Banca Carige (CRG) Carige - Piano industriale e risultati

Finanza: stampa tedesca, Carige “deve andare in bancarotta”
Berlino, 07 gen 08:47 - (Agenzia Nova) - Banca Carige “deve andare in bancarotta” perché i suoi “3,7 miliardi di euro di prestiti a rischio insolvenza” rappresentano “una vera e propria minaccia per il sistema bancario europeo nel suo complesso”. È quanto sostiene il quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, che nota come “persino il nuovo governo italiano non osi lasciare Banca Carige andare in fallimento”. A quanto pare, “ancora una volta una banca viene salvata con aiuti di Stato e una promessa viene infranta”. Il riferimento è all'impegno preso durante l'ultima campagna elettorale dai due partiti al governo oggi in Italia, Lega e Movimento 5 Stelle. Tali formazioni si erano, infatti, impegnate a non impiegare fondi pubblici per salvare le banche in difficoltà, iniziativa per cui aveavano duramente criticato i precedenti governi, soprattutto nel caso del salvataggio del Monte dei Paschi di Siena. “Mai più dovrebbe essere necessario proteggere le banche in rovina dal collasso con denaro pubblico” sostiene la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, spiegando che con il “bail in” ora “in Europa sono disponibili gli strumenti per evitare” l'intervento dello Stato nel salvataggio degli istituti finanziari in crisi.

Hanno ragione, dal mio punto di vista.
Ma non penso che questo governo interverrà con aiuti pubblici, nonostante le pressioni.
Dovesse farlo, prepariamoci ai gilet gialli anche da noi.
 
Si è finalmente chiuso il capitolo della ristrutturazione del debito della compagnia armatoriale Ignazio Messina & C. a più di due anni da quando nell’ottobre 2016 il gruppo aveva dato mandato a Long Term Partners perché si occupasse del riassetto del suo indebitamento, quasi tutto nei confronti di Banca Carige, con 420 milioni di euro di crediti garantiti dalle navi di proprietà su un totale di 450 milioni.

Poco prima di Natale è stato infatti formalizzato l’accordo fra Banca Carige e le altre banche interessate e il gruppo armatoriale che fa capo alla famiglia Messina sui crediti vantati dal sistema bancario. L’intesa prevede un rimborso graduale del capitale all’interno di un piano basato sull’attesa ripresa del mercato, dei relativi margini operativi della compagnia di navigazione e delle attività correlate che fanno capo al gruppo genovese. In contemporanea i soci del gruppo Messina si sono impegnati ad attuare un aumento di capitale attraverso l’immissione di nuove risorse finanziarie e l’ingresso del Gruppo MSC che fa capo alla famiglia Aponte.

Il Gruppo Messina è stato assistito da Bonelli Erede come legali e LTP come advisor finanziario; Carige a sua volta è stata assistita dallo Studio Sandulli e Associati.

Il gruppo genovese, che svolge servizi marittimi tra i principali porti del Mediterraneo e l’Africa, il Mediterraneo Orientale, il Mar Rosso, il Medio Oriente e il Golfo Arabico, ha una flotta attualmente composta da 8 navi di proprietà, più alcune altre a noleggio, tutte unità specializzate ro-ro container.

Secondo quanto riferisce TrasportoEuropa, l’operazione prevede la creazione di una nuova società dove confluiranno quattro delle otto navi oggetto dei contratti di finanziamento con Carige e dove Msc sarà azionista di maggioranza assoluta con una quota del 52%. Nella Ignazio Messina & C, che rimarrà quindi proprietaria delle rimanenti quattro navi, dei terminal portuali, retroportuali e del resto delle attività di shipping, Aponte entrerà invece con una quota di minoranza pari al 49%.

Quanto all’aumento di capitale del gruppo Messina, sarà di un massimo di 30 milioni di euro, di cui 5 milioni verranno sottoscritti dalla famiglia Messina e 22,5 milioni da Msc, cui potranno fare seguito ulteriori 2,5 milioni al verificarsi di determinate condizioni. Per quanto riguarda il riscadenziamento dei finanziamenti, i rimborsi dovuti a Banca Carige sono stati spalmati fra il 2019 e il 2032, mentre per quanto riguarda l’esposizione con gli altri istituti di credito sono stati concessi cinque anni di tempo sulle scadenze originariamente previste nei rispettivi contratti.


Firmato l’accordo sul debito tra Banca Carige e il gruppo armatoriale Messina. Msc entrerà nel capitale al 49% - #Italiasoloagevolazioni Italia Agevolazioni Finanziamenti personali e aziendali
 
Hanno ragione, dal mio punto di vista.
Ma non penso che questo governo interverrà con aiuti pubblici, nonostante le pressioni.
Dovesse farlo, prepariamoci ai gilet gialli anche da noi.

più che i krukki (prevedibili), a me impressiona Lener ... da pochi giorni coinvolto in carige, ne sa più di Mala, Modiano, Innocenzi e BCE messi insieme ... "nn ci capiscono un capzo, nn è necessario un aucap"

è nato imparato

:winner:
 
più che i krukki (prevedibili), a me impressiona Lener ... da pochi giorni coinvolto in carige, ne sa più di Mala, Modiano, Innocenzi e BCE messi insieme ... "nn ci capiscono un capzo, nn è necessario un aucap"

è nato imparato

:winner:

Sono prevedibili, ma in realtà si cacano sotto pure loro. Se questo governo avrà davvero le palle di mollare Carige al suo destino, voglio vedere cosa succede ;)

Ma Lerner cosa ha scritto? Mi posteresti il link?
 
Ultima modifica:
Intanto su Repubblica Genova oggi Massimo Minnella si dice certo che la famiglia Malacalza alla fine sottoscriverà l’aumento di capitale da 400 milioni che è necessario per risollevare i conti della banca:

Più d’uno accarezza l’idea di sfilare il prima possibile Carige agli attuali primi azionisti. Ma la famiglia ha in serbo una contromossa degna di una partita
a scacchi che potrebbe spiazzare chi nutre idee in proposito. Nei primi giorni dell’anno ha spiegato che nulla è cambiato circa l’aumento: non appena saranno fornite informazioni precise su piano industriale, conti e trattative per l’aggregazione, si potrà tornare in assemblea.

E a quel punto i primi soci faranno valere il loro ruolo, sottoscrivendo la quota di aumento di loro competenza e andando poi a trattare l’acquisizione da protagonisti e non da comprimari. Possono gettare alle ortiche tutto questo immane sforzo compiuto per salvare Carige dal fallimento che è costata la bellezza di 423 milioni di euro? Sarebbe una vera follia.
 
Intanto su Repubblica Genova oggi Massimo Minnella si dice certo che la famiglia Malacalza alla fine sottoscriverà l’aumento di capitale da 400 milioni che è necessario per risollevare i conti della banca:

Più d’uno accarezza l’idea di sfilare il prima possibile Carige agli attuali primi azionisti. Ma la famiglia ha in serbo una contromossa degna di una partita
a scacchi che potrebbe spiazzare chi nutre idee in proposito. Nei primi giorni dell’anno ha spiegato che nulla è cambiato circa l’aumento: non appena saranno fornite informazioni precise su piano industriale, conti e trattative per l’aggregazione, si potrà tornare in assemblea.

E a quel punto i primi soci faranno valere il loro ruolo, sottoscrivendo la quota di aumento di loro competenza e andando poi a trattare l’acquisizione da protagonisti e non da comprimari. Possono gettare alle ortiche tutto questo immane sforzo compiuto per salvare Carige dal fallimento che è costata la bellezza di 423 milioni di euro? Sarebbe una vera follia.

Ma Umbi, i giornali italiani scrivono quello che gli dicono di scrivere... Quel giorno che decidono di far scattare la crisi di liquidità anche gli amministratori in quota Malacalza vengono sostituiti, e tanti saluti. Evidentemente gli avvocati hanno consigliato a Malacalza di muoversi in quel modo, ma a fronte di una normativa europea, peraltro recepita anche in Italia, cosa vuoi che succeda? Al limite sarà il governo a predisporre un aiuto agli "azionisti truffati", ma ormai il fatto è compiuto: gli hanno soffiato la banca.
 
Alcuni depositanti e obbligazionisti di Carige si staranno chiedendo se il commissariamento della banca preluda a una forma di bail-in. La risposta è: per ora no, ma in futuro ciò potrebbe avvenire. Secondo la direttiva europea Bank Recovery and Resolution Directive (Brrd), il commissariamento fa parte di quelle misure di intervento tempestivo (“early intervention”) volte a evitare la procedura di risoluzione, che a sua volta può comportare il bail-in di alcuni strumenti finanziari emessi dalla banca, secondo il noto ordine: azioni, obbligazioni subordinate, obbligazioni ordinarie, depositi (oltre i 100 mila euro). Il punto è che, se i commissari non dovessero riuscire nel loro intento, la Bce sarebbe prima o poi costretta a dichiarare la banca “failing or likely to fail” (“in dissesto o a rischio dissesto”), passando la palla al Single Resolution Board (Srb). Questo, a sua volta, potrebbe decidere di avviare la risoluzione, qualora ritenga che ciò sia nell’interesse pubblico, oppure rimandare la gestione della crisi alla procedura nazionale. In quest’ultimo caso, si aprirebbe la strada della liquidazione, che potrebbe avvenire salvando gli sportelli della banca (che verrebbero ceduti a un’altra banca, sul modello dei due istituti veneti) e imponendo costi agli azionisti e obbligazionisti subordinati, in omaggio al principio europeo del burden-sharing (condivisione degli oneri).

Finora, la gestione della crisi di Carige è rimasta nelle mani delle autorità di vigilanza (Bce e Banca d’Italia) e il costo del salvataggio è stato confinato all’interno del sistema bancario, con l’intervento del Fitd. Tuttavia, se quanto fatto finora dovesse rivelarsi insufficiente, il governo italiano dovrà entrare nella partita, come è stato per gli altri casi di crisi recenti, e prepararsi a versare denaro pubblico per evitare il fallimento vero e proprio di Carige. Sarà bene che agisca tempestivamente e secondo una strategia precisa. Non sarà facile per una maggioranza governativa che ha fatto degli anatemi contro i poteri forti della finanza una delle sue bandiere populiste. Se il governo procedesse con l’improvvisazione e le contraddizioni che lo hanno caratterizzato finora, sarebbero guai seri: la fuga dei depositanti sarebbe un esito assai probabile, e la crisi della banca potrebbe precipitare rapidamente.

Carige, verso il primo “bail-out del popolo”
 
Ma Umbi, i giornali italiani scrivono quello che gli dicono di scrivere... Quel giorno che decidono di far scattare la crisi di liquidità anche gli amministratori in quota Malacalza vengono sostituiti, e tanti saluti. Evidentemente gli avvocati hanno consigliato a Malacalza di muoversi in quel modo, ma a fronte di una normativa europea, peraltro recepita anche in Italia, cosa vuoi che succeda? Al limite sarà il governo a predisporre un aiuto agli "azionisti truffati", ma ormai il fatto è compiuto: gli hanno soffiato la banca.

nessun dubbio su quanto scrivi ... non condivido tutto quello che pubblico ... un semplice dovere di cronaca, per stimolare il confronto ;)
 
Alcuni depositanti e obbligazionisti di Carige si staranno chiedendo se il commissariamento della banca preluda a una forma di bail-in. La risposta è: per ora no, ma in futuro ciò potrebbe avvenire. Secondo la direttiva europea Bank Recovery and Resolution Directive (Brrd), il commissariamento fa parte di quelle misure di intervento tempestivo (“early intervention”) volte a evitare la procedura di risoluzione, che a sua volta può comportare il bail-in di alcuni strumenti finanziari emessi dalla banca, secondo il noto ordine: azioni, obbligazioni subordinate, obbligazioni ordinarie, depositi (oltre i 100 mila euro). Il punto è che, se i commissari non dovessero riuscire nel loro intento, la Bce sarebbe prima o poi costretta a dichiarare la banca “failing or likely to fail” (“in dissesto o a rischio dissesto”), passando la palla al Single Resolution Board (Srb). Questo, a sua volta, potrebbe decidere di avviare la risoluzione, qualora ritenga che ciò sia nell’interesse pubblico, oppure rimandare la gestione della crisi alla procedura nazionale. In quest’ultimo caso, si aprirebbe la strada della liquidazione, che potrebbe avvenire salvando gli sportelli della banca (che verrebbero ceduti a un’altra banca, sul modello dei due istituti veneti) e imponendo costi agli azionisti e obbligazionisti subordinati, in omaggio al principio europeo del burden-sharing (condivisione degli oneri).

Finora, la gestione della crisi di Carige è rimasta nelle mani delle autorità di vigilanza (Bce e Banca d’Italia) e il costo del salvataggio è stato confinato all’interno del sistema bancario, con l’intervento del Fitd. Tuttavia, se quanto fatto finora dovesse rivelarsi insufficiente, il governo italiano dovrà entrare nella partita, come è stato per gli altri casi di crisi recenti, e prepararsi a versare denaro pubblico per evitare il fallimento vero e proprio di Carige. Sarà bene che agisca tempestivamente e secondo una strategia precisa. Non sarà facile per una maggioranza governativa che ha fatto degli anatemi contro i poteri forti della finanza una delle sue bandiere populiste. Se il governo procedesse con l’improvvisazione e le contraddizioni che lo hanno caratterizzato finora, sarebbero guai seri: la fuga dei depositanti sarebbe un esito assai probabile, e la crisi della banca potrebbe precipitare rapidamente.

Carige, verso il primo “bail-out del popolo”

Anche su questo non concordo: per conto mio il bail-out deve essere europeo ;)

Se fossi nel governo non farei intervenire nemmeno SGA. Com'è che non interviene Ifis?
 
per essere chiaro, il mio pensiero è semplice

i commissari e giornali amici stanno facendo ogni sforzo possibile per gestire le legittime paure dei correntisti e sperabilmente ridurre i deflussi

è loro dovere, non li biasimo .. certo, devono stare attenti a nn far danni ... ma immagino conoscano 'quel' mestiere più e meglio di me ... conosceranno i limiti invalicabili per comportarsi 'correttamente'

ciò detto, temo che ogni sforzo si dimostrerà vano

il tempo è pochissimo ... la crisi di liquidità incombe, inesorabilmente

come dico da tempo ... s'è perso troppo tempo

il mala ha sottovalutato l'effetto valanga ... "the snowball effect thing"
 

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