C'E UN TEMPO PER CAPIRE, UN TEMPO PER SCEGLIERE, UN ALTRO PER DECIDERE. C'E' UN TEMPO CHE ABBIAMO

Un gip che interpreta a proprio piacimento un decreto legge, va come minimo sospeso. Altro che "tutelarlo".
Sappiamo tutti, ma proprio tutti, che una persona che è in mare in pericolo di vita si soccorre,
non ce lo deve certo dire il pd o una cretina tedesca, ma qui si è andato molto oltre.
Si strumentalizza l'immigrato, per destabilizzare socialmente e politicamente il nostro paese.

Cosa significa "tutelare" il GIP Vella? Non mi risulta che sia stato oggetto di intimidazioni o minacce, solamente di critiche.
Le decisioni di un GIP o di un giudice si possono ancora criticare o siamo in un regime della magistratura?
Se un secondo GIP accogliesse le richieste reiterate del PM di Agrigento dovrebbe essere censurato per "attentato" alla magistratura?

"il Csm fa quadrato". La cosa mi preoccupa, semmai dovrebbero aprire una indagine sull'operato di questo magistrato.

Ma in questa procura di agrigento si puo' sapere se c'e', solo per pura coincidenza,
un caso di omonimia dei giudici Vella o e' una procura a conduzione familiare...?
Giusto per informare gli italiani se anche nelle procure ci sono i baronati..
 
Farinetti? Tante chiacchiere e probabilmente tanti specchietti per le allodole per una moda passeggera che si ridimensionerà velocemente.
Il tempo ci regalerà la verità su questo personaggio lanciato e sponsorizzato da una certa politica fatta più per acquisire followers che governare un paese e risolvere problemi.

Niente quotazione in Borsa e ricerca di un nuovo socio che porti soldi.
Eataly, gruppo fondato da Oscar Farinetti, ha chiuso il 2018 in perdita nonostante la crescita del giro d'affari.

Un rosso da 17,1 milioni di euro che portano dure conseguenze: slitta lo sbarco in Borsa e comincia la ricerca di un socio, magari cinese, che metta i soldi.

Nei conti non brillanti dell'ultimo esercizio, ci sono poi alcune particolarità:
sale l'indebitamento verso le banche a 96,3 milioni; i debiti verso i fornitori rimangono cospicui;
sono stati fatti ammortamenti consistenti (26 milioni, più 5 rispetto all'anno scorso)
e i costi sono lievitati a 545 milioni con una redditività in calo.
E intanto continua la strategia di espansione in tutto il mondo.
 
Bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio e truffa aggravata.

Ci sono 6 persone arrestate e ben 80 milioni di euro sequestrati nell’ambito del fallimento Qui!Group,
la società guidata dalla famiglia Fogliani che si occupava di buoni pasto, già dichiarata fallita a settembre 2018 per 325 milioni di euro.

Fra le persone in manette c’è proprio il fondatore Gregorio Fogliani.

Il Comando provinciale della Finanza di Genova ha condotto l’operazione per conto della Procura genovese,
eseguendo un sequestro preventivo su conti correnti, immobili e disponibilità finanziarie degli indagati.

I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria hanno eseguito altre due ordinanze di custodia in carcere e tre agli arresti domiciliari.

Tra i beni sequestrati anche i muri del Moody, il noto locale-tavola calda in centro a Genova che era stato chiuso dopo il crac
ed è stato riaperto solo cinque giorni fa dopo un accordo tra Hi Food Genova,
società che vede tra i soci la Event Beach controllata dal tycoon Gabriele Volpi e la Kofler, e Azzurra,
società in salute dello stesso Fogliani e proprietaria dei locali di via XII Ottobre.

Nell’indagine è emerso inoltre il dirottamento di somme a favore di altre società riconducibili alla stessa famiglia Fogliani per quasi 42 milioni di euro
, oltre all’acquisto di un immobile di pregio a Forte dei Marmi (Lucca) per 4,8 milioni.

Oltre a questo, ci sono l’omessa contabilizzazione di somme da pagare per circa 179,5 milioni di euro,
l’esposizione in bilancio di utili fittizi che venivano poi distribuiti ai soci per 3,24 milioni di euro.

Da circa un anno gli esercizi commerciali avevano iniziato a non accettare più i ticket rilasciati
a centinaia di migliaia di dipendenti pubblici e privati proprio perché la società non pagava.
Aveva accumulato circa 150 milioni di euro di debiti con le banche, più altri 32 con i creditori.

La Procura di Genova aveva avviato un’inchiesta nella primavera del 2018 e a settembre la società è stata dichiarata fallita.
 
Questa storia dei rapporti fra Matteo Salvini e Vladimir Putin, ammesso e non concesso che sia tutta vera
(ma è difficile anche pensare che possa essere tutta inventata) rischia di essere una bomba devastatrice
sui cui effetti e cause si deve ragionare con i piedi per terra, ma anche
- come diceva il presidente americano Teddy Roosevelt - impugnando un nodoso bastone.

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È infatti in corso un'operazione che consiste nel dire: e allora?

Non è forse ciò che è sempre successo?

Non è vero che il Pcus riempiva ogni anno la valigetta dell'emissario di Botteghe Oscure con quei milioni di dollari,
poi portati alla banca Ior del Vaticano per essere controllati da agenti del Tesoro americano e convertiti in lire sui conti del Pci?

Sì, è vero. Era una grande storia, una oscura storia (ma neanche tanto: lo sapevano tutti).

Si trattava infatti del finanziamento «fraterno» del Partito comunista sovietico al Partito comunista italiano
e persino al piccolo e potentissimo Partito comunista americano.
Lo scopo di tanta fraternità, anche a quei tempi (1945 fino agli anni Novanta) era quello di acquisire un vantaggio strategico in Europa
secondo la dottrina di Yuri Andropov, sponsor e «creatore» di Michail Gorbaciov.
Per poter arrivare a una egemonia sull'Europa occidentale (oggi Unione Europea) di cui la Russia comunista come la Russia di oggi aveva bisogno per tecnologia e ricerca.
Gorbaciov secondo questa linea chiuse l'azienda sovietica per bancarotta, sganciando gli Stati «satelliti» dell'Est (oggi gruppo di Visegràd) per farne adottare i costi all'Europa.

Oggi la Russia conta sempre sull'indebolimento politico dell'Europa comunitaria
in maniera parallela al gioco di Donald Trump che conta di trascinarsi il Regno Unito come 51simo Stato
e far crollare l'Europa Unita dalle sue fondamenta franco-tedesche.

Questo è il motivo geo-politico per cui grillini e leghisti si sono trovati di fronte alla disponibilità di due sontuosi forni presso cui servirsi, uno alla Casa Bianca e uno al Cremlino.

In gioco poi ci si è messa anche la Cina con una politica aggressiva e supertecnologica, nota anche come «Via della Seta».

In questo quadro si inserisce il film che si sta proiettando a spezzoni da un più di un anno e che da pochi giorni è diventato un colossal come Via col vento:
quello di imponenti finanziamenti russi alla Lega di Salvini, attraverso una corsia riservata di politica estera ed economica
che prevede una sintonia sui temi fondamentali: cancellazione delle sanzioni alla Russia con implicito bonus per quanto avvenuto in Crimea, Ucraina e Georgia.
Al punto due sta una iniezione di sovranismo molto spregiudicato che dovrebbe spezzettare l'Europa comunitaria alimentando una destra non liberale,
anzi nemica del liberalismo e incline all'autoritarismo democratico, in tutti i Paesi che si riconoscono in un rapporto speciale con la Federazione russa.

Per ottenere questo obiettivo certamente la Russia è disposta a pagare e come è noto oggi i pagamenti non si fanno più con una valigetta portata dal corriere.
Oggi i pagamenti si possono fare in sconti petroliferi, commesse, transazioni, esiste una grandiosa sezione della nuova economia del finanziamento occulto,
per cui ogni finanziato può ben dire, con una certa faccia di bronzo ma senza tecnicamente mentire «Io non ho mai preso un euro, né un rublo, né un dollaro».

Ovviamente qui si apre il capitolo degli accertamenti tecnici su ciò che realmente accadde nella hall dell'Hotel Metropol,
che cosa si diceva davvero nel chiacchiericcio in parte confuso e in parte chiarissimo fra Gianluca Savoini
(descritto un po' come Rasputin e un po' come Richelieu) e i suoi interlocutori russi.

Secondo BuzzFeed news è tutto vero e il fatto che l'informazione provenga da un media americano ha alimentato l'ipotesi
secondo cui l'America tirerebbe un siluro a Salvini per indebolire l'egemonia russa in Italia che, detta così, sembra un'ipotesi priva di fondamento.

Ma, come è d'obbligo dire, tutto può essere e tutto deve essere controllato e sottoposto al siero della verità che sta nella logica dello scontro in Europa.
 
Ai media americani è andato male con il Russia-gate e ora tentano con l'Italia.
Fa specie e rabbia che i soliti comunisti italiani, che per anni hanno preso milioni a palate dall'Unione Sovietica,
oggi gridino allo scandalo e vogliano una commissione di inchiesta.
Speriamo che in questo caso la magistratura si comporti bene, ma è difficile, è tutta schierata contro Salvini.
 
Son talmente cojoni che si mangiano tra di loro. Ma come fate a votarli ? Mah.......

Lei stessa si definisce “furiosa”.

Dopo aver cercato di mantenere a Torino il nuovo Salone dell’automobile,
l’evento che avrebbe dovuto rilanciare una delle esposizioni più importanti del settore terminata nel 2000,
Chiara Appendino
si arrabbia con gli organizzatori e anche con i componenti della sua amministrazione.

Nella serata di oggi Andrea Levy, presidente del “Salone dell’auto all’aperto Parco Valentino”, ha annunciato che la prossima edizione sarà a Milano.

Alla notizia sono subito partiti gli attacchi di Partito democratico, centrodestra, industriali e commercianti contro Appendino e il M5s.

“Sono furiosa per la decisione del comitato organizzatore del Salone dell’Auto di lasciare Torino dopo cinque anni di successo – ha dichiarato lei -.
Una scelta che danneggia la nostra città a cui hanno contribuito alcune prese di posizione autolesioniste di alcuni consiglieri del Consiglio comunale
e dichiarazioni inqualificabili da parte del vicesindaco”.

Poi annuncia : “Senza sottrarmi alle mie responsabilità, mi riservo qualche giorno per le valutazioni politiche del caso”.


Da giorni Appendino con l’assessore al Commercio Alberto Sacco, ma anche il neo presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio
e l’assessore Andrea Tronzano, avevano fornito garanzie per mantenere il Salone dell’Auto nella città che fu della Fiat

. Ieri c’è stato l’ultimo incontro tra i rappresentanti di Città e Regione e gli organizzatori.

Stasera, invece, è arrivato il comunicato firmato da Levy:
“Ringraziamo la Città di Torino per aver collaborato in questi 5 anni alla creazione di un evento di grande successo, capace di accendere sulla città i riflettori internazionali”.
Però, comunica, la prossima edizione sarà a Milano. Le date sono già fissate (17-21 giugno 2020)
e questo fa pensare che avessero già pronto il piano B mentre gli amministratori piemontesi mediavano.

Ma cosa è successo? A cosa fa riferimento Chiara Appendino?

Una gran parte del Movimento 5 Stelle in consiglio comunale, rifacendosi a istanze ambientaliste, non apprezzava la rassegna.

Per quasi un mese (tra allestimento ed esposizione) il Parco del Valentino, una grande area verde del centro città, era occupato da stand e automobili.
In occasione di questo motor show, poi, erano anche stati organizzati parate ed esibizioni nelle piazze auliche.
Tutte queste iniziative, sostengono loro, vanno contro le politiche ambientaliste dell’amministrazione e del Movimento.

A esasperare gli organizzatori, però, è stata una mozione contraria firmata M5s,
un atto che avrebbe precluso l’utilizzo del Parco del Valentino alle fiere.

Appendino aveva annunciato il suo voto contrario, ma non è bastato,
perché La Stampa ha diffuso una dichiarazione del vicesindaco Guido Montanari:

“Fosse stato per me, il Salone non ci sarebbe mai stato – è il suo pensiero riportato dal quotidiano torinese -.
All’ultima edizione ho sperato che arrivasse la grandine e se lo portasse via.
Sono stato io a mandare i vigili per multare gli organizzatori, perché i palchi erano stati montati in anticipo".

Montanari ora nega di aver pronunciato quelle frasi e sostiene di essere stato “travisato“:
“Ho sempre ritenuto che il Salone dell’auto sia una ricchezza della città”, ha scritto su facebook
, “e che si possa fare al Parco del Valentino con una mediazione tra esigenze degli organizzatori e fruizione del parco”.

A precisarlo, in un post su Facebook, il vicesindaco di Torino Guido Montanari a proposito di
“mie pretese dichiarazioni usate per giustificare un abbandono dei promotori da Torino”.
Montanari dice poi di comprendere “lo sconcerto e il disappunto della Sindaca” e si scusa “per aver dato pretesto a polemiche strumentali”.

A Torino tutto questo sembra come l’ennesima occasione persa dalla città e dalla sua amministrazione a tutto vantaggio di Milano,
una replica di quanto avvenuto con la candidatura alle Olimpiadi invernali sempre osteggiata da una parte dei consiglieri comunali più critici.

“Appendino è il miglior sindaco che i milanesi abbiano mai avuto”, dice sarcastica Silvia Fregolent, deputata Pd.
Il governatore Cirio sottolinea come, dal suo arrivo, stia cercando di rimediare alle sconfitte della città:
“Siamo al governo della Regione da poche settimane e ci siamo già dovuti attivare per recuperare la perdita delle Olimpiadi
e adesso faremo di nuovo di tutto per rincorrere un altro grande evento come il Salone dell’Auto”.
Dimenticati, per ora, il salvataggio del Salone del libro e l’assegnazione della Atp Finals per cinque anni.

Contro la sindaca e l’amministrazione si schierano anche i rappresentanti dei commercianti,
Giancarlo Banchieri,
presidente di Confesercenti Torino, e Maria Luisa Coppa di Ascom, da tempo in guerra contro la riforma della Ztl.

“Proprio nella giornata in cui è stata celebrata Torino Città dell’auto, con i bellissimi festeggiamenti per gli 80 anni di Mirafiori
e la nuova linea di montaggio per la Fiat 500 elettrica, la notizia del trasferimento del Salone dell’Auto a Milano mi lascia sconcertato e molto amareggiato”,
ha dichiarato Dario Gallina, presidente dell’Unione industriale di Torino.
 
I soldi, li avrei spesi per altro ma ........contenti loro.

A 38 anni dalla Riforma, la Polizia dice addio a stellette e torri. Ecco i nuovi distintivi di qualifica
 
Scusate. Non commento. 23 gradi.

AGENTI E ASSISTENTI
AGENTE - Soggolo di nero
AGENTE SCELTO - Soggolo di nero, ornato su ciascun lato da un galloncino di nero bordato di rosso.
ASSISTENTE - Soggolo di nero, ornato su ciascun lato da due galloncini di nero bordati di rosso, affiancati.
ASSISTENTE CAPO - Soggolo di nero, ornato su ciascun lato da tre galloncini di nero bordati di rosso, affiancati.
ASSISTENTE CAPO COORDINATORE - Soggolo di nero, ornato su ciascun lato da tre galloncini di nero bordati di rosso e caricati al centro da un palo di rosso, affiancati.

SOVRINTENDENTI
VICE SOVRINTENDENTE - Soggolo d’oro, caricato al centro da una fascia di nero e ornato su ciascun lato da un galloncino d’oro bordato di nero
SOVRINTENDENTE - Soggolo d’oro, caricato al centro da una fascia di nero e ornato su ciascun lato da due galloncini d’oro bordati di nero affiancati.
SOVRINTENDENTE CAPO - Soggolo d’oro, caricato al centro da una fascia di nero e ornato su ciascun lato da tre galloncini d’oro bordati di nero affiancati.
SOVRINTENDENTE CAPO COORDINATORE - Soggolo d’oro, caricato al centro da una fascia di nero e ornato su ciascun lato da tre galloncini d’oro, bordati di nero e caricati al centro da un palo di rosso, affiancati.

ISPETTORI
VICE ISPETTORE - Soggolo d’oro bordato d’azzurro, caricato al centro da una fascia (diminuita) dello stesso e ornato su ciascun lato da un galloncino d’oro bordato d’azzurro.
ISPETTORE - Soggolo d’oro bordato d’azzurro, caricato al centro da una fascia (diminuita) dello stesso e ornato su ciascun lato da due galloncini d’oro bordati d’azzurro, affiancati.
ISPETTORE CAPO - Soggolo d’oro bordato d’azzurro, caricato al centro da una fascia (diminuita) dello stesso e ornato su ciascun lato da tre galloncini d’oro bordati d’azzurro, affiancati.

ISPETTORI (rivestono la qualifica di Sostituto Ufficiale di Pubblica Sicurezza)
ISPETTORE SUPERIORE - Soggolo d’oro bordato di rosso, caricato al centro da una fascia (diminuita) dello stesso e ornato su ciascun lato da un galloncino d’oro bordato di rosso.
SOSTITUTO COMMISSARIO - Soggolo d’oro bordato di rosso, caricato al centro da una fascia (diminuita) dello stesso e ornato su ciascun lato da due galloncini d’oro bordati di rosso, affiancati.
SOSTITUTO COMMISSARIO COORDINATORE - Soggolo d’oro bordato di rosso, caricato al centro da una fascia (diminuita) dello stesso e ornato su ciascun lato da due galloncini d’oro bordati di rosso e caricati al centro da un palo di rosso, affiancati

CARRIERA DEI FUNZIONARI
VICE COMMISSARIO - Soggolo d’oro, caricato al centro da una fascia (diminuita) dello stesso e ornato su ciascun lato da due galloncini d’oro bordati di nero, affiancati.
COMMISSARIO - Soggolo d’oro, caricato al centro da una fascia (diminuita) dello stesso e ornato su ciascun lato da tre galloncini d’oro bordati di nero, affiancati.
COMMISSARIO CAPO - Soggolo in cordone dorato a due capi ritorti, ornato su ciascun lato da un galloncino d’oro bordato di nero.
VICE QUESTORE AGGIUNTO - Soggolo in cordone dorato a due capi ritorti, ornato su ciascun lato da due galloncini d’oro bordati di nero,affiancati.
VICE QUESTORE - Soggolo in cordone dorato a due capi ritorti, ornato su ciascun lato da tre galloncini d’oro bordati di nero,affiancati.
PRIMO DIRIGENTE - Soggolo in cordone dorato a due capi ritorti, ornato su ciascun lato da quattro galloncini d’oro bordati di nero, affiancati
DIRIGENTE SUPERIORE - Soggolo in trecciola di cordoncino d’oro a tre capi, ornato su ciascun lato da un galloncino d’oro bordato di nero.
DIRIGENTE GENERALE - Soggolo in trecciola di cordoncino d’oro a tre capi, ornato su ciascun lato da due galloncini d’oro bordati di nero, affiancati.
 
Donna. cos'altro poteva fare se non parlare al telefono ?

Il pedone investito perché distratto dal cellulare è responsabile per l'80% del suo investimento.
Queste le conclusioni del Tribunale di Trieste nella sentenza n. 380/2019 (sotto allegata) che si è pronunciato su un sinistro stradale.

Per il Tribunale infatti se un pedone attraversa la strada mentre parla al telefono,
senza rispettare le normali regole della prudenza, rappresenta un ostacolo talmente improvviso per il conducente,
che non può pretendersi che riesca ad evitarlo.

Il Tribunale adito in veste di giudice d'appello premette che, in caso di investimento del pedone,
è necessario applicare l'art. 2054 c.c, che al comma 1 prevede che
"Il conducente di un veicolo senza guida di rotaie è obbligato a risarcire il danno prodotto a persone
o a cose dalla circolazione del veicolo, se non prova di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno."

E' tuttavia necessario ribadire che: "la prova liberatoria di cui all'art. 2054 c.c., nel caso di danni prodotti a persone o cose dalla circolazione di un veicolo,
non deve essere necessariamente data in modo diretto cioè dimostrando di avere tenuto un comportamento esente da colpa
e perfettamente conforme alle regole del codice della strada, ma può risultare anche dall'accertamento che il comportamento della vittima
sia stato il fattore causale esclusivo dell'evento dannoso, comunque non evitabile da parte del conducente,
attese le concrete circostanze della circolazione e la conseguente impossibilità di attuare una qualche idonea manovra di emergenza.

Alla stregua di questi criteri si è ritenuto in particolare che il pedone, il quale attraversi la strada di corsa sia pure sulle apposite "strisce pedonali"
immettendosi nel flusso dei veicoli marcianti alla velocità imposta dalla legge, pone in essere un comportamento colposo
che può costituire causa esclusiva del suo investimento da parte di un veicolo, ove il conducente,
sul quale grava la presunzione di responsabilità di cui alla prima parte dell'art. 2054 c.c., dimostri che
l'improvvisa ed imprevedibile comparsa del pedone sulla propria traiettoria di marcia ha reso inevitabile l'evento dannoso,
tenuto conto della breve distanza di avvistamento, insufficiente per operare un'idonea manovra di emergenza."



Proprio quanto accaduto nel caso di specie, visto che "risulta incontrovertibile la connotazione colposa della condotta della pedone la quale,
in disprezzo delle regole sulla circolazione stradale e di normale prudenza, si è immessa repentinamente sulla strada,
parlando a telefono e senza neanche guardare se sopraggiungessero veicoli."


Condotta che ha fatto concludere il Tribunale di Trieste per l'attribuzione dell'80% di colpa al pedone e del restante 20% al conducente dell'auto.
 
Trovare un cellulare smarrito e decidere di tenerselo? Pessima idea.

Si rischia di incorrere nel reato di furto in quanto si tratta di un oggetto che conserva chiari segni dell'altrui legittimo possessore,
in particolare grazie al cosiddetto codice IMEI (acronimo di International Mobile Equipment Identity).

Tale codice numerico, infatti, consente di identificare univocamente il terminale mobile (Mobile Equipment).

Ma vi è di più: chi è trovato nella disponibilità di refurtiva di qualunque natura, telefoni cellulari inclusi,
e non è in grado di motivare in maniera attendibile tale possesso, rischia una condanna per ricettazione.
 

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