Certificati di investimento - Cap. 5

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l'idea che mi sono fatto chiaramente è che si è trattato di un errore di codifica del provento da parte della depositaria utilizzata da Directa ( e a quanto pare ora anche da WeBank) e che non è cambiato nulla rispetto al passato per ciò che riguarda Goldman Sachs. Proprio perchè la questione ricade sull'emittente, GS si è attivata per capire cosa sia accaduto. Directa dal canto suo, come già detto, ha applicato la tassazione sulla base del "codice provento" ricevuto.
Aggiungiamoci anche Banca Sella….
 
l'idea che mi sono fatto chiaramente è che si è trattato di un errore di codifica del provento da parte della depositaria utilizzata da Directa ( e a quanto pare ora anche da WeBank) e che non è cambiato nulla rispetto al passato per ciò che riguarda Goldman Sachs. Proprio perchè la questione ricade sull'emittente, GS si è attivata per capire cosa sia accaduto. Directa dal canto suo, come già detto, ha applicato la tassazione sulla base del "codice provento" ricevuto.
Quello che le nostre banche fingono di non capire è che scelgono in autonomia le loro depositarie per cui, è ampiamente acclarato che, ne devono rispondono in prima persona.
 
Gentile Leon,
a parte i diretti interessati che si aspettano un rimborso (che difficilmente avranno secondo me) a tutti gli investitori interesserebbe appurare qual è il possibile perimetro di questa eventuale doppia tassazione.
A me sembra che non possa scattare in alcun modo se i sottostanti sono europei.
In secondo luogo capire come mai alcuni broker l'hanno applicata e altri no e se hanno ragione gli uni o gli altri.
Tra l'altro la chiarezza dovrebbe interessare anche Goldman Sachs, visto che alcuni, come me, hanno già provveduto, a torto o a ragione, ad eliminare dal portafoglio certificati dell'emittente stessa. Seguiamo tutti con apprensione....
Premesso che anch'io non sarei troppo ottimista circa un eventuale rimborso, la questione, però, non può essere lasciata cadere nel nulla.
Innanzitutto non può essere che lo stesso strumento finanziario, quotato su un mercato regolamentato, venga trattato fiscalmente in maniera diversa da 2 intermediari nello stesso paese... c'è una chiara disparità di trattamento che è non solo illogica, ma anche illegale.
Ma ammettendo che la tassazione del 30% sia corretta (cioè si versano dei soldi al Fisco Americano), per i clienti a cui i rispettivi intermediari non hanno applicato la tassazione cosa si prospetta? Elusione fiscale?
 
Premesso che anch'io non sarei troppo ottimista circa un eventuale rimborso, la questione, però, non può essere lasciata cadere nel nulla.
Innanzitutto non può essere che lo stesso strumento finanziario, quotato su un mercato regolamentato, venga trattato fiscalmente in maniera diversa da 2 intermediari nello stesso paese... c'è una chiara disparità di trattamento che è non solo illogica, ma anche illegale.
Ma ammettendo che la tassazione del 30% sia corretta (cioè si versano dei soldi al Fisco Americano), per i clienti a cui i rispettivi intermediari non hanno applicato la tassazione cosa si prospetta? Elusione fiscale?
Qualunque sia il codice provento usato dalle banche o loro intermediari, a me fa ribrezzo che non si rendano conto che una tassazione americana, qualunque essa sia, non si può applicare in alcun modo ad un sottostante italiano come ENI (quotazione borsa italiana).
(vedasi seconda tassazione del 30% applicata sul JE00BLS3D539, come riportato qualche giorno fa su questo forum, Certificati di investimento)
 
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