Macroeconomia Crisi finanziaria e sviluppi

mah ... per vedere una ripresa dell'inflazione ci vorrebbe come minimo maggiore occupazione, un accesso al credito più agevole, minore debito ... non credo sia un problema nel breve termine, anzi, secondo me ci vorranno anni ... sempre ammesso che ci si riuscirà
il treasury decennale è al 3,54 http://www.bloomberg.com/markets/rates/index.html

Chiaro che ,viste le premesse,
una ripartenza dell'Inflazione non è alle porte nel Breve Termine,
ma si sta ragionando sul Medio ( 10 Anni )
e Lungo Termine ( 20/30 Anni ).

Per rifarmi ad una view di qualche mese fa del Nobel P.Krugman,
è probabile bonaccia sino al 2011 circa, poi :titanic:

P.S E' sicuramente ragionevole, come tu rimarchi,
che con Tassi Disoccupazione così elevati e accesso al Credito assai difficoltoso, l'Inflazione non sarà nel Breve T. il 1o dei problemi,
ma,
poichè stanno per entrare 2/3 MLD di consumatori in più ( grazie allo sviluppo di Cina-India e molti Paesi Emergenti limitrofi-collegati ),
non sarà così assurdo vedere i Prezzi :(di molte Materie Prime salire e non poco.

Nel qual caso per " noi " Paesi evoluti, potremmo trovarci
( spero vivamente di no ) ingabbiati in una Stagflazione.
 
non sono uno autorevole :) ... secondo me parecchi cds sono posizioni contrapposte, si elidono ... di sicuro il caso GM è cruciale e avrà ripercussioni ... in senso positivo o negativo dipende da Obama ... Paologorgo e I98mark seguono il caso approfonditamente nel thread apposito ... l'impressione che ho avuto fin dalla presentazione del piano di ristrutturazione è che non ci fosse una grande volontà di risolvere il problema dignitosamente e pacificamente
 
ECONOMIA

METAMORFOSI DI UNA CRISI ANCORA LUNGA

ALFONSO TUORLa crisi finanziaria sta subendo un’ulteriore metamorfosi. L’epicentro della crisi sta spostandosi dal rischio di collasso del sistema bancario alla questione della solvibilità dei debiti pubblici dei Paesi occidentali. Questa metamorfosi era già scritta nelle carte. I governi hanno evitato la catastrofe del sistema finanziario garantendo che non verrà fatto fallire alcun grande gruppo bancario o assicurativo e contemporaneamente assicurando attraverso il Fondo monetario internazionale che si farà tutto il possibile e anche l’impossibile per evitare una crisi di un Paese emergente. Tutto ciò vuol dire che la garanzia dell’enorme indebitamento, che ha portato l’economia mondiale sull’orlo del baratro, è oggi stata trasferita sulle spalle degli Stati. Ma dato che il debito non è scomparso (anzi i «buchi» sono ancora nascosti tra le pieghe dei bilanci degli istituti finanziari) il rischio è ora degli Stati, il cui indebitamento sta letteralmente esplodendo a causa dei costi dei salvataggi bancari e dei programmi di rilancio economico e soprattutto a causa del crollo delle entrate fiscali determinato dalla pesante recessione.
La questione centrale diventa dunque un’altra: fino a quando e a quale livello dei tassi di interesse i mercati dei capitali saranno disposti ad assorbire l’enorme quantità di obbligazioni che gli Stati sono costretti ad emettere per finanziare i loro crescenti debiti pubblici? In secondo luogo, alcuni Paesi, come Stati Uniti e Gran Bretagna, sceglieranno di aumentare ulteriormente la quantità di moneta che stampano per comprare i titoli di Stato e soprattutto per evitare che l’aumento dei rendimenti spinga al rialzo l’intera struttura dei tassi rendendo impossibile qualsiasi tentativo di ripresa? E infine la crescente monetizzazione del debito pubblico, attuata da Washington e da Londra, non rischia di deprimere il tasso di cambio del dollaro americano e della lira sterlina inglese creando un rischio di forte inflazione? Questo sbocco finale della cri
si, di cui abbiamo parlato più volte, è tornato di drammatica attualità la settimana scorsa dopo che Standard & Poor’s ha abbassato a negative le prospettive del debito pubblico inglese, poiché è destinato a superare ben presto il 100% del PIL del Paese. L’agenzia di rating ha espresso un giudizio sulle finanze pubbliche britanniche, ma tutti hanno pensato a quelle americane. Negli Stati Uniti l’amministrazione prevede che quest’anno il disavanzo pubblico supererà il 12% del PIL e istituzioni come l’OCSE e l’FMI stimano che il debito pubblico oltrepassi la soglia del 100% del PIL prima di quello britannico. La reazione dei mercati è stata immediata: il tasso di cambio del dollaro è rapidamente sceso e i rendimenti dei titoli decennali del Tesoro americano sono saliti al 3,45%. Un ulteriore rialzo dei tassi sarebbe inaccettabile per la Federal Reserve, poiché spingerebbe al rialzo anche i tassi ipotecari aggravando la crisi immobiliare americana e vanificando gli sforzi finora intrapresi dalla Banca centrale statunitense.
Questi primi segnali lanciati dal mercato dei capitali devono essere tenuti nella massima considerazione. La ripresa dell’economia statunitense non è imminente, poiché il risanamento dei bilanci di famiglie, imprese ed istituti finanziari è un processo che richiederà molto tempo. Quindi né i consumi delle famiglie americane, né gli investimenti delle imprese e neppure l’allentamento della stretta creditizia operata dalle banche potranno dare impulsi all’economia a stelle e strisce. A disposizione resta unicamente la spesa pubblica. Questa leva può però essere utilizzata solo fino a quando i risparmiatori sono disposti a finanziare i governi a tassi ragionevoli. Questa possibilità è destinata a diventare sempre più ardua soprattutto per i Paesi, come Stati Uniti e Gran Bretagna, che non hanno sufficiente risparmio interno e devono ricorrere ai finanziamenti esteri. E non solo dal mercato dei capitali, ma anche dall’estero, e soprattutto dall’Asia, giungono segnali di preoccupazione.


La Cina, il principale finanziatore degli Stati Uniti, è sempre più preoccupata e continua a chiedere rassicurazioni a Washington, temendo che la monetizzazione del debito americano comporti un’enorme perdita di valore delle sue riserve valutarie investite in dollari.

La preoccupazione si è già tradotta nella scelta di acquistare solo i titoli di stato americano a breve termine, nella speranza di poter in questo modo limitare i danni.

Dunque, l’incrinarsi della fiducia dei grandi investitori esteri si aggiunge ai crescenti timori degli investitori privati, che ritengono sempre più probabile che gli Stati Uniti scelgano (o siano costretti ad imboccare) la via dell’inflazione per uscire dalla crisi.


Questa opzione viene sempre più frequentemente evocata negli Stati Uniti come l’unica via percorribile.

Ma dato che oggi l’economia americana è in deflazione e vi è un’enorme quantità di capacità produttive inutilizzate, le aspettative inflazionistiche e l’inflazione possono essere create solo attraverso una forte svalutazione del dollaro. Ciò equivarrebbe ad un ulteriore trasferimento dei costi della crisi agli altri Paesi e comporterebbe non solo forti rischi di protezionismo, ma anche un aumento delle tensioni internazionali.

In conclusione, l’ultima metamorfosi di questa crisi induce a ritenere che le spie più affidabili da seguire con attenzione nei prossimi mesi siano il tasso di cambio del dollaro e i rendimenti dei titoli di stato americani.

epaper
 
l'asta di ieri (40 miliardi a due anni) è andata bene grazie a FED e banche centrali, quella odierna (35 miliardi a 5 anni) sembra andrà bene anch'essa http://finance.yahoo.com/bonds/market_summary/article/200001/bond_ticker ... per mega rendimenti bisogna ancora aspettare :)
certo che 101 miliardi di treasuries in una settimana non è pochissimo ... e si avvia a diventare un'abitudine ... mantenere rendimenti bassi sarà sempre più dura
dicono che i decennali torneranno al 3,13 entro giugno dal 3,54 attuale http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601009&sid=a5mrQs1GJIVk&refer=bond ... voglio proprio vedere
 
Il tema va ad imporsi: fino ad un certo punto si è ritenuto che lo scudo statale potesse valere garanzia per il debito del sistema bancario e finanziario, ma questa è una politica che comincia a mostrare la corda negli USA.

Il trasferimento del rischio dal sistema bancario allo Stato comincia a sentirsi nei rendimenti richiesti sul debito pubblico, come era lecito attendersi.

Se la cosa continuasse e si estendesse ad altre situazioni, porrebbe in prospettiva rischi dapprima per i detentori di debito bancario non senior di istituti in difficoltà, ove ed in quanto questo non fosse coperto dalla garanzia statale, poi, se nemmeno dovesse bastare, ai titolari di altro debito di istituzioni bancarie e finanziarie.

A meno che altri episodi non rialimentino il flight to quality e non rendano nuovamente disponibili i mercati verso l'acquisto di debito pubblico a basso rendimento...

X Giontra e Il Folignate (che ponevano la questione in due 3D diversi): potrebbe essere questa anche la chiave di lettura per comprendere l'andamento recente dei TDS tedeschi...

PS: alla luce dell'esperienza recente, sappiamo anche che, in caso di risorgenza dell'inflazione, basta una Lehman da fare deflagrare e si risolve il problema per qualche tempo (é un paradosso, ovviamente ... :cool:)


Yield Curve Steepens to Record as Debt Sales Surge (Update1)


By Dakin Campbell
May 27 (Bloomberg) -- The difference in yields between Treasury two- and 10-year notes widened to a record on concern surging sales of U.S. debt will overwhelm the Federal Reserve’s efforts to keep borrowing costs low.

The so-called yield curve steepened to 2.75 percentage points, surpassing the previous record of 2.74 percentage points set on Aug. 13, 2003. Yields on 10-year notes have risen more than 100 basis points since Fed officials said in March they would buy up to $300 billion of U.S. debt over six months to drive consumer rates down and lift the economy from recession.

“The markets are starting to grapple with the issue of what happens when the Fed exits and the Treasury needs to continue at the same pace,” said David Greenlaw, the chief financial economist in New York at Morgan Stanley, one of the 16 primary dealers that trade with the Fed and are required to bid at government bond auctions.

Treasuries fell for a fourth day amid concern record supply will overwhelm investor demand as the economy begins to show signs of stability. The U.S. will likely sell $3.25 trillion of Treasuries in the fiscal year ending Sept. 30 to fund bank bailouts, stimulus spending and a record budget deficit, according to primary dealer Goldman Sachs Group Inc.

Ten-year notes have lost 10.3 percent this year, according to Merrill Lynch & Co. indexes, while 30-year bonds have lost 27.5 percent. Two-year notes have gained 0.2 percent.

‘Convexity Selling’

Rising 10-year Treasury yields are pushing yields on mortgage bonds higher, prompting holders of the securities to sell government debt used as a hedge to protect portfolios against rising interest rates.

As mortgage rates rise, the expected average lives of mortgage bonds and mortgage-servicing contacts extend as potential refinancing drops, leaving holders with portfolios of longer-than-anticipated durations. Duration is a measure of bond price sensitivity to interest-rate change.

“The back-up is mostly related to convexity selling by mortgage investors,” said Gary Pollack, who helps oversee $12 billion as head of fixed-income trading at Deutsche Bank AG’s Private Wealth Management unit in New York. “This will be a test for the Fed.”

The central bank has bought $130.534 billion in U.S. debt as part of a $300 billion effort to lower consumer borrowing costs. Officials have also embarked on a plan to buy as much as $1.25 trillion in so-called agency mortgage-backed securities

Balance Sheet

Government securities declined even as today’s auction of a record-tying $35 billion in five-year notes drew the most demand in three months from a group of investors that includes foreign central banks.

The Treasury plans to increase its debt sales after selling $1.9 trillion securities maturing in one year or less in the fourth quarter. Officials have boosted the sizes of all auctions and moved 10-and 30-year bond sales to monthly from eight and four times a year, respectively.

President Barack Obama has pushed the nation’s marketable debt to an unprecedented $6.36 trillion and raised estimates for the deficit this year to a record $1.84 trillion.

Inflation

The unprecedented government borrowing has created concern about a rise in consumer prices. Policy makers have expanded the Fed’s balance sheet to $2.2 trillion while excess reserves at U.S. banks have increased to $896.3 billion.

“Inflation is in the headlight of many investors,” wrote Andrew Brenner, co-head of structured products and emerging markets in New York at MF Global Inc., in a note to clients today. The firm is the world’s largest broker of exchange-traded futures. “A few are starting to think the Fed will raise rates sooner rather than later.”

Central bank official have held the federal funds rate, the overnight lending rate between banks, in a range of zero to 0.25 percent since December.

Ten-year breakeven rates, the difference between yields on 10-year inflation-indexed bonds and nominal Treasuries of the same maturity, touched 1.9405 percent today, the widest the spread has been since Sept. 23.
 
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