Attenta Italia,occhio ai Gatekeepers! Il M5S è stato un Cavallo di Troia/GATEKEEPER fin dall'inizio?

Sulla carta un movimento di cittadini, un ideale di democrazia diretta e lotta all'establishment e alla casta, uno vale uno. Nella realtà tutto pianificato e diretto dall'alto, dai burattinai. Carta igienica.
 
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Blog del Fatto Quotidiano: ilfattoquotidiano.it/2012/05/10/guru-“gengis-khan”-cerchio-magico/225142/
Emiliano Liuzzi
10 Maggio 2012

Il guru “Gengis Khan” e il cerchio magico di M5S


C’è stata la Rai degli anni Ottanta, le trasmissioni di Pippo Baudo, gli spettacoli. Ma non è lì che nasce il segreto di Beppe Grillo. Se c’è una cosa che negli ultimi anni ha funzionato è stata quella di essere circondato anche lui da un cerchio magico.

Composto da una sola persona e una sola stretta: il cerchio inizia con la mano destra e finisce con quella sinistra di un signore sulla cinquantina che porta il nome di Gianroberto Casaleggio, uno dei massimi esperti di Internet in Italia, l’uomo che con la sua Casaleggio Associati ha inventato – praticamente a tavolino – il Movimento 5 Stelle. Uomo nell’ombra, vestito sempre in giacca e cravatta, ma con i capelli da freak, appassionato di fantasy, gran divoratore di fumetti, affascinato da Gengis Khan, il suo mito. Mangiatore di libri di storia, ne legge anche due al giorno. Un sognatore realista, un manager per se stesso e gli altri. Quando Grillo lo incrociò per la prima volta ne rimase affascinato, disse: “Questo o è un genio o è un pazzo”.

Bossi e l’Idv

Alla fine si convinse della prima ipotesi, visto che oggi Casaleggio è influente tanto su Grillo quanto sul Movimento 5 Stelle. L’unica persona che il comico-capopartito ascolta, l’unico che può provare a indirizzarlo. Attraverso il blog, ovviamente, creatura sua, nata nei suoi uffici di Milano e dove ancora oggi viene gestita e sviluppata.

È lui che porta in palmo di mano i piemontesi del movimento, perché “conservatori”, e mal digerisce i bolognesi e fiorentini, a suo avviso “anagraficamente comunisti”. D’altronde quando non è Grillo nelle piazze è il blog che diventa la Carta del Movimento, il codice al quale si deve far riferimento. Lì si sviluppano le idee. Chi ci sta è dentro, altrimenti prego andare.

Casaleggio non lo fa mai direttamente perché è un cerchio, e tale vuole rimanere, l’uomo del dietro le quinte, il ghost writer che spesso esiste senza esserci. Chiama Grillo e capisce se è il caso. Se lo è riesce a imporre la sua, altrimenti aspetta.

Nato con simpatie leghiste e bossiane, il suo incontro con Grillo avviene qualche anno fa, e dopo uno spettacolo. A quel tempo il Movimento non esiste, ma Grillo intuisce che dietro a quegli occhiali si nasconde una persona capace di vedere lontano. Casaleggio e la sua società nata nel 2004 e della quale è presidente e gestisce assieme a Enrico Sassoon, Luca Eleuteri, il figlio Davide Casaleggio e Mario Bucchich, curano nel frattempo il sito Internet dell’Italia dei Valori per la cifra di 700.000 euro all’anno. Ma Grillo lo vuole a tutti i costi solo per sé, ha intuito che può fare il salto di qualità. Così, nel 2010, si arriva alla rescissione del contratto con Di Pietro e da quel momento Casaleggio – che tra le società di cui cura il sito c’è anche la casa editrice Chiarelettere, cadoinpiedi.it   – può lavorare, almeno in campo politico, con Grillo e per Grillo a tempo pieno.

Un salto di qualità, non c’è dubbio . Non è un caso che da quel momento in poi, nonostante ci sia già stato il V-Day (e Casaleggio c’era, eccome, anche a quei tempi), Grillo diventa un fenomeno che spaventa la politica. Perché Casaleggio sa meglio di ogni altro in Italia come si applica la politica a Internet, o viceversa.

Il casting dei candidati

Con Grillo si sentono due o tre volte al giorno. Le strategie vengono pianificate al telefono, ma con minuzia e particolari. Andate a vedere gli spettacoli di Grillo: ci sono delle cose che il comico genovese che saprebbe improvvisare e molto bene, recita da copione. Perché sono le parole chiave che Casaleggio ha detto che funzionano.

Lo stesso discorso vale per coloro che diventano candidati del Movimento. Cosa dire con metodi efficaci, come dirlo, con quale espressione, viene “consigliato” negli uffici di Casaleggio, a Milano, dove alcuni candidati vengono istruiti in una full immersion comunicativa. “Un incontro di tre ore molto utile”, dice Federico Pizzarotti, il fenomeno che a Parma si è guadagnato il ballottaggio. “Ci ha spiegato come inserire i dati nel blog e qualche tecnica per essere più presenti nei motori di ricerca”, spiega Antonio Giacon, candidato a Budrio, anche lui al ballottaggio. “In alcuni casi per le aree metropolitane forse dice come lanciare i messaggi, ma noi siamo campagnoli, il suo apporto è stato minimo, qui non arriva nemmeno la banda larga”.
 
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Dal blog Così va il Mondo di Franco Ferrè: cosivailmondo.wordpress.com/2019/09/15/la-prossima-grecia-siamo-noi/

La prossima Grecia siamo noi
15 settembre 2019 Dalla Grecia, visioni dall'albero

Panagiotis Grigoriou è un ex accademico e insegnante greco, ora libero professionista che tenta, non senza difficoltà, di mostrare la Grecia in modo insolito attraverso la sua attività di viaggio culturale, dopo aver sperimentato la disoccupazione come molti dei suoi compatrioti, storico ed etnografo. Lui di tanto in tanto viene in Italia, invitato a parlare del suo paese, di cui descrive da più di sei anni il declino in un blog in lingua francese (www.greekcrisis.fr), che è diventato, lui pure, fonte di indispensabile sostentamento. Come molti suoi compatrioti, Panagiotis sente un legame speciale con l’Italia e ne osserva attentamente gli eventi. Cinque anni fa, come ospite del professor Bagnai a Montesilvano, disse con stupore quasi infantile una cosa – a pensarci bene – terribile: “stare qui in Italia è per me fonte di grande piacere, perché posso vedere ancora delle cose che in Grecia non si trovano più. Voi siete noi quattro anni fa.”.

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Sono onorato di essere il traduttore semi-ufficiale del suo blog per Come Don Chisciotte - Controinformazione - Informazione alternativa e ho potuto cenare con lui al successivo invito a Montesilvano, nel 2017, e poi trascorrere, un anno fa, un giorno insieme (nella sua veste di guida, come detto, la sua altra altra fonte di sostentamento, in particolare d’estate, è accompagnare turisti curiosi in giro per la Grecia). In queste occasioni, Panagiotis mi ha sempre espresso un concetto molto chiaro: attenzione al Movimento 5 Stelle, vedo molte somiglianze con Syriza.

In questi giorni le sue parole mi tormentano: Syriza consumò il suo tradimento esattamente quattro anni fa: andata al governo sull’onda delle proteste anti austerity a gennaio 2015 (alleandosi, guarda caso, con una forza euroscettica di area centro-destra), a luglio dello stesso anno Tsipras indisse il famoso referendum dove – nonostante i bancomat chiusi – oltre il 61% dei greci disse “no” al memorandum imposto dalla Troika. Una settimana dopo, lo stesso memorandum (con qualche inasprimento) fu adottato dal governo Tsipras, ignorando la volontà popolare ed inaugurando una stagione di inaudita ferocia economica, che ha portato la Grecia ad un vero e proprio tracollo nelle condizioni di vita e, a causa di questo, ad un regresso visibile anche nelle relazioni fra le persone, in molti casi dedite ormai ad un’esistenza di mera sopravvivenza.

E adesso, quattro anni dopo, è il Movimento 5 stelle a fare il suo voltafaccia, passando nel giro di soli 29 giorni da un governo con la forza più euroscettica del panorama politico italiano, a quella più europeista, fiera sostenitrice dell’austerità e del “rispetto delle regole”. Il voltafaccia è meno evidente perchè il M5S, il referendum, l’ha fatto “in casa”, sulla sua piattaforma web privata: Tsipras indisse un referendum sicuro di perderlo, e si trovò tra le mani una vittoria imbarazzante, che dovette ricusare subito e tutto in una volta, sotto l’attacco diretto dei poteri economici europei. I grillini, invece, in primo luogo si sono fatti un referendum “blindato”, solo tra gli iscritti, ed in secondo luogo potranno diluire le conseguenze del cambiamento su un tempo più lungo, il che potrà attenuare (non eliminare) la presa di coscienza dei loro elettori. Syriza si salvò prendendoli sul tempo, andando alle urne a settembre, solo due mesi dopo il tradimento, in modo che gli avversari non potessero riorganizzarsi e gli elettori non vedessero ancora concretamente cosa sarebbe successo loro. Il M5S, non potendo contare sull’effetto sorpresa (in Italia, dopo Monti, le conseguenze dell’austerità sono chiarissime) conta invece sull’effetto opposto: allontanare il più possibile il momento della verifica e fare la volontà dell’Europa poco per volta e, soprattutto, per interposta persona (il PD ha in mano tutti i ministeri chiave del governo Conte-bis), sperando di mimetizzarsi in qualche modo. Al momento non riesco ad immaginare quale.

Al di là delle differenze di facciata, però, l’obiettivo delle due formazioni politiche si sta rivelando lo stesso: raccogliere il dissenso che le politiche di austerità inevitabilmente provocano, canalizzarlo su temi di scarsa rilevanza, ma forte impatto, per poi mettere i propri voti al servizio degli stessi obiettivi che, inizialmente, entrambi dichiaravano di combattere.

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E infine, forse l’aspetto più importante di tutti, entrambi hanno fatto tutto ciò per conto di entità straniere, i cui interessi sono stati messi davanti a tutto il resto, in cambio dell’appoggio che, probabilmente, è più o meno direttamente all’origine del successo di entrambi.

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Confessio regina probatorum

I quattro anni di cui parlava Panagiotis, fin qui sono stati un ottimo predittore. Per il momento ha ragione lui. Del resto, che Conte sia la prosecuzione di Tsipras con altri mezzi (e non per caso) lo conferma anche uno informato dei fatti, Jean-Claude Juncker che, addirittura, si assume il merito della “conversione” del nostro attuale Premier.

Ma il Movimento di Grillo, in realtà, è un Syriza 2.0, perché ci sono due importanti differenze (l’esperienza insegna).

PRIMO. Il M5S non ha attaccato frontalmente il nemico: se Syriza ha preso inizialmente il toro per le corna, attaccando l’austerità, il M5S ha abbandonato quasi subito i temi centrali, passando per tempo a quelli “cosmetici”, ininfluenti: il taglio dei parlamentari, l’onestà (tarattatà), i vitalizi, etc etc. Nel 2013 il grillini organizzavano eventi No-Euro, ma già nel 2014 parlavano di referendum (impossibile) e dopo la debacle di Tsipras, il tema è via via sparito dai radar, mentre Di Maio ed altri grillini a rotazione cianciavano di ridurre il debito pubblico, come un Dombrovskis qualunque;

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Prima della cura
SECONDO: Come già accennato, il M5S non ha interpellato gli elettori. Perché, a differenza della Grecia 2015, in Italia l’alternativa esiste, e si chiama Lega; l’obiettivo dichiarato più o meno apertamente, è di durare anni (possibilmente fino all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, come sostiene Galli Della Loggia, insieme a molti altri), altro che democrazia dal basso.

Quello che non cambia sono gli obiettivi dei mandanti, che restano gli stessi.

Se tanto mi dà tanto, quello che ci aspetta per i prossimi quattro anni si può trovare QUI, oppure QUI, o QUI.

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O in tutti i post del blog di Panagiotis Grigoriou.

Mala tempora currunt…
 
Omnibus 24 gennaio 2018

M5S, Bagnai (Lega): Finta democrazia diretta, radicale negazione della dialettica.
M5S è un format governato da vertici opachi scollati dalla base. Finta democrazia diretta, Voti online non trasparenti.
Proposte che avanza e che poi regolarmente smentisce.
Metodo di radicale negazione della dialettica politica.
 
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Articolo de il Giornale: ilgiornale.it/news/politica/casaleggio-associati-nei-guai-ha-sfruttato-dati-facebook-1794475.html

Paolo Bracalini - Gio, 05/12/2019
Casaleggio Associati nei guai "Ha sfruttato dati Facebook prima di Cambridge Analytica"
Denuncia da Londra dell'informatico Canestrari La società annuncia querele: «Tutti cancellati»

La Casaleggio Associati come Cambridge Analytica, la società britannica protagonista di un scandalo internazionale legato alla raccolta di dati personali usati a fini politici.

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È l'accusa che solleva un ex collaboratore della ditta di Davide Casaleggio, ovvero Marco Canestrari, sviluppatore informatico a Londra, dal 2007 al 2010 consulente per il blog di Grillo curato appunto dalla Casaleggio Associati. La chiave è un'applicazione costruita dalla ditta di Casaleggio nel 2013 e promossa sul blog di Grillo. «Tu puoi fare molto per restituire l'Italia ai suoi cittadini. Lo puoi fare diffondendo le idee e il programma del Movimento 5 Stelle. Diventa Attivista 5 Stelle. Se hai un profilo Facebook puoi iniziare subito. Ora» si legge nel post, ancora on line. L'adesione di nuovi adepti, tramite Facebook, era considerato talmente importante che in premio, per i primi cento, veniva promessa nientemeno una cena a Genova con Beppe Grillo. Ma cosa è successo a chi ha cliccato sul pulsante sotto l'annuncio? È successo che l'aspirante attivista, accettando le condizioni, ha ceduto alla Casaleggio Associati tutti i dati collegati al proprio account Facebook: indirizzo e-mail, luogo di nascita, di residenza, orientamento politico e religioso, preferenze varie e amicizie.

Insomma, riassume su Linkiesta Nicola Biondo (autore di libri-inchiesta sul M5s insieme a Canestrari), «quella chiamata alle armi celava un inganno, il primo passo di una potenziale e gigantesca profilazione di massa di cittadini comuni e anche dei futuri parlamentari che di lì a poche settimane il Movimento avrebbe messo in lista e poi eletto. Un'operazione simile sarà ripetuta anche nel 2014, in occasione delle elezioni europee».


Secondo Canestrari l'app consentiva agli amministratori di Casaleggio Associati una serie di operazioni tra cui monitorare le attività dell'utente attivista. Non solo, attraverso l'accesso al singolo profilo si accede anche alla rete di contatti. «Una stima delle intrusioni è impossibile, ma si tratterebbe di una delle più ampie operazioni di raccolta di dati personali mai avvenuta in Italia. Un patrimonio inestimabile sia dal punto di vista del marketing politico che commerciale».

La società di Davide Casaleggio, che è anche presidente della piattaforma Rousseau su cui sono registrati e votano tutti gli iscritti M5s, respinge categoricamente il paragone con l'attività spionaggio della Cambridge Analytica e annuncia querele. Ecco la nota: «In maniera completamente errata è stato comparato un caso in cui sono stati utilizzati milioni di dati senza il consenso degli utenti, a un caso profondamente diverso in cui legittimamente un sito chiedeva individualmente alle singole persone di poter utilizzare alcuni dati per verificare la propria classifica di attivismo. I dati non sono stati utilizzati per altre finalità e sono poi stati cancellati alla fine dell'iniziativa» scrive la Casaleggio Associati che denuncia nei propri confronti «una diffamazione sistematica». Sul tema della privacy qualche problema si è verificato per quanto riguarda Rousseau visto che il Garante della privacy, dopo una lunga istruttoria ha multato (50mila euro) l'Associazione Rousseau perché non garantirebbe né la segretezza né la sicurezza del voto degli iscritti. Casaleggio rispose che si trattava di una condanna politica perchè il presidente dell'authority, Soro, è un ex parlamentare Pd.

Il suo mandato è scaduto e il Parlamento - quindi anche il M5s - nominerà il successore entro questo mese. Nei mesi scorsi si fece il nome di un candidato vicino alla galassia Casaleggio, l'avvocato Stefano Aterno, poi però stoppato.
 
Casaleggio smentisce lo scoop de Linkiesta, ma in realtà conferma tutto (fate girare!!!)
Dopo che ieri abbiamo svelato come il blog di Grillo nel 2013 raccoglieva dati personali su Facebook anche all’insaputa degli utenti, prima di Cambridge Analytica, l’erede del fondatore del Movimento ha annunciato querela. Ma ecco la prova che la srl accedeva ai dati all’insaputa degli utenti

Casaleggio smentisce lo scoop de Linkiesta, ma in realtà conferma tutto (fate girare!!!) - Linkiesta.it

Davide Casaleggio conferma tutto. Tutto quello che ieri Linkiesta ha rivelato.
Lo fa con una nota stampa che nelle intenzioni avrebbe voluto essere una smentita, ma che in realtà è una piena conferma del nostro articolo.
Ieri Linkiesta, sulla base di una ricerca compiuta da Marco Canestrari, ex braccio destro di Gianroberto Casaleggio, ha raccontato che dal 2013, mediante un’applicazione di Facebook, la Casaleggio Associati ha avuto accesso ai dati degli utenti della piattaforma di Menlo Park.
Il paragone con lo scandalo di Cambridge Analytica è del tutto evidente per almeno due motivi: il primo è che la srl milanese chiedeva a chi usufruiva della app di accedere a tutti i dati consentiti, dall'indirizzo email fino al luogo di nascita, quello di residenza e l’orientamento politico e religioso; il secondo è che Casaleggio accedeva anche alla lista degli amici dell’utente e alle loro informazioni personali, senza il consenso diretto degli amici. Insomma venivano profilati non solo gli “attivisti”, ma anche gli amici degli “attivisti” dei Cinque stelle.

La smentita che conferma la nostra inchiesta recita così: «È stato comparato un caso in cui sono stati utilizzati milioni di dati senza il consenso degli utenti, a un caso profondamente diverso in cui legittimamente un sito chiedeva individualmente alle singole persone di poter utilizzare alcuni dati per verificare la propria classifica di attivismo (es. per aver cambiato la propria immagine di Facebook, o avere tanti amici che utilizzavano l’app)».


Marco Canestrari ha dimostrato il contrario: «Il comunicato mente più volte. Mente quando dice che l’app chiedeva alle singole persone di utilizzare i dati. No, l’app consentiva alla Casaleggio di utilizzare anche i dati personali degli amici di Fb di chi l’aveva utilizzata. E a questi amici nessuno ha mai chiesto il consenso». Continua Canestrari: «Casaleggio conferma di aver raccolto i dati e dice di averli cancellati. Ciò significa che non potremo mai sapere quante persone sono state profilate. Se, come dice, l’app serviva a cambiare l’immagine del profilo Facebook o a vedere quanti amici la utilizzavano, che senso aveva chiedere tutte quelle informazioni, sull’orientamento religioso o sul luogo di nascita e residenza? La risposta è nessuna: Casaleggio profilava anche utenti ignari».

A confermare la tesi di Canestrari è l’informativa privacy allegata all’app dove è la stessa Casaleggio Associati ad ammettere l’accesso ai dati dei soggetti terzi. All’articolo 3 dell’informativa si legge: «Qualora fra i dati conferiti dall’Utente ve ne fossero di pertinenza di soggetti terzi, l’Utente si rende garante nei confronti del sig. Grillo dell’ottenimento del consenso degli stessi per la raccolta ed il trattamento di dati da parte dello stesso sig. Grillo secondo quanto previsto dalle relative Condizioni di Utilizzo». Qui è possibile leggere il testo dell'informativa.

Insomma, chi utilizzava l’app doveva garantire di informare i suoi amici che quell’operazione avrebbe reso visibili alla Casaleggio i loro dati, dall’orientamento politico a quello religioso, al luogo di residenza.

Chi utilizza un’app non può avere nessun obbligo verso terzi. Il legalese usato dal comunicato della Casaleggio è privo di qualsiasi appiglio giuridico, secondo Perri

Secondo il professore Pierluigi Perri dell’Università di Milano, tra i più noti esperti italiani di data protection, «è certamente insolito che un’informativa, nata per l’appunto per “informare” l’interessato in merito al trattamento che verrà effettuato dal titolare, stabilisca poi in una clausola l’obbligo per l’interessato di rendersi garante dell’ottenimento del consenso da parte di terzi. Questo tipo di clausole infatti interviene tipicamente nei contratti tra titolari o tra titolari e responsabili, ma non nelle informative tra titolare e interessato».

Chi utilizza un’app non può avere nessun obbligo verso terzi. Il legalese usato dal comunicato della Casaleggio è privo di qualsiasi appiglio giuridico, secondo Perri: «Non si comprende su che basi i terzi potrebbero essere stati informati previamente del fatto che i loro dati sarebbero stati trasferiti al sig. Grillo. Nemmeno si capisce come il Sig. Grillo possa iniziare a raccogliere i dati dei terzi senza prima aver ottenuto il loro consenso, ma solo basandosi sulla garanzia che un interessato avrebbe, presumibilmente in un secondo momento, ottenuto il consenso».

La smentita che conferma tutto però aumenta gli interrogativi invece di risolverli. Quanti cittadini sono stati profilati anche a loro insaputa?

Davide Casaleggio, il quale ha già ricevuto una pesantissima multa dal Garante della privacy per non aver saputo gestire la messa in sicurezza dei dati di cui era in possesso, sostiene dunque che sarebbe scorretto paragonare la sua raccolta di dati con quella fatta da Cambridge Analytica. Ma, in realtà, è stato esattamente a causa di quello scandalo che poi Facebook ha deciso di non consentire più la possibilità di chiedere agli utenti quelle informazioni, proprio quelle che Casaleggio nel 2013 ha iniziato a ottenere non solo da chi ha utilizzato l’app, ma anche da utenti Facebook che ignoravano la cessione dei loro dati.

Nonostante questa evidenza, la nota del fondatore del Movimento annuncia di aver proceduto «a tutelare la propria reputazione per vie legali già nella giornata di oggi nei confronti de Linkiesta».

La smentita che conferma tutto però aumenta gli interrogativi invece di risolverli. Perché Casaleggio ha deciso di raccogliere tutti quei dati se l’obiettivo era «cambiare l'immagine di Fb o vedere quanti amici di un attivista utilizzavano l’app»?
Ma soprattutto non c’è ancora risposta alla domanda principale: quanti cittadini sono stati profilati anche a loro insaputa?
 

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