Ridurre il deficit, ossessione suicida
di Joseph Halevi
Fortunatamente le serie discordie interne hanno impedito ai G20 di cavalcare il populismo della tassa sulle transazioni finanziarie. La riunione è stata una farsa ove regnava la confusione più totale. Hanno proclamato di volere la crescita e insieme la riduzione dei deficit, contando di dimezzarli per il 2013. Ma con deficit pubblici che vanno dal 5,5% del Pil per la Germania al 13% per la Gran Bretagna, i tassi di crescita necessari al loro dimezzamento sono irraggiungibili in soli tre anni.
Quindi la realtà è costituita da ulteriori tagli selvaggi al sociale ed alle condizioni di lavoro. Il futuro concreto è l'Olanda senza il welfare olandese, che nemmeno i tulipani potranno più mantenere: il 35-40% dell'occupazione nel part time e nel precariato. Già oggi, per le nuove generazioni in età lavorativa, il laptop wifi (computer portatile) è l'ufficio ambulante da cui partono domande di lavoro, accordi per impieghi saltuari, progetti di lavoro molti dei quali si accumulano nei file, invenduti. In questo modo, si eroga tempo di lavoro sempre, anche quando non ci sono compratori. Non ci sono diritti, ferie, contributi. Ed in questo mondo vengono risucchiate, nelle nuove e degradate forme contrattuali, anche le maestranze provenienti da ciò che rimane dell'occupazione che fu fordista.
L'aspetto positivo della riunione dei G20 è che sappiamo con chi abbiamo a che fare. A conferma dell'irresponsabilità dei cosiddetti leader mondiali - cinesi inclusi - nonchè della totale confusione in atto, il Fondo Monetario ha rilasciato un documento in cui si mette in guardia dai rischi insiti nelle politiche proposte a Toronto: qualora i rischi si materializzassero, le ulteriori perdite occupazionali nei G20 ammonteranno a 23 milioni di persone.
Che cosa resta da fare di fronte a tale cecità? Dire che vogliamo distribuire i sacrifici più equamente, magari con qualche tassucola sulle transazioni finanziarie, contrapponendo così l'Euro buono agli speculatori cattivi?
La via scelta dalle organizzazione sindacali un po' ovunque è il risultato di decenni di abbandono del pensiero critico e del loro indebolimento organizzativo. Invece credo che si debba operarare maieuticamente. Si tende a considerare il deficit e il debito pubblico alla stregua dell'indebitamento di una famiglia, ma tale parallelismo è errato: se lo stato controllasse sia la parte monetaria che la parte fiscale dell'economia, non vi sarebbero limiti al deficit quando il sistema esibisce ampie capacità produttive e lavorative. Il vincolo di bilancio è artificiale in questo contesto, ma viene imposto dalla natura stessa dell'euro, dal modo come è stato costituito, dalla sua dimensione giuridica attuale. Per questo l'Europa è bloccata, con una classe dirigente da gettare alle ortiche.