Si saranno notati alcuni tatuaggi. In realtà ne porta molti addosso, e se li fa tutti lui da solo. Tant'è vero che uno dei suoi vari lavori (siamo già al terzo) consiste nel tatuare cubani e cubane, con un apparecchio apposito. Il tutto a me fa un discreto orrore. Penso che chi non ha nulla ma sente di avere solo sé stesso, ebbene, quello cerca di valorizzare. Personalmente invece ritengo che avere cose che permettano, attenzione,
uno sviluppo dell'io sia parte dell'impegno umano per modificare il mondo. L'automobile che ci porta alla mostra lontana, la penna che ci fa scrivere , la propria casa come sede dell'attività sono elementi che giustificano una proprietà privata altrimenti poco fruttuosa. Chiaro che modificare sé stessi in questo modo ha dunque un forte lato narcisistico, e regressivo. Però non mi metto a giudicare: lo pagano, lo sa fare, l'ambiente è quello (povero).
I tatuaggi che vediamo qui seguiranno il suo destino: ma avendo un aspetto di opera d'arte, non ritengo sbagliato riportarne qualcuno (dei moooolti).
Chiudo con l'immagine dell'artista nella sala della sua grande esposizione, nell'unico grande locale tra la famosa caserma Moncada ed il Palazzo di giustizia, mentre esibisce il manifesto della sua grande mostra (
à suivre, ci sono molte foto da trattare per poterle poi metterle qui).