Basti pensare, solo per restare alla cronaca più recente, all’episodio dei due teenager che lo scorso giugno posavano
un paio di occhiali a terra nelle sale del Museo d’Arte Moderna di San Francisco, spingendo i visitatori ad assumere un atteggiamento radicalmente diverso nei confronti di quel semplice oggetto. In quel caso, a cambiare le carte in tavola era il contesto, cioè l’ambiente museale.
Alle “cavie”, inoltre, era stato specificato quali immagini erano “reali” e quali invece opere artistiche. L’elettroencefalogramma ha dimostrato che la reazione di fronte alle immagini artistiche (o dichiarate tali) è meno emotiva e più razionale: il cervello è portato a valutare meno il contenuto e più altri fattori, come il colore o la composizione.
suggerendo che la scienza confermi la teoria del filosofo tedesco espressa nella
Critica del Giudizio (1790) secondo cui l’arte va fruita con un
atteggiamento di contemplazione disinteressata.
Come al solito i ricercatori fingono di operare senza pregiudizi, e invece hanno già schemi rigidi quanto inconsci con i quali operano. Non si trova un concetto in una statistica, semmai si comincia a cercarlo notando delle difformità rispetto alle aspettative - che però occorre dichiarare, non far finta che non ci siano.
Breve (e parlo avendo ben digerito il solito Silvio Ceccato) questi
ricercatrova hanno scoperto l'acqua tiepida: che troviamo quello che cerchiamo. L'aveva già detto Kant? Aveva parlato di atteggiamento? Certo, ma insomma, ecco, vedi, non è un atteggiamento di contemplazione, è altro, il fenomeno è più complesso, va studiato a fondo e quaquaquà e cocoricò.
Cioè, un filosofo di secoli addietro (non dico Ceccato, che se lo conoscessero neanche lo capirebbero) viene contestato sulle virgolette, perché ammettere che aveva già detto la sostanza svaluterebbe la ricerca (e lo stipendio) della professora Noah van Dongen (si spera NON discendente dell'incolpevole Kees).
Va bene, non sarà esattamente un atteggiamento di sola contemplazione, magari occorrerà valutare il "distacco" artistico, cioè quel sovrappiù di situazione per la quale la valutazione dell'oggetto rimane indipendente dalla posizione contingente del singolo osservatore. In altri campi, un leone lo si può studiare bene se non c'è pericolo che vi salti addosso
"Nulla potrebbe togliermi il piacere di vedere questa campagna, se non il fatto di esserne il proprietario" (Oscar Wilde, mi pare).
PS Ce n'è un'altra, sicuramente di O.W., di cui cerco da sempre di far tesoro.
Le lodi mi rendono umile, ma quando mi insultano so di aver toccato le stelle.
Per il resto, v. anche qui:
il '900, stiamo per archiviare un secolo d'Arte?