Non cito i due inteventi di Red Arrow per non appesantire gli spazi, ma a quelli prendo il via.
Mi pare che in sostanza le domande siano due, o tre.
Che cos'è un mercato, soprattutto "al suo inizio".
Che cos'è il mercato dell'arte?
Ma esiste poi un mercato dell'arte?
Per la prima domanda, mi pare che il termine voglia definire l'insieme di tutte le transazioni che si svolgono riguardo una data categoria di merci (resterebbe il problema dei limiti temporali, ma se non ce lo poniamo allora vale per un tempo indefinito
).
Solo che così non si distingue tra i mercati dove chiunque può comprare o vendere, con il solo costo delle transazioni stesse (dunque percentuale di costi sopportabile: chiamiamolo mercato A)
e quelli dove solo chi ha una licenza, chi è venditore di professione può vendere, il che carica i costi spropositatamente e ne fa un mercato B, o a senso unico.
Esempio di mercato A: borsa di azioni o obbligazioni, Forex valute, lingotti oro o argento (aperti a tutti, si può guadagnare o perdere.) Al limite, anche la roulette
Esempio di mercato B: il fruttivendolo, il negozio di abbigliamento, di alimentari, di elettrodomestici e, fatalmente, anche la galleria d'arte, anche se il fatto che l'opera d'arte si conservi bene e che con il tempo, oltre che perdere considerazione e
valore possa pure guadagnarne, può competere talora con il costo del servizio, sino a compensarlo o, raramente, superarlo (e allora si guadagna pure)
La notevole irrazionalità dei mercati borsistici e valutari, insomma dei mercati A, mostra come il prezzo iniziale sia appunto già
dato, ma permanga incredibilmente variabile sì che in economia nulla è certo. Una scoperta improvvisa in un campo può far crollare i prezzi nello stesso campo (per es. scoperta di immensi giacimenti d'oro, oppure l'invenzione del diamante sintetico o, nel campo che ci interessa, una nuova falsificabilità tecnica dell'opera d'arte grafica), o anche in un campo alternativo (scoperta di energie alternative al petrolio, perfezionamento degli smartphones che ha intaccato mercati quali orologi, TomTom, persino computers ecc.). Bastano anche le sole aspettative, come sappiamo.
Perciò: esiste un mercato dell'arte? Sì, ma è un mercato B per il 99%. Non solo: possiamo chiederci chi ha diritto di esserne considerato parte. I quadracci cinesi ordinari si vendono, ma possiamo considerarli arte? Le installazioni non sono solitamente in vendita, ma sono eventi che poi influiscono sul mercato artistico. E i libri d'arte o sull'arte?
Il discorso è aperto, però ti cito una obiezione di Steiner all'affermazione marxista che
il valore dell'opera d'arte è dato dalla quantità di lavoro incorporato nell'opera stessa. Già cent'anni fa gran parte dei libri editati finivano al macero. Molti di questi avevano richiesto un grande lavoro, per prepararsi adeguatamente, per scriverli, editarli, però non valevano niente perché non c'era alcuna richiesta per essi. Se io ci metto due anni per costruire una copia 1:1 della Fiat 500 con le mollette della biancheria (e c'è pure il costo delle mollette) non è detto, diciamolo così, che poi qualcuno mi voglia ripagare i costi+2 anni di lavoro.
Se ci fosse un
mercato delle riproduzioni fatte con mollette, tuttavia, allora questa grande 500 probabilmente costerebbe di più che la piccola copia di una casetta 1:100.
Infine, non dimentichiamo che qualunque scambio di mercato è comunque uno scambio di merce contro denaro. Quest'ultimo è un valore solo potenziale, nel senso che da una parte aumenta la libertà di chi ce l'ha di poter comprare mille cose differenti. Dall'altra non ha alcuna utilità in sé, e dunque lega il proprietario a tutto un mondo di decisioni altrui (svalutazione, inflazione, deflazione, variabili di cambio ecc ecc).
A un certo punto della mia vita mi sono comprato una casa e ci ho pure messo dentro anche un pianoforte pagato con gli ultimi soldi in cassa. Non ero più libero, dunque come prima, stavo a zero, ma ora il punto era se mi fossi scelto la prigione giusta, cioè se fossi contento così e non rimpiangessi quello di altro che avrei potuto comprarmi invece che casa e piano.
Cioè, il denaro dà maggiore libertà di scelta ma maggiore dipendenza dal mondo valutario, l'oggetto acquistato risponde ad un bisogno ma toglie la libertà di scelta (perché non ho più il denaro).
Mi metto in pausa