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feliceanima

Forumer attivo
ho preso un 95 metri con cantina di 8 metri piu' una stanza in soffitta + uno stanzino esterno al palazzo circa 1,50 X 2,50 - 3 a 115 mila euro dev osolo mettre il pavimento e le porte il bagno e stato fatto 4 anni fa con cucina . unica pecca secondo piano senza ascensore . centralissimo con asilo e scuola a 150 e 200 metri
 

Fernando'S

Forumer storico
ho preso un 95 metri con cantina di 8 metri piu' una stanza in soffitta + uno stanzino esterno al palazzo circa 1,50 X 2,50 - 3 a 115 mila euro dev osolo mettre il pavimento e le porte il bagno e stato fatto 4 anni fa con cucina . unica pecca secondo piano senza ascensore . centralissimo con asilo e scuola a 150 e 200 metri

buonissimo ! :up:
e dove è ?
 

gipa69

collegio dei patafisici
ho preso un 95 metri con cantina di 8 metri piu' una stanza in soffitta + uno stanzino esterno al palazzo circa 1,50 X 2,50 - 3 a 115 mila euro dev osolo mettre il pavimento e le porte il bagno e stato fatto 4 anni fa con cucina . unica pecca secondo piano senza ascensore . centralissimo con asilo e scuola a 150 e 200 metri

bene. :up:
 

Sharnin 2

Forumer storico
Il dibattito in Svizzera

A quando una nostra amnistia?
Lo scudo fiscale italiano riporta il tema d'attualità
17 lug 2009
di FABIO PONTIGGIA

Il terzo scudo di Giulio Tremonti ripropone nel nostro Paese la questione dell’amnistia fiscale generale. Marco Bernasconi e Donatella Ferrari, nell’articolo pubblicato ieri su questo giornale, ne sostengono la necessità come contromossa alla mossa del Governo italiano, giudicata insidiosa per il Ticino. Considerato che la tassa prevista ora è superiore a quella dei primi due scudi fiscali, sembra più realistica la valutazione del collega Alfonso Tuor, secondo cui è improbabile un successo del provvedimento voluto dal superministro italiano. I primi due scudi avevano dato un esito al di sotto delle attese: è difficile che il terzo possa pesare di più sulla piazza finanziaria ticinese.
Indipendentemente da queste valutazioni, un’amnistia fiscale generale nel nostro Paese è oggi quantomai auspicabile. Se ne discute da ben 17 anni, da quando alle Camere venne presentato il primo atto parlamentare in questo senso, ma non si è mai arrivati al dunque.
L’amnistia fiscale generale è stata ed è caldeggiata dal Canton Ticino. A presentare una proposta formale era stato il 15 ottobre 1997 l’allora deputato popolare democratico in Gran Consiglio Fiorenzo Robbiani con l’appoggio di ben 45 parlamentari. L’iniziativa cantonale per un’amnistia fiscale generale fu sostenuta dal Consiglio di Stato e venne approvata dal Gran Consiglio il 14 maggio 1998.
Le Camere federali la lasciarono dormire per alcuni anni. Poi, il Consiglio degli Stati decise di darvi seguito (con 22 voti contro 13) il 3 giugno 2003 e il Consiglio nazionale (con 95 voti contro 75) fece altrettanto l’8 marzo 2004. Nonostante il duplice voto favorevole al principio, sul merito dell’amnistia generale le Camere non si sono mai espresse.
L’unico mezzo passo avanti è stato compiuto il 18 ottobre 2006 dal Consiglio federale con il messaggio sulla legge relativa alla semplificazione del ricupero d’imposta in caso di successione e all’introduzione dell’autodenuncia esente da pena. La legge è stata approvata dall’Assemblea federale il 20 marzo dell’anno scorso ed entrerà in vigore il 1. gennaio prossimo. Essa riprende parzialmente l’amnistia fiscale per gli eredi che il Ticino aveva introdotto nel 1987 con risultati ottimi (circa 100 milioni di franchi di sostanza non dichiarata riemersa ogni anno alla luce del sole) e abolisce la pena (multa) per le persone fisiche e giuridiche che dichiarano per la prima volta una sottrazione d’imposta. Non va oltre.
Rimane perciò tuttora senza seguito l’iniziativa del nostro Cantone per l’amnistia fiscale generale, sebbene - come detto - le Camere l’abbiano accolta nel principio. Il men che si possa dire è che si son perse occasioni su occasioni. L’ultima amnistia fiscale generale venne concessa in Svizzera esattamente 40 anni fa: fece riemergere ben 11 miliardi e mezzo di franchi di allora. Su quei miliardi e sul reddito da essi prodotto il fisco ha prelevato negli anni successivi le imposte (federali, cantonali e comunali) che, senza l’amnistia, non sarebbero state prelevate. E quei miliardi, oltre che portare un concreto beneficio alle casse pubbliche, hanno potuto essere reimmessi nel circuito economico in tanto in quanto i loro detentori hanno ritenuto opportuno farlo.
L’amnistia fiscale pone, per una parte della popolazione, un problema etico: non è giusto – si afferma – premiare chi non dichiara quanto invece i contribuenti coscienziosi e corretti dichiarano. L’obiezione regge se l’amnistia, da atto eccezionale qual è, viene trasformata, come in Italia, in uno strumento cui si ricorre frequentemente per tamponare le falle aperte nei conti pubblici o se diventa il surrogato furbesco di una politica fiscale concorrenziale che l’autorità del Paese si dimostra incapace di concretizzare.
In Svizzera questa degenerazione non è assolutamente un rischio. L’amnistia fiscale generale concessa in occasioni del tutto eccezionali e ad intervalli di tempo lunghi è un provvedimento che ha poco o nulla da rimproverarsi sul piano etico. Non costituisce l’avallo di un comportamento scorretto del contribuente, proprio perché atto straordinario che non svuota né vanifica le leggi: è una concessione che lo Stato fa una tantum, considerando che i benefici pubblici che ne derivano sono nettamente superiori al tornaconto individuale dei beneficiari dell’amnistia. Senza quest’ultima, i capitali non dichiarati continuano a non essere tassati, ad esclusivo vantaggio dei loro detentori e mantenendo quella disparità di trattamento che l’amnistia permette invece di sanare. L’attuale situazione economica del Paese e le forti pressioni internazionali cui le nostre istituzioni, le nostre leggi e le nostre banche sono sottoposte, configurano quel contesto di straordinarietà che giustifica e anzi rende necessaria un’amnistia fiscale generale. Il Ticino nel 1998 aveva visto giusto. Spetta ora alla Confederazione passare all’azione.

http://www.cdt.ch/commenti-cdt/editoriale/8441/a-quando-una-nostra-amnistia.html


Dietro e oltre lo scudo fiscale
Il Ticino ora offra alla Lombardia servizi a tutto campo
18 lug 2009
di TITO TETTAMANTI

Se non ci vogliamo fermare alle solite dichiarazioni moraleggianti e di facciata e ai «dagli all’untore», contro gli svizzeri e il loro segreto bancario, quali sono le vere motivazioni dello scudo? Uno Stato, quello italiano, che ha il maggior debito pubblico in Europa (oltre il 100% del PIL), con un’amministrazione pubblica ipertrofica e poco efficiente, con un dibattito politico preoccupantemente fazioso e incivile, con una classe politica (la casta) disistimata, con una magistratura lentissima e ideologizzata, con una, per molti anni, irresponsabile politica dell’immigrazione, con problemi di sicurezza, violenze, stupri quotidiani che non contribuiscono alla qualità della vita.
A testimonianza del fallimento della politica basterà ricordare che mille lire negli anni Cinquanta corrispondevano a sette franchi svizzeri, e quarant’anni dopo, prima dell’entrata nell’euro, a ottanta centesimi. Deve stupire che da un simile Paese, che pure può contare su ingegnosi operai, eccellenti ricercatori, coraggiosi imprenditori, i capitali (ed anche i cervelli) fuggano?
Ora, non riuscendo a curare i propri malanni – comuni anche se più gravi di quelli di altri Paesi europei – lo Stato ricorre a sistemi autoritari, obbliga negli anni duemila a rimpatriare i capitali con una retorica da cartolina illustrata e facendo un inutile sgarbo alla Svizzera. Ricadiamo nel peggior protezionismo; speriamo che non si arrivi ad invocare addirittura, come ai tempi del fascismo, l’autarchia.
Tremonti, intelligente, abile e competente, ma certo non in gara per il titolo di Mister Simpatia, con una classe politica screditata, voragini di debiti e una crisi economica mondiale, cerca di raschiare il barile non potendo affrontare i problemi alla radice.
D’altro canto, i suoi colleghi ministri delle Finanze, Germania in testa, hanno dichiarato guerra ai Paesi piccoli, ma più efficienti, per essere liberi di aumentare la pressione fiscale interna nel tentativo (illusione) di colmare le falle dei loro conti. L’emergenza, si dice, non permette di affrontare i problemi alla radice, ricreare le premesse perché i soldi dei propri cittadini – ma anche quelli di investitori stranieri – rimangano in Italia. Domande quali: perché una così massiccia fuga di capitali? Perché una così diffusa economia sommersa? Una così palpabile sfiducia nello Stato?, vengono con cura evitate.
Si cercano diversivi e demagogicamente si concentra l’attenzione sui reprobi che (per salvarli) esportano i loro capitali.
La sproporzione e la pretestuosità sono tanto più evidenti se si pensa che Tremonti con lo scudo spera di incassare tre miliardi di euro di penale, cifra quasi ridicola considerando i costi d’immagine, dinanzi ad un totale di debiti dello Stato di 1.750 miliardi di euro ed alle dimensioni del deficit previsto per il 2009.
Oltre lo scudo? Questa domanda riguarda particolarmente noi ticinesi. Oltre lo scudo per noi c’è una sfida ed una grande opportunità.
Con la stessa franchezza con la quale critichiamo il falso moralismo italiano è giusto che si riconosca che non possiamo pensare di basare il futuro economico del Cantone sulla protezione all’evasione italiana anche se motivata. La sfida sta nel saper competere e offrire alla Lombardia (che ha più abitanti della Svizzera) un quadro dal quale si possa operare senza ottusi impacci amministrativi e con flessibilità. Non solo la finanza, ma le attività logistiche, i centri d’eccellenza medica, le possibilità di sviluppo nell’ambito della formazione, l’humus per attività di punta nella tecnologia dell’informazione e della biologia, il tutto con una qualità di vita notevole ed un buon grado di sicurezza devono essere la nostra risposta alla sfida.
Nessun Tremonti potrà impedire alle figlie di Berlusconi di venire, come hanno fatto, a partorire a Lugano. C’è un importante futuro oltre lo scudo. Se non sapremo approfittarne la colpa sarà nostra e non di Tremonti.

http://www.cdt.ch/commenti-cdt/commento/8507/dietro-e-oltre-lo-scudo-fiscale.html
 

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