.... interessante articolo, sebbene il suo obbiettivo è quello di mettere in luce il discorso commodity, merita essere letto anche perchè fa un quadro molto sintetico ma abbastanza ben dettagliato dell'economia Usa .....
GLI SQUILIBRI USA - Articolo del 11/01/2005
Questa settimana vorrei riportare un brano della mia newsletter settimanale perchè ritengo possa essere uno spunto di riflessione interessante per i tanti lettori di Clubcommodity.
"...A seguito dell'11 Settembre, se vi ricordate, la Fed dichiarò che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per evitare il collasso del sistema. Tradotto in parole semplici ciò ha significato sostenere gli indici azionari, manipolare i dati economici e stampare un sacco di soldi. Gli effetti collaterali di questa politica li sapete e possono essere riassunti nelle parole di Roach che si è rivolto a Greenspan definendolo un "Serial Bubbler", un creatore di bolle nei più diversi asset (immobiliare, azionario, obbligazionario ecc.). Infatti, il denaro creato al fine di essere speso per impedire il collasso del debito, da qualche parte deve pur finire; e finisce appunto nei diversi asset "inflazionandoli" e contemporaneamente facendo implodere il valore del dollaro. Finisce anche nelle commodities, e questo è infatti uno dei motori del bull market delle materie prime.
Nella storia nessuna moneta stampata dai governi è sopravvissuta, proprio perché la tentazione di stamparne troppa è irresistibile. La stessa cosa accade ora anche se a livelli di complessità molto maggiori con l'utilizzo tra l'altro dei derivati che permettono la creazione di un effetto leva spaventoso. Ovviamente tutto questo accade all'insaputa delle masse che vengono abilmente manipolate con l'uso di tecniche Orwelliane, ovvero distrattive. Legioni di Public Relations Man intasano i mezzi di comunicazioni di massa per spiegare che tutto va bene e "l'anno prossimo il mercato salirà del 15%" (vi ricordate un anno in cui le previsioni non vedessero un consenso di questo tipo?). Ma la disinformazioni viaggia su più fronti (economico, elettorale, politico). Abbiamo un mondo più globalizzato, ma ironia della sorte, con fonti di informazione sempre più in mano a poche persone che non hanno come fine ultimo l'informazione obiettiva ma precisi scopi politici (negli USA come in Italia): un sempre maggiore controllo e potere di pochi sulla vita di tanti. Le mie non sono considerazioni "politiche". Infatti come analista finanziario io mi pongo come un marziano che cade sulla terra e non ha alcuna opinione ma cerca semplicemente e asetticamente di capire.
Cerco di capire per poter investire al meglio i miei soldi e non sono, in questa sede ma neanche in altre, né di destra né di sinistra. La sostanza è che i mercati non sono più "liberi", ma sono manipolati. Se questo sia giusto o meno poco importa in questa sede. Conta il fatto che con questa realtà bisogna fare i conti per sopravvivere "finanziariamente".
"Naturally the common people don't want war: Neither in Russia, nor in England, nor for that matter in Germany. That is understood. But, after all, it is the leaders of the country who determine the policy and it is always a simple matter to drag the people along, whether it is a democracy, or a fascist dictatorship, or a parliament, or a communist dictatorship. Voice or no voice, the people can always be brought to the bidding of the leaders. That is easy. All you have to do is tell them they are being attacked, and denounce the peacemakers for lack of patriotism and exposing the country to danger. it works the same in any country." -- Hermann Goering as he was interviewed in his jail cell by a German speaking U.S. Army intelligence officer, Gustave Gilbert, during the Nuremberg trials.
Quindi ciò che è accaduto è che gli ingegneri finanziari hanno provveduto ad evitare le conseguenze che sarebbero naturalmente derivate dalla più grande bolla speculativa azionaria della storia. La recessione, che essendo poilticamente inaccettabile è stata perciò evitata. Creando delle enormi distorsioni, anche a livello globale. Prima o poi però la resa dei conti avverrà come è inevitabile.
Il tema finanziario principale nel 2005 secondo me sarà la questione dello status del dollaro attualmente la moneta di riserva mondiale. Status che ha consentito agli USA di non cadere al livello dell'Argentina, come sarebbe accaduto se al mondo non servissero come il pane i dollari che gli USA stampano a loro piacimento, e se gli USA non fossero il consumatore di "ultima istanza" di ciò che il mondo produce. Fino a quando però il mondo sarà disposto ad accettare questa sudditanza dagli USA che sempre di più pagano con carta straccia? Nel 2004 abbiamo visto i primi segnali delle banche centrali che diversificano i loro asset fuori dal dollaro.
Quante possibilità hanno gli USA di avere successo nella loro politica di "inflazionare il proprio debito" (tramite anche il deprezzamento del dollaro) in modo da renderlo più maneggiabile? Nella storia, che io sappia, non abbiamo esempi di una strategia simile che abbia funzionato nel lungo periodo. La strategia di inflazionare il debito stampando dollari oramai negli USA va avanti dal 1971 (fine della convertibilità del dollaro in oro). Quindi per oltre 30 anni la strategia ha funzionato. Ma a prezzo di distorsioni sempre maggiori che rendono il punto critico di rottura sempre più vicino. Infatti sono necessarie misure sempre più drastiche (intervento diretto nei mercati, disinformazione) per tenere insieme il sistema. In sostanza stanno finendo le munizioni utili ad evitare il peggio. Cosa rimane dopo? Il controllo diretto dei capitali?
-> Ma il deprezzamento del dollaro, ci si chiede, può riportare in linea la bilancia commerciale USA come molti si aspettano? Difficile :
- Sia perché gli USA ormai non producono più cose reali da esportare (quelle cose che dovrebbero essere appetibili per gli stranieri se il dollaro si deprezza).
- Inoltre le cose che gli USA producono costano così tanto di più delle stesse cose prodotte ad esempio in Asia, che un deprezzamento del dollaro del 30-40% non le rende certo più appetibili.
- Infine, il fatto che la moneta cinese è ancorata al dollaro, rende paradossalmente le esportazioni cinesi più competitive e non meno competitive se il dollaro si deprezza.
Sullo sfondo abbiamo poi la questione "politica estera". L'agenda dei NeoCon americani (vedi il documento PNAC) è quella di "cambiare la storia". L'agenda prevede una permanenza senza fine in Medio Oriente (ecco il perché delle 14 basi militari permanenti costruite in Iraq) per il controllo del petrolio (sempre più scarso) e l'eliminazione di quasi tutti i governi medio orientali da sostituire con regimi amici degli USA. Ovviamente il caos in Iraq testimonia di quanto gli USA abbiano sottostimato la difficoltà di una tale impresa.
Possiamo quindi provare a fare una lista degli squilibri che affliggono l'economia USA:
1 ) Il costo della vita sale più rapidamente dei salari (nihil sub sole novi?).
2 ) Il Governo USA è sempre più indebitato.
3 ) I Consumatori spendono di più di quanto non incassino, al fine di mantenere un elevato e irrealistico standard di vita.
4 ) La politica di conquista USA richiede enormi quantità di denaro che l'amministrazione non possiede.
5 ) Gli USA importano più di quanto esportano. Colmano la differenza esportando dollari che gli stranieri sono sempre meno felici di possedere.
6 ) O l'economia non è forte come il governo dice o i tassi sono troppo bassi.
7 ) La spesa sanitaria e pensionistica futura è largamente non coperta : praticamente impossibile per il governo rispettare gli impegni. Presto i baby boomers si accorgeranno che molte delle garanzie per la loro vecchiaia sono evaporate.
8 ) I fondi pensioni delle aziende sono largamente non finanziati.
9 ) Il mercato immobiliare attualmente sopravvive per i bassi tassi e i bassi tassi presumono una economia debole.
Alla luce di quanto detto, cosa mi aspetto dunque dalle commodities nel 2005? Mi aspetto delle buone performance se non vi sarà una recessione globale che per qualche trimestre potrebbe farne indebolire i prezzi. Ma se anche vi sarà una recessione globale le commodities nei prossimi anni sono destinate nel complesso a performare bene per due ordini di motivi.
- Il primo è la forte spinta dell'Asia sempre più affamata di commodities: una eventuale recessione non cambierebbe il trend di lungo, ma sarebbe solo un piccolo ostacolo in un trend secolare oramai in atto.
- Il secondo è la politica inflazionistica della Fed. La svalutazione del dollaro, infatti, implicitamente fa aumentare i prezzi delle commodities e rende più appetibili gli asset reali (es. metalli preziosi) che proteggono l'investitore dalla perdita di valore delle monete cartacee.
Ovviamente i tempi sono difficili ed un qualsiasi shock potrebbe alterare momentaneamente questo quadro. Ma il trend di lungo è inattaccabile. L'importante è stare attenti con il leverage per evitare che le correzioni ci trovino sovraesposti..."
Andrea Luchi