bund, t-bond t-note ecc SOLO LONG FOR EVER

Mmmhh... vediamo cosa voglion fare - come lo scorso agosto, sul petrolio fan frizzi e lazzi - pure l'eura si è sparata un bel rally - graficamente sto stop del crucco non mi piace molto :rolleyes: - vedremo che vogliono combinare sti ladrones...a partire da venerdi
 
UPDATE 1-U.S. services growth eases in July, ISM says
Wed Aug 3, 2005 10:51 AM ET
(Adds details, economist comments and ISM comments)
NEW YORK, Aug 3 (Reuters) - The U.S. services sector grew less vigorously in July, despite stronger new orders but with some inflationary pressure from soaring energy prices, according to an industry survey published on Wednesday.

The Institute for Supply Management's services index eased to 60.5 in July, just under Wall Street forecasts of 60.9 and down from 62.2 in June.

A number above 50 indicates growth in the sector, which constitutes about 80 percent of the U.S. economy and includes areas like hair salons and restaurants, hotels and airlines.

"It was a very strong survey, despite the slight disappointment in the headline number in terms of what the market was expecting," said Richard Iley, senior economist for North America for BNP Paribas in New York, adding "the survey holding north of 60 shows considerable strength."

"It certainly ensures that the Fed carries on with its campaign to normalize the fed funds rate, with continued rises of 25 basis points for the foreseeable future with no pause in sight," he said.

While the overall report was seen as strong, economists also pointed out the prices portion of survey jumped, which could raise Federal Reserve bank concerns about inflation.

The survey's prices paid index rose to 70.3 in July, its highest level since December, from 59.8 in June.

"It's in the high end of the range definitely on the prices paid," Ralph Kauffman, chair of the ISM's non-manufacturing business survey committee, said in a teleconference. "(Our members are) blaming it all on the cost of oil running up."

The new orders portion of the survey rose to 61.9 from 59.5 in June, while the jobs measure eased to 56.2 from 57.4.

The decline in the jobs index may not bode well for the July U.S. non-farm payrolls number to be released on Friday.

Economists polled by Reuters on average look for July payrolls to rise by 183,000 after an increase of 146,000 in June.


© Reuters 2005. All Rights Reserved.
 
Fleursdumal ha scritto:
andrè se sei sul cacao ocio che stanno rientrando gli spread , potrebbe essere qualcosa in più di un ritraccio, dacci un'occhiata

ric hai letto questa? :P

Bce: Fmi; tassi appropriati, ma potrebbero servire -2-
LONDRA (MF-DJ)--La politica monetaria della Bce resta "appropriata", anche se non e' escluso che in futuro possano rendersi necessari nuovi tagli dei tassi d'interesse.
E' quanto reso noto da Michael Deppler, direttore del Dipartimento europeo del Fondo Monetario Internazionale che precisa come la Banca Centrale dovrebbe guardare da vicino soprattutto al livello dell'inflazione ed eventualmente intervenire qualora si renda necessario. red/est/cat

anche io ho letto oggi della convinzione della BCE che i tassi siano adeguati e persino ritoccabili al ribasso

dichiarazioni estive a dire poco
assolutamente dissennate 8)
 
giorno ...
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http://www.lavoce.info/news/view.php?id=10&cms_pk=1693&from=index

03-08-2005
Lo stato dei tassi in Europa
Tommaso Monacelli

La crescita reale langue in Europa e molti invocano un ruolo più attivo della BCE nel sostenere la ripresa. Al proposito, vanno subito chiariti due aspetti. Primo, il problema di crescita dell’Europa (almeno per alcuni grandi malati come Italia, Francia e Germania) è di lungo periodo, riguarda cioè il tasso di crescita del livello potenziale del prodotto. Per definizione, questa variabile non è influenzabile dalla politica monetaria, ma dipende principalmente dall’andamento della produttività e, in parte, dalla politica fiscale. Secondo, il mandato della BCE prevede una attenzione esclusiva all’obiettivo di inflazione (fermo restando che sbaglia chi, all’opposto, lamenta che la Fed ha invece un obiettivo di crescita, suggerendo così una spiegazione erronea al differenziale di crescita tra USA e Eurolandia: semplicemente, la Fed non ha target espliciti).


Tra arte e scienza

Condurre la politica monetaria vuol dire muoversi con perizia nel territorio di confine tra arte e scienza. Uno dei semplici "principi scientifici" (intendendo con ciò un principio con un minimo di fondamento nella teoria economica) per valutare la correttezza della posizione della politica monetaria è la cosiddetta regola di Taylor (1). Questa prescrive che le deviazioni del tasso di interesse corrente da quello "naturale di lungo periodo" (per definizione, quello compatibile con la stabilità dei prezzi) debbano dipendere da due fattori. Primo, le deviazioni dell’inflazione dal target di riferimento (con un "peso" 1.5). Secondo, le deviazioni del PIL corrente dal livello potenziale, il cosiddetto output gap (con peso 0.5).
Per semplicità, e vista la definizione dell’ obiettivo prioritario di inflazione, la migliore approssimazione per la BCE è quella che fissa il peso dell’output gap a zero. Adottando questa metrica possiamo valutare la condotta della politica monetaria della BCE e paragonarla al "paradigma di Taylor". La figura qui sotto illustra il confronto. La retta continua indica, per ogni livello di inflazione osservato dal 1999 a oggi, dove la regola di Taylor prescriverebbe di fissare i tassi (2). La nuvola di punti indica invece dove la BCE ha effettivamente fissato i tassi dall’inizio del proprio mandato. Appare subito chiaro un punto centrale. La BCE è stata quasi sempre più espansiva rispetto a quanto indicato da una buona regola di condotta della politica monetaria, fissando i tassi mediamente al di sotto di quanto prescritto dalla regola di Taylor.



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Questo contraddice la visione comune che indica nell’eccesso di rigore della BCE una delle cause principali della stagnazione europea. Se di qualcosa la BCE ha peccato, forse, è stato di "lassismo". Lo conferma il fatto che in questi anni il conseguimento dell’ obiettivo di inflazione (per quanto opaco nella sua formulazione: "al di sotto ma vicino al due per cento") è stato più una eccezione che una regola.


L’andamento dei tassi di interesse

Data questa evidenza, non solo andrebbero smorzati i toni sull’eccesso di rigidità della BCE, ma probabilmente rivedute le aspettative di un abbassamento dei tassi in Eurolandia. Se i tassi di interesse sono destinati a variare, quindi, lo faranno verso l’alto. Non solo per la dinamica al rialzo che si osserva negli USA e in generale nel mondo (dovuta al graduale contrarsi dell’offerta di risparmio proveniente dall’area asiatica, in particolare dalla Cina). La stagnazione europea sembra in particolare guidata da un rallentamento della produttività. Poiché, come indicato all’inizio, questa è la determinante centrale del livello potenziale del prodotto, è presumibile che l’output gap di Eurolandia (come ricordato, la differenza tra prodotto effettivo e potenziale) stia subendo pressioni al rialzo. Come tali, queste sono pressioni inflazionistiche. Accomodarle con una discesa dei tassi oggi significherebbe, probabilmente, una pericolosa ripresa inflazionistica che richiederebbe rapide e indesiderate strette monetarie future.


(1) Si veda http://www.stanford.edu/~johntayl/
(2) Questa retta di Taylor è ottenuta assumendo un livello del tasso di interesse naturale (o di equilibrio) del 2.5%, la media dei tassi reali in Germania dal 1960 a oggi.
 
... Accomodarle con una discesa dei tassi oggi significherebbe, probabilmente, una pericolosa ripresa inflazionistica che richiederebbe rapide e indesiderate strette monetarie future.[/quote]

E' esattamente quanto la BCE ha detto due mesi fà. La BCE, a mio avviso, punterà a tenere i tassi dove sono il più a lungo possibile, e se l'inflazione sale (e salirà) alzeranno - di abbassare manco l'ombra, con l'M3 che si ritrovano sarebbe una autentica catastrofe
 

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