I diversamente giovani ricorderanno la vicenda:
Sono state confermate in Appello le assoluzioni per
il crac di Seat Pagine Gialle, che vedeva a processo 15 persone con l'accusa di bancarotta fraudolenta. Lo ha deciso la Corte d'Appello di Torino, chiamata a valutare le conseguenze del dividendo monstre (3 miliardi e 578 milioni) deliberato nel 2004, che secondo la Procura trainò il dissesto della società generando «una situazione finanziaria insostenibile».
Il Tribunale nel 2020 aveva assolto tutti con la formula «il fatto non sussiste». L'accusa, rappresentata dall'avvocato generale Giancarlo Avenati Bassi e dal sostituto Valerio Longi, aveva chiesto la riforma della sentenza di primo grado e
proposto quindici condanne per un totale di 75 anni di reclusione, parlando di «Vajont finanziario».
Alla sbarra c'erano l’allora presidente Enrico Giliberti e l’allora ad
Luca Majocchi, gli ex consiglieri Lino Benassi, Dario Cossutta, Guido Paolo Gamucci, Luigi Lanari, Michele Marini, Stefano Mazzotti, Marco Reboa, Alberto Tazartes, Nicola Volpi, Mclain Bruce Hardy e gli ex sindaci Enrico Cervellera, Vincenzo Ciruzzi e Andrea Vesapolli, tutti accusati di bancarotta fraudolenta in concorso. Per Cervellera, mancato nelle more del processo, il collegio ha disposto il non doversi procedere per morte.
L'istruttoria di secondo grado è ripartita dalla perizia bis commissionata dai pm per chiarire i contorni del «leverage buyout» (acquisizione tramite indebitamento), una complessa operazione finanziaria avviata nel 2003 e culminata nella stipula di un finanziamento che, fra l'altro, servì a coprire parte del dividendo straordinario distribuito ai soci. La storica società torinese fu poi ammessa al concordato preventivo nel 2013.