bell'articolo della Gabanelli

Usa, Credit-Default Swaps: il Dipartimento di Giustizia vuole vederci chiaro - 14/07/2009
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sta conducendo un’indagine sul settore dei Credit-Default Swaps (Cds)...






Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sta conducendo un'indagine sul settore dei Credit-Default Swaps (Cds), i derivati assicurativi contro il fallimento il cui valore complessivo nel mercato mondiale ammontava nel 2007 a 62 trilioni di dollari. Lo rende noto l'agenzia Bloomberg citando una portavoce di Markit Group, uno dei data provider leader nel mercato coinvolto nell'indagine.
Fondata nel 2001 da due executive della banca candese Dominion e oggi acquartierata a Londra, Markit è una società specializzata nel fornire dati di mercato decisivi per la determinazione dei prezzi dei Cds nei mercati over the counter, ovvero in quegli stessi circuiti "alternativi" che i regolatori Usa vorrebbero mettere sotto controllo in questi mesi attraverso le casse di compensazione e i nuovi sistemi di monitoraggio. L'indagine, avrebbero rivelato a Bloomberg fonti anonime vicine alla questione, mirerebbe a chiarire se le major di Wall Street che controllano Markit (tra cui Goldman Sachs, JPMorgan e Morgan Stanley) abbiano ottenuto informazioni privilegiate utili per condurre speculazioni.
Markit, che fornisce quotidianamente i dati sui prezzi di mercato dei Cds, ha acquistato nel 2007 gli indici iTraxx e CDX, comunemente utilizzati per speculare sull'affidabilità creditizia di oltre 500 compagnie quotate in Europa, Asia e Nordamerica.


http://www.valori.it/italian/finanza-globale.php?idnews=1399
 
Derivati: il clima europeo preoccupa Geithner - 13/07/2009

La linea morbida sulla gestione dei derivati finanziari che starebbe emergendo in Europa potrebbe vanificare, almeno in parte, gli sforzi regolamentari promossi dagli Stati Uniti...


La linea morbida sulla gestione dei derivati finanziari che starebbe emergendo in Europa potrebbe vanificare, almeno in parte, gli sforzi regolamentari promossi dagli Stati Uniti. E’ il timore espresso dal Segretario al tesoro Usa Tim Geithner.
L’amministrazione Obama, ricorda il Financial Times, vorrebbe riformare profondamente il mercato dei derivati concentrandosi in modo particolare sulle piattaforme estranee alle borse (over the counter – OTC) e dunque non monitorabili. Il piano Usa prevede che le trattative compiute al di fuori dei circuiti ufficiali siano condotte attraverso contratti standard e siano soggette al controllo di casse di compensazione (clearing houses) chiamate a ripianare le perdite. Costretti ad andare incontro a requisiti più severi in termini di capitalizzazione e patrimonializzazione, gli operatori Usa del settore derivati potrebbero quindi spostarsi in Europa trovando nel Vecchio Continente un ambiente più “liberale”. Il timore di Geithner appare suffragato dai fatti. L’enfasi sulla necessità di una stretta regolamentare in Europa è andata attenuandosi nel corso degli ultimi mesi quando la Gran Bretagna ha iniziato a guidare idealmente la corrente della “linea morbida”. I sostenitori del “giro di vite”, in particolare la Germania, accusano gli inglesi di voler sabotare il riordino dei mercati per il timore di un drastico ridimensionamento del ruolo di leadership della City londinese. Londra è già stata al centro di aspre polemiche in merito alla delicata questione della regolamentazione dei fondi speculativi.
La situazione attuale rischia quindi di esporre Geithner e i suoi ad un duplice attacco. Oltre che con il fronte europeo, l’amministrazione Americana deve infatti fare i conti con le lobbies finanziarie e industriali che premono per limitare l’intervento regolamentare sui derivati.



http://www.valori.it/italian/finanza-globale.php?idnews=1395&start=0
 
da http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=122

Lo spaventapasseri e la vera catastrofe


.............
Ora veniamo a Joseph.

Parto dal semplice per andare man mano verso il complesso. Joseph Cassano era il dipendente del gigante assicurativo americano AIG che da solo e in poco tempo ha innescato la più grave catastrofe finanziaria dal 1929, che oggi soffoca il mondo economico globale. Dal suo ufficio di Londra, costui ha orchestrato una truffa finanziaria di tale entità e di tale gravità da aver lacerato, con i suoi contraccolpi in crescita esponenziale, l'intero mantello produttivo del pianeta. Giorgio e Laura ne sanno qualcosa ora.

Cassano dirigeva un ufficio della AIG chiamato AIG Financial Products, sede londinese, con 377 dipendenti. Una inezia d'ufficio, se si pensa che AIG contava 150.000 assunti prima del crack. Ma a Joseph venne l'idea di scommettere qualcosa come 500 miliardi di dollari che non aveva, né li aveva la AIG, vendendo polizze assicurative sostanzialmente scoperte, cioè senza possedere il denaro per poterle eventualmente onorare. Tali polizze assicuravano le banche internazionali contro il rischio che i loro prestiti/mutui potessero rimanere scoperti, cosa che può accadere quando i titolari dei mutui/prestiti per svariati motivi dicono "non abbiamo più una lira da darvi". In termini tecnici quelle polizze si chiamavano Credit Default Swaps. Cassano pensava: "Vuoi che tutte ste banche vengano tutte insieme a incassare le polizze tutte nello stesso periodo? Impossibile, per cui io intasco i loro soldi e se va male ne dovrò liquidare due o tre al massimo, cioè gli scoperti ordinari". Joseph Cassano non fece a tempo a finire di pensare quella frase che praticamente tutte le banche del mondo da lui assicurate gli si presentarono in ufficio e gli dissero: "C'è stato un crack in America, qui i debitori non ci danno più un soldo, possiamo incassare le polizze signor Cassano?". Panico. La AIG scopre così di avere un buco di 500 miliardi di dollari, le banche si ritrovano con scoperti per trilioni di dollari che nessuno gli ripagherà (1 trilione = mille miliardi di $), e cosa fanno? Chiudono i rubinetti del credito. Senza credito le aziende colano a picco, i mercati si fermano, l'economia crolla e i lavoratori pagano col 'sangue'.
Ecco come Giorgio e Laura, a Vicenza e a Rimini, piangono oggi sulla rovina della loro vita e sul naufragio dei loro sogni. Tutto ciò avviene negli ultimi 2 anni.
 
l'articolo continua e si fa molto interesssssssssante
per es. tocca anche l'aspetto dei BONUS dei dirigenti

......

Torniamo ai giochi finanziari scellerati.

Gli istituti finanziari internazionali protagonisti di questi crimini facevano anche di peggio. Per esempio il cosiddetto ‘Banner Swapping’.

La banca Tizio e la banca Caio si scambiavano 1 miliardo di dollari di Derivati, che come sappiamo avevano valore di carta straccia. Ma entrambe le banche scrivevano sui libri contabili che quello scambio era invece un incasso.

Con un ‘incasso’ di 1 miliardo di dollari le azioni di quelle banche schizzavano in alto, e i manager si intascavano dei premi personali favolosi (i bonus).
Il fatto poi che tutto questo fosse fasullo, veniva lasciato al futuro, chi se ne importa. Ma nel futuro ci sono le nostre vite di lavoratori, di cittadini, ci sono gente come Giorgio e Laura.
I bonus sono centrali per capire la filosofia politica che sta alla base non solo di questa catastrofe globale, ma anche di tutto il pensiero del Libero Mercato. Essa si riassume così: se io banca/investitore vinco intasco i profitti (i bonus ecc.), se perdo pagano i cittadini (gli Stati).E infatti oggi in tutto il mondo sono i contribuenti che stanno sborsando trilioni di dollari per salvare banche, banchieri, investitori e soci. Un dato: Obama sta elargendo quasi 3.000 miliardi di dollari al mondo finanziario in bancarotta, cioè ai Cassano d’America. Confrontate questo con i miseri 19 miliardi di dollari che il presidente USA ha garantito contro il fallimento della General Motors, dove chi lavora non sono yuppies rampanti con lo yacht a Malibù, ma gente vera con famiglie vere come Giorgio e Laura. Una logica scandalosa.
 
segnalo la discussione
http://www.investireoggi.it/forum/oddio-report-vt45648.html

e farei pure un proposta

Ora con il passaggio al digitale
NON ACQUISTIAMO il DECODER
e smettiamo di pagare il canone RAI

la RAI ha smesso e/o messa nella condizione di NON FARE
INFORMAZIONE VERA ED ONESTA

e allora perchè guardare un tv bugiarda?

direi che costa davvero cara ed è una tassa per promesse mai mantenute


SIAMO NEL REGIME DEL POPOLO DELL'ILLIBERTà
 
Uso i DERIVATI al comune di genova

Scritto da Carlo Stagnaro
lunedì 07 settembre 2009
genovamatitone_e_la_strada_sopraelevata.jpg

Fino a che punto un ente locale può giocare d’azzardo? Il quotidiano di Genova, Il Secolo XIX, sta conducendo una meritoria inchiesta (qui e qui, il resto sul cartaceo di ieri e oggi) sull’enorme e incerto buco della Spim, la società controllata al 100 per cento dal comune, che ne possiede e gestisce il patrimonio immobiliare. Nel 2007, il gruppo - allora capitanato da Giorgio Alfieri - ha acceso un mutuo da 80 milioni di euro per comprare il Matitone, l’edificio che oggi ospita gran parte degli uffici comunali. Per coprirsi contro il tasso variabile, la Spim acquistò contemporaneamente, dalla banca Bnp Paribas, un prodotto che Alfieri definisce “assicurativo”. Nel primo anno il valore del fondo crebbe in effetti di 1,5 milioni, ma poi, con la crisi delle Borse, è precipitato a -24 milioni, per poi risalire e infine riprendere a calare. Attualmente siamo a -14 milioni. Non è detto che il prodotto, assicurazione o derivato che sia, alla scadenza (2016) non chiuda in attivo.

Il problema è un altro: fino al 2016, sarà impossibile saperlo.
Sarà quindi impossibile conoscere la reale situazione di Spim e, di riflesso, lo stato dei conti del comune.

La questione, resa più grave che l’amministrazione comunale non era stata informata dell’operazione e che è venuta a saperlo solo ora alla luce dei dati catastrofici e dell’intervento della Corte dei Conti, è sostanziale.

Riguarda, infatti, lo status oggettivamente diverso delle amministrazioni pubbliche e dei loro veicoli (come la Spim) rispetto a qualunque altro individuo o società. Io non sono paternalista: se volete giocarvi tutto in borsa o al casinò, che siate ricchi o poveri, cavoli vostri. Ma un amministratore pubblico deve adottare una logica diversa: perché, se perde, in realtà perdiamo tutti. Saranno i soldi delle tasse a coprire i buchi. Quindi, non solo un amministratore pubblico dovrebbe mettersi nella condizione di comprendere quello che sta comprando - quando spesso non è stato così, come ha evidenziato la bella puntata di Report sui derivati - ma dovrebbe anche pesare con maggiore cautela le proprie scelte.
Non è tanto una questione di norme, quanto di prassi.
Un individuo può rischiare quanto caz zo gli pare i soldi suoi, un amministratore pubblico no: ha il dovere di contenere il rischio, perché c’è una inevitabile asimmetria tra chi apre le posizioni e chi poi si trova a subirne le conseguenze (come in questo caso, quando la magagna viene fuori con un nuovo capo di Spim e un diverso sindaco).
Quello che sto dicendo è che gli amministratori pubblici dovrebbero smetterla di fare gli splendidi.
Battere le vie normali per la raccolta dei capitali: e se non ci riescono o se i capitali costano troppo (che è lo stesso), ridimensionare i loro progetti di spesa.
Non so se fosse davvero necessario comprare il Matitone: forse si poteva restare in affitto, o forse si poteva rinunciare ad altre spese per dare la scalata al grattacielo genovese. Oltre a questo, l’amara vicenda con cui Marta Vincenzi (primo cittadino del capoluogo ligure) e Sara Armella (ad di Spim) dovranno fare i conti fornisce una lezione importante alla stessa Vincenzi e a tutti gli altri sindaci.
La lezione è che aprire delle società controllate interamente dal comune per allocare la gestione di questo e quello può rispondere, in alcuni casi, a esigenze di razionalità: ma in ogni caso crea uno schermo di opacità su operazioni che dovrebbero essere le più trasparenti. E, parallelamente, riducono l’efficacia del controllo, perfino in un sistema imperfetto come quello attuale, al punto che della vicenda Spim non solo non erano informati il consiglio comuinale e la cittadinanza, ma neppure la Vincenzi e, secondo quanto riferisce al Secolo oggi, lo stesso Giuseppe Pericu, all’epoca sindaco di Genova e padrino politico di Alfieri.
Margaret Thatcher disse una volta che la Gran Bretagna degli anni Settanta era un paese dove le imprese private erano controllate dal settore pubblico, le imprese pubblico da nessuno. Ho la sensazione che non ci troviamo in una situazione tanto diversa. Da:http://www.chicago-blog.it/
 
GABANELLI E BONGIORNO

COSA ACCOMUNA IL GRANDE MIKE BONGIORNO E LA GABBANELLI?

Entrambi sono solo un lontano e caro ricordo di una televisione che non c'è più.



Mike Bongiorno: con lui sono cresciuti milioni di italiani, simbolo di una televisione leggera ma che premiava l'istruzione e la cultura, mai volgare e spesso divertente. Lavorò alacramente per rendere grande la TV di Berlusconi .... venne pure di recente licenziato perchè inutile

Gabbanelli: con la trasmissione Report, l'unico programma serio italiano. Mai troppo politicizzato, capace di scavare nel fondo della pattumiera italia. Portava all'opinione pubblica storie di sporco capitalismo italiano e il giorno dopo....come se nulla fosse successo. Ma gli onesti che la guardavano speravano e speravano in un Italia migliore e nel cuore di tutti c'era la speranza che una trasmissione come report potesse creare indignazione e una reazione dei politici. Infatti 3monti si sentì offeso per l'inchiesta sulla "social card" e presentò denuncia....



Cosa li accomuna ancora: Berlusconi, ovviamente.
Nel caso di Mike, Berlusconi è stato un amico, grazie al quale Mike ha conosciuto l'agiatezza.
Nel caso della Gabbanelli.....il suo pugnalatore.
Immagino che sia stato grazie a lui e al suo staf che Report non verrà più presentato dalla Gabanelli. TROPPO SCOMODA. Quest'anno la Gabbanelli avrebbe potuto portare alla ribalta scheletri molto scomodi, non graditi all'establishment.

Al posto di Mike e della Gabanelli , oggi la televisione ci regala programmi culturalmente idioti come il Grande Fratello o Tribù, telegiornali senza notizie, zero programmi culturali o dove i giornalisti sono servi del sistema di destra o di sinistra.



Mike e la Gabbenelli sono morti entrambi in questo settembre televisivo, ma rimarranno a lungo nel cuore di milioni di Italiani che speravano e sognavano un'Italia migliore.

Oggi questa speranza è ovviamente molto molto ridotta.



Pubblicato da consulenza finanziaria di Mercato Libero a mercoledì, settembre 09, 2009 21 commenti
 
GABANELLI E BONGIORNO

COSA ACCOMUNA IL GRANDE MIKE BONGIORNO E LA GABBANELLI?

Entrambi sono solo un lontano e caro ricordo di una televisione che non c'è più.



Mike Bongiorno: con lui sono cresciuti milioni di italiani, simbolo di una televisione leggera ma che premiava l'istruzione e la cultura, mai volgare e spesso divertente. Lavorò alacramente per rendere grande la TV di Berlusconi .... venne pure di recente licenziato perchè inutile

Gabbanelli: con la trasmissione Report, l'unico programma serio italiano. Mai troppo politicizzato, capace di scavare nel fondo della pattumiera italia. Portava all'opinione pubblica storie di sporco capitalismo italiano e il giorno dopo....come se nulla fosse successo. Ma gli onesti che la guardavano speravano e speravano in un Italia migliore e nel cuore di tutti c'era la speranza che una trasmissione come report potesse creare indignazione e una reazione dei politici. Infatti 3monti si sentì offeso per l'inchiesta sulla "social card" e presentò denuncia....



Cosa li accomuna ancora: Berlusconi, ovviamente.
Nel caso di Mike, Berlusconi è stato un amico, grazie al quale Mike ha conosciuto l'agiatezza.
Nel caso della Gabbanelli.....il suo pugnalatore.
Immagino che sia stato grazie a lui e al suo staf che Report non verrà più presentato dalla Gabanelli. TROPPO SCOMODA. Quest'anno la Gabbanelli avrebbe potuto portare alla ribalta scheletri molto scomodi, non graditi all'establishment.

Al posto di Mike e della Gabanelli , oggi la televisione ci regala programmi culturalmente idioti come il Grande Fratello o Tribù, telegiornali senza notizie, zero programmi culturali o dove i giornalisti sono servi del sistema di destra o di sinistra.



Mike e la Gabbenelli sono morti entrambi in questo settembre televisivo, ma rimarranno a lungo nel cuore di milioni di Italiani che speravano e sognavano un'Italia migliore.

Oggi questa speranza è ovviamente molto molto ridotta.



Pubblicato da consulenza finanziaria di Mercato Libero a mercoledì, settembre 09, 2009 21 commenti
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Il giornalismo dei piagnucolanti



Mercoledì 09 Settembre 2009 12:06


img.asp
di Paolo Barnard

Ma dov’è la dignità di Santoro? Di Travaglio? Della Gabanelli? E delle centinaia di migliaia di voi che li seguite? Lewis Hill si vergognerebbe di loro, e di voi.
Rampognano da non so quanti anni che in Italia c’è il ‘regime’, un regime viepiù bieco e nero, ma poi alle casse del ‘regime’ vanno a piagnucolare spazi televisivi e denaro. Mai nella storia degli oppositori d’Italia, dai giorni dei fratelli Rosselli a oggi, né nella storia d’Occidente, si è vista una condotta talmente penosa. E voi pubblico strillate che l’informazione è di ‘regime’, ma tutto quello che volete fare è starvene a casa in salotto e avere la libertà servita gratis in Tv dal ‘regime’. Ridicoli. Mai nella storia delle società civili organizzate, dalla nascita del socialismo a oggi, si sono visti così tanti incapaci cittadini.

Santoro naviga per 20 anni fra le fila dei comunisti e post comunisti di Ingrao nella televisione di Stato, e oggi finge di non sapere che la Tv di Stato è un cadavere decomposto, inutile scuoterlo. Gabanelli si infila nella Tv di Stato di Craxi, col socialista Roberto Quagliano (vero ideatore di Report) e con Giovanni Minoli, e oggi lamenta ‘censura’ dopo 5 anni di prime serate sotto Berlusconi. Travaglio dichiara che nella Tv di Stato “tutti hanno il guinzaglio, e senza guinzaglio lì dentro non ci si entra”, poi sta anche lui abbarbicato al botteghino di viale Mazzini ad attendere i suoi contratti firmati. Tutti e tre a pretendere la paghetta dal 'regime'.

Uno spettacolo indecente. Nel 1943, un uomo di nome Lewis Hill contemplava il suo Paese, gli Stati Uniti, in piena corsa agli armamenti, controllato con ferrea determinazione da un ‘regime’ militare, poliziesco, ma soprattutto bancario e industriale senza pari nel mondo occidentale. Non esisteva, negli USA di allora, neppure la più pallida idea di partecipazione democratica nei media, meno che meno la libertà di espressione. Hill e alcuni giornalisti-attivisti si trovavano a quell’epoca internati in un campo di semi-libertà per obiettori di coscienza a 2.500 metri di altezza sulle Sierra Mountains; non avevano telefoni, Internet, né editori nazionali che li pubblicassero, né V-day pensabili o Star di sostegno. Lewis Hill e il suo collega Roy Finch volevano la libertà dei media. Era tutto ciò per cui vivevano e avevano lavorato. Non bussarono alle porte del New York Times o di NBC Radio, né in seguito alla CBS o ABC. Non rampognarono i consiglieri d'amministrazoie dei media americani per uno spazio nel ‘regime’. Ebbero dignità.

Hill partì da un seminterrato di San Francisco con un microfono e due idee: libertà di opinione a qualsiasi costo e i finanziamenti da chi ascolta. Le sue prime parole all’etere, il 15 aprile 1949 alle 3 del pomeriggio, furono: "Questa è radio KPFA, Berkeley”. Gli ascoltatori accertati quel giorno furono 12. Oggi quel microfono perduto nell’indifferenza del dopoguerra, è divenuto Pacifica Radio e la Tv Democracy Now!, la più vasta rete di media pubblici d’America e del mondo, con 800 stazioni che la ospitano, più satellite e internet, e una audience mondiale di quasi 200 milioni di persone. Interamente auto-finanziata.

Eppure mai, mai in questa grande storia di giornalismo libero è accaduto che un singolo giornalista di Pacifica e Democracy Now! si sia sognato di bussare alle porte del ‘regime’ a elemosinare libertà. Essi hanno capito che un cadavere non rivive, che bisogna abbandonarlo alla decomposizione e partorire altro. Esattamente quello che si dovrebbe fare in Italia. Ma costa. Costa l’immenso prezzo dell’oscurità per decenni, costa, cari finti eroi della finta libera informazione italiana, la perdita della carriera, delle copertine sui giornali, delle collaborazioni con i settimanali, delle folle adoranti, dell’adrenalina dell’essere famosi, della candidature in politica, delle cene con magistrati o ‘principessine’. Significa affrontare il destino amarissimo di coloro che hanno dato tutta la vita per poter raccontare il mondo, ma gli tocca farlo dalle catacombe dei 12 ascoltatori o giù di lì, giornalisti come Carlo Ruta, Antonella Randazzo, Carlo Gubitosa, Paolo Barnard, e tanti altri come noi. Come Lewis Hill quel pomeriggio di 60 anni fa.

Ma se fra Santoro o Gabanelli e Lewis Hill o l’attuale Amy Goodman passa un’oceanica differenza in dignità (oltre che bravura), lo stesso va detto degli attivisti italiani e di quelli americani. Qui si fanno feste di piazza e falò colorati, girotondi patetici o petizioni, poi tutti a casa, e quando c’è da metterci le proprie ore di uggioso e anonimo lavoro per pagare e per far funzionare un'informazione libera, capita sempre che dopo il solito strepitoso inizio rimanete in 5, perché un mese dopo c’è già un altro V-day da fare, e via! di corsa tutti al nuovo party. Così, in questo Paese di pavidi e adoranti servili, sono fallite tutte la iniziative ispirate a ciò che invece gli altri sanno fare.

Gli altri hanno giganti del calibro di John Pilger, Dean Baker, Alexander Cockburn, Amy Goodman, Naomi Klein, Nir Rosen, Amira Hass, Akiva Orr, Tariq Ali…, che nessuno ha mai, mai visto, neppure per sbaglio, aggirarsi per i corridoi del ‘regime’ a piagnucolare per un paio di riflettori puntati addosso.

Berlusconi li vede i piagnucolanti, e non per nulla, mentre alternativamente gli allunga un tocco di pane o glielo toglie, li disprezza.
 
Milena Gabanelli, la falsa paladina della libera informazione RAI, si comportò da carogna con Paolo Barnard, tradendolo dopo 10 anni di fedeltà, tradendo tutto il libero giornalismo italiano, e schierandosi come uno stuoino ai piedi dei suoi padroni di viale Mazzini quando negarono al giornalista di Report qualsiasi appoggio legale in occasione di una citazione per danni. La vicenda è narrata per intero qui http://www.paolobarnard.info/censura.php e fu ripresa dalla Rete per mesi.
Oggi, a Gabanelli e ai suoi codazzi di redazione capita esattamente la stessa cosa. Accade che la RAI tradisce Gabanelli. La carogna RAI mangia la carogna




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