Continuo un poco perché siamo nel 3d delle aste. L'asta è il contrappeso alla galleria, dove la tua esperienza può contare molto. In galleria paghi anche la "garanzia", la qualificazione che ti dà la persona del gallerista (che poi ciò spesso o talvolta manchi è altra questione, riguarda la qualità del servizio).
In asta puoi far conto sulla tua esperienza, sulle tue qualità, e di solito appunto l'oggetto lo paghi meno.
Che poi, non raccontiamocela. la triste (nel senso proprio di vita e morte) realtà è che in asta ci vanno lavori ereditati o destinati a eredità (non tutti, ovvio), e si acquista là un animale che non ha più padrone. Ma osservo che la faccenda dei mercatini è assolutamente analoga, è pieno di svuotacase cui gli eredi danno l'ingombrante accumulo di oggetti per due soldi, o addirittura pagando. Molti anni fa dovetti vendere i mobili della casa di nonna al paese: per fortuna trovai un antiquario interessato, allora il vecchiume andava ancora, e la faccenda (triste, ripeto) funzionò. A Parigi il famoso Hotel Drouot fa soprattutto questo: disperde collezioni o arredi di chi non c'è più. Certo che si fa anche l'affare. Ma non dimentichiamo mai che dietro c'era un appassionato ora sostanzialmente tradito. E che non può più difendersi.
Solo con il contemporaneo si acquista dall'artista, eventualmente da chi in certo modo lo "rappresenta". Immettendo altra merce nel ciclo del riuso.
I collezionisti del moderno questo lo sanno: molti hanno persino un fastidio fisico ad interessarsi di opere del passato, anche recente. Talvolta lo confessano: nei lavori "vecchi" sentono puzza di morte. L'esasperata ricerca di "comunicazione" culturale o sociale nelle opere contemporanee è sostanzialmente derivata da questa paura della morte. Non si cerca più la bellezza, ma un dialogo purchessia con il proprio tempo, illudendosi (eh sì) di partecipare ad un processo vitale, che invece, purtroppo, di artistico ha spesso poco o nulla.