Banco Popolare (BP) aspettando un vecchio amico ......... (19 lettori)

Topuan

Forumer storico
ROMA, 30 settembre (Reuters) - Vista l'attuale situazione dei mercati e l'allargamento degli spread, l'Ad di UniCredit (CRDI.MI: Quotazione) non può dire se conferma o meno i target di fine anno.
"Questo non posso assolutamente dirlo vista l'evoluzione del mercato e l'allargamento degli spread, e gli allargamenti degli spread hanno degli impatti, ma non mi sento di dire che questo sia il focus", ha risposto il manager a chi gli chiedeva se per fine anno le attese non saranno modificate.
Profumo ha ribadito inoltre che il gruppo ha una produzione di liquidità tale che "anche se non dovessimo accedere sul mercato fino alla fine dell'anno, cioè per novanta giorni, rimarremmo liquidi". "Su questo tema c'è stata grande attenzione ma non è assolutamente un problema", ha proseguito parlando a margine di un evento a Roma.
"Se poi guardiamo all'operatività della banca, noi siamo tranquilli", ha aggiunto.
Oggi UniCredit ha chiuso in calo del 12,67% dopo diverse sospensioni al ribasso. Rispetto alle altre banche italiane, UniCredit paga dazio alla maggiore esposizione ai mercati internazionali, in particolare la Germania, dove è esplosa la crisi di Hypo Re (HRXG.DE: Quotazione).
Su questa vicenda, il manager ha spiegato che "è un'operazione di liquidità" da cui non sono previsti "rischi specifici". "Le banche private sono coinvolte per 15 miliardi, il rischio eventuale dei privati è di 3 miliardi e noi abbiamo il 10% del sistema delle banche private", ha detto.
Sull'esposizione verso il Centro-Est Europa, Profumo ha invece sottolineato come la performance di agosto delle attività in quella regione "sono significativamente meglio del budget".
"Quando abbiamo fatto l'operazione Hvb, abbiamo fatto una ristrutturazione del portafoglio real estate da 15,5 miliardi di euro con una riduzione dei rischi molto rilevante", ha concluso.
 

Topuan

Forumer storico
ANSA) - ROMA, 30 SET - Il Consiglio direttivo della Banca
centrale europea, fissato per giovedi' 2 ottobre, avra' gli
occhi del mondo addosso. Oggi Citigroup ha ipotizzato un taglio
imminente dei tassi come misura ''d'emergenza'', e un esponente
del consiglio direttivo della Bce ha detto che l'Eurotower non
permettera' il crac di banche di grandi dimensioni.
Con il contagio della crisi dei mutui dagli Usa all'Europa,
che ieri ha costretto al salvataggio di diversi istituti di
credito del Vecchio Continente, diversi operatori si aspettano
un taglio dei tassi ravvicinato. Citigroup parla della
''discreta possibilita''' che le principali banche centrali
europee li taglino gia' questa settimana. In media, gli analisti
delle maggiori banche, cosi' come i futures sui tassi, puntano
su un taglio a dicembre: fino a poche settimane fa era atteso
per i primi del 2009. I futures sui Fed Fund americani, del
resto, scontano un taglio di mezzo punto a fine ottobre. E molti
analisti si aspettano che Trichet, nella conferenza stampa di
giovedi', cominci a preparare il terreno ad una politica
monetaria espansiva, per sostenere la crescita. O che,
perlomeno, inizi a ridimensionare il rigore anti-inflazionsitico
che manteneva ancora un mese fa.
Finora la Bce ha sempre resistito al richiamo di chi chiedeva
tassi piu' bassi, separando nettamente la politica tesa a
fornire liquidita' alle banche dalla politica monetaria, la cui
fermezza e' giustificata da un tasso d'inflazione che ha
superato il 4%. La Bce ha capeggiato le forti iniezioni di
liquidita' delle banche centrali fin dallo scoppio della crisi
dei mutui nell'agosto del 2007, seguita dalla Fed e dalla banca
d'Inghilterra. Sul fronte dei tassi, invece, proprio oggi
l'inflazione di Eurolandia a settembre si e' attestata al 3,6%,
ancora il doppio dell'obiettivo della Bce ma pur sempre in calo
dal 3,8%, grazie anche al petrolio sotto i 100 dollari: se il
trend continuera', potrebbe essere dicembre il mese del taglio
Bce.
Intanto gli uomini di Trichet monitorano con grande
attenzione, giorno e notte, l'evoluzione della crisi oltreoceano
- con il piano di salvataggio da 700 miliardi di dollari degli
Usa che domani tornera' al voto del Congresso - e soprattutto la
solvibilita' delle banche europee. L'austriaco Ewald Nowotny,
membro del direttivo Bce, oggi ha detto che la Bce non
permettera' il crac di banche rilevanti in Eurolandia, che
potrebbe comportare una crisi sistemica. Domenica, secondo la
Reuters, Trichet ha incontrato il primo ministro belga Yves
Leterme a Bruxelles proprio mentre si preparava il salvataggio
della banca belgo-olandese Fortis. Un segnale di sostegno
indiretto, ma fondamentale da parte dell'Eurotower, che ai
mercati non e' sfuggito. Non va dimenticato che le banche
centrali dell'Eurosistema possono agire da prestatori di ultima
istanza, fornendo prestiti d'emergenza alle banche che hanno
problemi di solvibilita' se queste sono alle prese con una
caduta di fiducia da parte di clienti e investitori.
Intanto i tassi di mercato continuano a volare: il Libor sul
dollaro ha raggiunto il record (6,88%) e l'Euribor (sull'euro) a
un mese ha segnato anch'esso un massimo storico al 5,05%, mentre
negli usa il tasso sui Fed Fund (il tasso interbancario a un
giorno) ha aperto al 7% contro il target del 2%. La Bce continua
a iniettare liquidita': oggi ha prestato alle banche 190
miliardi di euro a sette giorni, iniettandone 10, dopo aver
stimato un drenaggio da 50 miliardi. E la fortissima domanda di
dollari l'ha spinta a collocare 30 miliardi ad un tasso che ha
raggiunto l'11%, e poi a tenere un'ulteriore asta da 50
miliardi. (ANSA).
 

Topuan

Forumer storico
Romarione... se ti interessa.....

ANSA) - BUENOS AIRES, 30 SET - La presidente argentina
Cristina Fernandez de Kirchner ha firmato un 'Accordo di lavoro'
con tre banche (Barclays, Deutsche Bank e Citigroup), che le
hanno presentato un'offerta per effettuare un nuovo concambio
dei bond in default in possesso degli obbligazionisti che non
hanno aderito a quello del 2005, tra i quali vi sono circa
200.000 italiani.
Al termine dell'evento, svoltosi nella tarda serata di ieri
nella Casa Rosada, nel corso di una conferenza stampa, il capo
del gabinetto dei ministri Sergio Massa ha sottolineato in
particolare che ''il taglio per i creditori sara' superiore a
quello dello swap di tre anni fa'', che, secondo le stime, si e'
aggirato attorno al 65/66% del valore dei titoli.
Massa ha anche precisato che non poteva dare dettagli in
merito, ne' su quando prendera' il via l'operazione poiche' le
tre banche dovranno prima sottoporre l'offerta alle Commissioni
nazionali delle borse, sia la locale che quelle di altri Paesi
e, quindi, anche alla Sec Usa e alla Consob italiana.
Nonostante tale riserbo, i media di oggi abbondano sui vari
aspetti del concambio dei bond in default per 19,518 miliardi di
dollari (nel 2005, il 76% degli obbligazionisti accettarono lo
swap per un totale di 62,318 miliardi di dollari) che, con gli
interessi non riscossi, rappresenterebbe un'operazione per circa
28 miliardi di dollari.
L'affermazione di Massa, secondo il quale ''l'offerta per
l'Argentina e' migliore'' rispetto a quella di tre anni fa, e'
suffragata dal fatto che gli holdouts che aderiranno a quella
delle tre banche, oltre al taglio, otterranno il corrispettivo
in nuovi bond anche per gli interessi che, nel 2005 vennero
pagati in contanti, dovranno acquisire altri titoli pari a 25
dollari per ogni 100 scambiati, mentre saranno loro a pagare la
commissione agli istituti di credito e non il governo come
avvenne a suo tempo.
Per questo, secondo esponenti dei piccoli risparmiatori
argentini in possesso di tali bond, interpellati da quotidiano
'La Nacion', ''l'offerta sembra destinata alle banche che, a suo
tempo, acquistarono i titoli ad un prezzo molto a buon mercato,
mentre noi non siamo in grado di accettarla''. In pratica, tali
banche o fondi di investimento Usa otterrebbero un tornaconto
tanto che, secondo i media, le tre banche avrebbero gia' il
consenso per uno swap dai 7,5 ai 10 miliardi di dollari.
D'altra parte, la situazione dei piccoli risparmiatori locali
corrisponde a quella in cui si trovano gli obbligazionisti
italiani. Tant'e' che Nicola Stock, il presidente della Task
Force Argentina che li rappresenta, ha respinto l'offerta, fin
dal primo annuncio fatto dalla presidente Cristina Fernandez.
Secondo il quotidiano 'Clarin', pero', ''il governo e'
convinto che anche Stock, finira' per promuovere l'accettazione
al nuovo concambio''. Il giornale sottolinea in proposito che il
ricorso all'Icsid, l'organismo di arbitraggio della Banca
Mondiale, effettuato dalla Task Force per circa 4,4 miliardi di
dollari di bond in default, ''e' di incerta soluzione poiche'
tale disputa riguarda una questione finanziaria che non ha
precedenti nell'ambito di tale organismo che si occupa invece di
investimenti reali''.
(ANSA).
 

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