Economia: Ancora grattacapi per alcune banche area euro (Mi.Fi.)
MILANO (MF-DJ)--È presto per dire che per i Paesi periferici si prospetta una crisi come quella del 2010-2012, ma le tensioni sui mercati finanziari nel corso della settimana appena conclusa hanno evidenziato come la situazione da quelle parti sia ben lontana dall'essersi normalizzata.
Tali preoccupazioni, scrive Milano Finanza, sono scaturite dai nuovi problemi che hanno riguardato alcune banche dell'area euro, portando l'indice settoriale a perdere quasi il 12% dai massimi registrati a inizio giugno.
A riportare le tensioni sulle banche era stata la scorsa settimana l'austriaca Erste bank, che aveva annunciato di attendersi una perdita netta nel 2014 a causa delle svalutazioni accusate in Ungheria e Romania. Nella settimana in corso, invece, è stata la portoghese Banco Espirito Santo a crollare del 17% nella sola giornata di giovedì 10 dopo che la società capogruppo che controlla il 25% della banca è andata in default.
Tale notizia ha riportato sotto i riflettori lo stato del sistema finanziario portoghese, spingendo i rendimenti del decennale a un passo dal 4%. Le tensioni si sono poi spostate anche sugli altri Paesi periferici, con il decennale italiano a un passo dal 3% e quello spagnolo sopra il 2,8%.
La situazione del Portogallo sembra in questo momento la più complicata. La decisione del premier Pedro Passos Coelho di non sottoscrivere una linea di credito precauzionale lo scorso aprile, al momento dell'uscita dal programma di aiuti di Unione Europea e Fmi, come gli era stato suggerito dallo stesso Fondo Monetario, espone il Paese al rischio di non riuscire a rifinanziarsi sui mercati in caso di tensioni prolungate.
Il rialzo dei rendimenti è dovuto anche alle negative notizie arrivate dal fronte economico. I dati sulla produzione industriale di maggio hanno evidenziato come questa sia crollata dell'1,7% in Francia, dell'1,2% in Italia e, soprattutto, dell'1,8% in Germania. Gli investitori, inoltre, iniziano a temere che le mosse espansive decise dalla Bce di Mario Draghi in giugno possano non avere effetti ancora per molti mesi. Con la prima operazione di rifinanziamento delle banche, che non avverrà prima di settembre, gli impatti sull'economia potrebbero non farsi sentire prima del primo semestre del 2015.
L'ipotesi lanciata da Draghi secondo cui la Bce potrebbe iniziare a comprare obbligazioni bancarie qualora i pericoli di deflazione dovessero farsi più concreti potrebbe non bastare a rassicurare gli investitori qualora l'inflazione dovesse portarsi verso quota zero. Al contrario dello scenario che sembrava più probabile fino alla scorsa settimana, quindi, nelle prossime settimane una maggiore volatilità potrebbe tornare a fare capolino sui mercati azionari e obbligazionari, anche se il trend di fondo continua a rimanere positivo.
L'attenzione dovrebbe ora spostarsi sui risultati trimestrali di Q2 che le principali società statunitensi pubblicheranno nelle prossime settimane. Tra gli appuntamenti attesi rientrano i discorsi della presidente della Fed, Janet Yellen, prima davanti alla Commissione bancaria del Senato e poi alla Camera.