(Reuters) - I rapidi rialzi dei tassi della Banca Centrale Europea hanno raffreddato l'inflazione in modo modesto lo scorso anno, ma l'impatto maggiore è previsto solo nel 2024.
Lo afferma la Bce nel Bollettino Economico diffuso oggi, riaffermando un'opinione di lunga data secondo cui la politica monetaria produce i suoi effetti in forte ritardo.
La Banca centrale ha aumentato i tassi di 375 punti base da luglio per contenere il surriscaldmento dei prezzi, che ha superato il 10% lo scorso autunno e che impiegherà fino al 2025 per convergere sul target del 2%.
"La maggior parte dell'impatto sull'inflazione dovrebbe manifestarsi nel periodo dal 2023 in poi, con un picco nel 2024", scrive la Bce.
"Si stima che l'inasprimento delle politiche abbia ridotto l'inflazione di circa 50 punti base nel 2022, mentre l'impatto dovrebbe essere in media di circa 2 punti percentuali nel periodo 2023-25", aggiunge.
L'inflazione è ancora al 7% nei 20 Paesi della zona euro e la crescita dei prezzi sottostanti sta diventando sempre più ostinata, il che suggerisce che il rallentamento dei prezzi sarà prolungato, anche se quelli dell'energia e delle materie prime sono calati.
La Bce sottolinea che l'impatto dei rialzi dei tassi sulla crescita è più veloce e che la banca sta già frenando l'attività, il che a sua volta riduce la domanda e frena l'aumento dei prezzi.
"La trasmissione all'attività economica è più rapida, con un effetto sulla crescita del Pil che dovrebbe raggiungere il picco nel 2023 e un impatto al ribasso di 2 punti percentuali in media nel periodo 2022-25".
La politica monetaria opera normalmente con un ritardo di 12-18 mesi e alcuni banchieri centrali hanno motivato così l'idea di rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi a 25 punti base a maggio, sostenendo che le manovre precedenti stanno ancora esplicando i loro effetti sull'economia.
La Bce osserva, inoltre, che la riduzione del debito pubblico nel suo portafoglio dovrebbe far salire i rendimenti dei titoli decennali di 55 punti base nel periodo 2022-2025.