CI SARANNO SEMPRE DEI SASSI SUL TUO CAMMINO. DIPENDE DA TE SE FARNE DEI MURI O DEI PONTI

Ragazzi. Che cervelli. Uniformare le modalità del servizio rifiuti ?
In 1200 kilometri di distanza. Mare, pianura, collina, montagna. ??
Questi sono pazzi. Ma pazzi pericolosi. Ecco un altro sistema per aumentare le tasse.
Il servizio è locale, basato su procedure locali, su dati locali.
La tassa è sempre stata calcolata sulla base del costo del servizio, maggiorata di quel 20% (da noi)
che non la paga, per avere il ricavo da coprire i costi.
Se quel 20% diventa - che ne so - il 40% del centro italia ed il 60% del sud, e questi calcolano una media,
hai voglia dell'aumento che ci viene caricato.
I rifiuti si devono pagare sulla base delle quantità prodotte da ciascuno di noi.
Non con calcoli empirici e di cartomanzia a livello centrale.

Uno dei tributi più discussi sta per entrare in una fase di cambiamento.

Si tratta della TARI, la tassa sui rifiuti, ovvero quel tributo destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
Al pagamento sono tenuti tutti coloro che possiedono o detengono, a qualsiasi titolo, locali o aree scoperte suscettibili di produrre i rifiuti suddetti.

L'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), preso atto della situazione assai eterogenea a livello nazionale,
promette che, entro il 2019, sarà definito il primo metodo tariffario nazionale assieme alle nuove regole di trasparenza
e incentivi agli investimenti per i miglioramenti alla gestione e alla qualità del servizio.

Le proposte in materia di metodo tariffario e obblighi di trasparenza verso gli utenti da applicare in tutta Italia
in materia di rifiuti sono state presentate in un incontro tenutosi l'11 settembre 2019 e che ha coinvolto una platea di 650 partecipanti,
tra rappresentanti delle aziende di servizi pubblici, delle istituzioni, degli enti locali e dei consorzi nazionali
ma anche dei titolari delle industrie, delle associazioni datoriali e sindacali della filiera dei rifiuti.

"Gli obiettivi che la legge finanziaria 2018 ha affidato ad ARERA in materia di rifiuti erano ambiziosi
- ha dichiarato il presidente di ARERA Stegano Bessenghini - miglioramento del servizio agli utenti,
omogeneità tra le aree del paese, valutazione dei rapporti costo-qualità e adeguamento infrastrutturale".

"Ben si comprende - ha soggiunto Bessenghini - come sarebbe difficile portare a compimento qualsiasi riforma omogenea
senza un consapevole e attivo contributo di ciascun segmento della filiera. Le regole dell'Autorità e gli stimoli tariffari
dovranno supportare tanto i cambiamenti comportamentali dei singoli utenti, quanto lo sviluppo tecnologico degli impianti di trattamento,
tenendo ben presenti che ad obiettivi sociali ed ambientali occorre affiancare una pragmatica sostenibilità economica dei percorsi che si intraprendono".

Per garantire un confronto continuativo con i diversi attori coinvolti nella governance del settore rifiuti
ARERA ha anche istituito un tavolo permanente con Regioni ed Autonomie locali che si è riunito per la prima volta in questa occasione.

Sui due documenti è stata aperta una consultazione pubblica che ha coinvolto tutti i soggetti interessati dal ciclo dei rifiuti.
Scaduto il termine per invio osservazioni, sarà pubblicato (entro il 31 ottobre 2019) il provvedimento finale,
previo confronto con le associazioni degli stakeholder sulla base delle osservazioni inviate e di ulteriori dati raccolti sul tema oggetto di consultazione.

La disciplina dovrebbe entrare in vigore entro il 1° aprile 2020, tuttavia,
considerata l'eterogeneità del settore che vede la convivenza di diversi modelli di organizzazione,
l'Autorità è orientata a prevedere un differimento al 1° gennaio 2021 per i gestori affidatari del servizio e i Comuni con meno di 5.000 abitanti residenti.

La tempistica di adozione del provvedimento è correlata ai Consigli Comunali, i quali dovranno emettere entro l'anno
provvedimenti relativi alla tariffa, avendo così a disposizione il metodo ARERA destinato ad unificare la complessa composizione
Tariffa e Imposte sui rifiuti urbani e assimilati, anche differenziati.

Il primo periodo di regolazione sarebbe fissato dal 1°aprile 2020 al 31 dicembre 2023,
senza differenziazione degli obblighi di trasparenza in funzione della tipologia di utenti (se domestici o non domestici).

Preso atto di una situazione fortemente eterogenea, riscontrata a livello nazionale,
Arera ritiene necessario intervenire per assicurare una maggiore uniformità nell'informazione agli utenti e nella qualità del servizio.

All'uopo, verranno definiti contenuti informativi minimi obbligatori relativi ai servizi di raccolta e trasporto (RT)
e spazzamento e lavaggio delle strade (SL) e definiti standard qualitativi minimi obbligatori ed omogenei su tutto il territorio nazionale.

L'intero processo regolatorio del settore rifiuti, si legge sul sito dell'Autorità, si sviluppa secondo quanto previsto da ARERA
nell'obiettivo OS8 del Quadro Strategico 2019-2021. Nel dettaglio, l'Autorità ha previsto un meccanismo tariffario in grado
di favorire la capacità del sistema locale di gestire integralmente il ciclo dei rifiuti, in coerenza con
le Direttive Europee sull'economia circolare che - oltre a ribadire il principio pay as you throw - hanno fissato obiettivi di riciclo dei materiali
e di riduzione delle discariche (a partire dal 2035 potranno ospitare solo un massimo del 10% di rifiuti urbani).

Al fine di dettare una graduale una graduale omogeneizzazione nel Paese, il metodo tariffario punta a rideterminare,
in una logica di gradualità e secondo criteri di efficienza, i costi riconosciuti per il biennio in corso 2018-2019
e a definire i criteri per i corrispettivi TARI da applicare agli utenti nel 2020-2021.

In particolare, viene ridefinito il perimetro delle attività incluse nel servizio integrato di gestione del ciclo integrato dei rifiuti urbani.
La regolazione tariffaria, in pratica, sarà limitata a: spazzamento e lavaggio strade; raccolta e trasporto;
gestione tariffe (riscossione) e rapporto con gli utenti; trattamento, recupero e smaltimento.

Non saranno ricomprese nel perimetro del servizio di gestione del ciclo integrato dei rifiuti urbani,
e pertanto non saranno coperte dalla tariffa definita dall'Autorità, le attività esterne non strettamente riferibili al servizio,
anche qualora siano state incluse nella concessione di affidamento del servizio di gestione integrata del ciclo dei rifiuti, quali:

derattizzazione,
disinfestazione zanzare,
spazzamento e sgombero della neve,
cancellazione scritte vandaliche,
defissione di manifesti abusivi,
gestione dei servizi igienici pubblici,
gestione del verde pubblico,
manutenzione delle fontane.

In particolare, come conferma un Comunicato Stampa sul sito ARERA, sono previsti 4 diversi tipi di schemi tariffari
nell'ambito dei quali ciascun soggetto competente potrà individuare la soluzione più efficace, a seconda dei propri obiettivi di miglioramento qualitativo,
di sviluppo gestionale e delle peculiarità territoriali in termini di limite alla crescita annuale delle entrate tariffarie.

Accanto alle nuove tariffe e a regole più omogenee, ARERA dedica un documento anche alla maggiore trasparenza
che dovrà caratterizzare la TARI. Il documento prevede un primo periodo di regolazione che, qualora confermato dalle consultazioni,
andrebbe dal 1° aprile 2020 al 31 dicembre 2023 per utenti domestici e non
(ad eccezione dei Comuni sotto i 5 mila abitanti, per i quali l'applicazione sarà più graduale).

I gestori del servizio, compresi i Comuni che li gestiscono in economia, avranno l'obbligo di predisporre
e pubblicare online la "Carta della qualità" e gli aspetti generali dei servizi.
Ancora, si prevede che gli utenti debbano ricevere, nei documenti di riscossione, tutti i dati di sintesi sugli importi addebitati
e il calcolo della tariffa, le modalità di pagamento, i recapiti e le procedure per i reclami,
le informazioni sulle modalità di erogazione del servizio e sul raggiungimento degli obiettivi ambientali.

Qualsiasi variazione di rilievo nelle condizioni di erogazione del servizio dovrà essere comunicata agli utenti
con un largo preavviso e i soggetti coinvolti nella filiera dovranno dialogare tra loro per trasmettere le informazioni richieste agli utenti.
 
I cittadini che risiedono nelle città metropolitane inquinate potrebbero presto beneficiare di un bonus fiscale da duemila euro
qualora decidessero di rottamare le proprie autovetture sino alla classe Euro 4.
Si tratta di una delle novità del decreto recante "misure urgenti per il contrasto dei cambiamenti climatici e per la promozione dell'economia verde"
pronto ad approdare innanzi al Consiglio dei ministri.

Il provvedimento punta, infatti, a istituire il programma sperimentale di incentivazione del trasporto sostenibile
per la promozione dei servizi di trasporto pubblico locale e di altri servizi ad essi integrativi da finanziare con le risorse riassegnate nel 2020
al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel limite massimo di 200 milioni di euro.

Come emerge dalla bozza, è allo studio la previsione di un bonus nei confronti dei cittadini,
residenti nelle città metropolitane inquinate e interessate da procedure di infrazione comunitaria,
che rottamano autovetture omologate fino alla classe Euro 4.

A questi è attribuito un credito fiscale corrisposto mediante un titolo di spesa pari a euro 2.000,
che l'interessato potrà utilizzare entro i successivi cinque anni ai fini dell'acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico locale e regionale
e di altri servizi ad esso integrativi, inclusi i servizi di sharing mobility con veicoli elettrici o a zero emissioni, anche in favore dei familiari conviventi.

Al fine di ridurre la produzione di imballaggi per i beni alimentari e prodotti detergenti, per il triennio 2020-2022
è riconosciuto un contributo pari al 20% del costo di acquisto di prodotti sfusi e alla spina, privi di imballaggi primari o secondari.

Lo sconto sarà diretto per gli acquirenti, mentre i venditori potranno vederselo riconosciuto sotto forma di credito di imposta,
fino a un importo massimo annuale di euro 10.000 per ciascun beneficiario.

Il credito d'imposta spetta a condizione che i prodotti siano stati effettivamente venduti nell'esercizio dell'attività economica o professionale.
 
Quando ho letto l'articolo pensavo fosse una sparata di "scherzi a parte"

A breve, la lotta all'evasione fiscale verrà condotta con uno strumento in più: il RISPARMIOMETRO

La fase sperimentale, infatti, è in dirittura di arrivo e dal 2020 dovrebbero partire i controlli veri e propri dell'Agenzia delle entrate tramite tale nuovo strumento.

In tal modo, lo Stato spera di recuperare, per il 2019, 14,2 miliardi di euro.

Le indagini, come anticipato da ItaliaOggi, riguarderanno tutti i contribuenti, sia persone fisiche che persone giuridiche.

Il rischio maggiore lo correranno coloro che dichiarano redditi molto bassi o nulli,
ma che in realtà hanno delle cifre considerevoli sul proprio conto corrente:
saranno queste, infatti, le prime "vittime" del nuovo strumento di controllo a disposizione dell'Agenzia delle entrate.

Il meccanismo, in pratica, si basa su un algoritmo che incrocia i dati dichiarati al fisco con le giacenze e i risparmi e,
se tra essi vi è una notevole incongruenza, fa scattare gli accertamenti del fisco.

Chiaramente, tutti i contribuenti interessati dalle contestazioni avranno modo di difendersi e di giustificare tale discrepanza,
dimostrando che essa non è riconducibile a forme di evasione fiscale.

Per "avvantaggiarsi" ed evitare ingiuste accuse di evasione, il primo e fondamentale consiglio è quello di giustificare sempre i passaggi di denaro.

Occhio, quindi, alle causali dei bonifici e a cosa si dichiara all'operatore di sportello quando ci si reca in banca per versare contanti.
 
Veramente. Non so cosa dire. Come siamo messi male. Privati delle libertà di base.
Guadagno i miei soldi onestamente. Pago le tasse al 100% perchè tassate a monte,
e non posso disporre del mio denaro contante come voglio ? Se voglio lo prendo e lo brucio ......azzi miei.
E per opera di dementi seriali.

Una card unica che varrà come documento d'identità, tessera sanitaria e possibilità di effettuare pagamenti elettronici.

Il progetto, che si muove nell'ottica dello stop al contante e della lotta all'evasione,
andrebbe a semplificare moltissimo l'uso dei pagamenti elettronici soprattutto per i cittadini più anziani che hanno meno dimestichezza con la tecnologia.

La nuova tessera è allo studio dell'esecutivo e sarà in grado di svolgere numerose funzioni, accorpando in una carta unica appunto una serie di documenti diversi.


"Sarà una vera rivoluzione: la carta unica - spiega il sottosegretario al Mef Alessio Villarosa (M5S) al Sole24Ore,
- avrà identità digitale e possibilità di attivare in conto di pagamento presso qualsiasi sportello bancario o postale".

Proprio a tale ultimo fine, il progetto si inserisce tra le misure per spingere i pagamenti elettronici.
Oltre agli incentivi fiscali che si stanno studiando per esercenti e consumatori, la card,
con una distribuzione capillare in tutto il paese, consentirebbe di introdurre molto più rapidamente l'obbligo la Pa di accettare solo pagamenti elettronici.

Certamente, un simile progetto richiede attenzione sotto vari aspetti, non solo tecnologico ma anche e soprattutto sul fronte della privacy,
perché all'interno della card unica si concentrerebbero una serie di dati sensibili.

Al momento, assicura Villarosa, " stiamo lavorando sul layout perché deve garantire gli standard internazionali
sui quali ci si è accordato con gli altri Paesi ma siamo certi troveremo la quadra".
 
Ahahahahah, ma come ? Quella ha dato della "merda" a Salvini, quell'altro ha osannato chi lo uccide
e questi se la prendono per la parola "animale" ?

Paragonare una persona a un animale è reato.
Lo ha confermato la Cassazione (sentenza n. 34145/2019 sotto allegata) cancellando l'assoluzione pronunciata
dal giudice di pace nei confronti di un uomo che aveva dato dell'animale a un ragazzino che aveva ferito la figlia.

Il giudice di pace di Lecce aveva assolto l'uomo per insussistenza del fatto dal reato ex art. 595 c.p.
per avere offeso la reputazione di un minore, scrivendo su una chat Whatsapp del gruppo del condominio:

"volevo solo far notare al proprietario dell'animale ciò che è stato procurato al volto di mia figlia.
Domani al rientro del turno lavorativo prenderò le dovute precauzioni".

Ma il procuratore della Repubblica ricorreva al Palazzaccio, sostenendo che il fatto contestato
era da considerarsi rientrante nel paradigma di cui all'art. 595 cod. pen., in considerazione della indubbia
portata offensiva del termine "animale" che sarebbe stato invece erroneamente esclusa dal giudice.

Per gli Ermellini ha ragione. E ha errato il giudice di pace a ritenere che l'espressione "animale"
utilizzata in maniera spregiativa nei confronti del bambino che aveva procurato la ferita al volto della figlia del prevenuto
fosse inappropriata o eccessiva ma priva di "valenza di offesa dell'altrui reputazione".

Se è vero che la recente giurisprudenza di legittimità ha mostrato alcune "aperture" verso un linguaggio più diretto e "disinvolto",
è altrettanto vero, scrivono i giudici, che talune espressioni presentano ex se carattere insultante.


Sono obiettivamente ingiuriose quelle espressioni con le quali si "disumanizza" la vittima, assimilandola a cose o animali.
Paragonare un bambino a un "animale", inteso addirittura come "oggetto" visto che il padre ne viene definito "proprietario",
per la S.C., è certamente locuzione che, "per quanto possa essersi degradato il codice comunicativo
e scaduto il livello espressivo soprattutto sui social media, conserva intatta la sua valenza offensiva".

Da qui l'annullamento della sentenza e la parola passa al giudice del rinvio.
 
Per sbaglio, per errore, entra in questo perverso meccanismo, poi voglio vedere
come farai a pagare con il bancomat o con le carte di credito (se mai te le daranno) ..........

Più tutelati i consumatori censiti nelle banche dati del credito, maggiore trasparenza sul funzionamento degli algoritmi
che analizzano il rischio nei finanziamenti, apertura alle nuove tecnologie e ai servizi del Fintech,
possibilità di preavvisare i cattivi pagatori anche tramite SMS o altri sistemi di messaggistica istantanea.

Sono queste alcune novità inserite nel "Codice di condotta per i sistemi informativi gestiti da soggetti privati
in tema di crediti al consumo, affidabilità e puntualità nei pagamenti", ovvero i c.d. SIC, i Sistemi di informazioni creditizie.


Il testo promosso dalle associazioni e dagli altri organismi rappresentanti le categorie interessate,
è stato approvato dal Garante per la protezione dei dati personali con provvedimento n. 163 del 12 settembre 2019.

L'intervento si è reso necessario a seguito della piena operatività del Regolamento (UE) 2016/679
in materia di privacy (GDPR) che ha previsto, in particolare, che gli Stati membri e le autorità di controllo,
incoraggiassero l'elaborazione di codici di condotta destinati a contribuire alla corretta applicazione del Regolamento
in funzione delle specificità dei vari settori di trattamento e delle esigenze delle micro, piccole e medie imprese.

In particolare, tali codici di condotta possono calibrare gli obblighi dei titolari del trattamento e dei responsabili del trattamento,
tenuto conto del potenziale rischio del trattamento per i diritti e le libertà delle persone fisiche.

L'approvazione del Garante giunge a seguito di un complesso lavoro di revisione del vecchio Codice deontologico del 2004,
ormai obsoleto alla luce delle modifiche introdotte dalla normativa europea e nazionale in materia di privacy.


Gli aderenti al nuovo Codice di condotta si impegnano a rispettarne già da ora le regole e i principi,
anche se il testo diverrà pienamente efficace solo al completamento della fase di accreditamento
dell'organismo di monitoraggio da parte del Garante presso il Comitato che riunisce le Autorità di protezione dati dell'Ue (Edpb).

In particolare, conferma il Garante in un comunicato, le nuove regole per l'analisi del rischio creditizio
(per adeguarsi alle sfide poste dalla digital economy) riguarderanno non solo i dati su prestiti e mutui,
bensì anche quelli relativi alle diverse forme di leasing, al noleggio a lungo termine
e alle più innovative forme di prestito tra privati gestite tramite piattaforme tecnologiche Fintech.

Al fine di favorire il corretto funzionamento del mercato finanziario e creditizio,
i dati censiti potranno essere trattati senza il consenso degli interessati, sulla base del "legittimo interesse" delle società partecipanti ai Sic,
ma sempre garantendo i più ampi diritti previsti dal Regolamento europeo in materia di protezione dei dati.

Nel dettaglio, si potranno essere trattati solo dati necessari, pertinenti e non eccedenti le finalità di valutazione del rischio creditizio,
fornendo informazioni complete e puntuali agli interessati.
I modelli di analisi statistica, così come gli algoritmi utilizzati, dovranno inoltre essere sottoposti a verifica e aggiornamento con cadenza almeno biennale.

Particolare attenzione è stata rivolta alle misure di sicurezza adottate per proteggere i dati da accessi illeciti e garantire l'affidabilità dei sistemi.
Per semplificare le modalità di preavviso agli interessati prima dell'eventuale iscrizione nei Sic,
sono state individuate anche nuove forme di contatto, come quelle garantite dai sistemi di messaggistica istantanea utilizzate sugli smartphone.

Il SIC, come noto, può contenere informazioni di tipo negativo, che riguardano soltanto rapporti per i quali si sono verificati inadempimenti,
nonché informazioni di tipo positivo e negativo, che attengono a richieste/rapporti
a prescindere dalla sussistenza di inadempimenti registrati nel SIC al momento del loro verificarsi.


In pratica, negli elenchi delle centrali rischi possono trovare spazio anche informazioni negative relative ai "cattivi pagatori".
Dati che possono circolare al fine di prevenzione del rischio di frodi, per una corretta misurazione del merito
e del rischio creditizio e per la corretta valutazione dell'affidabilità e della puntualità dei pagamenti dell'interessato.

Prima dell'inserimento nelle liste, sarà necessario un preavviso di segnalazione. Oltre alla Posta elettronica certificata (PEC), il testo ritiene idoneo a garantire l'adempimento dell'obbligo di preavviso di segnalazione anche l'invio tramite "vettore con servizio di tracciatura e certificazione dell'avvenuta consegna" quindi tramite un servizio di postalizzazione.

Per semplificare le modalità di contatto, viene consentito, previo accordo con gli interessati, anche inviare "preavvisi di segnalazione" tramite sistemi di messaggistica istantanea che garantiscano la tracciabilità della consegna (es. Whatsapp).

Idonei a dimostrare la comunicazione, saranno anche altre modalità (sempre se previamente concordate con l'interessato) ovvero:
messa a disposizione del documento in un'area riservata ad accesso esclusivo del cliente (es. home banking o analogo servizio),
accompagnata da un messaggio sms, istantaneo o da una email che allerti il cliente circa la presenza
in tale area riservata di una comunicazione importante lui destinata; comunicazione telefonica con registrazione della chiamata.

Le informazioni creditizie di tipo negativo relative a inadempimenti non successivamente regolarizzati potranno essere conservate nel SIC non oltre 36 mesi dalla data di scadenza contrattuale del rapporto oppure, in caso di altre vicende rilevanti in relazione al pagamento, dalla data in cui è risultato necessario il loro ultimo aggiornamento, e comunque, anche in quest'ultimo caso, al massimo fino a 60 mesi dalla data di scadenza del rapporto, quale risulta dal contratto.

Le informazioni di tipo negativo relative a ritardi nei pagamenti, successivamente regolarizzati,
potranno essere conservate in un SIC fino a 12 mesi dalla regolarizzazione,
per ritardi non superiori a due rate o mesi, oppure 24 mesi per ritardi superiori a due rate o mesi.

Quanto alle informazioni creditizie di tipo positivo relative a un rapporto che si è esaurito
con estinzione di ogni obbligazione pecuniaria, anche queste potranno essere conservate nel sistema
non oltre 60 mesi dalla data di cessazione del rapporto o di scadenza del relativo contratto,

ovvero dal primo aggiornamento effettuato nel mese successivo a tali date.
 
Ridi ridi......contenta per il giro che ricomincia, vero ?

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Il bluff in terra maltese è servito.

Un rischio divenuto concreto e reale dopo la pubblicazione dei cinque punti chiave
discussi tra i ministri dell’interno di Malta, Italia, Germania, Francia e Finlandia
(con Helsinki presente in qualità di presidente di turno dell’Ue).

E questo nonostante l’ottimismo ostentato da parte del nostro titolare dell’interno, ossia Luciana Lamorgese,
nonché dello stesso premier Giuseppe Conte che segue l’evolversi del summit da New York mentre partecipa all’assemblea Onu.

In primo luogo, per l’Italia la sconfitta di natura politica la si nota al terzo dei cinque punti che compongono il documento finale del vertice maltese,
ossia quello che riguarda il meccanismo della rotazione dei porti di sbarco.
Roma nei giorni scorsi insiste per una rotazione obbligatoria, invece l’accordo prevede una modalità valevole solo su base volontaria.
Si tratta di un dettaglio destinato a non far cambiare l’attuale status quo.

Ma è soprattutto la postilla finale a questo accordo che suona di beffa per il nostro paese.
Infatti, come si legge sul Corriere della Sera, i ministri dell’interno presenti al summit
concordano per l’applicazione del principio di distribuzione “solo i migranti salvati da navi ong o militari”.


Considerando che in Italia, solo nel 2019, solo una piccola parte arriva tramite i mezzi delle Ong
o a seguito del soccorso delle navi militari, il summit maltese rischia (come prevedibile) di non attuare alcun cambiamento alla situazione attuale.

Almeno l’80% dei nuovi arrivi si verifica grazie al fenomeno degli sbarchi fantasma.
Su questi migranti non si andrebbero ad applicare i principi, già peraltro blandi, previsti dall’accordo stipulato nelle scorse ore a Malta.

La redistribuzione, in termini numerici, si applicherebbe soltanto a qualche gruppo arrivato tramite le navi delle Ong.
Nel caso specifico di questo mese di settembre, i paesi Ue si farebbero carico solo delle persone a bordo della ocean viking
o di altri piccoli gruppi messi in salvo dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza.

La famosa promessa francese e tedesca di prendersi carico di almeno il 25% dei migranti che arrivano in Italia,
andrebbe ad essere applicata a quella minima percentuale di migranti che non approda in modo autonomo nel nostro paese.

Ma non solo: il principio secondo cui la redistribuzione varrebbe solo per chi viene salvato dalle navi Ong o dalle navi militari,
è un enorme favore proprio alle organizzazioni non governative.


I ministri riuniti oggi a La Valletta, sembrano in questa maniera dare carta bianca alle varie Ong.

Anche in questo caso, la promessa dei giorni precedenti non è affatto applicata o applicabile. https://it.insideover.com/politica/..._medium=article&utm_campaign=article_redirect
Il ministro dell’interno tedesco ammonisce che “non è possibile trasformare le navi Ong in un servizio di pendolari tra Africa ed Italia”.
La postilla a margine dell’accordo sottoscritto oggi, per il quale si esulta in Italia ed in Europa, va nella direzione esattamente opposta:
le Ong avranno maggior interesse nel recuperare migranti a largo della Libia e non solo.

In attesa del vertice dei ministri dell’Ue dell’8 ottobre prossimo, fissato in Lussemburgo, l'eurobidonehttp://www.ilgiornale.it/news/cronache/leurobidone-sugli-immigrati-1753511.html
sembra pronto per essere lanciato in faccia all’Italia. O, per meglio dire, agli italiani.

Perché il governo Conte II, che ha tutto l’interesse a mostrare un’Europa collaborativa,
sa già alla vigilia che il vertice di Malta è solo mero specchietto per le allodole.
 
Ahahahah eccoli qui venire allo scoperto.
Che schifo. Ma ancora più schifo sono coloro che li votano.

"Il Pd non può funzionare come una società per azioni in mano ad un gruppo di deputati, deve ritornare a messaggi forti.
Per questo - ha spiegato Rubino - proponiamo che un euro per ogni tessera venga devoluto alle Ong che salvano la gente in mare:
un modo per dire loro grazie per quello che hanno fatto in questi mesi difficili".
 

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