«Popolari venete, irrecuperabili i due terzi dei crediti residui»
La Corte dei Conti: i 15 miliardi valgono 4. «Baciate»: più incassi, ma dubbi sui recuperi
- Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
- 30 Mar 2023
- © Federico Nicoletti
Sei anni dopo L’ex sede della Popolare di Vicenza: gli uffici di Amco sono sul retro degli stabili
Più di due euro su tre irrecuperabili. Il giudizio sullo stato dei crediti deteriorati delle ex popolari venete, a quasi sei anni dalla liquidazione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, esce chiaro dalla relazione della Corte dei conti sulla gestione 2021 di Amco, la società del ministero dell’Economia, a cui è stata affidata la gestione dei crediti deteriorati, esclusi dalle attività in bonis prese da Intesa Sanpaolo a giugno 2017 per un euro.
Il report, pubblicato lunedì, accende un faro sulla situazione. Ad iniziare dalla consistenza, di oltre centomila posizioni: a fine 2021 sono 94.698 quelle attive (13.758 gestite in house e 80.940 affidate a società esterne), da cui sono derivate incassi per 470 milioni (389 dalla gestione interna, 81 da quelle esterne), 50 in più dell’anno prima. Vi si aggiungono le 6.683 posizioni chiuse nel 2021 (1.480 in house, 5.203 date all’esterno), in forte crescita rispetto alle 2.585 del 2020, con incassi di 19 milioni (161 dalla gestione interna, 34 dalle esterne).
Sulle posizioni, vanno poi tenute in conto le 7.304 attive frutto delle retrocessioni dei crediti da Intesa fino a metà 2020, per un valore lordo di 1.093 milioni a fine di quell’anno: hanno fruttato nel 2021 incassi per 59 milioni, dopo i 46 dell’anno prima.
Se la gestione crediti ha dato incassi per 613 milioni nel 2020 e 665 nel 2021 dai portafogli giunti dalla liquidazione, che salgono a 659 e 729 con i crediti retrocessi, le cifre dei flussi di cassa retrocessi alle liquidazioni sono invece di 639 milioni, 357 ai commissari di Popolare di Vicenza e 282 a quelli di Veneto Banca.
L’altro dato rilevante riguarda il valore reale dei crediti in gestione e le possibilità di recupero. Il valore nominale dei patrimoni destinati è di 14.923 milioni di euro (-8% rispetto ai 16.120 d fine 2020); ma lo scarto con i valori reali, sulla base delle stime di quanto recuperabile fatte da Amco, si ferma a 4.174 milioni, il 28% del nominale (a sua volta in calo del 9% sui 4.594 milioni di fine 2020). In fumo vanno 10,7 miliardi. E la Corte conclude «che, in base alle stime, più di due euro ogni tre di attivo non sono recuperabili».
La differenza di valore è di quasi 6 miliardi in meno nel caso di Bpvi, dove gli 8.121 milioni nominali (- 7% rispetto a un anno prima) hanno un valore netto di 2.270 milioni (- 9% rispetto ai 2.495 del 2020) e di quasi 5 miliardi per Veneto Banca, dove i 6.802 milioni nominali
(-8% sui 7,3 del 2020), equivalgono a 1.904 milioni netti (-9,3% sui 2,1 miliardi 2020). «In sede istruttoria», scrive poi la Corte, è stata chiesto ad Amco «un approfondimento sui criteri» delle stime. Costruite, è la risposta, sulla base delle previsioni analitiche riguardanti il 76% del valore nominale, «sicché i pertinenti flussi di cassa sono stati rideterminati in euro 6,4 miliardi». La stima d’incassi di Amco in un decennio», prevede il recupero del 59% «nei prossimi 5 anni» e del 24% tra il quinto e il decimo. Andamento gestionale allineati «allo scenario Worst (facilmente traducibile come peggiore, ndr) elaborato nel 2018» dalle Lca, lontano dai 9 miliardi previsti da Banca d’Italia, secondo le tabelle presenti nella relazione.
Da ultimo la gestione delle «baciate», i crediti per l’acquisto azioni delle due banche. La consistenza totale è per 1,9 miliardi, su cui, scrive la Corte, Amco ha elaborato un «processo decisionale», dopo l’approvazione, nel 2022, «da parte di Banca d’Italia della pertinente Policy di gestione». I crediti attivi, secondo la relazione, sono, a fine 2021, 946, da cui derivano 38 milioni di incassi; quelli chiusi sono 21, per 3 milioni di incassi.
I 41 milioni incassati sono oltre il triplo dei 13 del 2020. Ma la Corte fa emergere un dubbio sostanziale sulle possibilità di recupero, mettendo in luce l’aspetto evidenziato da Amco del quadro giurisprudenziale emergente da 4 anni di sentenze dei tribunali, che, «oltre al profilo di sostanziale illiceità delle operazioni», di fatto azzerano i crediti. Quadro destinato a peggiorare, ricorda la Corte sulla base di quanto scrive Amco, dopo il deposito dello stato passivo delle liquidazioni: aumenteranno i giudizi di opposizione dei creditori non ammessi, per chiedere l’annullamento delle «baciate».