baleng
Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Già che ci siamo, con gli ultimi interventi è venuto fuori un nuovo, importante aspetto. L'avvoltoio da mercatini diventa profagonista, non è più solo spettatore. Il collezionista sceglie, è vero, ma sceglie come quando si va al ristorante, da una lista già pronta o giù di lì (il mercato delle gallerie). Egli si limita a "dare il voto", come a Miss Italia, dove anche se la miss ti parla, o ti ringrazia per averla scelta, poi se ne va per la sua strada, la protagonista è lei, mica il giudice
. Un po' più protagonista è il compratore alle aste, in verità, che però sono appunto già un mercato di tipo secondario. Ma l'avvoltoio da mercatini si muove, va, entra nel recinto, cammina, tocca, recita, sforza il cervello e l'intuito, insomma è un vero cane da caccia in azione, un predatore che vive l'esperienza duplice di essere concentrato su sé stesso e, contemporaneamente, sulla preda. Un protagonista, non di uno spettacolo, ma di una azione Un esploratore. Un guerriero .
A parte chel'app contapassi mi comunica che ad ogni mercatino grande faccio da 10 a 15 mila passi (razione giornaliera consigliata: 10.000). A parte che la preda può essere mangiata, messa in congelatore o ceduta, o anche tutte e tre le cose. Ma è chiaro che il nostro avvoltoio non ha nessuna intenzione di rinunciare a vivere le cose in prima persona e vuole sentirsi, dopo un mercatino, non come uno che ha letto il giornale, ma come uno che ne ha scritto gli articoli.
Se non esistessero i mercatini (con i politici che abbiamo nulla di strano se li facessero sparire) né i contovendita (che non mi pare se la passino granché bene), ci resterebbe solo la caccia alle giovani promesse dell'arte, o magari ci riverseremmo tutti sulle aste (ma non fateglielo sapere, gli astisti sono molto peggio che gli artisti). Ma saremmo tutti un poco meno protagonisti e subiremmo una ferita narcisistica non da poco.
. Un po' più protagonista è il compratore alle aste, in verità, che però sono appunto già un mercato di tipo secondario. Ma l'avvoltoio da mercatini si muove, va, entra nel recinto, cammina, tocca, recita, sforza il cervello e l'intuito, insomma è un vero cane da caccia in azione, un predatore che vive l'esperienza duplice di essere concentrato su sé stesso e, contemporaneamente, sulla preda. Un protagonista, non di uno spettacolo, ma di una azione Un esploratore. Un guerriero .
A parte chel'app contapassi mi comunica che ad ogni mercatino grande faccio da 10 a 15 mila passi (razione giornaliera consigliata: 10.000). A parte che la preda può essere mangiata, messa in congelatore o ceduta, o anche tutte e tre le cose. Ma è chiaro che il nostro avvoltoio non ha nessuna intenzione di rinunciare a vivere le cose in prima persona e vuole sentirsi, dopo un mercatino, non come uno che ha letto il giornale, ma come uno che ne ha scritto gli articoli.
Se non esistessero i mercatini (con i politici che abbiamo nulla di strano se li facessero sparire) né i contovendita (che non mi pare se la passino granché bene), ci resterebbe solo la caccia alle giovani promesse dell'arte, o magari ci riverseremmo tutti sulle aste (ma non fateglielo sapere, gli astisti sono molto peggio che gli artisti). Ma saremmo tutti un poco meno protagonisti e subiremmo una ferita narcisistica non da poco.