Caro il "mio" presidente. No.No. Così non va.
“Parlamento sovrano ma no controllo credito”.
Primo fra tutti i rischi elencati da Mattarella sull’erogazione del credito e l’indipendenza
di una serie di istituzioni che vanno da Bankitalia alla Bce, dalla Consob all’Ivass.
Vediamo alcuni di questi paletti: “Non è in alcun modo in discussione, ovviamente,
il potere del Parlamento di istituire commissioni di inchiesta ma non può, tuttavia,
passare inosservato che, rispetto a tutte le banche, e anche agli operatori finanziari,
questa volta viene, tra l’altro, previsto che la Commissione possa
“analizzare la gestione degli enti creditizi e delle imprese di investimento”, scrive il capo dello Stato nella lettera.
Ed aggiunge: “Queste indicazioni, così ampie e generali, non devono poter sfociare in un controllo dell’attività creditizia”.
“Rischi di incostituzionalità”.
Ed ecco il primo rilievo costituzionale evidenziato dai tecnici del Quirinale che tocca proprio i rapporti tra politica e banche:
“L’eventualità che soggetti, partecipi dell’alta funzione parlamentare ma pur sempre portatori di interessi politici,
possano, anche involontariamente, condizionare, direttamente o indirettamente, le banche nell’esercizio del credito,
nell’erogazione di finanziamenti o di mutui e le società per quanto riguarda le scelte di investimento
si colloca decisamente al di fuori dei criteri che ispirano le norme della Costituzione”.
“No a sovrapposizioni con le autorità indipendenti”.
Andando al cuore del problema che sta a cuore al presidente, cioè l’assoluta autonomia della Banca d’Italia e non solo,
la lettera è molto chiara sui conflitti che si potrebbero presto presentare:
“occorre evitare il rischio che il ruolo della Commissione finisca con il sovrapporsi
– quasi che si trattasse di un organismo ad esse sopra ordinato – all’esercizio dei compiti propri
di Banca d’Italia, Consob, Ivass, Covip, Banca Centrale Europea.
Ciò urterebbe con il loro carattere di Autorità indipendenti, sancito, da norme dell’ordinamento italiano
e da disposizioni dell’Unione Europea, vincolanti sulla base dei relativi trattati”.
“
Bce e Banca d’Italia non possono accettare istruzioni o interferenze”.
Ma non basta. Se non fosse già stato abbastanza chiaro Mattarella aggiunge:
“Ricordo che né le banche centrali né, tanto meno, la Banca centrale europea possono sollecitare
o accettare istruzioni dai governi o da qualsiasi altro organismo degli Stati membri”.
Infine un paletto viene piantato a difesa dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura:
“Il principio di non interferenza e quello di leale collaborazione vanno affermati anche nei rapporti
tra inchiesta parlamentare e inchiesta giudiziaria” perché, sottolinea Mattarella,
“l’inchiesta parlamentare non deve influire sul normale corso della giustizia
ed è precluso all’organo parlamentare l’accertamento delle modalità di esercizio della funzione giurisdizionale e le relative responsabilità”.
“I presidenti delle Camere vigilino”.
Il perimetro è tracciato e la lettera del presidente della Repubblica non poteva che chiudersi con una “sensibilizzazione”
diretta ai destinatari della missiva, cioè i presidente di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati:
“Sono certo” che i presidenti del Senato e della Camera, nell’esercizio delle loro prerogative, seguiranno
“con attenzione lo svolgimento dei lavori della Commissione affinché sia assicurato il rispetto dei limiti
derivanti dalla Costituzione e dall’ordinamento della Ue nonché il rispetto dei diversi ruoli e responsabilità”.
Ora il tutto è, nero su bianco, agli atti di un percorso che deve ancora iniziare. (fonte
Ansa)