quelli di usemlab hanno ricominciato a scrivere
tra le righe vedete un pò cosa ha combinato il nonnetto, altro che il mini miting tra cè e ric e ciube
Il Clamore dell'Irrilevanza
(8/9/05) I mass media eccellono nell’abilità di divertere l’attenzione. I lettori dei giornali italiani, commoventemente ignoranti sulla vera natura di una banca centrale, si stanno però facendo un’idea sulla più irrilevante delle questioni, le dimissioni di Fazio, nell’eufemistica forma del “passo indietro”. Tali orrori espressivi sono irreparabile danno alla lingua, molto più delle brighe per Antonveneta: ogni banca a riserva frazionaria in regime di moneta per decreto sparirà probabilmente dalla Storia, mentre “il passo indietro”, così come “lo scendere in campo” del compianto Milanese, rischiano di aduggiare il mio fiorentino illustre come abusato dai malcapitati “italiani”. Che di per sé avevano grande ricchezza di espressione, per loro conto.
Riecheggiano nella mia memoria le pregnanti palombe partenopee che regalò Enzo Striano ne “Il resto di niente”: quella di un lazzaro che non è né “jacobbe” né “realiste”, bensì “camorriste” e come tale “va in culo, a chille e a chiste”. Non si trova menzione dell’”immobiliariste”, che se adeguatamente avvertito più di un anno fa di comprare azioni BNL a credito di amici bancari, poteva poi realizzare la plusvalenza a danno di azionisti UNIPOL, dividere il tutto in tre e finanziare la nobile arte della politica. Ma che ne sappiamo di preciso? Il resto di niente.
Tutto ci piace di Napoli: l’aristocrazia sciatta delle chiese barocche lasciate non al culto estetico dei miscredenti, ma alla fede partecipata dei lazzari, quelli buoni con i tanti bambini e quelli che chiedono perdono per avere steso la cugina, sparandole in faccia, davanti a un portone di Forcella. La terra ubertosa che inonda di verde le luci dei chiostri di S. Gregorio Armeno e la delicatezza di ceramica di S. Chiara, la sfacciataggine di chi cena in terrazza in una villa di Posillipo, con il golfo nel palmo di una mano: uno sfacciato profittatore di categoria protetta magari: un notaio, poniamo, un farmacista, o un consigliere della Regione, che si insedia a Marechiaro, e si batte la panza.
Ricordo certo che una mattina, uscendo sulla terrazza pergolata di viti della Certosa di S. Martino, con il golfo tutto luce e azzurro e un cielo con nuvolette immobili di Capodimonte, ho pensato che quella fosse l’entrata del Paradiso. Benedetta la terra dove alle ghigne brutte dei maschi, furbastre e saccenti, fanno da contraltare donne dagli occhi profondi, fertili di bambini e con due misure in più di reggiseno sulla media delle “italiane” di più a nord. Benedetta pure la furbizia lazzarona però se, come racconta Striano, faceva strillare in faccia al Borbone che unificò rapinando di oro otto banchi per farne uno di cartamoneta, clamando “È buona come l’altra!”, “Sì, pe’ nettasse ‘o culo”, gli risposero.
Nessuno può vivere a Napoli però: c’è tutto il bene e il male del mondo a dosi troppo intense, come una foglia di quel basilico, che ne vale dieci delle nostre e che quasi stordisce. Non si può vivere in un posto dove ci si può rilassare a portare in giro la famiglia sullo scooter senza casco per rischiare poi di essere rapinati in un vicolo. Giocoforza rivolgersi a S. Gennaro, traditore giacobino che pure per li frangise facette ’o miracolo, come a tutto quell’argento della Cappella si rivolgeranno le future autorità monetarie del Regno delle Due Sicilie, per reinstaurare un onesto standard monetario, dopo il crack-up boom. A proposito, disinteressato per mesi alle manfrine monetarie, visto che petrolio e oro vanno dove devono andare, alle stelle, apprendo che a metà settembre lo zio Alan ha convocato i 14 più grossi player di derivati e mi chiedo: “È già scoppiata la bomba e non ce lo dicono?”
Ecco la questione quindi, Fazio sì, Fazio no; da cosa bisogna distogliere l’attenzione? Avendo il Potere scoperto che il controllore non può essere posseduto dai controllati, meglio tardi che mai, e essendo ormai la Banca d’Italia inutile perché le redini della creazione criminale di credito dal nulla sono alla BCE, cosa di meglio che farsi pagare in credito sonante dal Tesoro 14 miliardi per trasferire le quote di Bankitalia dalle banche allo stato? La proposta per tappare il buco è di emettere un’obbligazione garantita dalle riserve auree! E qui viene da buttarsi per terra e picchiare coi pugni sul pavimento, matti dalle risate: gli italiani dovrebbero indebitarsi per ripagare l’oro patrio alle banche, oro patrio che si trova nell’hardrock Manhattan, 33 Liberty Street nella migliore delle ipotesi, sequestrato dallo Stato Canaglia più supernucleare, ma, con ogni probabilità, è già stato venduto sul mercato in cambio di penose I Owe You delle Bullion Bank che lo hanno commercializzato, e su quelle si vorrebbe garantire l’obbligazione. Chi si inventa queste cose deve spassarsela come un matto: riuscirebbe a creare una piramide di credito sul cadavere di sua nonna.
Law, Norman, Strong, Schacht, Greenspan: cosa resterà dei vostri affanni? Niente, il resto di niente.
Fabio Gardel