Cari Signori vogliamo analizzare questa soluzione ? che ne pensate ? ricordate che la BCE ci legge ..
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Banche, Berlino studia la legge
che espropria gli azionisti
di Mario Margiocco
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2 FEBBRAIO 2009
Mentre gli Stati Uniti spendono molto per combattere la crisi, ma fanno fatica a mettersi d'accordo su come spendere e soprattutto su come salvare il loro disastrato settore bancario, potrebbe essere la Germania a offrire a breve un modello che sarebbe difficile per molti altri Paesi ignorare.
Nelle attuali difficili circostanze, con tutti i sistemi bancari nazionali in più o meno grave difficoltà, la coalizione guidata da Angela Merkel non è lontana - nonostante varie perplessità e malumori in seno allo stesso Governo - dall'indicare una strada precisa e decisa. Il precedente potrebbe far rompere anche altrove gli indugi di principio e di concretissimi interessi tra l'ipotesi della vera bad bank, quella di una parziale ripulitura dagli asset infetti, o quella di una nazionalizzazione (temporanea). Di nazionalizzazioni a Washington in molti non vogliono parlare, ma rischia di essere, date le cifre, una via ineludibile. L'alternativa sarebbe investire ancora somme enormi senza poterne indirizzare davvero l'uso.
A Berlino si sta preparando una legge (si veda a pagina 30 de Il Sole 24 Ore del 3 febbraio l'articolo di Beda Romano) fatta su misura per la Hypo Real estate di Monaco di Baviera, una banca speciale che controlla indirettamente una fetta cospicua del risparmio tedesco. L'aspetto interessante è che la bozza di legge, non ancora esaminata dal Consiglio dei ministri, prevede la possibilità di un ingresso pubblico fino al 90-95% del capitale. E soprattutto l'esproprio di fatto degli azionisti: andrebbero indennizzati infatti sulla base delle quotazioni di Borsa delle due ultime settimane. Poiché le banche in vera difficoltà hanno visto crollare le quotazioni ridotte anche a un decimo del loro valore di un anno fa, sarebbe per gli azionisti un bagno di sangue. Attualmente Hypo vale in Borsa 247 milioni di euro, e ha già ricevuto da Berlino nel 2008 aiuti per 92 miliardi.
Il sistema bancario tedesco è mal messo nel senso che la sua prima banca privata Deutsche Bank, simbolo della finanza di Francoforte, ha titoli tossici che al momento nessuno vuole per più del doppio del capitale e senza l'impegno di Berlino sarebbe sull'orlo del baratro. Il settimanale Der Spiegel ha calcolato che le banche tedesche hanno in portafoglio circa 300 miliardi di titoli tossici. Le perdite finora messe a bilancio dalle principali banche tedesche arrivano a 53,6 miliardi di euro. Se si calcola che l'insieme delle svalutazioni bancarie mondiali è stato finora per la crisi di circa 1000 miliardi, e se si tiene presente che il Pil tedesco 2008 è di circa 3mila miliardi di dollari a parità di potere d'acquisto, si vede come la quota di svalutazioni bancarie è finora in Germania in linea con il peso economico tedesco a livello mondiale.
Per quanto riguarda le banche si sta conbattendo a washington una battaglia che rischia di essere assurda. Molti repubblicani per questioni di principio, e non pochi democratici per questioni ovvie (Wall Street, che aveva individuato in Hillary Clinton il proprio candidato, si è poi spostata su Obama, sostanzialmente), stanno cercando soluzioni che promettano di salvare le banche senza punire troppo l'azionariato e il top management.
La situazione lo consente? «Se i contribuenti saldano il conto del salvataggio delle banche - ha scritto ieri sul New York Times il Nobel 2008 per l'economia Paul Krugman - perché mai non dovrebbero avere anche la proprietà, almeno fino a quando non verranno trovati nuovi acquirenti privati?». Secondo Krugman «il governo di Barack Obama si sta ingarbugliando nel tentativo di evitare questa soluzione». Il motivo è abbastranza chiaro, come ha ricordato su Il Sole 24 Ore del 30 gennaio (prima pagina) Luigi Zingales, e come Il Sole va ripetendo da tempo (si veda Il Sole del 28 novembre prima pagina e del 18 gennaio a pagina 8). Tre uomini dell'ancien régime di Wall Street sono ai posti di comando della Casa Bianca: Lawrence Summers capo dell'Economic Couincil, Tim Geithner ministro del Tesoro, e Bob Rubin consigliere-ombra, e fanno squadra.
La situazione dei conti del sistema bancario americano è pesante: a fronte di 1.400 miliardi di capitale, ve ne sono 3.600 di perdite secondo le valutazioni di Nouriel Roubini, e di oltre 3mila secondo quelle di Meredith Whitney, il managing director di Oppenheimer&Co. che con Roubini ha finora spesso azzeccato cifre e previsioni. C'è un'alternativa alle nazionalizzazioni mentre l'opinione pubblica scalpita sempre più a fronte di elargizioni enormi e poco chiare? Non si tratta del piano di stimolo dell'economia da 800 e rotti miliardi, anche questo controverso, a Washington, ma della nuova Tarp per risanare le banche. Nel mondo, ha ricordato ieri il premier britannico Gordon Brown, sono già stati impiegati dagli Stati 7mila miliardi di dollari per salvare il sistema bancario. E non bastano. Se Washington non si muove, esistono concrete possibilità che lo standard di intervento su cui misurarsi lo detti la Germania, con il caso Hypo.
dite la vostra che poi dico la mia ..