Ciao, ho venduto il certificato qualche settimana dopo lo stacco sopra 17.100 a 101.. e ho pure faticato. Faticato perchè il M.M tappava in lettera e appena il mib scendeva sparava le cannonate sul denaro.
Ora con mille punti in meno di fib lo vogliono comprare a 100 (qualcuno moolto ottimista, non deve essere dei nostri..) e stranamente il M.M ha finito i pezzi da vendere..
Come mai prima aveva tutta sta fretta e ora può permettersi il lusso di non avere munizioni da vendere? Ci sarà sicuramente una risposta logica, ma comunque per me non sarà corretta. Secondo me o si obbligano gli emittenti ad esporre sempre prezzi denaro lettera con uno spread massimo UGUALE per tutti, oppure i certificati devono essere intesi solo come erogatori di cedole. Il problema, per me, nasce quando se ne dovrebbe valutare l'acquisto, perchè a questo punto raramente il valore del certificato rispecchia il suo sottostante.
Per questo motivo, a parte quelli in cui sono incastrato alla grande, ho accorciato ancora di più le scadenze.. acquisto massimo due settimane prima, a volte anche solo pochi giorni. Certo la colpa maggiore è della volatilità, ma qui già la paghiamo con la quotazione dei sottostanti, mi sembra assurdo pagarla due volte con i certificati.
Saluti
LEB
perdonami Leberna, quanta confusione in questo post. Proviamo a ragionare assieme, poi ognuno faccia le proprie valutazioni.
Quando una banca emette un certificato, stabilisce un ammontare e questo può farlo 1) preventivamente, decidendo che tutto il plafond verrà collocato sul mercato attraverso un IPO e successivamente sul secondario 2) a posteriori, sulla base della raccolta pervenuta in fase di IPO.
Una volta emesso, il certificato incorpora tutti i costi legati alla sua costruzione e il margine di guadagno per emittente ed eventuale collocatore.
Se approda sul mercato secondario, il market maker ha l'obbligo di quotare un denaro e una lettera: il denaro è obbligatorio sempre e comunque, perchè deve dar modo al possessore di vendere; la lettera è obbligatoria ( su SeDex), salvo che sia finito il quantitativo emesso, cosa abbastanza lapalissiana dal momento che se non ce ne sono più nelle tasche dell'emittente, come si fa a venderle? A quantitativo esaurito, l'emittente ha due strade: porta il certificato a scadenza in bid only oppure verifica se ci sono le condizioni per una "sale increase", ovvero un incremento di emissione ( è quello che su alcuni certificati della stessa Aletti ha portato a un ritorno della lettera dopo lunghi periodi di "bid only"). Ci sarebbe anche una terza strada, che è quella di rivendere ciò che ricompra, ma questo non è il caso del Coupon Premium in oggetto, dal momento che il MM è in denaro molto più in basso di quanto sono disposti a pagare i privati.
Conviene a un market maker non vendere, pur avendo i prodotti in pancia? Direi di no, se consideri che tra denaro e lettera c'è mediamente l'1%, e quindi vendere vuol dire per il MM guadagnare, non vendere vuol dire fare scorte di magazzino che mai serviranno.
Poi c'è il capitolo del prezzo che non rispecchia il sottostante. Se si trattasse di un Benchmark, potresti valutare immediatamente e stabilire se rispecchia o meno. Ma quando ci sono di mezzo opzioni a barriera, opzioni digitali multibarrier, tìpiche delle strutture Express o Phoenix, la stima del fair value è complessa a mani nude e quindi non si può asserire che il prezzo non rispecchia il sottostante, perchè di mezzo ci sono altri fattori determinanti come la volatilità. Quella volatilità che tu dici che già devi sopportare sulle azioni e che quindi non vorresti sui certificati, cosa impossibile però dato che i certificati vivono principalmente di volatilità.