ANNA' A MYKONOS COR COPRIFUOCO E' COME PORTASSE LE PASTICCHE A 'N CONCERTO DE CRISTINA D'AVENA

I miliardari George Soros e Bill Gates fanno parte di un consorzio con l’obiettivo ad acquistare Mologic,
un produttore di test Covid con sede nel Regno Unito.



Il Soros Economic Development Fund e la Bill & Melinda Gates Foundation hanno annunciato il lancio di una nuova iniziativa,
Global Access Health (GAH), che mira a rafforzare il lancio globale salvando la tecnologia medica
e la successiva acquisizione di Mologic Ltd, oggi meglio conosciuta per la tecnologia dei tamponi nasali utilizzata per fornire test rapidi Covid-19.
La tecnologia può essere utilizzata anche per testare la dengue, la bilharzia e la cecità fluviale.


I cosiddetti test rapidi “Lateral Flow” offrono uno screening di preallarme per Covid-19
e sono stati utilizzati in tutto il mondo come aiuto per aiutare a riaprire negozi, bar,
eventi sportivi e luoghi di lavoro fornendo un risultato di allerta precoce per le persone
che potrebbero avere nessun sintomo ma sono ancora infettivi e possono trasmettere il virus ad altri.

Nel Regno Unito, questi test devono essere confermati da un secondo test prima che il Covid-19 venga ufficialmente diagnosticato.


Il consorzio GAH, che comprende le braccia filantropiche di Soros e Gates, investirà “almeno” 41 milioni di dollari in questo accordo, secondo la dichiarazione.

Naturalmente dopo Gates e Soros controlleranno l’emissione dei test rapidi.

Il tutto, ovviamente, con finalità di carattere filantropico. Ahahahahahahahah


Non è necessario sottolineare come il controllo dell tecnologia dei test rapidi
possa da un lato aprire l’opportunità del loro uso per una grande varietà di malattie virali mortali,
dall’altro anche la possibilità di modificarne la tecnologia a proprio desiderio.
 
Così si porta avanti il Made in Italy.


Ospite illustre alla Fiocchi Munizioni di Lecco: il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha infatti visitato la storica fabbrica

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha visitato oggi la storica azienda Fiocchi munizioni di Lecco.

Ad accoglierlo il Presidente di Fiocchi Stefano Fiocchi, il prefetto di Lecco Castrese De Rosa,
l’onorevole Gian Mario Fragomeli, il vicesindaco di Lecco Simona Piazza e il comandante provinciale dei Carabinieri Colonnello Igor Infante.

Nel corso della visita il m inistro ha avuto modo di osservare la filiera produttiva e conoscere gli operai dello storico stabilimento.


“In questo delicato momento per il Paese è importante contribuire all’azione di rilancio economico
valorizzando l’intero potenziale esprimibile dall’Industria della Difesa - ha dichiarato il ministro -
Gli investimenti in questo campo sono un tassello della nostra sovranità e un elemento essenziale della competitività dell’Italia, anche all’estero".


Fondata a Lecco nel 1876 da Giulio Fiocchi e oggi giunta alla quinta generazione,
Fiocchi conta nel mondo più di 1000 dipendenti con circa 220M € di fatturato consolidato
ed è conosciuta ovunque come sinonimo di responsabilità, affidabilità, prestazioni ed impegno.

La peculiarità di Fiocchi è quella di produrre all’interno della sede di Lecco tutti i componenti che costituiscono i prodotti,
caratteristica che, in combinazione con la costante ricerca e la flessibilità produttiva, rende l’azienda competitiva sui mercati mondiali.
 
Calcolate quanti potrebbero essere a livello italia.
Uno spreco di danaro pubblico per un progetto demenziale.


I navigator hanno fatto di tutto per rintracciarli inviando loro le convocazioni tramite telefono, mail e sms.

Ma 26 percettori del reddito di cittadinanza afferenti, per residenza, ai Centri per l'impiego di Lecco e Merate,
hanno fatto "orecchie da mercante" non presentandosi entro i termini di legge
per il rilascio della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (DID) o per la sottoscrizione del Patto per il Lavoro.

L'ultimo tentativo è stato esperito tra gennaio e maggio 2021 con l'invio di 28 raccomandate A/R
ad altrettanti beneficiari "dell'aiuto di Stato" da parte del Centro per l'impiego di Lecco
e 35, sempre nel medesimo periodo, da parte di quello di Merate.

7 nel primo caso e 19 nel secondo, di nuovo, le mancate risposte,
con le raccomandate recapitate all'indirizzo indicato in sede di presentazione della domanda all'Inps
tornate al mittente per compiuta giacenza o destinatario sconosciuto.

Nei giorni scorsi, come attestato dalla determina pubblicata quest'oggi all'Albo dell'Ente,
la Provincia ha provveduto all’inserimento sul portale regionale Siul,
nelle schede anagrafiche dei 26 beneficiari "inottemperanti",
la documentazione attestante la mancata presentazione presso i Centri per l’Impiego di Lecco e di Merate.

Tale comportamento è "punito" con le sanzioni previste dalla Legge 26/2019
che vanno dalla decurtazione di una mensilità alla decadenza dalla prestazione da parte di Inps.
 
Dopo, sempre e solo "dopo", sono sempre dei santi.
Dei bravi ragazzi. Ma la realtà è un'altra.

Specialmente in chi deve subire, non in chi "prima" se ne fregava
e dopo " era un bravo ragazzo".

Che poi questo tizio - ex-poliziotto - abbia esagerato, è fuori discussione, ma .......
lo dico sempre, ma come sarebbe andata a finire ?


"Andava curato, non ucciso".

A parlare è l'avvocato Debora Piazza, difensore dei familiari di Youns El Boussettaoui,
il 39nne immigrato morto in piazza a Voghera a causa di un colpo partito dalla pistola
dell'assessore leghista alla Sicurezza Massimo Adriatici.

Un caso che ha presto fatto il giro d'Italia, anche a causa della facile strumentalizzazione politica.

A poco sono serviti i dettagli emersi nel corso delle ore.

Adriatici avrebbe invitato il marocchino, in evidente stato di ebbrezza, a calmarsi
sia per non disturbare gli avventori di un bar in cui voleva entrare
ed il proprietario dal quale era stato allontanato.


"Perché non mi saluti?", gli avrebbe chiesto "Musta" (questo il nome con cui l'immigrato era noto in zona).

Quando l'assessore ha minacciato di chiamara la polizia, prima El Bossettaoui gli ha tirato una bottiglia di vetro.

Adriatici tira fuori la pistola che aveva alla cintura, l'immigrato lo spinge facendolo cadere a terra.

È in questo modo che sarebbe partito il colpo fatale, ed è per questo che l'accusa nei confronti dell'assessore
è passata da omicidio volontario con arresto in flagranza a eccesso colposo di legittima difesa.


"Non siamo nemmeno stati avvisati dell'autopsia - ha accusto il legale - perché pensavano non avesse parenti".

La sorella della vittima, appena rientrata dalla Francia, rincara: "Youns era una persona non pericolosa, che aveva solo bisogno di essere aiutata."


"Mio fratello era disarmato. La nostra famiglia cercava di aiutarlo. Si sentiva più tranquillo a dormire sulle panchine.
L'altro giorno l'ha visto mio marito, è venuto a prenderlo. Abbiamo chiamato i carabinieri a Livorno Ferraris (Vercelli, ndr), possono testimoniare.
L'abbiamo portato all'ospedale ma lui è scappato dall'ospedale. I carabinieri di Livorno Ferraris hanno chiamato i carabinieri di Voghera
per poter prendere Youns, non perché fa male a qualcuno, è per lui, per difendere mio fratello".

Il 39enne marocchino ucciso sarebbe stato sottoposto a un Tso (trattamento sanitario obbligatorio) tre settimane fa .
 
Ultima modifica:
I clienti del bar «uno capace solo di andare in giro a spaccare vetrine e a dare fastidio»

«Passava tutti i giorni qua, due tre volte al giorno, passa davanti al bar e prende tutti i posacenere e li butta per terra,
prende lo zucchero lo butta per aria, fa dei dispetti però lui poverino non è a posto».

Lo stesso cliente riferisce gli stessi episodi in un altro bar e dice di aver parlato in arabo a "Musta" come era soprannominato,
cercando di convicerlo a smettere di comportarsi così.
Dice che lui gli ha risposto: «Va bene, capo, scusami non lo faccio più».

Sappiamo, dalle descrizioni dei clienti del bar e dei residenti vicino al bar che era conosciuto per questi episodi molesti.

Oltre ai dispetti, una volta era stato visto mentre si masturbava in pubblico.

«Dava spesso problemi, era aggressivo e dava fastidio alle persone».
Così un uomo nei giardinetti davanti al Bar ligure La Versa, in piazza Meardi, a Voghera, in provincia di Pavia, descrive Youns El Boussetaoui.

«Non abbiamo il coraggio di uscire la sera, anche qui a Voghera abbiamo paura. In giro c'è droga e gente che fa paura»,
aggiunge una signora straniera.

Il marocchino, stando alle testimonianze raccolte dagli investigatori,
viene definito da molti come una persona che «altro non faceva che andare in giro a disturbare e fare danni», spaccando anche vetrine e lanciando bottiglie.


«Non giustifico quello che è successo in nessun modo
ma questa persona non è assolutamente una vittima, le vittime lo siamo state noi nel tempo».

È la testimonianza invece di Robino Punturiero, gestore del Cafè Cervinia di Voghera, che ha parlato in questi termini di Youns.
Il gestore del bar ha spiegato di avere chiamato «le forze dell'ordine più e più volte» per arginare gli atteggiamenti dell'uomo,
«sono sempre arrivate però dicendo che loro sono impossibilitate a fare più di tanto.
Ad esempio nel momento i cui si è masturbato in strada mi hanno detto che la masturbazione in luogo pubblico non è più un reato.
Quindi quel giorno è stato portato via e dopo un'ora e mezza era ancora qua».

Il problema «lo dobbiamo risolvere sempre noi - ha proseguito il commerciante nel suo sfogo -
e come lui ce ne sono altri che vivono perennemente su queste panchine e noi non possiamo fare più il nostro lavoro,
perché dobbiamo controllare che non infastidiscano i clienti».


Il gestore ha raccontato che anche ieri sera l'uomo era arrivato davanti al bar
e lui come sempre aveva cercato di non farlo entrare.
Qui si vive «una situazione che non ho mai visto, siamo alla sbando,
qui come in stazione - ha concluso - gente che vive sdraiata sulle panchine a bere birre».
 
Stampate e diffondete. Questa è la verità.


Come riconosciuto dal presidente dell’ordine dei medici di Roma Antonio Magi, intervistato da Radio Radio sul tema:

" è sbagliato innanzitutto sostenere che i non vaccinati siano un pericolo per gli altri,

e le troppe voci sull’argomento confondono gli italiani, anche perché ogni esperto presenta le proprie tesi come verità assoluta.

Meglio dire ‘non so nulla’ piuttosto che dare un proprio parere facendola passare per una evidenza scientifica”.



Non è che io faccio la vaccinazione e proteggo gli altri.

Innanzitutto io proteggo me stesso.

Assolutamente, il vaccino non protegge dal poter essere un ‘contagiante’.

Sia il vaccinato che il non vaccinato lo sono.



Qual è il problema?

Trovandosi alcuni soggetti a rischio, il vaccinato – non sa se in quel momento è portatore – può essere parte infettante.

Essendo vaccinato posso essere positivo.


Far passare il messaggio che il non vaccinato è un pericolo pubblico per gli altri no!


E’ un pericolo per se stesso, può prendere la malattia con tutte le sue fasi”.
 
Ci sono Paesi come la Francia e l’Italia che da giorni, ormai,
sono segnati da feroci dibattiti politici sulle misure da adottare contro il Covid,
con parole come “green pass” e “obbligo vaccinale” all’ordine del giorno.

Animati dalle proteste e dalle preoccupazioni da cittadini che temono di dover rinunciare subito a quel poco di libertà riconquistata dopo mesi di restrizioni.


E c’è un altro Paese, neanche troppo distante, dove invece si recita un copione ben diverso: la Svezia.

Restia fin dall’inizio ad adottare provvedimenti duri come i lockdown nazionali, al contrario di altri governi,
la Svezia ha fatto registrare un andamento delle curve dei contagi e dei decessi perfettamente in linea con quello degli altri Stati.

Ad oggi, dall’inizio dell’emergenza, i positivi sono stati 1.095.758, con 14.615 morti.

Considerando la differenza di popolazione, non si notano discrepanze rispetto, per fare qualche esempio,
alla Francia (5.911.601 casi e 111.576 decessi), alla Spagna (4.219.723 casi e 81.166 decessi) o alla Germania (3.750.503 casi e 91.458).

Anzi.

Il tutto, senza aver però rinunciato a due anni di vita.


Un esempio fin troppo ignorato, quello svedese.

Paese che, anzi, è stato messo subito alla gogna da tanti altri Stati Ue per le sue scelte, considerate “scellerate”.

Fingendo di non vedere come, invece, i numeri non stavano affatto dando torto al governo di Stoccolma.

Che si è sì dotato nel gennaio 2021 di poteri speciali per poter intervenire con restrizioni più pesanti,
in caso di peggioramento improvviso della situazione.

Ma ha sempre optato per un approccio soft, senza chiudere in casa i propri cittadini
e chiedendo loro, piuttosto, collaborazione e buonsenso nei comportamenti.


Ad oggi, in Svezia è in vigore

un limite di otto persone allo stesso tavolo nei locali al chiuso,

un obbligo per i negozi di non far entrare troppi clienti contemporaneamente (il numero varia ovviamente in base alle dimensioni)

e un massimo di 50 persone per gli eventi al chiuso, che aumenta a 300 se l’organizzazione ha previsto dei posti a sedere con distanziamento.

Sono anche consentite le manifestazioni all’aperto, con un massimo di 1.800 partecipanti, o gli eventi sportivi.


Non proprio una morsa stringente.
E così è stato fin dall’inizio, nella convinzione che fosse possibile affrontare il Covid senza dover rinunciare alla normalità.

In tanti, però, continuano a fingere che “l’esempio svedese” non esista.
 
Tirano sempre più, sempre più la corda per vedere dove si spezzerà....se si spezzerà
ma i coglioni siamo noi che non siamo capaci di organizzrci per dire no.


In un clima sempre più intollerabile, in cui chi non si piega alla dittatura sanitaria viene additato ormai come un pericolo o addirittura un criminale,
il governo è riuscito alla fine a far passare l’ennesima imposizione, calpestando definitivamente i diritti dei cittadini:

per entrare al ristorante,

accedere a un evento

o visitare una fiera

o un museo

servirà il famigerato green pass, il certificato che attesta la vaccinazione o la negatività a tampone.

Ignorando così i dubbi, legittimi, che ancora circondano i vaccini sul mercato, parzialmente inefficaci nella lotta al Covid.


Le proposte choc, però, non sono ancora finite.


Dopo settimane in cui si esperti e politici hanno invocato la possibilità di discriminare i non vaccinati impedendo loro una vita normale,
richiesta assecondata dal governo che ha puntato tutte le sue fiches sul green pass,
ecco infatti che l’odio dei sostenitori dei vaccini come unica strada da seguire si è ora spostato sul fronte fiscale.

Con proposte che, in un contesto normale, sembrerebbero assurde, grottesche.

E che invece purtroppo continuano a rimbalzare sui giornali.


Il ministro dell’Economica Daniele Franco, non proprio una figura secondaria nel governo Draghi,
si è fatto per esempio avanti con l’ennesima trovata: legare il bonus vacanze alla vaccinazione.

Chi non si sottoporrà alle cure anti-Covid, insomma, non beccherà un solo centesimo:

“Credo sia un ulteriore incentivo al processo di vaccinazione” ha spiegato.

Confermando la volontà dell’esecutivo di dividere la popolazione in due fasce, una delle quali ampiamente e pubblicamente discriminata.


A rincarare la dose è poi arrivato l’ex presidente Consob Giuseppe Vegas,
che si è detto addirittura favorevole a un’imposta addizionale del 5% sul reddito dei non vaccinati,
in quanto in caso di ricovero in ospedale finirebbero per sottoporre
“il sistema sanitario a una serie di costi, mettendo in pericolo i consociati e causando danni a terzi”.

Addirittura, dunque, un Fisco più feroce verso chi non si piega alle imposizioni dall’alto.

Sembrerebbe la trama di un angosciante libro di fantascienza.

Invece, purtroppo, è l’Italia del 2021, dove i diritti vengono calpestati ormai quotidianamente

e i non vaccinati condannati alla pubblica gogna
 
Virologi che diventano giuristi: questa mi mancava.

Per fortuna ci ha pensato Roberto Burioni con due cinguettii degni della sua laurea in legge alla Fazio Academy.

«Che un’emergenza non consenta di superare lo stato di diritto è una opinione, rispettabile ma pur sempre una opinione».

E ancora:

«Il Tar della Lombardia ha rimandato a settembre la decisione sulla sospensione dei sanitari non vaccinati,
che quindi continuano a lavorare mettendo a rischio la salute dei loro pazienti. È inaccettabile»
.


Burioni è soltanto uno dei tanti poveri esperti in camice bianco che, nell’illusione del mondo formato talk show, pensa di indossare la toga.

Poi ci sono quelli che vogliono che le scuole aprano solo ai bambini e agli adolescenti vaccinati;

ci sono quegli altri che tifano per il licenziamento degli insegnanti che non si vaccinano

e magari pure qualcuno che nella pubblica amministrazione si è avvalso della opzione di non vaccinarsi ma comunque deve pagare perché i dipendenti pubblici sono troppi e sfaticati.

Infine c’è Confindustria che siccome non è riuscita a licenziare prima del tempo i lavoratori in esubero coglie la palla al balzo del vaccino per regolare qualche conto.

Ci sono anche quelli che vorrebbero far pagare una tassa in più a chi non si vaccina in ossequio a non si sa bene quale principio fiscale,
se non quello che i cosiddetti No Vax debbano essere puniti:

qualcuno forse dovrebbe spiegare a certi professionisti che ci sono loro colleghi che evadono cifre da capogiro con prestazioni in nero.


Altro che un obolo per il disturbo.


Infine ci sono quelli che «Chi non si immunizza deve almeno pagare i danni che provoca» dimenticando due cose:

la prima è che il vaccinato può infettare tanto quanto un non vaccinato;

la seconda – più importante – che chi si immunizza e dovesse subire un danno da vaccino non può appellarsi a nessuno per il risarcimento.


Ci torneremo.

Ciò che stiamo vivendo e vedendo spesso coincide con la notte del diritto,

altro che stato di emergenza che deve coprire lo stato di diritto.

Ci sono ingiustizie che si consumano nel fanatismo di chi rivendica di essere dalla parte della Ragione per definizione.



Peccato che la Ragione zoppichi alquanto:

vaccini che seminano il panico per colpa di pessime informazioni partite dalle stesse aziende;

dosi vaccinali che ballano tra una, due e tre come le buste che la Ciuffini dava a Mike Bongiorno;

Green Pass a due livelli giusto per non dimenticare che l’ufficio Complicazioni degli affari semplici è aperto h24;

follie organizzative tra app e carte delle asl spesso in contraddizione tra loro.


E infine l’ultima di ieri: la memoria immunitaria per chi ha fatto il Covid passa da sei a dodici mesi.

Evviva.


Il buio del diritto, infine, raggiunge il punto più oscuro proprio sul by-pass creato da un certificato che costringe alla vaccinazione senza l’obbligo vaccinale.

Un capolavoro di ipocrisia:

se non ti vaccini non puoi lavorare, non puoi girare, non puoi insomma avere vita sociale;

ma se ti vaccini ti assumi pienamente il rischio di un farmaco sul quale nessuno – dalle case farmaceutiche al governo –
si prende la minima responsabilità in caso di danno.


E c’è ancora qualcuno che si domanda perché il fronte del dissenso si allarga.



 

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