Il principio fu poi ulteriormente elaborato da
Emmanuel Joseph Sieyès, e fu inserito nella
Costituzione francese del 1791:
« I rappresentanti eletti nei dipartimenti non saranno rappresentanti di un dipartimento particolare, ma della nazione intera, e non potrà essere conferito loro alcun mandato »
(
Costituzione francese del 1791[1])
Il divieto di mandato imperativo sancito dai rivoluzionari francesi si pone agli antipodi della situazione presente nelle assemblee rappresentative nell'
Ancien Régime: ad esempio, negli
Stati generali francesi vigeva un vincolo di mandato che instaurava, tra eletto ed elettori, un rapporto di rappresentanza analogo a quello privatistico.
Un divieto simile a quello della carta rivoluzionaria francese è incorporato anche nello
Statuto Albertino:
« I Deputati rappresentano la Nazione in generale, e non le sole provincie in cui furono eletti. Nessun mandato imperativo può loro darsi dagli Elettori »
(
Statuto Albertino[2])
I
deputati, dunque, esercitano la
rappresentanza dell'intera Nazione e non dei singoli cittadini, e ancor meno dei partiti, delle alleanze, dei movimenti o di qualsiasi altra forma d'associazione organizzata con il fine di ottenere voti per essere eletti membri del
Parlamento italiano. L'assenza di vincolo di mandato rende legittimo per i parlamentari il passaggio a un
gruppo parlamentare diverso da quello originario, relativo alla lista di elezione.
Il mandato imperativo era invece parte integrante delle costituzioni degli
stati socialisti - che assoggettano a vincolo il mandato rappresentativo dei membri delle assemblee ai diversi livelli territoriali, fino al parlamento nazionale, rendendone possibile la revoca da parte del
partito comunista di appartenenza, vero
dominus dell'iniziativa politica in tali sistemi - ed è all'origine delle critiche che il sistema europeo dei diritti umani ha rivolto agli stati ex sovietici nel corso della loro transizione alla democrazia
[3].
Il vincolo di mandato attualmente vige soltanto in Portogallo, a Panama, in Bangladesh e in India.
[4]. Da aggiungere il Nicaragua, dove la Costituzione prevede che il deputato che entri in conflitto con il partito nelle cui liste è stato eletto passi dalla condizione di titolare a quella di supplente
[5].