Macroeconomia Crisi finanziaria e sviluppi (2 lettori)

stockuccio

Guest
aggiornamento auditing the fed ... http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601087&sid=aAOhgVw78e3U

pare che non sappiano come fare per trovare i dati ... alla fed non sanno a chi hanno dato miliardi di dollari :D
'Fed lawyer Kit Wheatley told Preska in a conference call today that she did not know how long it would take for the Fed board to search the New York Fed for records. “We really don’t know what’s in New York,” Wheatley said. “We don’t control the system of record-keeping in New York.”'
 

troppidebiti

Forumer storico
Il poderoso cavallo brasiliano

BRASILIA (Dow Jones)--Reflecting still difficult economic conditions in an ongoing recovery, Brazil's loan default rate increased for an eighth consecutive month in July despite falling credit rates registered during the period.
Brazil's central bank Wednesday reported the overall average default rate, which takes into account loans 90 days past due, rose to a new eight-year high of 5.9% in July from 5.7% in June. The July default rate was the highest since September 2000.
The bank said the default rate for individual borrowers remained at an all-time record during the month of 8.6%, while the rate for businesses rose to 3.8% from 3.4%.
The increase in defaults came even as the central bank continued to report progress in the reduction of average credit rates.
The central bank said average interest rates fell in July to 36.0% from 36.6% in response to easing local monetary policy. The bank said the average credit rate for businesses fell to 26.7% annually in July from 27.4% the previous month, while the rate for individuals fell to 44.9% from 45.6%.
The overall decrease in interest rates came as the Brazilian central bank continued to cut the country's reference Selic interest rate amid concerns over a sluggish economy.
Since January, the bank has cut the country's reference Selic interest rate 5.0 percentage points to 8.75% annually.
Brazil's overall credit volume, meanwhile, continued a long-running rise during the month.
According to central bank data, total available credit in Brazil, including government-directed and non-directed credit, rose 2.6% to 1.31 trillion Brazilian reals ($708 billion) in July, or the equivalent of 45.0% of gross domestic product. The July result represented the sixth consecutive month of increasing credit volume in Brazil. Compared with July 2008, total credit supply in Brazil has expanded 20.8%.
The central bank reported non-government-directed lending volume remained stable in July at BRL677.7 billion.
Lending to individual borrowers rose during the month to BRL298.6 billion from BRL294.4 billion in June, while lending to businesses fell to BRL379.0 billion from BRL383.3 billion.
Central bank officials Wednesday projected the country's overall lending would reach 47% of GDP by the end of the year as credit markets and consumer confidence recover.





:rolleyes:
 

stockuccio

Guest
prosegue la telenovela audit the fed ... la fed dice che se rivela i nomi ci saranno conseguenze disastrose sui mercati, le banche si oppongono a rivelare i nomi, la fed dice che vuole appellarsi ma per poterlo fare ci vogliono 30 giorni per ottenere il permesso, la giudichessa pone termine 30 settembre per l'appello della fed

appello basato su cosa ? ... la fed agisce in maniera assolutamente illegale :D

nel frattempo si vorrebbe zittire l'informatore Tyler Durden di zerohedge .... o gli informatori Tyler Durden ... sembra siano in tanti con questo nome ... comunque vanitoso l'avatar Brad Pitt :D

http://www.zerohedge.com/article/fe...il-september-30-appeal-judge-preskas-decision
http://www.zerohedge.com/article/fe...sive-bloomberg-foia-request-court-grants-emer

e intanto si compra e si vende con bilanci truccati per quello che si dice, inenarrabili per quel che non si dice :D
poi high frequency trading, lo spettacolare caso AIG .... si insomma ... venghino signori, venghino nel paese dei balocchi :rolleyes::rolleyes:
 

mostromarino

Guest
ECONOMIA

UN SISTEMA FINANZIARIO DA RIPENSARE

ALFONSO TUOR
corriere del ticino,oggi

Il dibattito sulle nuove regole del sistema finanziario sta entrando nel vivo.
La settimana scorsa Lord Adair Turner, presidente della Financial Services Authority britannica (ossia dell’organo di sorveglianza dei mercati finanziari) ha sostenuto che «il settore bancario è sovradimensionato (letteralmente «swollen») ed è diventato troppo grande per la società».
Lord Turner ha aggiunto che il dibattito sui bonus pagati dalle banche è diventato una «scappatoia populista» per evitare la discussione sull’adozione di «misure drastiche» tese a ridimensionare il settore bancario.
A tale scopo Lord Turner ha proposto l’introduzione di tasse sulle transazione finanziarie, che dovrebbero essere prelevate in tutto il mondo. Insomma, il responsabile dell’autorità britannica di sorveglianza ha proposto l’introduzione di una specie di «Tobin tax», che è la tassa più odiata dagli operatori dei mercati finanziari.
Di transenna, ricordiamo che recentemente anche i dirigenti della nostra Banca nazionale avevano posto il medesimo problema, domandandosi se le due grandi banche non fossero troppo grandi per la Svizzera.
La presa di posizione della nostra banca centrale non ha però avuto grande risonanza a livello internazionale, diversamente da quanto sta avvenendo per le proposte di Lord Turner.
Come era facile prevedere, le reazioni sono state vivaci e numerose. Il Governo britannico ha detto che spetta all’autorità politica e non all’autorità di sorveglianza proporre l’introduzione di nuove tasse. Dal mondo della finanza si è ovviamente levato un coro unanime di proteste.
Il merito dell’analisi e delle proposte di Lord Turner (come di quelle della BNS) è che esse centrano il cuore dei problemi che la crisi finanziaria ha messo in evidenza e che il mondo politico sta cercando di non affrontare.
Esso può essere riassunto in questo modo: di che tipo di sistema finanziario le nostre economie hanno bisogno? La crisi ha già emesso un primo verdetto: non è riproponibile un sistema che ha favorito il crescere di un’enorme bolla finanziaria traendone enormi utili, in parte distribuiti ai manager con bonus milionari, che allo scoppio della crisi ha chiesto e ottenuto enormi aiuti dagli Stati e che ora, con bilanci quanto meno dubbi, utilizza l’enorme liquidità fornita dalle banche centrali per speculare sui mercati finanziari e non per riaprire i cordoni del credito, aiutando quindi la ripresa economica.
Lord Turner sottolinea con forza che non è più credibile la teoria secondo cui «i mercati finanziari più sono liberi (ossia deregolamentati o autoregolamentati) e più sono liquidi, meglio è». In discussione non sono solo i fondamenti «teorico-ideologici» delle attività finanziarie, che secondo Lord Turner erano talmente «dominanti» da poter essere paragonati ad una «religione», ma anche i costi per l’intera economia del settore finanziario.
Anche non tenendo in considerazione il facile esempio delle migliaia di miliardi che governi e banche centrali hanno speso e vorranno spendere a causa di questa crisi, ve ne sono numerosi altri che vanno dal costo dello scoppio della bolla formatasi nelle borse all’inizio di questo decennio ad un’economia talmente ossessionata dai risultati a breve termine da trascurare gli investimenti che possono dare risultati a lungo termine, o ancora alla creazione di prodotti, come i Credit Default Swap, che lo stesso finanziere George Soros propone di abolire, poiché li considera armi di distruzione economica, o ad altri prodotti, come gli Hedge Fund, che sono promossi dalle banche di investimento, poiché fanno lievitare le transazioni, ossia quel tipo di attività che più produce utili.
Ma, come ha scritto giustamente Benjamin Friedman, professore dell’Università di Harvard, un sistema finanziario non può essere considerato valido solo perché cresce ed è redditizio, ma per i benefici che produce a favore del resto dell’economia.
Benjamin Friedman prosegue constatando che i costi del sistema finanziario americano stanno esplodendo e che un indicatore di questo fenomeno è la crescita della quota parte di utili: dai primi anni Cinquanta fino alla fine degli anni Ottanta gli utili del settore corrispondevano al 10% degli utili generati da tutte le società americane, mentre nella prima metà di questo decennio gli utili di banche e società finanziarie ammontano al 36% degli utili dell’intera «Corporate America».
Il professore di Harvard conclude: «Dato che le decisioni economiche si dovrebbero prendere dopo aver valutato costi e benefici, è ora di aprire una seria discussione sui servizi che sta fornendo il sistema finanziario e soprattutto sui suoi costi».
Infatti aggiunge: «Un contadino non comprerà un nuovo fertilizzante solo perché permette una maggiore produzione per ettaro; lo comprerà solo se la produzione aggiuntiva è sufficiente per pagare il fertilizzante e per realizzare un guadagno maggiore».
Il sasso nello stagno lanciato da Lord Turner sta avendo dunque il grande merito di centrare il dibattito sull’efficienza del sistema finanziario e sui suoi benefici per il resto dell’economia.
La sua proposta di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie (sicuramente facilmente fattibile dal punto di vista tecnico) non riuscirà però a raccogliere il consenso politico necessario.
Oggi i politici sembrano intenti a proporre riforme «cosmetiche» delle regole per distogliere l’attenzione dai problemi centrali. In questa direzione vanno le proposte sui bonus presentate dal presidente francese Nicolas Sarkozy e fatte proprie dal cancelliere tedesco Angela Merkel.
Esse prevedono, tra l’altro, che almeno metà di un bonus annuale venga versato solo dopo tre anni e pagato prevalentemente in azioni, se i risultati degli anni successivi sono stati positivi. Le proposte di Sarkozy, che verranno sottoposte al prossimo vertice del G20, corrispondono a quanto fanno già da anni alcuni istituti bancari.
Tale approccio non risolve però nella sostanza l’incentivo ad assumere forti rischi che possono mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza di un istituto.
In conclusione, occorre discutere di quale sistema finanziario le nostre economie hanno bisogno e analizzarne attentamente i costi. I bonus milionari sono purtroppo solo una delle distorsioni del sistema finanziario messe in luce dall’attuale crisi.
 

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