genesta
Forumer attivo
Il condizionamento della chiesa cattolita in fatto di "moralismi" é sconvolgente.
Bisogna lasciare soffrire atrocemente un uomo in virtù della sacralità della vita; sacralità stabilita da chi?
A un cavallo, quando si azzoppa gli si spara un colpo in testa, suppongo mossi da un moto di compassione verso l'animale, mentre per un uomo non si riesce a provare la stessa pietà.
Come interpretare questo?
La vita di un cavallo vale meno di quella di un uomo?
E' Dio a "pensarla" così?
La paura di trovarsi al cospetto di un Dio che ti imputi l'aver preso decisioni che toccavano a Lui e solo a Lui: é questo il dubbio amletico?
E se ci si trovasse di fronte a un Dio che ci imputi di non avere avuto abbastanza compassione?
Nella vita, non é meglio fare, d'impeto, ciò che la propria coscienza detta?
Per quanto mi riguarda, dentro di me ho già staccato la spina di chi implora di farlo e, quando sarò al cospetto di Dio, chiederò Lui se é disposto ad accordarmi la medesima compassione.
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Grido di dolore del Papa nel messaggio
per la giornata mondiale della pace
di PAOLO LUIGI RODARI NON HA parlato di Piergiorgio Welby, Benedetto XVI, ma ha ribadito esplicitamente il proprio «no» all'eutanasia nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace 2007 - sarà celebrata il prossimo primo gennaio - reso noto ieri dalla Sala Stampa vaticana. È soltanto rispettando la persona - ha infatti scritto il Papa - che «si promuove la pace». E rispettare la persona significa salvaguardare «la dignità di ogni essere umano». Delle persone, infatti, non si può «disporre a piacimento». «Per quanto concerne il diritto alla vita - ha scritto il Papa - è doveroso denunciare lo scempio che di essa si fa nella nostra società: accanto alle vittime dei conflitti armati, del terrorismo e di svariate forme di violenza, ci sono le morti silenziose provocate dalla fame, dall'aborto, dalla sperimentazione sugli embrioni e dall'eutanasia». Nel documento lungo ed articolato, Benedetto XVI non si è limitato a indicare i fattori e gli elementi che impediscono o si oppongono all'affermazione della pace, dal mancato rispetto per la vita alle violazioni della libertà di religione, dallo sfruttamento selvaggio della natura al terrorismo, dal permanere delle diseguaglianze tra uomo e donna e nell'accesso ai beni essenziali alla nuova escalation nucleare, ma ha indicato quegli atteggiamenti culturali che ad essa si oppongono. Urge, ha scritto il Papa, «impegnarsi per dare vita ad un'ecologia umana che favorisca la crescita dell'albero della pace». Un albero che deve rinnegare la violenza, che rifiuti ogni concezioni di Dio che porti «all'insofferenza verso i propri simili e al ricorso alla violenza nei loro confronti». Come disse oltre due mesi fa nel corso della lectio di Ratisbona, anche ieri il Pontefice ha ribadito come una guerra in nome di Dio non sia mai accettabile. Perché ci sia pace non ci può non essere libertà religiosa. Anzi, per il Pontefice, è proprio la mancanza di libertà di religione ad essere un «preoccupante sintomo di mancanza di pace nel mondo». E, in particolare, sono i cristiani in alcuni Stati a essere «addirittura perseguitati», ed anche di recente - ha detto Ratzinger - «si sono dovuti registrare tragici episodi di efferata violenza». All'origine di non poche tensioni che minacciano la pace ci sono anche le tante ingiuste disuguaglianze presenti nel mondo. Tra esse particolarmente insidiose sono, da una parte, «le disuguaglianze nell'accesso a beni essenziali, come il cibo, l'acqua, la casa, la salute; dall'altra, le persistenti disuguaglianze tra uomo e donna nell'esercizio dei diritti umani fondamentali». «Anche la non sufficiente considerazione per la condizione femminile - ha detto il Papa - introduce fattori di instabilità nell'assetto sociale». E poi le parole dedicate allo sfruttamento dell'ambiente. Una «pace vera e stabile» presuppone il rispetto dei diritti dell'uomo ed anche un atteggiamento rispettoso verso l'ambiente, in quanto «l'esperienza dimostra che ogni atteggiamento irrispettoso verso l'ambiente reca danni alla convivenza umana, e viceversa». Dopo le parole nell’Angelus di domenica, anche nel messaggio di ieri il Papa è voluto tornare sulla situazione libanese e mediorientale, sottolineando il rispetto di quel diritto internazionale umanitario «in gran parte disatteso, nel recente conflitto nel Libano del Sud». Il Papa ha detto la sua anche sul disarmo nucleare. Le sue parole sono state riprese nella conferenza stampa di presentazione del messaggio dal cardinale Martino che ha ricordato come la Santa Sede sia tra i fondatori dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, che afferma nel suo statuto il principio dell'uso pacifico del nucleare. Parlando della decisione di Russia e Stati Uniti di smantellare 20 mila e 8 mila testate nucleari, Martino ha ipotizzato uno scenario di riutilizzo «a beneficio dei Paesi poveri». Martino ha avuto un pensiero anche per Piergiorgio Welby: «Quando una persona ha raggiunto una condizione terminale bisogna lasciar fare alla natura. Personalmente sono contrario all'accanimento terapeutico ma in questo caso non sono autorizzato a dire se si tratta di accanimento terapeutico o meno».
Bisogna lasciare soffrire atrocemente un uomo in virtù della sacralità della vita; sacralità stabilita da chi?
A un cavallo, quando si azzoppa gli si spara un colpo in testa, suppongo mossi da un moto di compassione verso l'animale, mentre per un uomo non si riesce a provare la stessa pietà.
Come interpretare questo?
La vita di un cavallo vale meno di quella di un uomo?
E' Dio a "pensarla" così?
La paura di trovarsi al cospetto di un Dio che ti imputi l'aver preso decisioni che toccavano a Lui e solo a Lui: é questo il dubbio amletico?
E se ci si trovasse di fronte a un Dio che ci imputi di non avere avuto abbastanza compassione?
Nella vita, non é meglio fare, d'impeto, ciò che la propria coscienza detta?
Per quanto mi riguarda, dentro di me ho già staccato la spina di chi implora di farlo e, quando sarò al cospetto di Dio, chiederò Lui se é disposto ad accordarmi la medesima compassione.
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Grido di dolore del Papa nel messaggio
per la giornata mondiale della pace
di PAOLO LUIGI RODARI NON HA parlato di Piergiorgio Welby, Benedetto XVI, ma ha ribadito esplicitamente il proprio «no» all'eutanasia nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace 2007 - sarà celebrata il prossimo primo gennaio - reso noto ieri dalla Sala Stampa vaticana. È soltanto rispettando la persona - ha infatti scritto il Papa - che «si promuove la pace». E rispettare la persona significa salvaguardare «la dignità di ogni essere umano». Delle persone, infatti, non si può «disporre a piacimento». «Per quanto concerne il diritto alla vita - ha scritto il Papa - è doveroso denunciare lo scempio che di essa si fa nella nostra società: accanto alle vittime dei conflitti armati, del terrorismo e di svariate forme di violenza, ci sono le morti silenziose provocate dalla fame, dall'aborto, dalla sperimentazione sugli embrioni e dall'eutanasia». Nel documento lungo ed articolato, Benedetto XVI non si è limitato a indicare i fattori e gli elementi che impediscono o si oppongono all'affermazione della pace, dal mancato rispetto per la vita alle violazioni della libertà di religione, dallo sfruttamento selvaggio della natura al terrorismo, dal permanere delle diseguaglianze tra uomo e donna e nell'accesso ai beni essenziali alla nuova escalation nucleare, ma ha indicato quegli atteggiamenti culturali che ad essa si oppongono. Urge, ha scritto il Papa, «impegnarsi per dare vita ad un'ecologia umana che favorisca la crescita dell'albero della pace». Un albero che deve rinnegare la violenza, che rifiuti ogni concezioni di Dio che porti «all'insofferenza verso i propri simili e al ricorso alla violenza nei loro confronti». Come disse oltre due mesi fa nel corso della lectio di Ratisbona, anche ieri il Pontefice ha ribadito come una guerra in nome di Dio non sia mai accettabile. Perché ci sia pace non ci può non essere libertà religiosa. Anzi, per il Pontefice, è proprio la mancanza di libertà di religione ad essere un «preoccupante sintomo di mancanza di pace nel mondo». E, in particolare, sono i cristiani in alcuni Stati a essere «addirittura perseguitati», ed anche di recente - ha detto Ratzinger - «si sono dovuti registrare tragici episodi di efferata violenza». All'origine di non poche tensioni che minacciano la pace ci sono anche le tante ingiuste disuguaglianze presenti nel mondo. Tra esse particolarmente insidiose sono, da una parte, «le disuguaglianze nell'accesso a beni essenziali, come il cibo, l'acqua, la casa, la salute; dall'altra, le persistenti disuguaglianze tra uomo e donna nell'esercizio dei diritti umani fondamentali». «Anche la non sufficiente considerazione per la condizione femminile - ha detto il Papa - introduce fattori di instabilità nell'assetto sociale». E poi le parole dedicate allo sfruttamento dell'ambiente. Una «pace vera e stabile» presuppone il rispetto dei diritti dell'uomo ed anche un atteggiamento rispettoso verso l'ambiente, in quanto «l'esperienza dimostra che ogni atteggiamento irrispettoso verso l'ambiente reca danni alla convivenza umana, e viceversa». Dopo le parole nell’Angelus di domenica, anche nel messaggio di ieri il Papa è voluto tornare sulla situazione libanese e mediorientale, sottolineando il rispetto di quel diritto internazionale umanitario «in gran parte disatteso, nel recente conflitto nel Libano del Sud». Il Papa ha detto la sua anche sul disarmo nucleare. Le sue parole sono state riprese nella conferenza stampa di presentazione del messaggio dal cardinale Martino che ha ricordato come la Santa Sede sia tra i fondatori dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, che afferma nel suo statuto il principio dell'uso pacifico del nucleare. Parlando della decisione di Russia e Stati Uniti di smantellare 20 mila e 8 mila testate nucleari, Martino ha ipotizzato uno scenario di riutilizzo «a beneficio dei Paesi poveri». Martino ha avuto un pensiero anche per Piergiorgio Welby: «Quando una persona ha raggiunto una condizione terminale bisogna lasciar fare alla natura. Personalmente sono contrario all'accanimento terapeutico ma in questo caso non sono autorizzato a dire se si tratta di accanimento terapeutico o meno».