WALL STREET
USemLab: Banca Centrale, inflazione e Stato
di USemLab , 05.01.2005 14:45
Non c'è forse prova più evidente di quanto i governi dei paesi cosiddetti liberaldemocratici siano diventati potenti del fatto che i cittadini di tali paesi tacciano inebetiti mentre i loro governi compiono atti che manderebbero la gente in prigione. Ad esempio il governo USA può attaccare paesi stranieri e chiamare sinistramente, nella lingua di legno degli statalisti, la strage di civili innocenti “danno collaterale”. Nella nostra epoca lo stato può attaccare impunemente la proprietà di chiunque e tuttavia creare una differenza ideologica tra questa confisca e il furto criminale.
Le operazioni del Warfare-Welfare State sono finanziate attraverso il sistema della banca centrale nazionale. La banca centrale ha il potere di determinare la politica monetaria ed è la depositaria dell'autorità legale a espandere o contrarre la massa monetaria in circolazione.
Allo stesso modo in cui i cittadini ignorano il furto e l'omicidio quando commessi dallo stato, così tacciono quando è lo stato a intraprendere la falsificazione della moneta attraverso l'azione della banca centrale.
Ci sono poche istituzioni in una nazione più influenti di una banca centrale e niente di più importante in una economia del mezzo di scambio, la moneta. Cos'altro permette al governo di accumulare debiti enormi che a loro volta rendono possibile l'espansione del Leviatano? Quale altra variabile economica ha effetti causali maggiori sulla vita e sull'attività economica?
Naturalmente è comprensibile perché la gente e la quasi totalità dei politici lasci la questione nella mani della banca centrale e del tesoro. La politica monetaria difficilmente può diventare un tema caldo di discussione mediatica: meglio concentrarsi sui benèfici Organismi Geneticamente Modificati o su una irrilevante modifica di un articolo del delirante Statuto dei Lavoratori. I tassi di cambio flottanti raramente scaldano il sangue delle masse da cui dipende la rielezione e tutti i temi che riguardano la moneta e la banca centrale sembrano troppo complessi perché le folle possano capirli.
Le discussioni di politica monetaria implicano il maneggio di termini come tassi di cambio, swap, tasso di sconto, curva dei tassi, arbitraggi, M1, M2, M3, MZM, velocità di circolazione, equazione di Fischer, parità di potere d'acquisto: termini che non finiranno mai nel lessico del cittadino medio.
Sebbene la terminologia tecnica e i complessi dettagli della teoria e della politica monetaria siano mediamente inaccessibili, il processo base che impegna la banca centrale nel condurre la politica monetaria è relativamente semplice. Tutte le statistiche dettagliate, le relazioni dei governatori e i modelli matematici oscurano l'essenza della funzione di una banca centrale.
Sono tre gli strumenti usati principalmente da una banca centrale per “gestire” la politica monetaria: la fissazione della riserva minima per le banche commerciali, la fissazione del tasso di sconto a cui queste prendono in prestito dalla banca centrale e le operazioni a mercato aperto.
Al momento lo strumento più utilizzato è il terzo. L'esame del funzionamento di questo strumento mostra l'antieconomicità generale e la perniciosità sociale del nostro sistema monopolistico di valute per decreto inconvertibili.
Allo scopo di implementare la sua politica monetaria la banca centrale cerca di controllare l'offerta di moneta nell'economia. Come? Alzando e abbassando il tasso di sconto. Il Consiglio del Federal Reserve System (la FED, la banca centrale statunitense), ad esempio, attraverso le operazioni condotte sul mercato delle obbligazioni governative dal suo Federal Open Market Committee (FOMC) cerca di “creare” questo tasso, che è il tasso al quale le banche si prestano fondi l'un l'altra overnight per onorare i propri requisiti di riserva ed evitare di essere sanzionate (Se le banche centrali si limitassero a fissare questo tasso senza operare sul mercato aperto, la risultanza sarebbe quella di creare le classiche conseguenze di qualsiasi fissazione legale dei prezzi, e cioè accaparramenti e carenze, in questo caso di fondi a prestito. Spero qualcuno ricordi le immortali pagine di Alessandro Manzoni sulle conseguenze nella Milano dei suoi Promessi della fissazione per decreto del prezzo della farina). Essendo i requisiti di riserva statutari, ogni azione che la FED intraprende nel restringere o allentare i requisiti di riserva influenza il tasso a breve da essa praticato.
Come fa la FED a comprare il debito emesso dallo stato per condurre queste arzigogolate operazioni? Crea, con il permesso della “legge”, moneta dal nulla! Quando con essa il FOMC compra debito governativo o lo vende meno rapidamente si ha una politica monetaria espansiva. Quando fa l'opposto, vendendo debito governativo o comprandolo meno rapidamente, si ha una politica monetaria restrittiva.
Con una interessante operazione semantica, la creazione di denaro dal nulla operata da un privato cittadino e detta falsificazione diventa, nel gergo statalista dei banchieri centrali, degli economisti e dei giornalisti di regime, “politica monetaria espansiva”, se operata dalla banca centrale. Tutti noi vorremmo poter operare la nostra personalissima “politica monetaria espansiva”. Tra parentesi le banche centrali, sebbene diverse nei loro statuti, sono generalmente di proprietà di banche private: esistono quindi nel nostro mondo dei privati cittadini che possono attuare politiche monetarie espansive private. Compito per casa: scoprire chi sono e quali fini perseguono con le loro politiche monetarie espansive.
La giustificazione che i governi offrono per il loro immischiarsi nell'offerta monetaria è di nuovo qualcosa di cui il cittadino medio sente parlare sui giornali: iniettare liquidità nel sistema, calmierare i prezzi, stimolare l'economia, raffreddare una economia surriscaldata, ecc. (Non posso continuare con gli esempi di gergo giornalistico perché mi fanno l'effetto dell'altalena, dopo tre swing ho il voltastomaco).
Sebbene queste giustificazioni possano presentare una qualche sorta di ingannevole ragionevolezza, esse ignorano costantemente il più grande e mai ammesso beneficio che la banca centrale offre al governo: essa gli permette di spendere impunemente fino a portarsi al limite della bancarotta o dell'iperinflazione (questa è la ragione per cui gli stati USA hanno solo deficit temporanei e limitati al contrario del deficit federale che ha superato i settemila miliardi di dollari). Inoltre, ogni aggiunta marginale di unità di moneta beneficia i debitori a spese dei creditori. Questa inflazione permette ai governi di ridurre il pagamento degli interessi reali sul debito.
I “difensori di una inflazione moderata” invocano la banca centrale perché gli fornisca la panacea economica: una relativa stabilità dei prezzi e lo stimolo per la crescita economica. In una economia libera a moneta aurea e senza banca centrale, alla crescita della produttività corrisponde un discesa dei prezzi dei beni e dei servizi. Storicamente, sotto il gold standard, si è avuta nel XIX sec. una deflazione dei prezzi benigna e naturale. Ecco quindi che la supposta relativa stabilità di prezzi in un regime di moderata inflazione depriva i consumatori dei più alti standard di vita ottenibili tramite il progresso tecnologico e l'integrazione internazionale dei mercati.
Non soltanto il valore della moneta dovrebbe essere lasciato fluttuare nel mercato esattamente come quello di ogni altro bene, ma la regolazione governativa del livello dei prezzi è molto più apparente che reale. Una analisi dettagliata di come le istituzioni governative determinino indici come il Consumer Price Index (CPI) o il Producer Price Index (PPI), escludendone sistematicamente tutte le variabili che potrebbero rivelare una misura attendibile dell'inflazione dei prezzi, rivela la natura fraudolenta della manipolazione monetaria. Storicamente da quando la FED è nata nel 1913 il dollaro ha perso il 96% del suo valore: certamente una bella difesa del potere d'acquisto della moneta attuato dalla banca centrale.
Tuttavia il trafficare con il debito di stato e la distruzione del potere d'acquisto della moneta non sono il più grave dei problemi creati dalla banca centrale. Si noti che la conduzione di una “politica monetaria espansiva” ad altro non si riduce che a far apparire credito dal nulla, ovverosia a far apparire credito non derivante dal risparmio di qualcuno. Come potrebbe questo non creare distorsioni massive nella struttura degli investimenti?
I metodi che la banca centrale usa per azionare la pompa monetaria creano una aumento del credito, una politica monetaria espansiva rende il prendere a prestito più conveniente riducendo il tasso di interesse. Questo è il modo in cui una politica monetaria espansiva dovrebbe stimolare l'economia. Ma questa infusione di liquidità riesce a creare vera ricchezza?
Se si abbassa artificialmente il tasso di interesse, più gente prenderà a prestito. In particolare alcuni consumatori e imprenditori si avventureranno in progetti impraticabili che un più alto (naturale) tasso di interesse avrebbe sconsigliato. La teoria austriaca del ciclo economico tratta in dettaglio questo fenomeno; senza avventurarci nella discussione particolareggiata della teoria, ci basta fare appello all'intuizione del lettore che l'avventurarsi in progetti imprenditoriali dubbi reso possibile da tassi di interesse artificialmente bassi non può che concludersi in un disastro. Sebbene inizialmente ci possa essere una fase di euforia quando il credito viene artificialmente espanso, presto o tardi le determinanti economiche fondamentali (il tasso di risparmio, le preferenze temporali dei consumatori, ecc.) mostreranno la non economicità di tante iniziative imprenditoriali.
La complessità del sistema monetario riesce solo ad offuscare la natura criminale del nostro sistema monetario. Sebbene l'economia di regime insegni che l'inflazione è un aumento del livello dei prezzi evidenziato da un aumento di indici di dubbia attendibilità, l'inflazione dei prezzi è il risultato dell'inflazione monetaria.
La falsificazione della moneta è un reato per una buona ragione. Essa mina il valore della moneta ed è del tutto equiparabile ad un furto. Come nel caso del furto e dell'omicidio, tuttavia, lo stato sembra credere che le regole che valgono per i cittadini non valgano per esso. Qualcuno protesterà che la situazione è diversa quando è il governo che promuove il furto (tassazione), l'omicidio (guerra) e la falsificazione (politica monetaria). Ed è proprio così: quando è lo stato a commettere questi atti, le risultanze sono molto più imponenti e devastanti.