Certificati di investimento - Capitolo 6 (5 lettori)

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

skolem

Listino e panino
Infatti i numeri delle persone in difficoltà crescono notevolmente perché sono troppo salvaguardate...
L'inflazione colpisce in proporzione maggiore il ceto povero perché le sue spese sono già essenziali e ogni aumento pesa di più.
Quindi sarai favorevole ai rialzi dei tassi per contrastare l'inflazione... Macchè!! I tassi devono stare bassi e si devono alzare gli stipendi... manda il curriculum a Erdogan che magari ti prende al ministero dell'Economia turca!
 

giancarlo22

Forumer storico
Infatti i numeri delle persone in difficoltà crescono notevolmente perché sono troppo salvaguardate...

Più che dare esenzioni delle spese mediche, riduzione del cuneo fiscale (contributi lavorativi che vanno sul montante contributivo dei singoli pagati dalla fiscalità generale), bollette ridotte e facilitazioni ISEE dappertutto, non credo che lo Stato possa fare.....
 

NoWay

It's time to play the game
Già perso tutto quello che si era guadagnato ieri pomeriggio... entusiasmante...
 
Ultima modifica:

NoWay

It's time to play the game
Più che dare esenzioni delle spese mediche, riduzione del cuneo fiscale (contributi lavorativi che vanno sul montante contributivo dei singoli pagati dalla fiscalità generale), bollette ridotte e facilitazioni ISEE dappertutto, non credo che lo Stato possa fare.....

Evidentemente non basta (e non sono così "a iosa") se i numeri continuano a crescere...
 

skolem

Listino e panino
Che sia in corso un recupero dell'evasione è una bella favoletta da raccontare ai creduloni......
Ricordo che nel discorso alle Camere per l'insediamento del governo, Meloni ha detto chiaramente ai professionisti e imprenditori: "Vi prometto che il fisco non vi darà fastidio". E da quel giorno i messaggi più o meno velati sono sempre stati nella stessa direzione, fino all'APOTEOSI delle tasse "Pizzo di Stato".
Ignobile!
 

Fabrib

Forumer storico
Evidentemente non basta (e non sono così "a iosa") se i numeri continuano a crescere...
Altri numeri:

Ci sono 5 milioni di italiani che pagando le tasse si caricano sulle spalle lo Stato.
Hanno redditi superiori a 35 mila euro lordi l'anno, sono appena il 13% della platea totale dei contribuenti ma pagano in complesso il 59,95% dell'Irpef. Su 59.641.488 cittadini residenti in Italia all'1 gennaio 2020 - segnala la nona indagine conoscitiva su spesa pubblica ed entrate realizzata da Cida e Itinerari previdenziali presentata ieri al Cnel - sono stati in tutto 41.180.529 quelli che hanno presentato una dichiarazione dei redditi nel 2021. A versare almeno 1 euro di Irpef sono stati però solo 30.327.388 residenti, vale a dire poco più della metà degli italiani, e soprattutto il valore più basso dal 2008 ad oggi.
Il 79,2% degli italiani dichiara redditi fino a 29 mila euro e corrisponde solo il 27,57% di tutta l'Irpef, e quindi un'imposta neppure sufficiente a coprire la spesa per le principali funzioni di welfare del Paese. Nel 2020 sono stati infatti necessari 122,72 miliardi per la spesa sanitaria, 144,76 per l'assistenza sociale e altri 11,3 per il welfare degli enti locali.
Un conto totale di 278,78 miliardi che viene finanziato attingendo fiscalità generale.
Il totale dei redditi dichiarati nel 2021 ai fini Irpef è ammontato a 865,07 miliardi, con un gettito di 164, 36 miliardi (147,38 per l'Irpef ordinaria; 11,99 per l'addizionale regionale e 4,99 per l'addizionale comunale), in calo del 4,75% rispetto al 2019.
«C'è una differenza tra le classi - spiega il presidente del Centro studi Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla - troppo marcata e destinata ad acuirsi per effetto dei recenti provvedimenti che aumentano importo e platea dei destinatari di bonus e agevolazioni varie. Giusto aiutare chi ha bisogno ma i nostri decisori politici tendono a trascurare come queste percentuali dipendano in buona parte da economia sommersa, evasione fiscale e assenza di controlli adeguati, per le quali primeggiamo in Europa: è davvero credibile che oltre la metà degli italiani viva con meno di 10 mila euro lordi l'anno».
Tra i falsi miti sfatati dalla ricerca c'è di riflesso anche quello dell'oppressione fiscale, che vuole (tutti) i cittadini tartassati dal fisco e penalizzati delle eccessive imposte. Solo per pagare la spesa sanitaria, per i primi 2 scaglioni di reddito fino a 15 mila euro, la differenza tra l'Irpef versata e il costo della sanità ammonta a 51,817 miliardi, differenza che sale a 58,2 miliardi sommando i redditi da 15 a 20 mila euro.
Considerando anche spesa assistenziale e welfare degli enti locali, la redistribuzione totale è pari a 219 miliardi su circa 555 di entrate, al netto dei contributi sociali. In pratica, viene redistribuito il 40% di tutte le entrate e quasi il 100% delle imposte dirette, che va totalmente a beneficio del 58% di popolazione (corrispondente a quanti dichiarano fino 20 mila euro) e, in parte, al restante 28,96% (corrispondente ai dichiaranti tra 20 e 35 mila euro). Poco nulla invece al 12,99% dei paganti.
«Un costante trasferimento di ricchezza, sotto forma di servizi gratuiti di cui quest' enorme platea di beneficiari non si rende neppure conto - previsa Brambilla - davanti alle ripetute promesse di nuove elargizioni da parte della politica e alla continua minaccia di abolizione delle tax expenditures per i redditi sopra i 35 mila euro trascurati persino dal virtuoso governo Draghi». Redditi, peraltro lordi, e non certo da «ricchi», spiega l'esperto, che scontano però l'italico paradosso secondo il quale più tasse si pagano e meno servizi si ricevono: una progressività «occulta e pericolosa» viene definita, che «penalizza quanti contribuiscono regolarmente e incentiva i cittadini a evadere o dichiarare meno così da non rinunciare a prestazioni sociali e agevolazioni».
Per il presidente della Confederazione dei dirigenti d'azienda Stefano Cuzzilla «siamo ormai di fronte a paradossi inaccettabili. I nostri dati descrivono una società in cui le retribuzioni non crescono e sempre meno lavoratori sostengono il peso crescente della pressione fiscale. Il fatto che i lavoratori con redditi superiori a 35 mila euro lordi siano appena il 13% apre a un'unica alternativa: o stiamo scivolando verso un impoverimento generale non adeguato a una potenza industriale oppure in questo Paese c'è un sommerso enorme. Di fatto, stiamo continuando a favorire gli evasori».
Col risultato di danneggiare che onestamente continua a contribuire al welfare e alla solidità dei conti pubblici e che, negli ultimi decenni, è stato costantemente penalizzato da blocchi della perequazione, rivalutazioni parziali e contributi di solidarietà, perdendo potere d'acquisto. «E dopo il danno, c'è anche la beffa - conclude Cuzzilla - per chi dalla manovra vedrà tagliato l'adeguamento della pensione e poi non potrà accedere, dato il tetto previsto, a Quota 103 che è finanziata proprio da quei tagli».

La Stampa/Baroni
 

NoWay

It's time to play the game
Altri numeri:

Ci sono 5 milioni di italiani che pagando le tasse si caricano sulle spalle lo Stato.
Hanno redditi superiori a 35 mila euro lordi l'anno, sono appena il 13% della platea totale dei contribuenti ma pagano in complesso il 59,95% dell'Irpef. Su 59.641.488 cittadini residenti in Italia all'1 gennaio 2020 - segnala la nona indagine conoscitiva su spesa pubblica ed entrate realizzata da Cida e Itinerari previdenziali presentata ieri al Cnel - sono stati in tutto 41.180.529 quelli che hanno presentato una dichiarazione dei redditi nel 2021. A versare almeno 1 euro di Irpef sono stati però solo 30.327.388 residenti, vale a dire poco più della metà degli italiani, e soprattutto il valore più basso dal 2008 ad oggi.
Il 79,2% degli italiani dichiara redditi fino a 29 mila euro e corrisponde solo il 27,57% di tutta l'Irpef, e quindi un'imposta neppure sufficiente a coprire la spesa per le principali funzioni di welfare del Paese. Nel 2020 sono stati infatti necessari 122,72 miliardi per la spesa sanitaria, 144,76 per l'assistenza sociale e altri 11,3 per il welfare degli enti locali.
Un conto totale di 278,78 miliardi che viene finanziato attingendo fiscalità generale.
Il totale dei redditi dichiarati nel 2021 ai fini Irpef è ammontato a 865,07 miliardi, con un gettito di 164, 36 miliardi (147,38 per l'Irpef ordinaria; 11,99 per l'addizionale regionale e 4,99 per l'addizionale comunale), in calo del 4,75% rispetto al 2019.
«C'è una differenza tra le classi - spiega il presidente del Centro studi Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla - troppo marcata e destinata ad acuirsi per effetto dei recenti provvedimenti che aumentano importo e platea dei destinatari di bonus e agevolazioni varie. Giusto aiutare chi ha bisogno ma i nostri decisori politici tendono a trascurare come queste percentuali dipendano in buona parte da economia sommersa, evasione fiscale e assenza di controlli adeguati, per le quali primeggiamo in Europa: è davvero credibile che oltre la metà degli italiani viva con meno di 10 mila euro lordi l'anno».
Tra i falsi miti sfatati dalla ricerca c'è di riflesso anche quello dell'oppressione fiscale, che vuole (tutti) i cittadini tartassati dal fisco e penalizzati delle eccessive imposte. Solo per pagare la spesa sanitaria, per i primi 2 scaglioni di reddito fino a 15 mila euro, la differenza tra l'Irpef versata e il costo della sanità ammonta a 51,817 miliardi, differenza che sale a 58,2 miliardi sommando i redditi da 15 a 20 mila euro.
Considerando anche spesa assistenziale e welfare degli enti locali, la redistribuzione totale è pari a 219 miliardi su circa 555 di entrate, al netto dei contributi sociali. In pratica, viene redistribuito il 40% di tutte le entrate e quasi il 100% delle imposte dirette, che va totalmente a beneficio del 58% di popolazione (corrispondente a quanti dichiarano fino 20 mila euro) e, in parte, al restante 28,96% (corrispondente ai dichiaranti tra 20 e 35 mila euro). Poco nulla invece al 12,99% dei paganti.
«Un costante trasferimento di ricchezza, sotto forma di servizi gratuiti di cui quest' enorme platea di beneficiari non si rende neppure conto - previsa Brambilla - davanti alle ripetute promesse di nuove elargizioni da parte della politica e alla continua minaccia di abolizione delle tax expenditures per i redditi sopra i 35 mila euro trascurati persino dal virtuoso governo Draghi». Redditi, peraltro lordi, e non certo da «ricchi», spiega l'esperto, che scontano però l'italico paradosso secondo il quale più tasse si pagano e meno servizi si ricevono: una progressività «occulta e pericolosa» viene definita, che «penalizza quanti contribuiscono regolarmente e incentiva i cittadini a evadere o dichiarare meno così da non rinunciare a prestazioni sociali e agevolazioni».
Per il presidente della Confederazione dei dirigenti d'azienda Stefano Cuzzilla «siamo ormai di fronte a paradossi inaccettabili. I nostri dati descrivono una società in cui le retribuzioni non crescono e sempre meno lavoratori sostengono il peso crescente della pressione fiscale. Il fatto che i lavoratori con redditi superiori a 35 mila euro lordi siano appena il 13% apre a un'unica alternativa: o stiamo scivolando verso un impoverimento generale non adeguato a una potenza industriale oppure in questo Paese c'è un sommerso enorme. Di fatto, stiamo continuando a favorire gli evasori».
Col risultato di danneggiare che onestamente continua a contribuire al welfare e alla solidità dei conti pubblici e che, negli ultimi decenni, è stato costantemente penalizzato da blocchi della perequazione, rivalutazioni parziali e contributi di solidarietà, perdendo potere d'acquisto. «E dopo il danno, c'è anche la beffa - conclude Cuzzilla - per chi dalla manovra vedrà tagliato l'adeguamento della pensione e poi non potrà accedere, dato il tetto previsto, a Quota 103 che è finanziata proprio da quei tagli».

La Stampa/Baroni

Sì, che però sono due discorsi diversi. Io dicevo che oggi dipingere un Paese in cui è tutto rose e fiori, tutti stanno bene, nessuno ha problemi a far quadrare i conti, chi è in difficoltà viene sommerso da aiuti, tutti hanno il macchinone e via di seguito è raccontare favole e nemmeno si capisce perché si debba fare...
 

giancarlo22

Forumer storico
Altri numeri:

Ci sono 5 milioni di italiani che pagando le tasse si caricano sulle spalle lo Stato.
Hanno redditi superiori a 35 mila euro lordi l'anno, sono appena il 13% della platea totale dei contribuenti ma pagano in complesso il 59,95% dell'Irpef. Su 59.641.488 cittadini residenti in Italia all'1 gennaio 2020 - segnala la nona indagine conoscitiva su spesa pubblica ed entrate realizzata da Cida e Itinerari previdenziali presentata ieri al Cnel - sono stati in tutto 41.180.529 quelli che hanno presentato una dichiarazione dei redditi nel 2021. A versare almeno 1 euro di Irpef sono stati però solo 30.327.388 residenti, vale a dire poco più della metà degli italiani, e soprattutto il valore più basso dal 2008 ad oggi.
Il 79,2% degli italiani dichiara redditi fino a 29 mila euro e corrisponde solo il 27,57% di tutta l'Irpef, e quindi un'imposta neppure sufficiente a coprire la spesa per le principali funzioni di welfare del Paese. Nel 2020 sono stati infatti necessari 122,72 miliardi per la spesa sanitaria, 144,76 per l'assistenza sociale e altri 11,3 per il welfare degli enti locali.
Un conto totale di 278,78 miliardi che viene finanziato attingendo fiscalità generale.
Il totale dei redditi dichiarati nel 2021 ai fini Irpef è ammontato a 865,07 miliardi, con un gettito di 164, 36 miliardi (147,38 per l'Irpef ordinaria; 11,99 per l'addizionale regionale e 4,99 per l'addizionale comunale), in calo del 4,75% rispetto al 2019.
«C'è una differenza tra le classi - spiega il presidente del Centro studi Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla - troppo marcata e destinata ad acuirsi per effetto dei recenti provvedimenti che aumentano importo e platea dei destinatari di bonus e agevolazioni varie. Giusto aiutare chi ha bisogno ma i nostri decisori politici tendono a trascurare come queste percentuali dipendano in buona parte da economia sommersa, evasione fiscale e assenza di controlli adeguati, per le quali primeggiamo in Europa: è davvero credibile che oltre la metà degli italiani viva con meno di 10 mila euro lordi l'anno».
Tra i falsi miti sfatati dalla ricerca c'è di riflesso anche quello dell'oppressione fiscale, che vuole (tutti) i cittadini tartassati dal fisco e penalizzati delle eccessive imposte. Solo per pagare la spesa sanitaria, per i primi 2 scaglioni di reddito fino a 15 mila euro, la differenza tra l'Irpef versata e il costo della sanità ammonta a 51,817 miliardi, differenza che sale a 58,2 miliardi sommando i redditi da 15 a 20 mila euro.
Considerando anche spesa assistenziale e welfare degli enti locali, la redistribuzione totale è pari a 219 miliardi su circa 555 di entrate, al netto dei contributi sociali. In pratica, viene redistribuito il 40% di tutte le entrate e quasi il 100% delle imposte dirette, che va totalmente a beneficio del 58% di popolazione (corrispondente a quanti dichiarano fino 20 mila euro) e, in parte, al restante 28,96% (corrispondente ai dichiaranti tra 20 e 35 mila euro). Poco nulla invece al 12,99% dei paganti.
«Un costante trasferimento di ricchezza, sotto forma di servizi gratuiti di cui quest' enorme platea di beneficiari non si rende neppure conto - previsa Brambilla - davanti alle ripetute promesse di nuove elargizioni da parte della politica e alla continua minaccia di abolizione delle tax expenditures per i redditi sopra i 35 mila euro trascurati persino dal virtuoso governo Draghi». Redditi, peraltro lordi, e non certo da «ricchi», spiega l'esperto, che scontano però l'italico paradosso secondo il quale più tasse si pagano e meno servizi si ricevono: una progressività «occulta e pericolosa» viene definita, che «penalizza quanti contribuiscono regolarmente e incentiva i cittadini a evadere o dichiarare meno così da non rinunciare a prestazioni sociali e agevolazioni».
Per il presidente della Confederazione dei dirigenti d'azienda Stefano Cuzzilla «siamo ormai di fronte a paradossi inaccettabili. I nostri dati descrivono una società in cui le retribuzioni non crescono e sempre meno lavoratori sostengono il peso crescente della pressione fiscale. Il fatto che i lavoratori con redditi superiori a 35 mila euro lordi siano appena il 13% apre a un'unica alternativa: o stiamo scivolando verso un impoverimento generale non adeguato a una potenza industriale oppure in questo Paese c'è un sommerso enorme. Di fatto, stiamo continuando a favorire gli evasori».

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La Stampa/Baroni
Fotografia onesta e reale della situazione. Purtroppo io appartengo alla categoria più svantaggiata (pensionati del ceto medio)
 

CarloConti

Forumer storico
Fotografia onesta e reale della situazione. Purtroppo io appartengo alla categoria più svantaggiata (pensionati del ceto medio)
ma gli italiani quando hanno votato Meloni e continuano a sostenerla insieme ai suoi amici in tutti i sondaggi, non sapevano che hanno una particolare visione delle tasse, delle imprese, del welfare, ecc??
Vabbè si dirà che tanto è uguale chiunque viene eletto, e sono anche d'accordo, ma di sicuro con il governo attuale certo non si può neanche solo immaginare una lotta sociale per gli operai o una redistribuzione più equa del reddito, poi se ci si vuole illudere.....
E comunque, lo ribadisco, in Italia si sta mediamente bene, e si potrebbero fare decine di esempi. Chiaramente se questa frase viene letta che tutti stanno bene è un non voler capire, perchè in Italia, come in ogni altro paese, esiste una fascia di popolazione più povera e disagiata alla quale qualsiasi governo democratico dovrebbe indirizzare il massimo dello sforzo per far migliorare la loro situazione. L'inflazione indubbiamente peggiora la loro posizione e per questo motivo, a rischio di bloccare l'economia, cercano di fermarla con l'aumento dei tassi. Non è la soluzione giusta? probabilmente no, ma almeno l'intenzione è quella di fermare l'inflazione proprio per aiutare le fasce più disagiate e sfavorite.
 

NoWay

It's time to play the game
ma gli italiani quando hanno votato Meloni e continuano a sostenerla insieme ai suoi amici in tutti i sondaggi, non sapevano che hanno una particolare visione delle tasse, delle imprese, del welfare, ecc??
Vabbè si dirà che tanto è uguale chiunque viene eletto, e sono anche d'accordo, ma di sicuro con il governo attuale certo non si può neanche solo immaginare una lotta sociale per gli operai o una redistribuzione più equa del reddito, poi se ci si vuole illudere.....
E comunque, lo ribadisco, in Italia si sta mediamente bene, e si potrebbero fare decine di esempi. Chiaramente se questa frase viene letta che tutti stanno bene è un non voler capire, perchè in Italia, come in ogni altro paese, esiste una fascia di popolazione più povera e disagiata alla quale qualsiasi governo democratico dovrebbe indirizzare il massimo dello sforzo per far migliorare la loro situazione. L'inflazione indubbiamente peggiora la loro posizione e per questo motivo, a rischio di bloccare l'economia, cercano di fermarla con l'aumento dei tassi. Non è la soluzione giusta? probabilmente no, ma almeno l'intenzione è quella di fermare l'inflazione proprio per aiutare le fasce più disagiate e sfavorite.

Guarda che sei tu ad aver scritto "Ma questi italiani tanto male non stanno allora?". La realtà è che la forbice si sta allargando sempre di più e che le persone in difficoltà crescono di numero. Poi la si può negare e propagandare il quadro di un Paese che non risente minimamente del peso di questa crisi auto-indotta. Va bene, non è così, ma va bene...
 
Stato
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