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L’UE rinvia di un anno l’entrata in vigore della FRTB: troppo rischio competitivo per le banche europee
La Commissione Europea ha ufficialmente rinviato al 2027 l’applicazione delle nuove regole patrimoniali sui desk di trading bancari, note come FRTB – Fundamental Review of the Trading Book. La decisione, confermata da un portavoce a Bloomberg, rappresenta il secondo rinvio consecutivo e riflette le preoccupazioni crescenti per la competitività delle banche europee, soprattutto nei confronti delle controparti statunitensi.
Perché il rinvio?
Pressioni politiche e industriali: diversi governi e istituzioni finanziarie, con la Francia in prima linea, hanno chiesto un allentamento della stretta regolatoria, vista come un freno alla crescita.
Mancato allineamento con gli USA: il piano europeo era inizialmente in linea con il pacchetto Basel Endgame previsto negli Stati Uniti. Ma con l’amministrazione Trump, che spinge per un’agenda di deregulation, Washington non ha ancora approvato le sue controparti normative.
Rischio di svantaggio competitivo: il rinvio mira a evitare che gruppi come Deutsche Bank o BNP Paribas si trovino penalizzati rispetto a rivali americani meno vincolati.
Prossimi passi e possibili modifiche
Secondo il commissario ai servizi finanziari Maria Luis Albuquerque, la Commissione adotterà a breve un atto delegato per formalizzare il rinvio e valutare eventuali concessioni tecniche come:
Riduzione delle richieste di dati
Reportistica più dilazionata
Introduzione graduale dei nuovi standard
La consultazione condotta nei mesi scorsi ha mostrato un forte orientamento del settore a posticipare l’implementazione o a modificare la FRTB per un periodo fino a tre anni.
Impatto per il settore
Il rinvio offre respiro a molte banche europee, soprattutto quelle con un’elevata esposizione alle attività di trading, che altrimenti avrebbero dovuto allocare ulteriore capitale a copertura del rischio di mercato.
Ma l’incertezza normativa globale resta elevata, con il rischio che si crei una frammentazione regolatoria transatlantica, proprio in un momento in cui i mercati richiedono maggiore armonizzazione e stabilità. Una vittoria tattica per le banche, ma anche un segnale di quanto fragile sia l’equilibrio tra vigilanza prudenziale e competitività globale.
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