Cornuti e mazziati e anche contenti
Lista grigia: schiaffo alla credibilità della Svizzera
7 apr 2009 05:00
di TITO TETTAMANTI
È la reazione che ho avuto leggendo l’intervista del consigliere federale Merz sulla NZZ della domenica.
Innanzitutto egli tiene a farci sapere che ha seguito il G20 guardando la CNN e leggendo i comunicati di agenzia. Pensavo che il Governo svizzero disponesse di reti diplomatiche e di servizi che gli permettessero di avere qualche informazione sia pure di seconda mano, grazie a contatti con qualche delegazione partecipante. Mi devo ricredere, con una brillante manovra di outsourcing ormai facciamo capo alla CNN.
A proposito dei lavori del G20 egli esprime il suo giudizio molto positivo. Lasciamo da parte il parere sul successo della riunione. Commentatori qualificati hanno ritenuto che il successo consista nell’aver evitato un risultato catastrofico. Lucida al proposito l’analisi di Loretta Napoleoni su «Il Caffè».
Il consigliere federale Merz sembra beato perché la Svizzera non è più sulla lista nera ma su quella grigia. Lo lasciamo alle sue soddisfazioni cromatiche, ma non possiamo non essere preoccupati per la sua insensibilità. È estremamente grave non aver capito che nonostante esserci cosparsi il capo di cenere ingiustificatamente e prima del tempo, nonostante l’atteggiamento pusillanime che ha dato origine alla pesante ironia del ministro germanico Steinbrück, il passaggio dal nero al grigio (quindi sempre in posizione sospetta) dopo aver dato la nostra parola è uno schiaffo alla credibilità della Svizzera, la sanzione negativa di una politica di genuflessioni e inutili anticipazioni.
Se poi scorriamo la lista dei famosi venti che vogliono dirigere il mondo (Unione Europea, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Australia, Arabia Saudita, Argentina, Brasile, Cina, Corea del Sud, India, Indonesia, Messico, Sudafrica, Turchia) troviamo Paesi dai quali dal punto di vista della credibilità (ed altro) non abbiamo nulla da imparare.
Non solo, ma richiesto del perché le Isole del Canale siano scomparse dalla lista, dice, beato lui, che vuol approfondire il problema e che forse hanno fatto qualche concessione dell’ultimo minuto. Sì, concessioni sono state fatte, ma all’Inghilterra come anche in passato. Non vi è molto da chiarire.
Neppure una parola spesa a proposito degli USA (Delaware e simili) e neppure un ringraziamento alla Cina che ha avuto la meglio sulle bizze di Sarkozy ed è riuscita a fare decidere che delle famose liste il G20 prendeva solo visione senza incorporarle nelle proprie decisioni. Grazie Cina.
Il G20 ha deciso di proporre ai membri del Fondo monetario internazionale (FMI) di aumentare e complessivamente portare a oltre mille miliardi il capitale di quest’ultimo. Ed ecco che il consigliere federale Merz si precipita nell’intervista ad offrire – non richiesto da nessuno – 10 miliardi di dollari. Di transenna, dei famosi 20 Paesi solo USA, UE, Cina e Giappone hanno promesso soldi. Gli altri per il momento non scuciono un dollaro. Con questa improvvida incontinenza il consigliere federale Merz ha fatto tre errori in un colpo solo:
• ha legittimato un G20 che ci tratta in modo inaccettabile e che non ha titolo per decidere cosa deve fare l’FMI;
• ha delegittimato l’FMI, del quale facciamo parte a pieno titolo e che deve per le vie istituzionali prendere decisioni relative all’(opportuno) aumento di capitale;
• ha delegittimato i nostri rappresentanti in seno all’FMI che avrebbero potuto come giusto aspettare che venisse loro richiesto il contributo per poi negoziarlo.
Un’ultima osservazione: i fautori della nostra adesione all’UE ci rimproverano e colpevolizzano ogni volta che qualcosa non va per il verso giusto. La colpa, secondo loro, è la nostra mancata presenza nell’UE. Vedendo cosa succede nell’OCSE, della quale siamo fondatori e membri a pieno titolo e dove veniamo trattati a schiaffi, ignorati, non degnati neppure di una seria risposta alle nostre lamentele, penso dovranno rivedere i loro entusiasmi. Ciò valga d’esempio per la sorte riservata ai piccoli.
Venerdì scorso il «Financial Times», per sottolineare quanto è cambiata la Svizzera, ricordava le Guardie svizzere alla Corte di Francia, stimate, temute e ben pagate. Sono morte per Luigi XVI, questo il commento, e non si sono ritirate vedendo la mal partita dicendo che loro avevano un contratto con un monarca, ma non si erano accorti che era, diciamo, un tiranno.
Ecco cosa si dice di noi, dileggiati pubblicamente da ministri europei per la nostra insipienza negoziale e la nostra affinità con i conigli. Prepariamoci al peggio.
Tito Tettamanti, finanziere