tanto per farvi capire comè la realtà
ecco un comunicato della CNA
che rende l'idea di quale sia la situazione reale, tenete presente che la cna conosce i dati reali avendo la contabilità di molte piccole aziende.
SALVIAMO LE NOSTRE IMPRESE!
Unappello di CNA Servizio Estero
La spina dorsale del tessuto economico e produttivo regionale e provinciale, in particolar modo, è costituitaper la stragrande maggioranza da piccole e medie imprese (oltre il 90%), fortemente predisposte per l’export.
Il nostro è un sistema economico che si basa sulla molteplicità di esperienze e realtà produttive e di servizi diffuse capillarmente sul territorio, correlate tra di loro in modo assolutamente efficace, tanto da costituire un invidiabile modello di riferimento.
Oggi non è più così! Quel modello, che per decenni ha garantito occupazione e un elevato livello della qualità della vita, è gravemente malato, forse di un male incurabile.
E’ un’analisi spietata quella che facciamo noi di CNA Servizio Estero perché dal nostro osservatorio la situazione è davvero grave: molte imprese ci testimoniano crolli del fatturato nell’ordine del 50% con picchi che raggiungono il 70%. Il rischio concreto è che nei prossimi mesi si vada verso fallimenti a catena con un effetto domino devastante per l’intera economia.
Molte piccole imprese in particolare non ce la fanno più e da anni sono in gravissima sofferenza in quanto versano, chi più chi meno, in una situazione di pesante indebitamento con il sistema bancario che fino alla prima metà del 2008, bene o male continuando a concedere loro liquidità, ne ha consentito la “sopravvivenza”, mentre oggi, paradossalmente ne decretano la morte.
Oggi, vogliamo parlare in modo esplicito proprio di questa drammatica situazione di “sopravvivenza” e di “morte” perché riteniamo che non vi sia più tempo per gli indugi.
Come CNA Servizio Estero, realtà che lavora al fianco di centinaia di piccole e medie imprese, lanciamo un appello con l’obiettivo di allertare tutti, in particolare le istituzioni, le forze politiche e il sistema bancario, affinché provvedano rapidamente a mettere in campo strumenti efficaci in grado di fornire urgentemente ossigeno alle piccole imprese e quindi al sistema economico locale. Solo così si potrà favorire l’auspicabile ripresa.
Paradossalmente moltissime imprese sono talmente indebitate da non potersi nemmeno permettere il lusso di cessare l’attività, perché così facendo vanificherebbero gli investimenti realizzati ed i sacrifici di una vita di lavoro.
Tutti noi che viviamo in questa società, anche al rischio di sembrare cinici, dobbiamo dire loro grazie per non aver “mollato la presa” evitandoci così, per ora, conseguenze economiche e sociali molto più gravi di quelle che si sono verificate finora.
Oggi, alla luce del vero volto della crisi del mercato e in presenza del significativo calo dell’export, che rappresenta uno sbocco fondamentale per moltissime imprese reggiane, lo scenario è ancora più pesante. La stretta creditizia è durissima e i nuovi finanziamenti per le imprese sono più difficili da ottenere, se non impossibili.
Mentre aumentano le svariate forme di pubblicità dai contenuti rassicuranti e inneggianti alla collaborazione, disponibilità e umanità, le banche aumentano le richieste di rientri. Nella realtà dei fatti il rapporto banca/cliente è, in molti casi, un rapporto di patologica sfiducia, come dimostrano le numerose lettere circolanti (spesso in forma raccomandata) di discutibile legittimità sul piano della privacy, tese a “intimare” rientri immediati dai fidi e/o, per esempio, da cessioni pro solvendo di crediti di poche centinaia di euro.
I rubinetti sono più serrati di prima, la circolazione del denaro è ridotta al minimo a causa del timore delle banche di andare in debito di liquidità, nonostante le rassicurazioni e i supporti reali che il governo Nazionale ha varato (Tremonti Bond).
La situazione non è solo disperata, è paradossale perché anche a fronte dell’auspicata inversione di tendenza dei mercati, l’attuale ridimensionamento del credito, quand’anche non mettesse in crisi le aziende in una situazione di carenza degli ordinativi, potrebbe “strozzarle” in caso di ripresa in quanto non ci sarebbero più le condizioni finanziarie per adeguare il magazzino, per assumere nuovo personale, per aumentare gli ordinativi ai subfornitori. Di fatto, in presenza di aumento delle commesse le aziende potrebbero essere costrette a rinunciarvi.
Queste sono le ragioni che ci spingono a chiedere interventi urgenti, come le iniezioni di liquidità mantenendo attivo il “fondo straordinario di garanzia” regionale per i consorzi fidi delle piccole imprese. A tale proposito il nostro appello è rivolto anche a far sì che il “fondo centrale di garanzia” gestito dal Ministero dell’Economia, finanzi soprattutto i consorzi fidi delle piccole imprese.
Alla Regione Emilia Romagna, inoltre, chiediamo di aumentare rispetto allo scorso anno i finanziamenti per l’internazionalizzazione, sia a favore dei consorzi all’export, sia verso i gruppi di imprese ( A.T.I.)
Occorre però fare presto perché, già tra alcuni mesi, potrebbe essere inesorabilmente troppo tardi.