contro la precedente crescita del 2% (3% la flessione di novembre).

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute AUD/USD è stata quotata di 0,662$, in leggera diminuzione rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 0.6597$ seguito da 0.6575$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 0,6636$ seguito da 0,6653$.
 
Nelle ultime 24 ore, il greggio è diminuito del 2,50% chiudendo a 46,09 dollari al barile. Prezzi del petrolio ancora in ribasso, nonostante le attese di nuovi tagli all'offerta da parte dei Paesi esportatori, nel tentativo di arginare i cali delle quotazioni dovuti alle ripercussioni sulla domanda della crisi sul coronavirus. Il barile di Brent, il greggio del mare del Nord perde 88 cents a 49,11 dollari. Il West Texas Intermediate cala di 68 cents a 45,22 dollari. Oggi l'Opec "Plus", l cartello degli esportatori nella configurazione allagata a altri grandi produtori, in rimi la Russia, dovrebbe decidere sui nuovi tagli. Ieri il vertice Opec si è chiuso con la raccomandazione di nuovi tagli da 1,5 milioni di barili.

In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 44.68$ seguito da 43.92$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 46,87$ seguito da 48,31$.

Nello stesso tempo, l'XAU/USD è cresciuto del 2,07% chiudendo a 1672,90 dollari l'oncia. Il mercato ha recuperato oltre il 62% del forte calo della scorsa settimana, indicando che gli acquisti si stanno rafforzando. Gli acquirenti sono spinti dalle preoccupazioni sulla diffusione del coronavirus e il suo impatto sull’economia che sta peggiorando, il che potrebbe portare a una recessione globale. Ciò sta spingendo gli investitori in oro a fissare ulteriori tagli dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali e stimoli fiscali da parte dei loro governi.
 
Nelle ultime 24 ore, la GBP è scesa dello 0,57% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,2954 dollari. Sul fronte dei dati macro, nel Regno Unito, l'Indice Halifax dei Prezzi Immobiliari ha registrato a febbraio un incremento dello 0,3% su base mensile superiore alle attese fissate al +0,2% e dal +0,4% della rilevazione precedente. Rispetto a febbraio 2019 l'indice e' cresciuto del 2,8% dal +4,1% della rilevazione precedente.

Partenza in deciso ribasso per le Borse europee, sui timori crescenti per il coronavirus. In avvio l'indice Eurostoxx 50 cede l'1,91%. A Francoforte il Dax perde l'1,88%, a Parigi il Cac40 segna una flessione dell'1,77% e a Londra l'indice Ftse100 cala dell'1,57%. Nuovi minimi storici per i rendimenti del Treasury decennale statunitense che si pongono in queste ore allo 0,781% scontando dunque un aumento dei prezzi di 13/32esimi. I titoli di Stato americani scontano le attese di nuovi interventi sui tassi della Fed, la crescente emergenza anche economica e finanziaria dettata dalla crisi del coronavirus e la fuga dal rischio degli investitori. Il rendimento del decennale USA ha aggiornato i minimi storici in particolare allo 0,764% mentre il Dollar index segna adesso un pesante calo dello 0,57% a quota 96,26 e il biglietto verde cede lo 0,34% sull'euro e lo 0,42% sullo yen.

Nel primo pomeriggio verranno diffusi il tasso di disoccupazione, la variazione degli occupati nei settori non agricoli (le cosiddette non farm payrolls) e l'andamento dei salari a febbraio. In uscita sempre dagli Stati Uniti anche la bilancia commerciale. Si segnala inoltre il vertice Opec+ a Vienna.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute GBP/USD è stata quotata di 1,2963, in aumento dello 0,07% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.2897 seguito da 1.2831, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,2999, seguito da 1,3035.
 

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