Vorrei specificare che io ai tempi dei Cranes ancora non ascoltavo i Cranes, li ho scoperti circa nel 2000.
Secondo me la contestualizzazione non deve avere un ruolo primario, perché un qualsiasi lavoro conferma il suo maggior valore quanto più riesce a comunicare qualche cosa all'ascoltatore anche al di fuori del contesto storico-culturale che l'ha prodotto.
Se mi permettete un paragone pericoloso, si può far ascoltare Mozart ad un bimbo piccino e questi l'apprezzerà quasi certamente, pur senza sapere nulla di Mozart della musica classica o chissà che.
Aggiungerei anche una cosa riguardo alla sperimentazione. Negli ultimi decenni c'è stata una forte sperimentazione in termini di sfruttamento del digitale in musica. A mio avviso si può già affermare che una buona parte delle nuove leve ha grokkato il fatto che la musica, oggi, è primariamente un prodotto digitale, assemblabile, manipolabile e sintetizzabile; superando in tal modo il gap di molti musicisti tradizionalisti che vedevano l'elettronica come un nemico, una complicazione, o una soluzione di serie B.
Questo è probabilmente uno dei motivi per i quali la musica elettronica da qualche anno a questa parte perde colpi e stenta a trovare artisti in grado di focalizzarla su nuovi temi. E' stata integrata e sta dando alla luce i primi crossover.
Per me due artisti che bisogna assolutamente sentire per capire almeno due lati di questa evoluzione, sono le due icone dell'IDM anni 90 Aphex Twin e Autechre. Il primo un asso della sintesi, i secondi maestri della decostruzione.
Augh, adesso potete insultarmi