Leggo nei mercatini che alla fine che non sono il solo a puntare alla collezione a costo zero.
Adesso però mi spiegate, e Baleng per primo
perché alcuni portano avanti il verbo che l'arte non e un investimento? Magari non è un investimento x sprovveduti.
Si parla della media dei prezzi. Storicamente la media dei prezzi in negozio o in asta delle opere esistenti, prese cioè tutte nel loro insieme (limitandoci all'Italia, o all'Europa, o anche a tutto il mondo) non rappresenta un investimento
se acquisto fatto presso un mercante, poiché i costi del mercante + quelli del rivendere (mercante o asta) sono spropositati. Nel 3d mercatini noterai come sia passata la parola d'ordine "comprare a un decimo della valutazione". Sì ma: come si determina la valutazione? E perché si può trovare la stessa roba a un decimo?
La "valutazione" potrebbe definirsi il prezzo medio al quale viene venduto sulla piazza il quadro, ma più corretto sarebbe, per parlare di investimento, considerare il prezzo netto che un privato può ricavare.
La roba si trova a un decimo per vari motivi, come l'ignoranza del venditore o la sua lontananza, anche metaforica, dalla zona dove l'opera ha mercato (un Santomaso in Svezia potrebbe costare molto meno che qui).
Ma il motivo principe (sembra solo antiquariato, ma vale anche per cose abbastanza recenti) è che la gente muore e chi rimane spesso "svende", per disinteresse, ignoranza o altro.
Posseggo anche cose buone comprate sino a 50 anni fa, ma nessuna si è rivelata un investimento con guadagno.reale (non "nominale") in quanto/pur acquistate, pensa te, a prezzo da mercante dai vari "produttori". Già meglio con certe stampe antiche, prese dagli antiquari, ma avrei dovuto darle via tutte 10 anni fa, ora è tardino. Perché gli antiquari comprano appunto cose di "de cuius", o di chi si trasferisce e deve realizzare subito, ecc. Quello che noi troviamo ai mercatini ha normalmente origini simili, e siccome non sempre i venditori sono ben informati, ecco che spuntano i vari affari.
Questo, sì, è un buon investimento (dove devi anche conoscere l'oggetto e il suo mercato), ma entro dei criteri che appunto negano il mercato, perché si tratta sempre di eccezioni. E comunque, poiché gli antiquari comprano nel modo suddetto, tu acquirente fai l'affare e l'investimento, ma non dimenticare che il vecchio possessore, adesso nella figura dei suoi eredi, ha perso quasi tutto.
Può servire l'esempio delle obbligazioni greche: nel 2012, con un default mascherato, il loro valore venne ridotto dell'80%.. Molti dei vecchi possessori che avevano pagato 100 (circa) vendettero a 20 per scappare dalla trappola. Altri però, magari anch'essi intrappolati, comprarono a 20, ovviamente, e poi a 30 o 40. Ora il valore di quelle obbligazioni è 80/90 circa, chi le ha prese a 20 ha fatto un buon investimento, ma nell'insieme la platea degli investitori ci ha rimesso, e molto (il prezzo di 90 è relativo a una quantità di obbligazioni ridotta a circa metà, quindi la perdita, se non hai fatto movimenti, è certa).. Asiunass soldass, diceva un vecchio agente di cambio, cioè con la robaccia si fanno i soldi, ma, appunto, perché qualcuno ce li rimette, e in misura maggiore.
Ecco, nell'arte abbiamo una situazione simile. L'artista vivente (semplifico) deve mangiare e vestirsi, e chi lo paga? Il gallerista ha spese costanti ed elevate, e chi lo paga? Il collezionista. Ma subisce sul mercato la concorrenza dei millanta artisti mediamente già trapassati, i cui possessori possono perdere con l'investimento nel modo detto prima, eredità ecc. Inoltre, quelle "spese" non si riversano sull'opera come valore, vengono solo caricate sul mio acquisto iniziale. Finché qualcuno sostiene (come un prestigiatore) il mercato questo valore può essere "rivendibile", cioè il prezzo rimane elevato e altri quadri costeranno cari e manterranno in vita artista gallerista e pure il critico. Ma alla fine questo "costo" si perde e nessuno più pensa a quante ore abbia perso l'incisore di una carta antica per realizzarla.
Il marxismo pensa che tutti i costi cadranno sui prezzi, ma non è così: se il prodotto non ha mercato (domanda) nessuno pagherà per quanta fatica fu fatta, ma, eventualmente, molto meno.
Per concludere: i miei e i tuoi "investimenti" (ma già se n'è parlato) sono frutto di conoscenze, intuito e simili, ma rendono solo perché abbiamo comprato fuori (sotto) mercato. Naturalmente l'eccezione di chi abbia intuito per tempo l'affare è sempre possibilissima, in questo caso il "fuori mercato" è temporale, si anticipa il giudizio della collettività e si può rivendere poi quanto prima non era stato capito. Ma paragoniamo ancora ciò con l'investimento in borsa (azioni e obbligazioni): che sarà "investimento" solo se l'insieme di una situazione economica risulterà produrre in positivo (esempio: agricoltura fatta bene, industria "sul pezzo" ecc). Ma se c'è recessione, molti possono ancora guadagnare, però non più sul prodotto globale in aumento, bensì sulle perdite degli altri, come alla roulette.
Alla fine, anche in borsa, comprando oltre un certo prezzo in media si perde, sotto si guadagna: ma solo se qualcun altro compra. Mentre se uno fa il cassettista e tiene roba che rende regolarmente, cedole o dividendi (specchio di produttività), quello è mediamente un guadagno reale. In pratica, la differenza tra l'analisi tecnica (roulette) e l'analisi fondamentale (sulla produttività dell'azienda).
Questi discorsi poi vanno calati nella realtà, che è ancora più pazza e sanguinosa. Io mi limito a notare che se uno compra (e poi rivende) nel mercato artistico con i modi propri al mercato artistico (gallerie, aste) l'investimento sarà mediamente in perdita grave. Se però, all'estremo opposto, uno ruba, il suo guadagno finale, per quanto piccolo, è certo
Noi dei mercatini "rubiamo" legalmente, tutto qua. Tu invece, probabilmente, acquisti allo stesso prezzo dei mercanti (aggiungi un po' di preveggenza, per carità) e quindi rispecchi un po' la loro posizione, ma non credo che possa dichiarare affari giganteschi, salvo le dovute eccezioni, a meno che non operi vendendo a privati, senza spese (d'asta, o di gestione ...) e quindi risultando una specie di mercante in posizione parassitaria (senza offesa).