Azione legale titoli Popolare di Vicenza e Veneto Banca

Popolari venete, dimezzato il valore dei crediti residui
Le stime dei liquidatori. E i tassi sui prestiti di Intesa alle Lca raddoppiano

  • Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
  • 5 Mar 2023
  • Federico Nicoletti
Popolari venete, dimezzato il valore dei crediti residui rimasti ai liquidatori. E sui maxi-prestiti di Intesa scatta il raddoppio degli interessi. A sei anni dalla liquidazione di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, sono le relazioni delle due gestioni liquidatorie (le Lca), pubblicate a febbraio a fare il quadro di quel che è rimasto da realizzare, per rifondere i creditori. In tutto oltre 31 mila, secondo le istanze giunte: 18.750 per Popolare di Vicenza e oltre 13 mila per Veneto Banca, su cui i commissari sostengono che le attività di analisi «sono quasi giunte a conclusione», nel caso di Veneto Banca, mentre i commissari di Popolare di Vicenza affermano che il deposito dello stato passivo «avverrà nei primi mesi 2023». Ai creditori, per altro, i commissari hanno fin da subito lasciato poche speranze. Con le prospettive sul recupero dei crediti, «per doverosa trasparenza - ripetono anche stavolta - non sono al momento ravvisabili concrete prospettive di soddisfacimento dei creditori diversi» da Intesa Sanpaolo e dallo Stato.
La banca che nel 2017, con il decreto di liquidazione, aveva acquistato la «polpa» di Bpvi e Veneto Banca per un euro, attende la restituzione dei finanziamenti iniziali fatti alle liquidazioni, e garantiti dallo Stato, per coprire il cosiddetto sbilancio di cessione, pari nel complesso a 6,4 miliardi (3.203 milioni nel caso di Bpvi, 3.197 per Veneto Banca). Il decreto legge di liquidazione del 2017 ha stabilito di ripagarli prima di ogni altro credito, subito dopo i prededucibili, per la parte garantita dallo Stato. A ciò si aggiungono subito dopo i finanziamenti che sempre Intesa ha prestato alle due liquidazioni, per farsi pagare i crediti in bonis acquisiti ma rivelatisi poi deteriorati e restituiti ai commissari. Sono 957 milioni (621,4 milioni per Bpvi, 335,8 per Veneto Banca), da restituire prima di iniziare a ripagare allo Stato i fondi messi all’atto della liquidazione (2,4 miliardi su Bpvi, 2,3 su Veneto Banca, rilevano le relazioni, per i contributi per fabbisogno di capitale e oneri di ristrutturazione erogati ad Intesa) e caricati come debito sulle liquidazioni. I creditori chirografari, in teoria vengono dopo, in coda ad un conto da pagare da 12 miliardi.
Ovvio concludere che non vedranno nulla (dubbio che si estende anche allo Stato, il cui
Ill quartier generale di Popolare di Vicenza, prima della liquidazione ni precise dalle relazioni (al pari di quanto recuperato in questi anni), per più vie. Confrontando gli attivi totali a disposizione, sei anni dopo: i 2,5 miliardi di fine 2021 in Veneto Banca sono il 42% dei 5,9 indicati a fine 2017;i 3,4 di Bpvi il 49% dei 6,9 iniziali.
Ci si può poi concentrare nello specifico dei crediti verso clientela. Il valore a fine 2021, rispetto a quello di fine 2017, è, in Bpvi, 2,7 miliardi rispetto a 5,4 (il 49%), e in Veneto Banca 1,9 su 4,7 (il 40%). Se poi si tiene conto che qui ci sono anche i crediti delle «baciate» (561 milioni per Bpvi e 192 per Veneto Banca), e ci si limiti solo ai crediti trasferiti ad Amco per il recupero (comprensivi dei crediti high risk rientrati e non inclusi in origine), il loro valore reale è stimato a fine 2021, in 2.134 milioni di euro in Bpvi, il 49% del totale, dopo svalutazioni per 2.160 fatte sulla base delle stime di recupero di Amco (e magari sopravalutate); in Veneto Banca il valore è di 1.782 milioni,il 46% del totale, dopo svalutazioni per 2.100.
Infine le relazioni danno un’altra indicazione di rilievo. Concretissima, rispetto agli esiti delle liquidazioni. I finanziamenti quinquennali di Intesa alle liquidazioni, in scadenza a fine 2022, sono stati prorogati per quattro anni,con un tasso d’interesse passato dall’1 al 2 per cento. I commissari non indicano quale sia l’entità residua da restituire. Ma a marzo di due anni fa i commissari di Veneto Banca, in audizione in parlamento alla commissione banche, avevano sostenuto che erano stati recuperati 1,4 miliardi (di questi, sui crediti, 604 milioni da Amco e 210 dai liquidatori), 1,1 dei quali erano andati a Intesa per ridurre il debito da 3,2, tagliando il peso delle restituzioni: «All’inizio 87 mila euro andavano ogni giorno ad Intesa», avevano detto i liquidatori. Ora gli interessi sono raddoppiati. D’altra parte l’alternativa alla proroga era per lo Stato di dover pagare a Intesa le garanzie prestate sui finanziamenti.
 
FIRENZE. La Cassazione ha annullato la sentenza, emessa dalla corte d'appello di Firenze il 13 febbraio 2020, che condannava gli ex vertici di Banca Etruria per ostacolo alla vigilanza: un anno e un mese di reclusione, pena sospesa, la condanna che era stata inflitta all'ex presidente Giuseppe Fornasari e all'ex dg Luca Bronchi. I giudici di secondo grado aveva ribaltato la decisione del tribunale di Arezzo che aveva assolto Fornasari e Bronchi e anche l'ex direttore centrale della banca Davide Canestri, confermando solo per quest'ultimo l'assoluzione. La Cassazione ha disposto un processo d'appello bis per Bronchi e Fornasari.
 
«Popolari venete, irrecuperabili i due terzi dei crediti residui»
La Corte dei Conti: i 15 miliardi valgono 4. «Baciate»: più incassi, ma dubbi sui recuperi

  • Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
  • 30 Mar 2023
  • © Federico Nicoletti
Sei anni dopo L’ex sede della Popolare di Vicenza: gli uffici di Amco sono sul retro degli stabili
Più di due euro su tre irrecuperabili. Il giudizio sullo stato dei crediti deteriorati delle ex popolari venete, a quasi sei anni dalla liquidazione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, esce chiaro dalla relazione della Corte dei conti sulla gestione 2021 di Amco, la società del ministero dell’Economia, a cui è stata affidata la gestione dei crediti deteriorati, esclusi dalle attività in bonis prese da Intesa Sanpaolo a giugno 2017 per un euro.
Il report, pubblicato lunedì, accende un faro sulla situazione. Ad iniziare dalla consistenza, di oltre centomila posizioni: a fine 2021 sono 94.698 quelle attive (13.758 gestite in house e 80.940 affidate a società esterne), da cui sono derivate incassi per 470 milioni (389 dalla gestione interna, 81 da quelle esterne), 50 in più dell’anno prima. Vi si aggiungono le 6.683 posizioni chiuse nel 2021 (1.480 in house, 5.203 date all’esterno), in forte crescita rispetto alle 2.585 del 2020, con incassi di 19 milioni (161 dalla gestione interna, 34 dalle esterne).
Sulle posizioni, vanno poi tenute in conto le 7.304 attive frutto delle retrocessioni dei crediti da Intesa fino a metà 2020, per un valore lordo di 1.093 milioni a fine di quell’anno: hanno fruttato nel 2021 incassi per 59 milioni, dopo i 46 dell’anno prima.
Se la gestione crediti ha dato incassi per 613 milioni nel 2020 e 665 nel 2021 dai portafogli giunti dalla liquidazione, che salgono a 659 e 729 con i crediti retrocessi, le cifre dei flussi di cassa retrocessi alle liquidazioni sono invece di 639 milioni, 357 ai commissari di Popolare di Vicenza e 282 a quelli di Veneto Banca.
L’altro dato rilevante riguarda il valore reale dei crediti in gestione e le possibilità di recupero. Il valore nominale dei patrimoni destinati è di 14.923 milioni di euro (-8% rispetto ai 16.120 d fine 2020); ma lo scarto con i valori reali, sulla base delle stime di quanto recuperabile fatte da Amco, si ferma a 4.174 milioni, il 28% del nominale (a sua volta in calo del 9% sui 4.594 milioni di fine 2020). In fumo vanno 10,7 miliardi. E la Corte conclude «che, in base alle stime, più di due euro ogni tre di attivo non sono recuperabili».
La differenza di valore è di quasi 6 miliardi in meno nel caso di Bpvi, dove gli 8.121 milioni nominali (- 7% rispetto a un anno prima) hanno un valore netto di 2.270 milioni (- 9% rispetto ai 2.495 del 2020) e di quasi 5 miliardi per Veneto Banca, dove i 6.802 milioni nominali
(-8% sui 7,3 del 2020), equivalgono a 1.904 milioni netti (-9,3% sui 2,1 miliardi 2020). «In sede istruttoria», scrive poi la Corte, è stata chiesto ad Amco «un approfondimento sui criteri» delle stime. Costruite, è la risposta, sulla base delle previsioni analitiche riguardanti il 76% del valore nominale, «sicché i pertinenti flussi di cassa sono stati rideterminati in euro 6,4 miliardi». La stima d’incassi di Amco in un decennio», prevede il recupero del 59% «nei prossimi 5 anni» e del 24% tra il quinto e il decimo. Andamento gestionale allineati «allo scenario Worst (facilmente traducibile come peggiore, ndr) elaborato nel 2018» dalle Lca, lontano dai 9 miliardi previsti da Banca d’Italia, secondo le tabelle presenti nella relazione.
Da ultimo la gestione delle «baciate», i crediti per l’acquisto azioni delle due banche. La consistenza totale è per 1,9 miliardi, su cui, scrive la Corte, Amco ha elaborato un «processo decisionale», dopo l’approvazione, nel 2022, «da parte di Banca d’Italia della pertinente Policy di gestione». I crediti attivi, secondo la relazione, sono, a fine 2021, 946, da cui derivano 38 milioni di incassi; quelli chiusi sono 21, per 3 milioni di incassi.
I 41 milioni incassati sono oltre il triplo dei 13 del 2020. Ma la Corte fa emergere un dubbio sostanziale sulle possibilità di recupero, mettendo in luce l’aspetto evidenziato da Amco del quadro giurisprudenziale emergente da 4 anni di sentenze dei tribunali, che, «oltre al profilo di sostanziale illiceità delle operazioni», di fatto azzerano i crediti. Quadro destinato a peggiorare, ricorda la Corte sulla base di quanto scrive Amco, dopo il deposito dello stato passivo delle liquidazioni: aumenteranno i giudizi di opposizione dei creditori non ammessi, per chiedere l’annullamento delle «baciate».
 

Ex Popolari, Giorgetti apre al riparto Fir (300milioni) Intervento aVicenza: «La quota del 30% di ristoro può salire del 5-10%»

  • Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
  • 9 May 2023
  • Federico Nicoletti
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a Vicenza apre al riparto di altri 300 milioni di euro agli azionisti azzerati delle ex popolari dal Fir.
Ex popolari, Giorgetti apre al riparto di altri 300 milioni dai fondi residui Fir. L’indicazione, sulla partita finale dei rimborsi a i soci azzerati delle popolari venete, dopo il pagamento del 30% di ristoro dal Fondo indennizzo risparmiatori, è di rilievo, mentre si avvicina giugno, scadenza dell’ultima proroga della Commissione tecnica del ministero dell’Economia, chiamata ad approvare le ultime domande ritardatarie. Di rilievo, perché viene direttamente dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha preso posizione molto concretamente sabato pomeriggio a Vicenza, in un appuntamento elettorale della Lega. Di fronte ai timori dei comitati dei risparmiatori che i 500 milioni ancora dai distribuire del Fir, finanziato dai conti dormienti, finiscano altrove, Giorgetti ha al contrario aperto la strada alla soluzione.
Secondo il ministro, sulla partita bisogna muoversi con i piedi di im piombo: «Questo tipo di gestione è monitorata dalle autorità europee - ha detto -. Non possiamo permetterci di sbagliare una sola mossa: toccando una vena, potremmo rompere un’arteria. Sarebbe un disastro, dopo quanto già è avvenuto in questa vicenda». Fuor di metafora, ha spiegato Giorgetti, «la cosa viene gestita con grande attenzione, perché siamo in una procedura autorizzata dall’Unione europea. Dobbiamo evitare soluzioni che rischiano di avviare una procedura che danneggia tutti i già rimborsati».
Ciò detto, se Giorgetti ha escluso ulteriori fondi per gli obbligazionisti, ristorati già con la quota massima, per gli azionisti, lasciati da parte i contenziosi, «potrebbe esserci un margine per un’ulteriore distribuzione che dal 30% attualmente previsto può andare dal 5 al 10%: stiamo valutando. Potranno essere distribuiti circa 300-340 milioni» del Fir. «Servirà una piccola modifica normativa, che credo sia il meno, nella vicenda», perché ha fatto capire il ministro, «la normativa contiene elementi di ambiguità». Ma chiudere l’ultimo riparto dovrebbe essere «relativamente facile», una volta fissato l’elenco dei rimborsati.
Un’uscita, quella di Giorgetti,
che legge come un passo in avanti importante il parlamentare vicentino Pierantonio Zanettin (Fi), che aveva scritto l’ordine del giorno approvato a febbraio con il decreto Milleproroghe, che impegnava il governo a procedere al riparto e che ha presentato ora un’interrogazione a Giorgetti. «È positivo che il ministro sia spinto fino ad indicare una cifra possibile, confermando che i fondi ci sono. Giorgetti sostiene la necessità di operare chirurgicamente per cambiare la norma: per me non sarebbe necessario, dopo la sentenza Tercas che ha stabilito che questo tipo di fondi non sono aiuti di Stato. Ma ora si tratta di lavorare per inserire la modifica normativa nel primo provvedimento disponibile».
«Siamo in una fase delicata, c’è da fare squadra con tutte le associazioni», aggiunge per parte sua il leader dell’associazione « Noi che credevamo nella Bpvi», che sempre sabato ha incontrato Giorgetti. Ugone aveva ricapitolato nei giorni scorsi i dati sui rimborsi Fir: 1.013 milioni di euro distribuiti fin qui, di cui 900 a 125 mila azionisti, solo un migliaio dei quali ha toccato il massimo dei centomila euro di rimborso. Ancora, l’80% dei fondi bonificati è andato, con oltre 800 milioni, ai soci delle banche venete. «Se riusciamo a distribuire il residuo, si può arrivare ad 1,1-1,2 miliardi sul territorio», dice Ugone. Il residuo Fir è valutato intorno a 530 milioni, mentre il numero di domande escluse è sceso da quattromila a 3.080, sulla scorta del lavoro di rivalutazione della Commissione tecnica.
 

Ex Popolari, Giorgetti apre al riparto Fir (300milioni) Intervento aVicenza: «La quota del 30% di ristoro può salire del 5-10%»

  • Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
  • 9 May 2023
  • Federico Nicoletti
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a Vicenza apre al riparto di altri 300 milioni di euro agli azionisti azzerati delle ex popolari dal Fir.
Ex popolari, Giorgetti apre al riparto di altri 300 milioni dai fondi residui Fir. L’indicazione, sulla partita finale dei rimborsi a i soci azzerati delle popolari venete, dopo il pagamento del 30% di ristoro dal Fondo indennizzo risparmiatori, è di rilievo, mentre si avvicina giugno, scadenza dell’ultima proroga della Commissione tecnica del ministero dell’Economia, chiamata ad approvare le ultime domande ritardatarie. Di rilievo, perché viene direttamente dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha preso posizione molto concretamente sabato pomeriggio a Vicenza, in un appuntamento elettorale della Lega. Di fronte ai timori dei comitati dei risparmiatori che i 500 milioni ancora dai distribuire del Fir, finanziato dai conti dormienti, finiscano altrove, Giorgetti ha al contrario aperto la strada alla soluzione.
Secondo il ministro, sulla partita bisogna muoversi con i piedi di im piombo: «Questo tipo di gestione è monitorata dalle autorità europee - ha detto -. Non possiamo permetterci di sbagliare una sola mossa: toccando una vena, potremmo rompere un’arteria. Sarebbe un disastro, dopo quanto già è avvenuto in questa vicenda». Fuor di metafora, ha spiegato Giorgetti, «la cosa viene gestita con grande attenzione, perché siamo in una procedura autorizzata dall’Unione europea. Dobbiamo evitare soluzioni che rischiano di avviare una procedura che danneggia tutti i già rimborsati».
Ciò detto, se Giorgetti ha escluso ulteriori fondi per gli obbligazionisti, ristorati già con la quota massima, per gli azionisti, lasciati da parte i contenziosi, «potrebbe esserci un margine per un’ulteriore distribuzione che dal 30% attualmente previsto può andare dal 5 al 10%: stiamo valutando. Potranno essere distribuiti circa 300-340 milioni» del Fir. «Servirà una piccola modifica normativa, che credo sia il meno, nella vicenda», perché ha fatto capire il ministro, «la normativa contiene elementi di ambiguità». Ma chiudere l’ultimo riparto dovrebbe essere «relativamente facile», una volta fissato l’elenco dei rimborsati.
Un’uscita, quella di Giorgetti,
che legge come un passo in avanti importante il parlamentare vicentino Pierantonio Zanettin (Fi), che aveva scritto l’ordine del giorno approvato a febbraio con il decreto Milleproroghe, che impegnava il governo a procedere al riparto e che ha presentato ora un’interrogazione a Giorgetti. «È positivo che il ministro sia spinto fino ad indicare una cifra possibile, confermando che i fondi ci sono. Giorgetti sostiene la necessità di operare chirurgicamente per cambiare la norma: per me non sarebbe necessario, dopo la sentenza Tercas che ha stabilito che questo tipo di fondi non sono aiuti di Stato. Ma ora si tratta di lavorare per inserire la modifica normativa nel primo provvedimento disponibile».
«Siamo in una fase delicata, c’è da fare squadra con tutte le associazioni», aggiunge per parte sua il leader dell’associazione « Noi che credevamo nella Bpvi», che sempre sabato ha incontrato Giorgetti. Ugone aveva ricapitolato nei giorni scorsi i dati sui rimborsi Fir: 1.013 milioni di euro distribuiti fin qui, di cui 900 a 125 mila azionisti, solo un migliaio dei quali ha toccato il massimo dei centomila euro di rimborso. Ancora, l’80% dei fondi bonificati è andato, con oltre 800 milioni, ai soci delle banche venete. «Se riusciamo a distribuire il residuo, si può arrivare ad 1,1-1,2 miliardi sul territorio», dice Ugone. Il residuo Fir è valutato intorno a 530 milioni, mentre il numero di domande escluse è sceso da quattromila a 3.080, sulla scorta del lavoro di rivalutazione della Commissione tecnica.
Magari inserire tra quelli da rimborsare anche gli esclusi per data… chi ha avuto la sfortuna di comprare nel giorno sbagliato
 

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