ANALISI TECNICA
Debolezza all'orizzonte per gli obbligazionari: è giunto il momento delle azioni ?
Oltre all'incremento del prezzo del greggio, sotto gli occhi di tutti ormai da molti mesi, esiste un altro fattore, al quale attualmente si dedica meno attenzione, che potrebbe influire almeno altrettanto sul livello futuro dei tassi di interesse, e che quindi dovrebbe essere considerato nelle decisioni di investimento, cioè quello del deficit federale a Usa.
Gli Stati Uniti a fine 2004 vedranno raggiunto infatti un record storico dal deficit federale, che salirà a 422 miliardi di dollari, con un incremento quindi del 12.8% circa rispetto al 2003. Il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo sarà del 3.6%.
L'aumento del deficit rischia di mettere una pressione aggiuntiva sui tassi di interesse, già spinti al rialzo sia come conseguenza della ripresa economica sia a seguito dell'impennata del prezzo del greggio, con il rischio che, in un circolo vizioso, ad essere penalizzato alla fine sia lo stesso processo di crescita del Pil. Il deficit in aumento costringe infatti il Governo Usa a vendere Titoli di Stato per finanziarsi, ed in teoria, con l'aumento dell'offerta, i tassi di interesse che dovranno essere pagati per convincere gli investitori a comprare i titoli saranno sempre più elevati.
Tassi in crescita dovrebbero significare prezzi in discesa per il mercato obbligazionario. C'è tuttavia un elemento anomalo in questa equazione. Nonostante le previsioni del Congressional Budget Office, l'Ufficio del Congresso che si occupa di bilancio, i valori dei principali future obbligazionari americani sono infatti sostanzialmente stabili da circa un anno. La retta di regressione lineare, quella che identifica il trend statistico di un mercato, relativa al T-Bond, se calcolata dai minimi dell'agosto 2003, è infatti praticamente orizzontale, così come quella relativa al T-Note decennale (di inclinazione decisamente negativa invece per il due anni).
Una possibile spiegazione di questa relativa insensibilità dei mercati obbligazionari alle potenziali future pressioni al rialzo sui tassi di interesse è legata alla forte corrente di acquisto di titoli di stato americani proveniente in primo luogo dal Giappone e dalla Cina, ma anche da altri paesi dell'area asiatica, motivata dalla volontà di mantenere quanto più possibile elevato il valore del dollaro a fini commerciali. La persistente domanda di titoli di stato, unitamente al comportamento della Fed, che ha tenuto molto bassi i tassi a breve per stimolare l'economia, ha permesso ai mercati obbligazionari di non scivolare verso il basso come invece avrebbe fatto pensare l'elevato valore raggiunto dal deficit.
In parte la tenuta dei bond potrebbe anche essere la causa della relativa stabilità dei mercati azionari negli ultimi mesi: se gli investitori rimangono sulle obbligazioni avranno meno risorse da destinare al mercato azionario, che in assenza di volumi importanti stenta a crescere. Alla luce di quanto affermato fino ad ora quali sono le scommesse che l'investitore potrebbe fare per il prossimo futuro ? La mancata risposta dei mercati obbligazionari alle pressioni al rialzo sui tassi di interesse è legata solamente ad uno sfasamento temporale, dovuto come detto ad un aumento della domanda globale, oppure si tratta di un fenomeno destinato a durare nel tempo ? Quale sarà il ruolo dell'azionario, e quali potrebbero essere le alternative di investimento ? Con i recenti massimi di inizio settembre a 113 circa il T-Bond Usa ha testato la trend line ribassista che proviene dai massimi di giugno 2003, senza riuscire tuttavia ad avere ragione di questa resistenza dinamica. Considerando poi che in corrispondenza degli stessi valori si colloca anche una resistenza statica cruciale, il 50% di ritracciamento del ribasso dagli stessi massimi del 2003, è facile capire che,
fino a che area 113 non dovesse essere lasciata definitivamente alle spalle, la ripresa degli ultimi mesi, dai minimi di maggio, è da considerare solo correttiva rispetto alla precedente discesa. Del tutto analogo anche il contesto grafico relativo al T-Note decennale, per il quale la resistenza cruciale, testata ma non superata ad inizio settembre, si colloca a 114 punti.
Sulla scorta di queste osservazioni quindi l'impressione è che il trend ribassista che i mercati obbligazionari americani hanno intrapreso dal top del 2003 non sia ancora terminato, e che anzi i prezzi raggiunti recentemente possano rappresentare dei massimi di periodo, una occasione quindi per smobilizzare almeno una parte delle posizioni attive sul comparto. Una prima conferma in questo senso viene dalla violazione del supporto di area 109 sul T-Bond, mentre ulteriori segnali favorevoli ad una evoluzione al ribasso si ricaverebbero dal superamento dei 106 punti. Il momento appare delicato anche sul fronte dei mercati azionari: lo S&P500, indice che ben rappresenta l'andamento dei principali listini, ha messo a segno un rimbalzo di tutto rispetto (+5.8% circa nel mese successivo ai minimi di agosto) a partire dalla base del canale laterale-ribassista seguito dai massimi di marzo 2004, ma ancora non ne ha superato il limite superiore. Se ciò dovesse avvenire, con la rottura di 1135 circa, lo S&P invierebbe un segnale di ripresa del trend positivo che aveva caratterizzato il 2003, con un primo obiettivo almeno in area 1200/210, raggiungibile in tempi relativamente brevi, ed un target successivo, sul quale arrivare in tempi più dilatati, verso i 1255/60 punti. Per l'investitore sarà prudente quindi attendere almeno la rottura di area 1135/50 prima di intervenire sul proprio portafoglio, sovrappesando la componente azionaria in favore di quella obbligazionaria. Nel frattempo potrebbe essere dedicata un po' di attenzione al mercato dell'oro: il prezzo del metallo giallo rimane infatti marginalmente al di sopra dei suo valore medio per il 2004 (di 393 dollari circa), e da più di tre mesi ha intrapreso un trend rialzista che sembra essere ben sostenuto dalla trend line passante attualmente per i 390 dollari. Fintanto che i prezzi si manterranno al di sopra di questa soglia le prospettive rimangono di apprezzamento, con obiettivi a breve-medio termine in area 425 ma con la possibilità, in caso di superamento dei massimi dell'anno a 431 circa, di andare ad intercettare il limite superiore del canale rialzista in atto dai minimi di fine 2001, attualmente in area 447.