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Torniamo alla LIRA
La spiegazione è semplice. “Islamismo” fa comodo a tutti. Fa comodo ai governi europei per ragioni di Realpolitik, perché permette loro di non urtare la suscettibilità dei rappresentanti del nondo islamico . Fa comodo soprattutto all’Islam “moderato”, dal momento che gli consente di rimanere nell’ambiguità e di evitare di fare seriamente i conti al proprio interno, isolando e combattendo come dovrebbe le componenti più radicali. Fa comodo in particolare a Paesi come l’Arabia Saudita, che da un lato si dicono amici dell’Occidente, e dall’altra finanziano in modo sempre meno occulto l’Isis e le altre organizzazioni jihadiste. “Islamismo” fa anche comodo agli imam più rappresentativi delle comunità islamiche residenti in Europa, perché permette loro di mantenere la coesione politica tra i loro fedeli, senza introdurre elementi di divisione in comunità per le quali la religione rappresenta un forte cemento identitario. «Ciò che lega le mani» al mondo islamico moderato – osserva sempre l’editorialista del Corriere – , impedendogli «regolarmente di farsi sentire e di opporsi alle imprese sanguinarie degli altri, è il ferreo ricatto della comunanza religiosa. Ed è sempre questo ricatto-vincolo che a suo modo crea nella gran parte dell’opinione pubblica islamica, nelle sterminate folle delle periferie come negli strati più elevati, se non una qualche tacita complicità, certamente l’impossibilità di dissociarsi, di schierarsi realmente contro».