Le motivazioni della Scienza sono il dominio e controllo della realtà, questo viene perseguito attraverso modelli e la accentuazione nell'uso di linguaggi non ambigui.
Le motivazioni della Filosofia sono la semplice comprensione e descrizione della realtà, appoggiandosi a dei principi, questa è la motivazione per la quale non viene esagerato l'uso della matematica.
Le motivazioni dell'Arte sono forse la testimonianza, e l'empatia con la realtà?
Torniamo all'inizio?
Esiste una modalità comune alla scienza ed alla filosofia, ed è che la conoscenza si ottiene, per così dire, "
auscultando" la realtà, come appare ai sensi. Cioè non modificandola, ovvero modificandola il meno possibile. Lo stesso esperimento non è una "modificazione" della realtà, ma un ricrearla per osservarla.
La scienza si è sempre più fidata dei "sensi", allontanandosi dalle "idee" vissute come preconcetti.
La filosofia si è pure allontanata dalle "idee", ma in direzione della speculazione mentale, di puro pensiero. In questo senso essa specula
anche sui dati della scienza.
Il primo problema è che la scienza vorrebbe essere "empirica", però non si può
cercare senza avere un
atteggiamento.
Il geologo ed il chimico vedono la stessa roccia, ma l'uno vuole capirne la storia, l'altro la composizione presente. E già qui, per capirci, l'atteggiamento del chimico presuppone che la realtà sia scomponibile in elementi. Solo che il chimico non si rende conto che, se al posto della pietra vi è un essere vivente (un cavallo, toh) i presupposti si possono rivelare inadatti. La scienza infatti presuppone che in ogni dove vigano le medesime leggi (fisiche e chimiche ecc). Solo recentemente qualcuno ha fatto notare che non è così. Nei lontani spazi o nei micromondi leggi diverse agiscono su spazio e mondo minerale. Figuriamoci nel vivente.
La filosofia, per sua parte, si interroga sui dati, o addirittura sulla possibilità di avere dei dati. Il che significa che se le leggi della natura vengono presupposte, seppur non sempre note, dalla scienza, nella filosofia ad esse si vuole risalire per poi magari applicarle ai vari aspetti dell'operare umano, come la morale, l'epistemologia, la gnoseologia ecc.
Insomma (mica stiamo qui a far bignamini) pare che la scienza ausculti i sensi e le relazione tra gli oggetti, la filosofia ausculti i concetti e le relazioni tra essi.
Invertendo la prospettiva dall'oggetto all'atteggiamento, come sarebbe corretto, lo scienziato ausculta i sensi sulla base di una serie di conoscenze che potrebbero anche venire smentite, ma che comunque costituiscono una forte guida se non una forma di paraocchi, e ne trae ulteriori regole, aumentando in tal modo il rischio di contraddizioni e costringendo a trovare modelli di spiegazione sempre più evoluti.
Il filosofo "ausculta" i rapporti tra le immagini nel proprio cervello
per capire se tra di loro stanno in armonia. Che significa che non si contraddicono. Perché la contraddizione è la morte della filosofia, quando persiste senza evaporare sublimandosi entro i di lei ragionamenti (sorvolo per ora sul fatto che queste contraddizioni siano invece immancabili
). La logica come base della filosofia.
Poi c'è il povero artista, musico o pittore, che questi rapporti di armonia li vuole ricreare nel mondo in modo che altri possano goderne. Non solo, però. Vuole anche inserire tutto ciò in una storia dal carattere evolutivo (per dire, non si fa più quanto si faceva nel 500, ecc ecc). Ciò significa che ricercherà il nuovo, ma solo nel campo dei rapporti. Il filosofo ausculta i rapporti tra i pensieri, i concetti ecc., mentre l'artista va a cercare nuovi rapporti armoniosi che sviluppino una lettura umana del mondo. Questa lettura avviene soprattutto a livello dell'anima, non del pensiero né dell'azione.
A livello del pensiero opera dunque la filosofia, anche se nella morale opera poi sul livello dell'azione.
A livello dell'animo e del sentimento opera l'arte, anch'essa non esclusivamente legata a questo solo, visto che può riferirsi a qualche filosofia (o religione) o anche tener rapporti con qualche scopo pratico (mille esempi tra chiese, monumenti architetture ecc).
A livello dell'azione sul fisico/minerale opera invece non la scienza, ma la tecnica. Ma allora, a che livello opera la scienza? Essa "prepara il terreno" per la tecnica, forma un quadro logico pronto per la creazione di modelli per operare. Solo che, facendo continuamente ipotesi e verificandole, la scienza usa fingere che tali ipotesi non esistano e che siano i crudi dati a parlare. La scienza pretende di rappresentare un essere angelico che raccoglie dati allo scopo di favorire l'umanità, ma molto ascientificamente non si rende conto di mancare di basi d'autocoscienza. Come chi comprasse pane perché ha fame, ma non collegasse le due cose, concentrandosi invece sulla fragranza, sul colore, sul possesso del pane.