Aste

Mio padre andò in Egitto con un amico, anni 80'. Arrivati davanti al beduino, l'amico di mio padre un pò spilorcio, tentò di scroccare il giro sul cammello al beduino.
A quel punto il beduino gli disse in italiano, testuali parole "amico mio, pagare vedere cammello"

Morale, le cose belle si pagano QUASI sempre.

Ciao.
:fiu::-D
 
Senza spaccare il capello in quattro...avrete capito il discorso ;)
Capito sì :up:
Il problema è che da quell'orecchio noi (molti di noi qui) non ci sentiamo. :ihih:
Il motivo è semplice.
Abbiamo imparato molto. E sotto sotto pensiamo che chi ha conoscenza dovrebbe trarne un vantaggio anche economico = pagare meno.
Perché?
Quando compro senza sapere, più o meno so che la mia mancanza di esperienza specifica mi farà pagare qualcosa di più. Se non so nulla di tubi, divani, case, pagherò l'idraulico, il negozio, l'agenzia con l'occhio più attento alla mia soddisfazione che ai costi, conscio che sul rapporto prezzo\qualità non ho le idee precise. Però, così facendo, mi costruisco una esperienza che in futuro vorrei far valere, migliorando per i miei acquisti proprio quel rapporto.
A questo punto, nell'acquisto iniziale valuterò una quota di costo proprio dovuta alla mia inesperienza. Quota parte che per il futuro non vorrei più pagare. Credo che per molti qui il discorso sia questo. L'esito finale sarà addirittura il voler rivendere guadagnandoci.
E' come se la sfilza degli acquisti corrispondesse ad un corso a pagamento.
Alla fine è un meccanismo diffuso e generale. Scelgo il supermercato meno caro, ma per il pesce vado da quell'altro che ho trovato in seguito ... all'inizio ho preso tante fregature, ma poi un amico mi ha indicato ...

Perciò il tuo ragionamento è giusto, ma dovrebbe anche tener conto di questo aspetto: chi hai di fronte? C'è chi vuol pagar poco a priori, ok :stop:, ma anche chi pensa che con un po' di pazienza (e di esperienza) il prezzo possa divenire minore. E il bello è che il cliente esperto, che sa, è anche il cliente migliore, che non ti fa perdere tempo con proposte assurde e ti dà la soddisfazione di aver rifornito mani sagge.
 
Il prezzo può anche diventare superiore... Baleng penso dipenda sempre se uno Colleziona o meno, il discorso è quello.

Se collezioni non aspetti tre, quattro, sei anni di ritrovare un'opera sperando che ti costi di meno. Anche perchè punto uno non è detto che trovi quella o una simile e punto due potrebbe anche non costare meno e quindi con quel ragionamento non la comprerai mai. Se voglio comprare una carta di Combas, per dirne uno, la voglio comprare adesso non fra due anni o solo se mi capita a buon prezzo. Aspettare l'occasione non è collezionare, può essere una scelta giusta ma ben diversa.

L'esito finale sarà addirittura il voler rivendere guadagnandoci.

Che poi è la distinzione appena fatta ovvero l'aspettare occasioni ed il collezionare. Non ho un animo collezionista, essendo molto mercante, però ci son cose che ho acquistato e che non ho alcun interesse nel rivendere perchè comprate per collezionarle. Pagate anche care e senza nessun interesse nel sapere quanto varranno tra 15 o 30 anni. Andassero anche a 0, ti giuro non mi interessa. Penso debba essere la mentalità di chi colleziona altrimenti, ripeto, star li a pescar occasioni con l'idea di rivendere non mi sembra collezionare e credo quasi mai ne venga fuori una collezione soddisfacente. Soddisfacente prima per se stessi e poi, secondariamente, oggettivamente.

Punti di vista eh...ciao e a presto!
 
Ultima modifica:
Continuo un poco perché siamo nel 3d delle aste. L'asta è il contrappeso alla galleria, dove la tua esperienza può contare molto. In galleria paghi anche la "garanzia", la qualificazione che ti dà la persona del gallerista (che poi ciò spesso o talvolta manchi è altra questione, riguarda la qualità del servizio).
In asta puoi far conto sulla tua esperienza, sulle tue qualità, e di solito appunto l'oggetto lo paghi meno.
Che poi, non raccontiamocela. la triste (nel senso proprio di vita e morte) realtà è che in asta ci vanno lavori ereditati o destinati a eredità (non tutti, ovvio), e si acquista là un animale che non ha più padrone. Ma osservo che la faccenda dei mercatini è assolutamente analoga, è pieno di svuotacase cui gli eredi danno l'ingombrante accumulo di oggetti per due soldi, o addirittura pagando. Molti anni fa dovetti vendere i mobili della casa di nonna al paese: per fortuna trovai un antiquario interessato, allora il vecchiume andava ancora, e la faccenda (triste, ripeto) funzionò. A Parigi il famoso Hotel Drouot fa soprattutto questo: disperde collezioni o arredi di chi non c'è più. Certo che si fa anche l'affare. Ma non dimentichiamo mai che dietro c'era un appassionato ora sostanzialmente tradito. E che non può più difendersi.
Solo con il contemporaneo si acquista dall'artista, eventualmente da chi in certo modo lo "rappresenta". Immettendo altra merce nel ciclo del riuso. :d:
I collezionisti del moderno questo lo sanno: molti hanno persino un fastidio fisico ad interessarsi di opere del passato, anche recente. Talvolta lo confessano: nei lavori "vecchi" sentono puzza di morte. L'esasperata ricerca di "comunicazione" culturale o sociale nelle opere contemporanee è sostanzialmente derivata da questa paura della morte. Non si cerca più la bellezza, ma un dialogo purchessia con il proprio tempo, illudendosi (eh sì) di partecipare ad un processo vitale, che invece, purtroppo, di artistico ha spesso poco o nulla.
 
Ultima modifica:
Continuo un poco perché siamo nel 3d delle aste. L'asta è il contrappeso alla galleria, dove la tua esperienza può contare molto. In galleria paghi anche la "garanzia", la qualificazione che ti dà la persona del gallerista (che poi ciò spesso o talvolta manchi è altra questione, riguarda la qualità del servizio).
In asta puoi far conto sulla tua esperienza, sulle tue qualità, e di solito appunto l'oggetto lo paghi meno.
Che poi, non raccontiamocela. la triste (nel senso proprio di vita e morte) realtà è che in asta ci vanno lavori ereditati o destinati a eredità (non tutti, ovvio), e si acquista là un animale che non ha più padrone. Ma osservo che la faccenda dei mercatini è assolutamente analoga, è pieno di svuotacase cui gli eredi danno l'ingombrante accumulo di oggetti per due soldi, o addirittura pagando. Molti anni fa dovetti vendere i mobili della casa di nonna al paese: per fortuna trovai un antiquario interessato, allora il vecchiume andava ancora, e la faccenda (triste, ripeto) funzionò. A Parigi il famoso Hotel Drouot fa soprattutto questo: disperde collezioni o arredi di chi non c'è più. Certo che si fa anche l'affare. Ma non dimentichiamo mai che dietro c'era un appassionato ora sostanzialmente tradito. E che non può più difendersi.
Solo con il contemporaneo si acquista dall'artista, eventualmente da chi in certo modo lo "rappresenta". Immettendo altra merce nel ciclo del riuso. :d:
I collezionisti del moderno questo lo sanno: molti hanno persino un fastidio fisico ad interessarsi di opere del passato, anche recente. Talvolta lo confessano: nei lavori "vecchi" sentono puzza di morte. L'esasperata ricerca di "comunicazione" culturale o sociale nelle opere contemporanee è sostanzialmente derivata da questa paura della morte. Non si cerca più la bellezza, ma un dialogo purchessia con il proprio tempo, illudendosi (eh sì) di partecipare ad un processo vitale, che invece, purtroppo, di artistico ha spesso poco o nulla.
Non avevo mai pensato a questa chiave di lettura, interessante. E, credo, molto realistica.
 
Vorrei dire che oramai nelle aste passano i soliti nomi,come per le mostre,roba oramai confezionata.Sarebbe bello che le case d'asta svolgessero anche la funzione culturale presentando artisti scnosciuti o poco noti.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto