Certificati di investimento - Capitolo 8 (18 lettori)

Joe Silver

Forumer storico
Da che mondo è mondo le vere occasioni ci sono quando le cose vanno male (questo su tutti i prodotti, non solo sui certificati), ma appunto ormai c'è talmente tanta esaltazione che tutti sono convinti di essere fenomeni perché i mercati li stano facendo guadagnare e forse nemmeno si rendono conto di avere in mano prodotti illiquidi e strutturalmente complessi (e adesso parlo dei certificati). Poi non vorrei essere frainteso... speriamo che i rialzi durino il più a lungo possibile, ma oggi come oggi alzare le antenne della prudenza potrebbe non essere una cattiva idea...
La prudenza va praticata sempre e non vedo perché se ne dovrebbe usare più oggi che ieri. Abbiamo sempre detto che i certificati sono pericolosi ma non più pericolosi oggi di ieri. Abbiamo sempre detto che è buona regola comprare certificati con barriere robuste, airbag, stepdown, magnet, etc e questo vale oggi come ieri. Io mi muovo come ho sempre fatto.
 

One of the Lehman Bros

Lehman Brothers Employee of the Month Sept 2008
L'Europa, e a maggior ragione l'Italia, è un 'vecchio' continente e si trova, facendo un parallelo di elettronica, in fase di saturazione. Non sono possibili scatti di sviluppo e colpi di scena imprevisti, così come catastrofi economiche (facendo le corna).
Dopo alcuni anni di crescita nel dopoguerra ci siamo assestati su valori stanziali e lì resteremo. E non pensiamo o speriamo che le variazioni politiche (auspicate da qualcuno anche qui nel Forum) producano particolari cambiamenti....

Mi trovi parzialmente d'accordo, ma non completamente.
Che l'Europa non possa fare enormi balzi in avanti nei prossimi anni e' piu' che probabile (anche per questo non mi spiego perche' gli indici europei siano cosi' alti, posso capire USA e qualche asiatico come India, Indonesia, Cina, ecc., ma noi???).
Ma non sono molto d'accordo che non si possa "tracollare"... del resto siamo legati ad economie "vecchie" e carenti di fonti energetiche.
E non sono nemmeno molto fiducioso nelle politiche europee... in Europa non siamo mai andati realmente d'accordo su nulla, sono mille e piu' anni che ci scanniamo per qualsiasi cosa, facciamo finta di proporre riforme per poi ridurre tutto al minimo indispensabile o alle calende greche, mentre parte del resto del mondo ci passa avanti e ci saluta da lontano, per quella nostra "gattopardiana" filosofia del "cambiare tutto per non cambiare niente".
 
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Fabrib

Forumer storico
L'Europa, e a maggior ragione l'Italia, è un 'vecchio' continente e si trova, facendo un parallelo di elettronica, in fase di saturazione. Non sono possibili scatti di sviluppo e colpi di scena imprevisti, così come catastrofi economiche (facendo le corna).
Dopo alcuni anni di crescita nel dopoguerra ci siamo assestati su valori stanziali e lì resteremo. E non pensiamo o speriamo che le variazioni politiche (auspicate da qualcuno anche qui nel Forum) producano particolari cambiamenti....
USA vs Europa:
L'economia americana continua a vedere performance molto migliori di quelle europee, sia nel lungo che nel breve periodo. Nel primo trimestre del 2024 il Pil pro capite Usa era del 22,5 per cento superiore a quello del 2007, anche calcolandolo al netto dell’inflazione.

Nella Ue la crescita in diciassette anni è stata invece del 14,8 per cento, in Germania del 12,4 per cento, in Italia all’inizio di quest’anno eravamo ancora di due decimali al di sotto del livello di inizio 2007.

Se il confronto è con la fine della pandemia la posizione italiana certamente migliora, abbiamo messo a segno un +5,8 per cento rispetto ad allora, facendo meglio della Germania e della Ue, ma sono sempre gli Stati Uniti ad avere i risultati più lusinghieri, rispetto all’ultimo trimestre prima del Covid il Pil pro capit

Non si tratta solo del prodotto interno lordo, indicatore contestato da molti, che prende in esame anche la spesa statale, l’export, gli investimenti delle grandi imprese, pure il reddito disponibile delle famiglie americane ha visto performance positive. Nello stesso periodo è cresciuto anche più del Pil a un livello del 26,7 per cento superiore a quello del 2007, mentre in Germania a uno 15,1 per cento maggiore e in Italia era del 5,4 per cento inferiore a quello di diciassette anni prima.

Se nel 2020 e 2021 negli Stati Uniti c’era stato l’impatto dei generosissimi aiuti diretti a pioggia alle famiglie, successivamente a generare questi risultati è stato direttamente l’effetto della ripresa economica che ha provocato un incremento dei redditi, sempre al netto dell’inflazione, del 6,1 per cento dalla fine del 2019 all’inizio del 2024, un ritmo più che doppio di quello che abbiamo visto in Italia.

Sono numeri che si sono riflessi sui consumi, non a caso cresciuti anch’essi più di due volte più che in Europa, se il confronto è con il 2007, del venticinque per cento contro l’11,3 per cento.

Sono saliti, sia rispetto a diciassette anni fa, sia rispetto al periodo pre-Covid, anche i patrimoni americani, che ormai hanno raggiunto un livello quasi quintuplo di quello del reddito, staccando sia quelli italiani che tedeschi.

Si tratta di un benessere che è aumentato anche nel periodo post-Covid, quello che entra nei calcoli sui fondamentali degli analisti che cercano di prevedere l’esito del voto di novembre, proseguendo quella crescita che si era manifestata dal 2009 in poi, all’uscita dalla Grande Recessione dovuta alla crisi finanziaria dell’anno precedente.

Un’ulteriore testimonianza viene dai salari, misurati in parità di potere d’acquisto. Erano già tra i più alti in Occidente, ma dopo il Covid il gap con altri Paesi pure benestanti, come i Paesi Bassi o la Germania, è cresciuto. L’incremento del 2020 e 2021 è stato artificiale, perché con la pandemia molti lavoratori malpagati in settori fragili sono usciti dal mercato, provocando un aumento della media, ma anche dopo, nonostante l’inflazione, sono riusciti a rimanere a un livello altissimo e nel 2023 il potere d’acquisto delle retribuzioni è salito mentre altrove scendeva.

L’anno scorso risultava essere di trentunomila duecento dollari, ovvero del 67,8 per cento, maggiore che in Italia, mentre nel 2019 la differenza era del 50,4 per cento. Il vantaggio rispetto alla Germania nello stesso periodo è passato dal quattordici al 23,5 per c

Di fatto gli Stati Uniti sono stati l’unico grande Paese occidentale in cui i salari, sempre misurati in potere d’acquisto, sono saliti rispetto al periodo pre-pandemico, del 5,2 per cento. Sono stati battuti solo da piccole realtà di poche milioni di abitanti, ed è stridente il confronto con gli stipendi italiani, olandesi, tedeschi, scesi rispettivamente del 5,7 del cinque e del tre per cento.

Si tratta dell’effetto di un modello diverso, che genera maggiore produttività, produttività che. misurata in Pil per ora lavorata, è cresciuta tra il 2015 e il 2023 del 12,07 per cento, mentre nella Ue saliva del 5,9 per cento, meno della

A differenza che in Europa salari e redditi sono migliorati più dell’occupazione. Questa, invece, è rimasta all’incirca allo stesso livello del 2019, mentre in Italia, Germania e nel resto della Ue saliva verso numeri record, trainata spesso, però, da settori a basso valore aggiunto come le costruzioni, come si è visto, del resto, dai salari reali in calo.

La ripresa dell’economia americana ha premiato chi già aveva un lavoro, mentre allo stesso tempo la disoccupazione è rimasta bassissima. Eppure il livello di fiducia dei consumatori americani non ha avuto un andamento migliore di quello europeo, sia nella fase immediatamente successiva all’emergenza, nel 2021, quando in Italia e nella Ue c’era una moderata euforia, sia nel 2023, quando si è allentata la morsa della grande inflazione. In entrambi i casi gli statunitensi sono apparsi meno ottimisti e soddisfatti degli italiani e dei tedeschi, che pure si trovavano in congiunture p

Non si tratta, con tutta probabilità, dell’effetto di un mancato aumento del tasso di occupazione, comunque superiore che nell’Unione europea, ma delle conseguenze di una politica sempre più polarizzata, in cui le battaglie di schieramento, quelle culturali, sul woke, sui diritti, sulla persona di Donald Trump o di Joe Biden, in parte anche sulla politica estera, prendono il sopravvento sull’economia

Cancellano ogni considerazione sui fondamentali economici, o li distorcono, a causa di un panorama mediatico ugualmente polarizzato, in cui la percezione, che sia della criminalità o del declino dell’economia, conta più della realtà, in cui l’America è sull’orlo del precipizio se vince l’avversario.

In fondo gli Stati Uniti sono sempre più simili all’Italia, che a sua volta si è americanizzata già decenni fa. Qui, dove il declino c’è veramente, i dati economici reali sono da sempre in secondo piano, coperti dalla polemica della settimana, dalla personalizzazione della politica. La differenza è che negli Stati Uniti, perlomeno, nonostante tutto, la crescita c’è, e probabilmente sarebbe maggiore che in Europa anche se a novembre vincesse il peggiore.
Linkiesta/Balduzzi
 

skolem

Listino e panino
L'Europa, e a maggior ragione l'Italia, è un 'vecchio' continente e si trova, facendo un parallelo di elettronica, in fase di saturazione. Non sono possibili scatti di sviluppo e colpi di scena imprevisti, così come catastrofi economiche (facendo le corna).
Dopo alcuni anni di crescita nel dopoguerra ci siamo assestati su valori stanziali e lì resteremo. E non pensiamo o speriamo che le variazioni politiche (auspicate da qualcuno anche qui nel Forum) producano particolari cambiamenti....
Vecchio continente anche nella mentalità purtroppo.
Nel mondo si verificano di continuo piccole e grandi rivoluzioni tecnologiche (solo da ultimo l'Intelligenza Artificiale e perchè no anche le tecnologie applicate alle rinnovabili, per non andare tanto indietro negli anni), ma noi siamo sempre gli ultimi ad arrivare. Sulle auto elettriche, ad esempio, siamo qua a difendere le vecchie industrie che producono vecchie auto a combustibili fossili perchè non abbiamo investito davvero sulle nuove tecnologie e non vogliamo mollare quel business ai Cinesi.
 

Checelamandibona

Forumer storico
"La ricchezza a livello mondiale sta progressivamente crescendo, un fenomeno che non riguarda solamente coloro che sono in possesso di ingenti patrimoni. Si stima che la traiettoria al rialzo della ricchezza si accentuerà entro il 2030 e che, più avanti, emergeranno segnali di un suo trasferimento trasversale."

Dove pensate che finisca tutta questa ricchezza? non credo sotto il materasso....
 

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